martedì 29 maggio 2012

Il peccato capitale del Movimento 5 Stelle


L’ultimo grido della retorica su Beppe Grillo è sostenere, in vario modo, che faccia «un perfetto uso della Rete». E che sia questo «uso perfetto» ad avergli garantito il successo elettorale. Trovo sia un errore, ma utile. Perché porta finalmente il discorso mainstream su Grillo e il Movimento 5 Stelle (dopo l’indifferenza, la demonizzazione e i salti carpiati sul carro del vincitore) al cuore della questione: il rapporto tra Internet e democrazia. Dove sta l’errore? In superficie, nel fatto che a usare il web come strumento partecipativo siano gli aderenti al Movimento, e non Grillo. Che lo usa perfettamente, semmai, per farsi propaganda senza contraddittorio, senza interagire minimamente con i suoi (e)lettori su Twitter e Facebook (lo chiediamo a tutti i personaggi pubblici, perché a lui no?). Fosse tutto qui, non ci sarebbe di che preoccuparsi: di propaganda è pieno il mondo. Invece c’è altro. Perché a scavare in profondità, tra i miti fondativi del Movimento si trova l’idea, a mio avviso folle, che la democrazia diretta attraverso la rete possa sostituire – e non rendere più trasparente, responsabile e realmente partecipata – la democrazia rappresentativa.
E’ a questo modo che intendo il significato ultimo dello slogan secondo cui «ognuno vale uno»; così che capisco l’idea che ogni candidato non sia che un portavoce dei cittadini. Siamo noi, insomma, a decidere: dei partiti e di ogni altro corpo intermedio non c’è più bisogno. Certo, ancora resistono. Ma hanno le ore contate. Moriranno. E il potere andrà finalmente al popolo, ai cittadini informati – da Internet, ovviamente. E’ la guerra dei partiti contro la Rete di cui Grillo ha parlato nel recente libro con Gianroberto Casaleggio: un manuale di tecno-utopismo completamente fuori dal tempo e dallo spazio, come ho scritto a suo tempo. Ecco, il peccato capitale degli attivisti del Movimento 5 Stelle sarebbe accettarlo, a scatola chiusa, senza sottoporre anche questa idea – pericolosa non meno della degenerazione della democrazia dei partiti che abbiamo vissuto negli ultimi 20 anni – non soltanto al giudizio della community, ma anche e soprattutto della ragione e dei dubbi di ogni suo membro. Perché se oggi il problema è come dare più potere decisionale ai cittadini, domani – già nel 2013, se il Movimento dovesse sbancare le prossime elezioni – potrebbe diventare come sottrarglielo per il bene di tutti. E di fronte a un problema simile, qualunque democrazia – per quanto trasparente e partecipata – si arresta.

maggio 24, 2012 
Fabio Chiusi