
L’ultimo grido della retorica su Beppe Grillo è sostenere, in vario
modo, che faccia «un perfetto uso della Rete». E che sia questo «uso
perfetto» ad avergli garantito
il successo elettorale. Trovo sia un errore, ma utile. Perché porta
finalmente il discorso mainstream su Grillo e il Movimento 5 Stelle
(dopo l’indifferenza, la demonizzazione e i
salti carpiati sul carro del vincitore) al cuore della questione:
il rapporto tra Internet e democrazia. Dove sta l’errore? In superficie,
nel fatto che a usare il web come strumento partecipativo siano gli
aderenti al Movimento, e non Grillo. Che lo usa perfettamente, semmai,
per farsi propaganda senza contraddittorio, senza interagire minimamente
con i suoi (e)lettori su Twitter e Facebook (lo chiediamo a tutti i
personaggi pubblici, perché a lui no?). Fosse tutto qui, non ci sarebbe
di che preoccuparsi: di propaganda è pieno il mondo. Invece c’è altro.
Perché a scavare in profondità, tra i miti fondativi del Movimento si
trova l’idea, a mio avviso folle, che la democrazia diretta attraverso
la rete possa sostituire – e non rendere più trasparente, responsabile e
realmente partecipata – la democrazia rappresentativa.
E’ a questo modo
che intendo il significato ultimo dello slogan secondo cui «ognuno vale
uno»; così che capisco l’idea che ogni candidato non sia che un
portavoce dei cittadini. Siamo noi, insomma, a decidere: dei
partiti e di ogni altro corpo intermedio non c’è più bisogno. Certo,
ancora resistono. Ma hanno le ore contate. Moriranno. E
il potere andrà finalmente al popolo, ai cittadini informati
– da Internet, ovviamente. E’ la guerra dei partiti contro la Rete di
cui Grillo ha parlato nel recente libro con Gianroberto Casaleggio: un
manuale di tecno-utopismo completamente fuori dal tempo e dallo spazio, come
ho scritto a suo tempo. Ecco, il peccato capitale degli attivisti
del Movimento 5 Stelle sarebbe accettarlo, a scatola chiusa, senza
sottoporre anche questa idea – pericolosa non meno della degenerazione
della democrazia dei partiti che abbiamo vissuto negli ultimi 20 anni –
non soltanto al giudizio della community, ma anche e soprattutto della
ragione e dei dubbi di ogni suo membro. Perché se oggi il problema è
come dare più potere decisionale ai cittadini, domani – già
nel 2013, se il Movimento dovesse sbancare le prossime elezioni –
potrebbe diventare come sottrarglielo per il bene di tutti. E
di fronte a un problema simile, qualunque democrazia – per quanto
trasparente e partecipata – si arresta.
maggio 24, 2012
Fabio Chiusi
Fonte: Il Nichilista