sabato 1 dicembre 2012

Il Programma grillino-berlusconiano di Renzi

29 novembre 2012

Renzi? Meglio di Cetto Laqualunque! "100 euro netti al mese a tutti quelli che guadagnano meno di 2.000 €" - E più figa per tutti 



Come direbbero a Napoli... "...e che ce vò...". Ha solo dimenticato il milione di posti di lavoro, l'aboliziobe dell'IMU e dell'IRAP, "più gnocca per tutti", dentiera gratis,  una villetta col mestolo in dotazione a tutti i terremotati, e un prosciutto Rovagnati in omaggio...

Ma queste minchiate se le scrive da solo, o gliele scrivono Reggi & Gori? Ecco come Il Geniale riporta la notizia (prendiamo il Geniale, così i renziani non potranno sospettare che siamo noi komunisti a voler denigrare il bischero, inventandoci false notizie):
Primarie, duello tv Renzi-Bersani - Al via il faccia a faccia tra i due sfidanti delle primarie del centrosinistra. Il sindaco di Firenze: "Daremo 100 euro netti al mese in più a chi guadagna meno di 2mila euro al mese".
Non è fantastico??? Poichè in Italia (dati Bankitalia sulla distribuzione del reddito fra i 23 milioni di occupati) meno del 10% dichiara redditi superiori ai 2000 euri al mese, il conto è presto fatto: il bischero, appena sarà premier, darà 100 euri netti (cioè 150 euri lordi) al mese, cioè 1800 euri all'anno, a 20.700.000 persone. Uno scherzo pari a 37,260 miliardi di euro all'anno. Cioè a 72.000 miliardi di lire all'anno (la finanziaria monstre di Giuliano Amato...).
Insomma, con un paio di punti abbondanti di PIL ce la caviamo... Già l'altro giorno aveva sparato la minchiata che in tre ore si potevano scannerizzare e mettere online 200.000 pagine fra verbali degli spogli, e elenchi dei votanti.
Ma a questo bischero nessuno ha pensato di regalare una di quelle piccole calcolatrici da taschino che ormai si trovano persino nei fustini del Dixan?

E a nessun sedicente giornalista della TV o della carta stampata è venuto in mente di sputtanarlo con l'uso delle sue stesse "argomentazioni" (se così si possono definire?)
Tafanus

Fonte: Tafanus

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Il programma di Renzi in una versione speciale

Ecco come Matteo Renzi rivoluzionerà l’Italia. Una simpatica iniziativa che prende di mira il sindaco di Firenze e il suo programma, ispirata al sito creato dai democratici americani per prendersi gioco di Mitt Romney.

Disponibile finalmente online: buona lettura!

Fonte: Pubblico 

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03 dicembre 2011

Analisi delle "Cento Idee Findus" di Matteo Renzi e Giorgio Gori - 8° puntata

Big-bang-55) Incentivi rinnovabili - Annullamento degli incentivi alla produzione elettrica "inquinante" (carbone e inceneritori), e loro impiego delle rinnovabili "vere". Gli incentivi rinnovabili non saranno impiegati solo per l'installazione d'impianti: ci si concentrerà anche sulla ricerca e sulla creazione di una vera filiera industriale. Si punterà di più sulle tecnologie ancora in sviluppo, come il solare a concentrazione (in alternativa al fotovoltaico) o il vento d'alta quota. Poi Renzi incenerì i residui inerti non rinnovabili con un pannello fotovoltaico...

-56) Ammodernare la rete elettrica e il mercato per ridurre il costo della bolletta - Definire ed eseguire un piano d'interventi infrastrutturali e regolamentari, con budget e priorità, per ridurre i costi elettrici per le famiglie e le imprese. Le bollette saranno più chiare e leggibili, di modo che il cittadino possa scegliere il fornitore di elettricità che offra le migliori condizioni, e senza costi per il cambiamento. E vissero tutti felici e contenti.

-57) I rifiuti da problema a risorsa - Più raccolta differenziata (imporre ai Comuni 50% entro il 2015 e 70% entro il 2020) ma non fine a se stessa: incentivare, anche attraverso la leva fiscale, il riutilizzo dei materiali differenziati, il compost, le materie per produrre nuovi oggetti. Non ci aveva mai pensato nessuno... menomalecherenzicè

-58) Agribusiness italiano. Incentivare nuove imprese dell’agribusiness - Tutelare il prodotto agro-alimentare nel mondo, contro i falsi prodotti “italian sounding”, al fine di recuperare fette di mercato che spettano ai prodotti della nostra terra. Non ci aveva pensato nessuno, ai prdotto doc, docs e dop, alla protezione dell’identità del prodotto italiano...Bravo, Gonzi (da Gori +Renzi)

-59) Non auto blu, ma auto verdi - Obbligare tutte le amministrazioni pubbliche ad acquistare solo auto a basso consumo via via che le attuali, a benzina o diesel, devono essere sostituite. E se le abolissimo quasi trutte? anche ai sindaci?

 -60) Puntare su internet - Accesso a internet veloce per tutti attraverso investimenti sulla banda larga e facendo saltare gli assurdi vincoli legislativi che ci hanno relegato agli ultimi posti della classifica di Freedom House. Nuovaaa!!! devo averla sentita anche al temp delle “Tre I”...

 -61) E&Open Government - Un piano nazionale per digitalizzare i servizi pubblici e ridurre la burocrazia. Adottare un piano complessivo per digitalizzare i servizi pubblici e gestire meglio il welfare, l'educazione, la giustizia, la sanità, i trasporti, la sicurezza. L'Italia deve replicare le migliori esperienze europee nei progetti di eGovernment, per ridurre burocrazia e costi, mettendo i cittadini al centro del servizio. Per le imprese, i servizi digitali aiuteranno a ridurre le incombenze burocratiche. Nuovaaaaa! cos’è, quella roba che ha già fatto Bassanini mille anni fa?
 
-62) Mai meno dell’1% - Il Governo decida di investire l’equivalente dell’ 1 % del Pil italiano per la cultura. Paga Renzi

-63) La funzione civile del bello - Restituire ai cittadini di oggi l’arte del passato. Il patrimonio artistico diffuso nel Paese è un bene comune che ci unisce, sancito anche dall’articolo 9 della Costituzione. Concretizziamolo attraverso il recupero di una minima parte dell’evaso – basta il 4%. Bravissimo! Arrapante! a Renzi bastano 4,8 miliardi per “restituire ai cittadini l’arte del passato! Magari troviamo anchew un miliardo per la vita del presente? che so... a Misilmeri, all’Elba, a Genova...

-64) Defiscalizzare i contributi per la cultura - Occorre al più presto che sia defiscalizzato ogni contributo delle aziende e dei privati a favore della cultura. Al solo ruolo pubblico bisogna aggiungere anche quello privato se si vuole rigenerare la cultura italiana. E defiscalizziamo. Però, Renzino, ci diresti a spese di chi?
 
-65) Autonomia ai musei - Oggi la maggior parte dei musei non ha nessuna autonomia rispetto al Ministero dei beni Culturali in fatto di dipendenti (numero, compenso, inquadramento). I musei non incassano gli introiti dei biglietti, che vanno direttamente sul bilancio pubblico nazionale, non possono differenziare i prezzi dei biglietti. Bisogna fare in modo che ciascun museo possa rappresentare un’unità economica in senso pieno: raccogliere gli introiti, pagare le spese relative alla gestione del museo, sia pure riconoscendo delle royalties al ministero dei Beni Culturali. Renzì... ma che cazzo dici... lo sia che i biglietti dei musei non coprono neanche il 5% del costo di manutenzione e sorveglianza? Credi che tutti i musei italiani siano Palazzo Pitti o gli Uffizi??? Ma allora sei anche ignorante come una capra!
Prendiamo una regione di cui abbiamo i dati consuntivi dettagliati per il 2008: la regione Abruzzi: 18 complessi museali statali. Ingressi a pagamento, 49,901. Ingressi gratuti, 135.170. Ingressi totali: 185.071. Incassi totali: 145.566 € (media di 0,73 € ad ingresso). Gli incassi medi annuali per ogni complesso museale sono stati di 18.196 € all'anno, coi quali si paga un terzo di dipendente. E pensare, prima di parlare?

Gli accessi al sito leopolda 2011 un mese dopo

Leopolda-accessi-20111203
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Leopolda-accessi-20111203
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Puntate precedenti

Fonte: Tafanus

Commenti

Tafanus ha detto... 
 
Supplemento:
La pagina facebook dell'autocandidato a guidare l'universo è un viaggio nei fontanelli... Non una sola parola sui grandi temi del momento: crisi, manovra, euro, spread, rigore, equità... Ecco di cosa si occupa Matteo il Magnifico sulla sua pagina facebook http://www.facebook.com/matteorenziufficiale
 
25/11/2011 - Dal Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio Firenze 2020, ovvero come sarà la città del futuro.
25/11/2011 - Mi piace interagire con le critiche e le idee che ci mandano i cittadini via twitter e via facebook. Tutto rigorosamente live dal Salone dei 500
25/11/2011 - il video sulla scuola che abbiamo presentato a Firenze 2020
25/11/2011 - il video presentato a Firenze 2020 sulla Firenze Card
25/11/2011 - il video sulla tramvia presentato a Firenze 2020
25/11/2011 - il video sullo sport presentato a Firenze 2020
25/11/2011 - il video di Firenze To Go
25/11/2011 - Abbiamo parlato anche di opendata
25/11/2011 - Il video per vedere il nuovo teatro del Maggio Musicale
25/11/2011 - Il video che presenta il collettore di riva sinistra dell'Arno
26/11/2011 - Sul tema della casa sostenibile ci giochiamo parte della scommessa per una Firenze verde
26/11/2011 - Abbiamo deciso di portare a termine la ricerca della battaglia di Anghiari: setimana prossima parte la fase finale (sullabattagkia, Renzino... sulla, non nella...
26/11/2011 - Finito il lungo percorso di 20Venti, il disegno della Firenze che verrà. Adesso lavoro in Palazzo Vecchio, poi cena leggera con famiglia e amici. Perché domani a Firenze c'è la Maratona!!! Pettorale numero 250 come i minuti che spero di metterci.
27/11/2011 - Maratona. Ho chiuso in 4h10m59ss. Felice ma ho sofferto moltissimo i crampi dal 32km (per i crampi, Renzino, non i crampi... E se ru risciacquassi le tue mutande in Arno?...
27/11/2011 - Mi chiedono cosa sia stato più bello oggi. Sicuramente i volontari, la polizia municipale, gli organizzatori. (...chi te lo chiede, Renzino? Tecnica Marzullo: si faccia una domanda, si dia una risposta, e poi fuori dai coglioni...)
28/11/2011 - Riposo
29/11/2011 - Quadrifoglio: dai cassonetti interrati, allo sweepy jet
29/11/2011 - Grande Matteo.Stò impazzendo per poterti incontrare ma priima o poi ce la farò.Con affetto e grandi aspettative su di te. Brunella Sacchetti (...cattivi... non fate impazzire Brunella Sacchetti... Fatele incontrara una volta, almeno una volta il Renzino, e poi "chiamatela pure accanto a quell'anima benedetta"...)
29/11/2011 - Inizia la fase finale della ricerca della Battaglia di Anghiari (...qualche anima pietosa ha spiegato al renzino che si ricerca "sulla", non "della"...)
29/11/2011 - Gli abbattimenti con le ruspe: dalla pensilina di Santa Maria Novella a l'edificio delle ex Poste in via del Pratellino (...all'edificio, Renzino, non a l'edificio...)
29/11/2011 - Sono 170 le strade asfaltate da questa amministrazione, per un totale di 80 chilometri.
29/11/2011 - Il verde pubblico, dai giardini alle invasioni botaniche (?)
02/12/2011 - Una città deve ordinare la quotidianità e lavorare sulle piccole cose. Ma come diceva La Pira, le città hanno un'anima.

03 dicembre 2011 a 12:46 

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02 luglio 2012

Manuale del perfetto rottamatore (Il Renzi-Pensiero dalla A alla Z)

TafanusCome già è capitato spesso, tutte le volte che un nuovo cazzarismo s'avanza il Tafanus si mette di traverso, si fa molti nemici giurati, ex estimatori complottano per mesi per creare siti "contro" che poi spariscono in due settimane senza lasciare tracce, ex "fedeli collaboratori" passano all'insulto personale... Esimi giornalisti e storici del renzismo, una volta sviscerati laudatores del Tafanus, mi cancellano dai loro contatti facebook...Poi il tempo, questo galantuomo, rimette le cose a posto, ma NESSUNO che abbia il coraggio di tornare sul blog per dire: Antonio, forse quella volta abbiamo sbagliato noi...

La storia (molti fedeli lettori di lunga data del Tafanus la ricorderanno) è iniziata con "Vaffanculo Day", raffinata manifestazione di grillini nel settembre 2007, che è finita con minacce fisiche, insulti di amici, complottini finiti nel ridicolo, e tanta, tanta gente che oggi si vergogna persino di ammettere che "lui c'era". Oggi, di quell'epoca, non ne trovi più uno disposto ad ammettere che sbavava per il comico bollito. Certo, c'è stato un ricambio (purtroppo ogni anno arriva alla politica  passiva una platea di 500.000 ggiovani che mai si sognerebbero di leggere un articolo di fondo su un giornale serio.

Poi è arrivato il Popolo Viola. Anche li, in questa mascherata targata Di Pietro e Ferrero, abbiamo dovuto lottare non poco per far "confessare gli autori". Anche li, minacce di querele da parte di teste di legno di Di Pietro, patetiche smentite che non smentivano nulla da parte del sito di Pancho Pardi, proclami d'indipendenza da parte di Franca Corradini, che gestiva "in piena autonomia" il sito "noberlusconyday" (salvo poi essere candidata (e trombata) ad Arezzo, guarda caso nelle liste dell'IdV; il superfluo Gianfranco Mascia, anche lui sempre "indipendentemente" allineato sulle posizioni dell'IdV, finchè non ha conquistato la sua poltroncina nel personale di partito, dopo diverse trombature come candidato.

Poi sono arrivati i Rottamatori Renzi & Ciwati, talmente uniti che sembravano due fratelli siamesi, salvo spaccarsi un mese dopo. Però il CiWati, che MAI sul sito "prossimaitalia" aveva risposto ad un commento di chicchessia, ha trovato il tempo di attaccarmi per giorni e giorni personalmente. Il Tafanus? è un troll, è chiaro! Ho dovuto spiegargli che gestendo un blog che a spanne riceveva dieci volte le visite di prossimaitalia, forse non avevo né tempo né voglia di "trolleggiare". A fiancheggiare il Ciwati si è impegnato il suo maggiordomo, tale Paolo Cosseddu. Le mie colpe? chiedere insistentemente - quando non ne parlava nessuno - perchè dal SUdR (Sito Unico dei Rottamatori), fossero spariti sia Renzi che Ciwati. Domanda ingombrante. Quindi insulti, e infine bannatura.

Poi, sempre Di Pietro mascherato da Gianfranco Mascia, ha organizzato i plotoncini di "fischiettatrici" in Burberry e borse di Prada, cammellate sotto le finestre del Quirinale per "svegliare" Napolitano.

Vi risparmio le altre iniziative cretine, che si contano a decine. La costante di queste manifestazioni era l'appoggio incondizionato degli organismi ufficiali del cazzarismo (da Santoro a Micromega, dal Fatto a - ahimé - l'Unità)... Poi, piano piano, qualcuno ha cominciato a svegliarsi dal "sonno della ragione". Ha iniziato Furio Colombo, contestando gli insulti a Napolitano di piazza Navona. Poi si è svegliato Micromega, con un dossier dal titolo "C'è del marcio nell'IdV"; l'Unità ha iniziato a defilarsi; il Fatto si è defilato quasi completamente (con l'eccezione di Marco Travaglio che, essendo fra i padri fondatori e fra i beneficiati del cazzarismo, non può saltare di colpo giù dal carro. Rischierebbe di rompersi una gamba). Persino Santoro - da non credere! - si è accorto di chi sia Grillo!

Ora, last but not least, dal cazzarismo post-democristiano scende giù persino l'Espresso. Meglio tardi che mai. La penna di Marco Damilano è mille volte più pungente e gradevole della nostra, ma il Tafanus è orgoglioso di essere "arrivato uno", con tre anni di anticipo sull'attrezzatissimo "Espresso", ad aprire  il fronte di lotta contro il cazzarismo  dello scudo crociato. Che prima o poi se ne accorgano anche Chiamparino e Zingaretti? Con la mitica Debora Serracchiani che si esercita nell'arte del pendolarismo? (...una volta coi rottamatori di Ciwati, la volta successiva con quelli di Renzi?  Qualcuno spieghi a Debora che i due sono nemici, e che se proprio deve stare con qualche cazzaro, prima o poi le toccherà scegliere!)
Serracchiani-civati   Serracchiani-renzi
Debora formato Civati                                    Debora formato Renzi
Quello che segue è un estratto che potremmo intitolare "Il Risveglio de l'Espresso"

Il Renzi-Pensiero dalla A alla Z- Le parole d'ordine. I nemici. I miti. Le strategie. Le citazioni. Obiettivo: l'assalto a Bersani & C.
(di Marco Damilano - l'Espresso)

Nuovo, troppo nuovo, nuovista? O vecchio politicante, astutissimo virgulto di scuola democristiana? Battustista irresistibile o insopportabile sbruffone? Populista ma di centro, unico possibile riformatore del Pd per i renzini, secondi solo a Grillo sulla Rete, anti-comunista, paninaro, craxiano e di destra per i rivali bersaniani. Oggetto del desiderio dei berlusconiani, "il solo giovane uomo che ci fa vincere", si legge nel piano Rosa Tricolore. Matteo Renzi a 37 anni si scalda per guidare l'Italia. Ma dove e con chi? Come candidato del Pd o fuori dalla sinistra, nel campo lasciato vuoto dal Pdl?

A - Amici Miei: La supercazzola di Tognazzi-Mascetti, super-citata. La scena degli schiaffi alla stazione che apre l'incontro della Leopolda, antipasto di ben altre zingarate verso i capi del Pd. La toscanità, anzi, la fiorentinità esibita, compiaciuta: "Obama, noi e ci s'ha il David, mica solo i ristoranti...". E una sola paura: "Un fiorentino accetta tutto: crimini, misfatti, tradimenti. L'importante è evitare un pericolo: passare da bischero".

B - Attrazione fatale: "Al primo incontro Berlusconi mi disse: "Ma come fa uno come lei a vestirsi di marrone e a stare con i comunisti? Venga con noi"", racconta Renzi (risposta: "Lei ci prova con tutti"). Segue pranzo con Silvio ad Arcore e pubblica avance della figlia Barbara: "Da lui mi sentirei rappresentata". Matteo ricambia: "Berlusconi è l'uomo che ha cambiato tutte le cose che amo: il calcio, il marketing, la politica. In tanti mi dicono che dovrei essere più anti-berlusconiano. Io non riesco a odiare Berlusconi, neanche sforzandomi". Il corteggiamento prosegue. Serrato.

C - Cattorenzismo: Wojtyla generation, un ex scout che conserva la foto con baciamano a Ratzinger. Cattolicesimo di popolo, solare ed entusiasta, senza complessi di inferiorità verso i laici: "Un cristiano è un tizio che crede che ci sia un dopo rispetto alla vita terrena. Non è una questioncina banale". Astensionista nei referendum sulla fecondazione assistita, fondatore con Paola Binetti dei Teo-dem nella Margherita, presente al Family Day, problematico su Eluana. E fedele per sempre alla moglie Agnese e ai tre figli.

D - Dante: "In un mondo di mezze calzette era uno tosto che non si tirava indietro quando c'era da parlare chiaro. E io penso che nella nostra stagione non ci sia futuro per i pavidi", scrive Renzi in "Stil Novo", e ci siamo capiti. Il Poeta "servirebbe alla sinistra perché aveva coraggio". Oggi correrebbe alle primarie.

E - Eredi Chiarini: Famosa sartoria di via Roma a Firenze che cura gli abiti del sindaco. Negli anni ha cambiato il look. Via l'adipe che faceva tanto dc irpino, un taglio al ciuffo alla Bobby Solo, la camicia bianca senza giacca. Fino a conquistare la copertina di "Max": un maschio appagato di sé, con un biberon in mano.

F - Fanfani: Il mito è Giorgio La Pira, ma il vero modello è lui, il (mezzo) toscano che modernizzò l'Italia, costituente a 38 anni, segretario della Dc e premier a 46. Arrogante, sicuro di essere il primo della classe: "Quando manca il gallo, si fanno avanti i capponi". Partito da sinistra e approdato a destra. "Sarà Renzi il nuovo Fanfani, lo smoderato tra i moderati?", si chiese Pietrangelo Buttafuoco. "Renzi vuole un'operazione di sfondamento a destra di carattere presidenzialista, come Fanfani con il voto sul divorzio nel 1974", ha scritto Miguel Gotor su "Repubblica". Non andò bene. E il vecchio capo tuonò contro chi voleva rottamarlo: "Chi nasce bischero resta bischero. Anche se ha quarant'anni".

G - Giovanotto: "Basta che un giovanotto dica che vuole cacciarci a calci in culo, e subito gli vengono date le paginate", si pronunciò Massimo D'Alema alla festa del Pd il 16 settembre 2010. Soave, però, se paragonato al responsabile Economia del Pd Stefano Fassina: "Renzi è un ex portaborse che ripete a pappagallo le ricette della destra".

I - Innocenti Sonia: l'imprenditrice che aveva tradito il potente assessore ex Ds Graziano Cioni alle primarie per il sindaco di Firenze. "Questo voltaspalle lo deve pagare", ringhia Cioni al telefono (intercettato) con l'allora presidente della Provincia. Il giorno dopo Renzi lo richiama: "Alla Sonia quel messaggio gliel'ho fatto dare in modo molto brutale". Stil novo e metodi antichi.

J - Jonas: L'alter ego di Renzi nel libro "Ma le giubbe rosse non uccisero Aldo Moro" scritto con Lapo Pistelli, il suo punto di riferimento nel Ppi: "Voi, che la politica dite di farla, siete dei maestri nel non farvi capire, nell'esprimervi con discorsi fumosi e inconcludenti", spara Jonas. Era il 1999. E Matteo già rottamava.

L - Leopolda: la Camelot del renzismo, l'ex stazione ferroviaria scenario dei grandi eventi. Messaggi a Bersani, discese in campo, programmi in cento punti. E soprattutto le playlist con Pippo Civati alla consolle, i cartoni giapponesi, Willy il Coyote per sfottere i duri e puri dell'anti-berlusconismo. Mary Poppins perché le cose non si rimettono a posto schioccando le dita. E poi le Polaroid, i Gormiti, "Boris", "L'Attimo fuggente", il salto di Fosbury... Veltronismo 2.0, ma Walter non avrebbe mai scelto come colonna sonora il tamarrissimo "Tacatà" ("La gente bailando y tu bla bla bla/mueve tu culito, tambien el bechito...") che ha lasciato perplessi anche i più audaci renziani.
M - Marketing: "Io vengo dal marketing...", scopre le carte Renzi. Più che una professione, una Weltanschauung, una visione del mondo. Il primo leader compiutamente formato dopo la fine di Carosello, nell'era della pubblicità da 30 secondi. Uno che alla voce Beppe Grillo ricorda: "Ero un fan del suo spot sullo yogurt". E che comunica con una raffica di slogan. Maledettamente efficaci.

N - Noi: "Finora siamo stati tanti io che sperano in uno strapuntino, tanti io che giocano per sé senza diventare noi. Noi che viaggiamo con Ryanair e che dobbiamo pagare i debiti dell'Alitalia", teorizzava già nel 2007. Il partito invisibile su cui punta Renzi: i non tutelati dal sindacato, i non rappresentati dai partiti, "una generazione senza un nome, strappata e divisa. Nulla da perdere, nulla da guadagnare, niente di niente", come cantano gli amati U2. Chissà se tanti Noi sono disposti a mettersi in marcia dietro un solo Io.

O - Ottanta: Il dalemiano Matteo Orfini ne fa una questione di gusti: "Se guardo ai Righeira o agli Europe le scelte estetico-musicali di Renzi mi ricordano i paninari. C'è un'idea figlia di quegli anni". Gli anni Ottanta, s'intende, la Milano da bere: dietro la leggerezza renziana, sospettano a sinistra, c'è il pesante fantasma del Cinghialone, Craxi. "Si assiste al restauro di una patina degli anni Ottanta furbescamente presentata come nuova", attacca Gotor: "Il progetto di Renzi ha un'impronta craxiana, si basa sul potere di interdizione e di ricatto, sembra il figlio ideale di Ghino di Tacco". Non un bel precedente per Bersani, però: in quel decennio Bettino trionfava. E il Pci declinava. (...Caro Gotor, con una piccola differenza: che Bettino è finito latitante a Hammamet, col PSI ridotto ad una pattuglia di nostalgici che ogni anno fanno una gita in volo charter in Tunisia, e poi a Boselli, a De Michelis e a Stefania Craxi. Bersani ha preso un partito che declinava verso il 20%, e adesso è più vicino al 30. Nonostante Renzi, Di Pietro, Grillo e Vendola. Diverso, vero? NdR)

P - Pep (Guardiola): Il testimonial: l'eroe del Barcellona che a 41 anni dopo aver vinto tutto lascia la panchina per rimettersi in gioco. "Volevo farvelo vedere in video", ha annunciato il sindaco, "ma ve lo porterò di persona, in campagna elettorale".

Q - Quarantotto milioni: La cifra incassata (in lire) al debutto in tv del diciannovenne Matteo Renzi, concorrente alla "Ruota della Fortuna", occhialuto e emozionato. "Un ragazzo bravo, simpatico. È toscano e sa l'italiano", si complimenta Mike. È il 1994, Berlusconi è appena entrato in politica, a dirigere Canale 5 c'è Giorgio Gori, oggi spin doctor di Renzi. La ruota non ha smesso di girare.

R - Rottamazione: Bossi aveva il cappio, Berlusconi il Predellino, Grillo il Vaffa, Renzi lancia la sua bandiera su "Repubblica" il 28 agosto 2010: "Basta con i dirigenti del Pd. È l'ora della rottamazione, senza incentivi". Rottamare D'Alema, Veltroni, Bersani, Bindi. E perfino l'incolpevole De Coubertin "rottamiamo il barone", ordina Renzi. I candidati allo sfasciacarrozze replicano con appelli allo statuto, alla buona educazione o almeno alla civiltà. Niente da fare.

S - Stelle: La citazione preferita, tratta dal poeta Mario Luzi: "Stellare la notte". E il Movimento 5 Stelle che vola nei sondaggi, il nemico da battere.

T - Tempo: Compare ogni tanto, come un'ansa, una malinconia improvvisa. "Mi sono guardato allo specchio e ho visto i miei primi capelli bianchi, nonostante i 36 anni...", confessa. "Non buttare via il tuo tempo o il tempo butterà via te", si legge nel libro renziano "Fuori". Correre, bruciare le tappe, consumare tutto e subito. Per non invecchiare. Per non finire come il personaggio di Baricco: "Cosa stiamo aspettando? Che sia troppo tardi, madame". L'estate sta finendo, anche per Matteo il giovane.

U - Unioni di fatto: "Una battaglia mediatica che tocca una minoranza di persone. Basti pensare all'assoluta inutilità dei registri civili nei comuni", diceva ad "Avvenire". Nei 100 punti renziani sono all'89° posto, dopo il quoziente familiare: "Regolamentazione delle unioni civili". Solo negli ultimi giorni sono salite di importanza, insieme alla legge anti-omofobia e alla tutela dei figli delle coppie gay. Miracoli delle primarie.

V - Vincere: L'obiettivo finale. "Come diceva Blair, amo tutte le tradizioni del mio partito. Tranne quello di essere un partito perdente", spiega. "Se scendiamo in campo non lo facciamo per fare i bischeri: lo facciamo per vincere". Tema sviscerato alla Leopolda da Alessandro Baricco: "Per anni a sinistra abbiamo mosso per secondi, abbiamo scelto i neri perché avevamo paura di perdere. Non abbiamo mai pronunciato la parola meritocrazia".

Z - Zuckerberg: Adora Facebook e Twitter, si ispira a Steve Jobs, è il politico più attivo in Rete dopo Grillo, ma, avverte Renzi, vecchia scuola dc, "Facebook non serve a nulla se non stai per strada". Il tweet da scrivere? "Il meglio deve ancora venire".

E noi, il meglio del renzismo vogliamo postarlo ancora una volta. A beneficio di chi non lo conosce, e per evitare rimozioni dalla memoria di chi già lo conosce: trattasi della raffinatissima colonna scelta da Matteo Renzi e Giorgio Gori in chiusura dell'ultimo Big Bang. Ospite d'onore: Debora Serracchiani. Buona settimana. Tafanus.


 ...scusate... potrei avere qualcosa di meno ggiovane? Grazie...

Fonte: Tafanus


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Rottamazione è una parola fascistoide
La  sfida è costruire una nuova politica


IL COMMENTO
MICHELE PROSPERO

  
C'È DIFFERENZA TRA RINNOVAMENTO E ROTTAMAZIONE. 

Ogni leader politico non può mutare i modelli dell'organizzazione che guida senza imporre anche un visibilecambiamento di uomini. Nuove culture annunciano sempre l'apparizione di diversi gruppi dirigenti che si cementano nel cuore di una lotta aperta. È nella battaglia delle idee che i portatori della discontinuità hanno il modo di farsi apprezzare. Non è così quando l'immissione di nuove levedi comando non è associata a una cesura culturale ma a un'operazione punitiva e di marketing.

In questo caso l'immissione di nuove leve non comporta affatto un'apprezzabile innovazione. In fondo nel 2008 non mancò un elevato ricambio, la giostra delle candidature nuove non introdusse però un salto nella qualità. Ciò perché la nomina ispirata ai leggeri canoni della comunicazione non era il risultato di una esplicita maturazione sul duro campo dell'azione politica di altre classi dirigenti.


I! Pd ha bisogno di un profondo rinnovamento che accompagni il riconoscimento collettivo del merito acquisito nella lotta politica da giovani dirigenti, amministratori, militanti. La rottamazione è però un'altra cosa. È il contrario della guerra delle idee, è la distruzione brutale di ogni storia comune che un partito custodisce con cura.


La rottamazione è una ginnastica che prescinde dalle esperienze, dalle competenze, dalle storie diverse che arricchiscono una comunità politica. È solo una cattiva igiene raccomandata da chi rivendica la leadership ma non ha idee per convincere gli altri. Il termine stesso di rottamazione ha una ascendenza fascistoide che non per nulla scalda Dell'Utri e Santanchè, stuzzicati dalla mitologia della giovinezza, primavera di bellezza (bellezza, un altro termine caro agli atleti della rottamazione).


Quando non si dispone di una cultura politica nuova, è più comodo ricorrere a una spruzzatina di liberismo sempre utile per le èlite (quelle che regalano la copertura mediatica e il denaro necessario all'impresa) e a una dose massiccia di populismo necessario per incantare la massa (quella di ogni colore che alla sola idea di un repulisti violento mostra un rapimento mistico).


La rottamazione è un arnese del populismo contemporaneo che scommette sull'istintualità
irrifiessiva del pubblico e sull'oblio della ragione critica: in nessuna democrazia si ingiuria la propria classe dirigente, per affidare la continuità della Repubblica a Bossi, Berlusconi, Cicchitto, Casini, Fini, La Russa, Gasparri, Tremonti. Il significato ideologico della rottamazione (nei partiti stalinisti si chiamava epurazione, la sostanza non cambia) è evidente: nel nome della morte alla nomenclatura si cerca di rimuovere con azioni di forza le culture, le storie della plurale sinistra italiana (post-comunitsa, prodiana, laico-socialista, popolare).

La rottamazione è una volgare arma contundente. La maneggia soltanto chi gioca sull'equivoco di stare un po' dentro un organismo (al punto da rivendicarne il marchio che gli serve per andare al governo ma non di sporcarsi le mani partecipando alle discussioni nei gruppi dirigenti) e molto fuori (ai limiti della proclamazione di una alterità irriducibile rispetto alla politica). È tipico della mentalità populista operare ambiguamente all'interno di una organizzazione come se si abitasse però all'esterno di essa.


Il rottamatore è un politicante astuto, con una controversa esperienza nell'amministrazione della città (la soave neve fiorentina condannò alla paralisi mezza penisola!). Non ha nulla di significativo da dire, oltre la recitazione soporifera nei teatri d'Italia sul merito e la bellezza. Per questo ridesta dal sonno  solo quando promette la caccia grossa  ai dirigenti più prestigiosi. Confida, il rottamatore, sulla irreparabile decadenza della cultura politica diffusa, sulla volontà di oblio, e sul desiderio di punizione che poi è il sentimento più elementare e anche più facile da produrre in laboratorio. Non ci vuole granché a ottenere l'applauso scrosciante promettendo una demolizione dei dirigenti.


Il rottamatore strizza l'occhio al rozzo spirito di vendetta che è distribuito nei bassifondi del Paese ma non contribuisce certo a rinnovare con la civiltà della politica. Di solito proprio l'apparato peggiore e la nomenclatura più scadente sono i più lesti, in un impeto di eterno trasformismo, a salire sul camper del rottamatore. Un vero rinnovamento esige la promozione di nuove classi dirigenti che nella lotta definiscono un percorso ideale comune. Con le primarie o salta tutto in aria, come propone chi sogna il big bang (il suicidio di  un partito, che non può esplodere, senza negare la propria ragion d'essere) oppure, proprio grazie alla sconfitta del populismo interno, potrà nascere un partito vero con radici solide, tali da reggere una non più rinviabile rottamazione dei rottamatori. In tempi di cinici arrampicatori senza qualità, il rispetto
è la prima virtù politica, preliminare in ogni conflitto, anche il più aspro.

 L'Unità, 16 ottobre 2012

Fonte: PostIdeologico