1) Uso strumentale dei sentimenti popolari
2) Richiami all’antipolitica (che diventa lo strumento principale di coinvolgimento del popolo e quindi di acquisizione del consenso)
3) Appelli all’uomo comune in contrasto con le istituzioni, con le élite, e con l’establishment.
4) Leadership carismatica
5) La demonizzazione degli avversari politici
6) La ricerca di un capro espiatorio (spesso identificato nello “straniero”)
7) Il cospirazionismo
8) L’Euroscetticismo
Dalla voce “Populismo di destra” di Wikipedia, dove, a onor del vero, ci sono anche altri elementi che con Grillo hanno poco a che fare. Ma mi pare che sia un bel pezzo del ritratto.
Fonte: Simone Spetia
Tra i commenti:
A me Grillo e il M5S sembra tanto una replica della Lega versione 1.0.
Entrambi hanno dei temi in comune con i Radicali di una volta.
Oramai e’ un cliche’: chi e’ fuori dal sistema e vuole entrare parte con l’anti-sistema (o meta-sistema, o para-sistema o quelchevolete-sistema), guadagna un minimo di consensi tale per fare massa critica e alla fine entra nel sistema.

Questo
mi ha fatto sovvenire come agli albori del movimento del comico, il
grillo mi ricordasse, non solo nei modi, il caimano. Tralasciando i
contenuti, mi interesso al contesto ed ai metodi. Ieri come oggi
assistevamo (certo, per motivi diversi, ma nemmeno troppo) ad una
profonda crisi del sistema politico e sociale e alla creazione
fisiologica di uno spazio vuoto di rappresentanza da riempire. Ieri come
oggi, per questo, la pancia dell’elettore italiano agognava
cambiamento, riscossa, vendetta. Si cercava, e si cerca (ma la tornata
elettorale è distante, forse troppo per Beppe?) un cambiamento appunto
che, a suon di battute populiste e utilizzo mirato e strategico di
mezzi, diversi rispetto a 20 anni fa, che muovono l’attenzione degli
scontenti, focalizzano l’attenzione verso un profeta in patria, un
eletto (scusate il gioco di parole) inviatoci per risolvere i mali del
mondo. Certo quello che invece differisce è la sottile differenza,
almeno apparente tra grilli e caimani: chi tiene un basso profilo,
delegando ad altri, tirandosi fuori, facendo il “ io do il via, al resto
ci penseranno altri”, chi per definizione (e per questo sulla faccenda
iniziale della ricandidatura mi fido poco) non delega mai agli altri,
nemmeno, anzi soprattutto, gli annunci.
Entrambi hanno dei temi in comune con i Radicali di una volta.
Oramai e’ un cliche’: chi e’ fuori dal sistema e vuole entrare parte con l’anti-sistema (o meta-sistema, o para-sistema o quelchevolete-sistema), guadagna un minimo di consensi tale per fare massa critica e alla fine entra nel sistema.
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Contro il populismo comunicativo di ieri e di oggi

Berlusconi si? Berlusconi no? Cercando di evadere dal frame
totalitario che governa tutti i mezzi di informazione, più o meno liberi
(su questo argomento sono d’accordo col “collega” Dino Amenduni) sono concentrato su un altro aspetto. Scorrendo i dati di una ricerca
commissionata da Repubblica, si nota come, tra chi giudica l’operato
del governo Berlusconi, ben il 39% dei dichiaranti elettori del
Movimento 5 stelle si ammette soddisfatto.

Fonte: Not propaganda
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Grillo, il vertice europeo e i pessimi chef

Dopo ben 24 vertici dedicati alla crisi della Grecia e ai problemi di
debito dell’Eurozona, il numero 25 è stato destinato alla crescita. Un
vertice informale, nella notte, che doveva stabilire l’agenda per quello
ufficiale. Come prevedibile non si è arrivati a (quasi) nulla.
Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, i Pirati in Germania, il
Fronte Nazionale in Francia e persino i nazisti di Alba Dorata in Grecia
riescono ad ottenere consensi grazie a questo. Non c’è visione di lungo
termine, manca quella che Vendola definirebbe una “narrazione”, il
ruolo dei cosiddetti leader europei si è ridotto a quello di un cuoco di
vecchie ricette, spesso sbagliate, ma che pensano portino consensi (o
quantomeno li mantengano). E non si tiri fuori la questione della fine
delle ideologie. Tra i post-ideologici troviamo anche gente come Blair,
Clinton e lo stesso Bush, che sono riusciti a raccontare qualcosa di
nuovo, a tracciare delle strade. Che percorrerle sia stato fruttuoso o
meno è un altro discorso.
Grillo non è un frutto dell’”antipolitica”, ma trae linfa proprio dall’assenza di politica.
Fonte: Simone Spetia