28 agosto 2012

@valigiablu - riproduzione consigliata
Silvio
Berlusconi ha governato l'opinione pubblica, e di riflesso ha orientato
la vita politica, l'agenda, il tono delle discussioni politiche
attraverso una sistematica comunicazione per frame.
I frame,
nella definizione originale di Goffman (1974) sono: "schemi di
interpretazione che permettono a individui o gruppi di collocare,
percepire, identificare e classificare eventi e fatti, in tal modo
strutturando il significato, organizzando le esperienze, guidando le
azioni".
I frame hanno l'effetto di imporre una visione della
realtà su una parte di opinione pubblica. Nel caso della comunicazione
politica i frame hanno anche un altro effetto collaterale difficilmente
evitabile: pongono l'opposizione nella condizione di essere
automaticamente contrari a quella visione, obbligando l'opposizione
stessa a inseguire, precisare o addirittura a dirsi d'accordo.
Il frame 'meno tasse per tutti', ad esempio, è diventato
proprietà cognitiva personale di Berlusconi. La sinistra è così
diventata la forza che vuole 'più tasse per tutti' senza aver aperto
bocca. Il frame, ripetuto infinite volte durante una campagna elettorale
e non combattuto con altri frame da parte del centrosinistra, ha
orientato la percezione degli italiani non particolarmente avvezzi
all'approfondimento politico.
Le uscite pubbliche di Berlusconi, dunque, avevano
l'obiettivo di semplificare il dibattito e spingerlo verso un
atteggiamento di tipo referendario: ci si è divisi in favorevoli e
contrari, in berlusconiani e antiberlusconiani, in responsabili e
comunisti (anche questo è un frame).
Mario Grasso, un consulente di comunicazione politica, ha spiegato che il framing di Berlusconi si basa su alcune regole di costruzione del linguaggio stabili nel tempo:
- periodi brevi e non contorti;
- linguaggio comprensibile;
- utilizzo dell'immaginario televisivo nel racconto;
- marcata affettività;
- utilizzo dello schema 'noi contro loro';
- forza della leadership.
Berlusconi ha dunque raccontato l'Italia per frame e ha
scelto i frame dopo un'attenta lettura settimanale dei sondaggi. La
scelta dei frame riguardava argomenti che con tutta probabilità erano:
1. maggioritari nell'opinione pubblica (più del 50% di approvazione popolare);
2. a forte tasso livello di polarizzazione, con grande
livello di approvazione da parte dell'elettorato di centrodestra e
altrettanto grande livello di disapprovazione da parte dell'elettorato
di centrosinistra;
3. che non erano mai stati affrontati apertamente
dall'opinione pubblica perché ritenuti 'politicamente scorretti' (spesso
di Berlusconi si dice che abbia avuto il coraggio di dire ciò che in
molti pensavano).
Il berlusconismo è un racconto dell'Italia che passa, a
mio avviso, per la combinazione di dieci frame cognitivi che hanno avuto
la capacità, agendo in modo combinato, di intercettare un settore
significativo, solido, difficilmente scalfibile dell'elettorato. Per
questo motivo questi frame saranno, in ogni caso, l'eredità culturale
(prima ancora che politica) dell'uomo-Berlusconi e ci vorranno anni per
superarli (ammesso che ci sia voglia di superarli).
I frame in questione sono:
1. Se sei racchia stattene a casa
La bellezza si trasforma da dote estetica a variabile di
merito/demerito in questioni per cui la bellezza non dovrebbe essere
determinante e diventa così una porta d'accesso fondamentale per alcuni
segmenti della società e della vita pubblica e appare necessaria per
poter 'arrivare', a prescindere dalle competenze individuali.
2. Se beffi la legge sei furbo
L'illegalità, specie se esercitata nelle azioni della
vita quotidiana (violazioni del codice della strada, piccoli reati
fiscali, mancato rispetto delle file o dei tempi di attesa), è oggetto
di tolleranza generalizzata. Questo premia i comportamenti scorretti e
quindi rende non premiante i comportamenti corretti. Dal centrosinistra è
mancata una critica culturale durissima accompagnata da procedure che
rendesse la violazione delle regole assai difficile o assai costoso in
termini di libertà individuale (carcere) o economica (pene
amministrative).
3. Se hai bisogno di qualcosa è più facile ottenerlo chiedendo un favore che rispettando le regole
Il sistema di regole, la burocrazia farraginosa, un'idea
di Stato come una macchina irriformabile autorizza socialmente
l'aiutino, l'aggiramento delle procedure, rende legittimo il 'liberi
tutti' e quindi premia chi arriva per primo all'obiettivo a prescindere
dal modo con cui ci si è arrivati. Questo frame continuerà a prosperare
fino a quando le procedure amministrative non saranno certe, oggettive,
replicabili e misurabili.
4. Siamo tutti cattolici, ma a casa nostra ognuno è libero di fare ciò che gli pare
Questo è un doppio frame a cui la sinistra è ancora
incagliata. Chi si oppone ai comportamenti di un 'cattolico' è
anti-cattolico (o addirittura anticlericale), a prescindere dalla
coerenza tra comportamento e dottrina religiosa. Quando l'incoerenza
riguarda la vita privata scatta l'altra trappola: chi critica vuole
ridurre la libertà individuale.
5. Evadere il fisco è legittimo quando una tassa è troppo alta
In questo caso si sovrappone un comportamento oggettivo e
certamente illegale, l'evasione fiscale, a un'interpretazione
soggettiva. Chi stabilisce che una tassa è alta o iniqua? Intervenire
con un contro-frame su un concetto soggettivo è praticamente
impossibile, specie in materia fiscale. Dire che evadere il fisco è
illegittimo non risolve il problema d’interpretazione soggettiva
dell'equità o iniquità della pressione fiscale e dunque non rovescia il
frame.
6. Chi si oppone a chi fa successo è solo invidioso
Anche in questo caso, come quasi tutto ciò che riguarda i
frame di Berlusconi, si fa volutamente confusione tra un atteggiamento
umano pressoché imbattibile, l'invidia e una variabile decisamente più
codificabile, ossia il successo.
Berlusconi istituzionalizza il primo comportamento e lo
rende universale, banalizzando la possibilità che una critica a una
persona di successo possa derivare da dati oggettivi, come un
comportamento illegittimo o socialmente deprecabile.
7. Le decisioni dei giudici possono dipendere da sentimenti di simpatia o di antipatia
I danni del frame dei 'giudici comunisti' saranno forse i
più difficili da superare. Berlusconi ha usato se stesso e la sua
biografia come testimonianza della verità della sua teoria che è molto
più estensiva e a rischio di generalizzazioni rispetto a ciò che fino a
oggi è stato indicato. Il frame è infatti replicabile all'infinito in
tutte le questioni che riguardano la giustizia a titolo individuale.
Sarà difficile, infatti, evitare che qualsiasi cittadino, di sinistra
come di destra, senta le proprie ragioni in balia dell'opinione
personale che il giudice ha di lui.
8. La politica/la democrazia è un fastidio che rallenta chi vuole governare;
Berlusconi ha sempre inteso la vita politica e
democratica come un aspetto estraneo da sé. Anche da Presidente del
Consiglio ha sempre considerato 'la politica' come un elemento di
rallentamento rispetto alla sua azione 'da imprenditore di successo'
prestato al servizio della comunità, pur essendo l'espressione diretta
della democrazia (attraverso il voto e il sostegno dei partiti).
Questo continuo scontro dall'interno con le istituzioni
ha progressivamente delegittimato la politica e i meccanismi
democratici, aumentando l'influenza diretta del suo pensiero e delle sue
azioni e preparando il terreno a richieste di riduzione dei vincoli
legati al bilanciamento dei poteri dello Stato.
9. I dipendenti pubblici sono garantiti, sono fannulloni, sono di sinistra
Questo frame è tra i più consolidati e si basa su una
tripla traslazione. In primo luogo si mettono a confronto le garanzie e
le tutele di chi lavora nei settori pubblici con 'il rischio
imprenditoriale' del mondo privato, dove il privato non è analizzato per
ciò che è ciò che fa, se rispetta le regole, se paga le tasse come i
dipendenti pubblici, ma è semplicemente è un soggetto che è in balia del
mercato e dunque meno tutelato.
In secondo luogo si sostiene che il dipendente pubblico
lavori sempre e comunque meno di quello privato perché il secondo lavora
in aziende che si basano sul profitto e non può dunque permettersi di
perdere tempo. Nulla si dice di come i dipendenti privati sono scelti,
se il loro stipendio è più o meno equo rispetto ai lavoratori pubblici e
soprattutto non esistono indicatori oggettivi che dimostrano che i
tassi di produttività sono effettivamente diversi tra settore pubblico e
privato.
Il frame esplode poi tra le mani del centrosinistra quando
il centrodestra lancia progetti di riforma della pubblica
amministrazione che spesso includono variazioni che nulla hanno a che
fare con l'aumento dell'efficienza e del merito e l'opposizione, nel
tentativo di entrare nel merito delle questioni finisce a essere vittima
del frame che li vuole aprioristicamente accanto a garantiti e
fannulloni.
10. I politici sono tutti uguali
È ciò che Saviano ha chiamato 'macchina del fango' o che è
conosciuto come 'Metodo Boffo': l'obiettivo è dimostrare che
l'opposizione non è mai meglio della maggioranza dal punto di vista
etico-morale, soprattutto quando la maggioranza è guidata da Berlusconi.
Per raggiungere questo obiettivo si ingigantisce la colpa, vera o
presunta, di una singola persona ergendola a colpa di sistema. Questo
frame è usato in modo sistematico quando la pressione su Berlusconi
cresce (lo abbiamo visto con Gianfranco Fini e la casa di Montecarlo) e
diventa quasi inattaccabile quando l'opposizione 'mette a segno' casi di
illegalità vera o presunta: basta un Penati, o un Marrazzo (per un
triplo salto mortale sul frame cattolico-vita privata) per poter
argomentare che nessuno può 'fare la morale' a nessuno e che non c'è
alcuna differenza tra le classi dirigenti.