giovedì 18 ottobre 2012

Nessuno legge il programma del M5S! - 1

Ma se lo leggesse...

lunedì 3 settembre 2012

A proposito del programma (quello di Grillo)

Quando Beppe Grillo dice che i media se la prendono con lui e istigano all’odio senza entrare nel merito del programma del MoVimento 5 Stelle non posso fare a meno di chiedermi se sia così oppure no. 
 
Me lo chiedo perché, su questo blogghettino, ho cominciato a postare pensieri riguardanti il merito delle proposte grilline in tempi non sospetti, quando ancora la maggior parte degli osservatori pensavano si trattasse di quattro fulminati. 
 
Giungo alla conclusione che i media gli fanno un favore a Grillo, se non parlano del suo programma elettorale. E del resto, né lui né Casaleggio vogliono realmente che se ne parli, altrimenti dedicherebbero almeno uno dei post giornalieri all’approfondimento delle proposte. Ma muoversi in tale direzione andrebbe contro il loro stesso interesse. Se ci limitassimo alla parte propositiva, il M5S avrebbe già esaurito la sua spinta, nei sondaggi sarebbe fermo al 6-7%: un po’ meglio dei Verdi dei tempi d’oro e soltanto perché questi qua, a differenza dei loro precursori, sanno usare bene gli strumenti di comunicazione. 
 
Del resto, è quasi impossibile parlare di programmi con i grillini: quando entri nel merito e, per esempio, fai notare le lacune, c’è sempre una pseudorisposta che sposta l’obiettivo. Non c’è niente di politica fiscale o sull’immigrazione? Beh, ma il programma è per le liste civiche locali (obiezione in stridente contrasto con le proposte di riforma costituzionale o di altre che devono necessariamente essere discusse a livello centrale). Nel programma trovo scritta questa cosa che non va tanto bene? Ah, ma è soltanto un’indicazione, va approfondita nei forum. Grillo ha fatto quella sortita parecchio discutibile sull’euro? Oh, ma era una provocazione, si deciderà per referendum. Sulle candidature come vi regolerete? Eh, poi vedremo. E così via, sempre aggirando l’ostacolo. 
 
Quel che fa la differenza, infatti, non è la pars construens, ma la pars destruens. E’ il ricorso a toni esasperati, apocalittici, settari e talvolta offensivi per illustrare un mondo in cui gli avversari non sono avversari, ma nemici da abbattere. Nemici che, da parte loro, fanno di tutto per autoabbattersi e un giorno sì e l’altro pure offrono nuovi argomenti al movimento grillino. Se entrassimo davvero nel merito delle sue proposte, approfondendole seriamente e depurandole dalla carica antiCasta, il M5S rientrerebbe ben presto nei ranghi.

Fonte: Non una cosa seria

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Plebiscito subito!

9 agosto 2012

Vabbeh, lo so, in questi giorni parlare di Grillo è come sparare sulla croce rossa. Però oggi ho deciso di fare la brava bambina informata e così mi sono detta: “Aila, non può starti sulle balle uno per partito preso, informati sui suoi programmi”. Perchè a me sto qualunquismo populista m’ha sempre fatto venire un’orticaria tale che al blog di grillo e del M5S non mi ci ero manco avvicinata. E così l’ho fatto, il programma l’ho letto. Eh eh eh eh eh. Un programma che mi immagino ci abbiano impegnato i migliori cervelli a disposizione per scriverlo. Bello, neh. Tutto in punti risicati, per un buon 70% composto da cose da abolire e per il restante 30 di cose generiche da fare non si sa bene come e perché. Però una roba chiara c’è. Tutti devono avere il computer. Se sono refrattari alla tecnologia cazzi loro. Non verranno informati, studiati, partecipati. Ecco.

Riporto qui solo la parte che mi è piaciuta di più. Il resto leggetevelo voi, va là. E’ che a me la questione dell’istruzione preme parecchio. E quindi mi sono detta: “Aila, quali saranno le geniali proposte di Grillo per ridare valore alla Scuola e all’Università?” Mi permetto di riportare alcune mie annotazioni sotto ai punti. Così almeno ‘sto piano rivoluzionario lo rimpolpiamo un po’.
Dunque:

Abolizione della legge Gelmini
(ok. E poi? Dopo che l’abbiamo abolita che famo? Torniamo a quella di prima? No… perché… faceva cagare pure quella)

Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti
(ok. Ci può stare. Un buon “di più”)

Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via Internet in formato digitale 
Allora Beppe. Non è che tu il libro lo paghi solo perché paghi la carta. Ci stanno dietro tutta un’altra serie di cose. Se proprio ce l’abbiamo con le case editrici – che però quel lavoro qualcuno lo dovrà pur fare – comunque lo vuoi pagare quel povero sfigato che il libro l’ha scritto? Per non parlare di quanto costano i book reader, che se si rompono in mano ai ragazzini so’ cazzi.  E poi: ma che t’ha fatto la carta?  Tra l’altro se io avessi dovuto studiare dalle elementari all’università solo davanti al computer sarei diventata cieca a 15 anni.

• Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo
Dall’asilo non so, ma in prima elementare la insegnano già. Non mi sembra ‘sta gran proposta innovativa…

Abolizione del valore legale dei titoli di studio
Questa non l’ho capita. Che qualcuno mi illumini. Ma che vuol dire? Se un titolo di studio non ha valore legale come faccio ad andare da un medico o da un avvocato legalmente responsabile? Boh, questa non l’ho capita…

Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica
e su questo siamo d’accordo

Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti
ops Beppe… già si fa… dalla riforma Gelmini in poi.

Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza)
Pieno zeppo così di associazioni che insegnano gratis la lingua italiana agli stranieri. Pure una mia amica la insegna!

Accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie
Potrebbe essere utile. Certo il contatto umano è un’altra roba. Vuoi mettere fare quei bei dibattiti sul senso dell’arte… via Skype?

Investimenti nella ricerca universitaria
Bello. Questo mi piace! Da dove li pigliamo i soldi? Non mi dire dagli stipendi dei parlamentari però neh… quelli fanno incazzare anche me, ma sicuro non ci si finanzia la ricerca.

Insegnamento a distanza via Internet
Ma non l’avevamo già detto prima?

Integrazione Università/Aziende
E cioè? Che vuol dire? Beppeeeeee! Spiegati! Perchè gli stage si fanno già, e so’ ‘na sola! Io lo so, sono tutor… E poi… a questo punto il programma mi ricorda qualcosa… ma sì! Le “tre I” berlusconiane: Internet Inglese Impresa. Che copione!

Sviluppo strutture di accoglienza degli studenti
Beppe beppe beppe… immagino tu ti riferisca ai Collegi universitari. (immagino, perchè non ci è dato saperlo). Quelli ci sono. Il problema non è svilupparli. Il problema è accedervi. Sai tutta quella questione sulle borse di studio che non ci sono più…

Ecco. e’ tutto qui, giuro. In questo programma risicato e populista ci sarebbero state bene comunque almeno un altro paio di cose (tipo un bel piano per la sicurezza strutturale degli edifici, la revisione delle fasce e dei parametri di reddito per accedere alle borse, un paio di parole sui precari sfigati…), ma non ci sarebbe dato comunque di sapere come realizzare tutta ‘sta bella roba.

Però una cosa ancora la dico. Forse prima di portare i computer dentro alle scuole sarebbe meglio riportarci la carta igienica. Che qui dalle mie parti i genitori fanno fondo cassa per comprarla…

Fonte: Arnokleinroom

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martedì 6 ottobre 2009

L'Italia è una repubblica demagogica fondata sull'istrionismo

Mi sono letto il programma politico di Beppe Grillo. Sotto il profilo formale è scritto molto bene: parole chiare, semplici, comprensibili e redatte secondo i canoni attuali della politica spettacolo, quella che all’approfondimento preferisce i messaggi facilmente recepibili e gli slogan furbi. Purtroppo tutto ciò, sotto il profilo sostanziale, rischia talvolta di essere un limite. Intendiamoci: i programmi elettorali sono quasi sempre generici e tendono ad evitare i punti controversi. Qui, però, l’operazione è un po’ troppo smaccata.

Nel capitolo “Stato e Cittadini”, per esempio, troviamo alcune proposte assai condivisibili: abolizione del lodo Alfano, eliminazione di ogni privilegio per i parlamentari e tra questi il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo, divieto per i parlamentari di esercitare un’altra professione durante il mandato e di cumulare cariche (es: deputato e sindaco), non eleggibilità per i cittadini condannati. Accanto ad esse, però, ci sono proposte che puzzano troppo di demagogia o sono di difficile applicazione. Per dire: 
 
approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria”, in realtà, è uno specchietto per le allodole, perché già è prevista per Costituzione, all’articolo 81.

Oppure: “leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima della loro approvazione per ricevere i commenti dei cittadini”: ora, anche sorvolando sulle difficoltà tecniche (e poi come si fa con i decreti legge? O con quelle norme che vengono approvate in molto meno di tre mesi? Chi ha avuto questa bella idea, ha pensato alle conseguenze sul calendario dei lavori parlamentari? E se scoppia la guerra, che si fa: il Parlamento attende tre mesi al fine di ricevere i pareri dei cittadini?), la domanda sorge spontanea: quei commenti sono vincolanti oppure no? Se lo sono, bisogna riscrivere tutta la Parte II Titolo I della Costituzione, ossia la bellezza di 27 articoli, nonché la forma di Governo che non sarebbe più parlamentare; se non sono vincolanti, non cambia niente rispetto alla situazione attuale. Insomma, anche questa è una disposizione da fumo negli occhi.

Stipendio parlamentare allineato alla media degli stipendi nazionali”, propone Grillo. Chiariamo un punto: deputati e senatori guadagnano tanto, anche troppo, e il troppo è peggiorato dal numero di privilegi di cui godono (pensione dopo due anni e mezzo, agevolazioni per viaggiare e così via). Ma in tutti i Paesi i parlamentari hanno uno stipendio alto, superiore alla “media degli stipendi nazionali”, in virtù di una semplice logica: la loro funzione è tale che non devono essere esposti alla corruzione. Se togliamo loro tutti i privilegi limitandoci a uno stipendio di 1.500 euro al mese (ché questa è la media nazionale) temo che da un estremo si vada all’altro, anche se mi rendo conto che di questi tempi la misura sarebbe assai popolare (e, visti certi recenti exploit anche dell’opposizione, pure meritata).

Un’altra: “insegnamento della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico”. Anche questa a prima vista è un’idea che parrebbe di buon senso: vai a fare il parlamentare o il sindaco, è giusto che tu conosca quel che vai a fare. Già, ma come la si organizza? Prima della candidatura? Per forza: perché dopo avrai la legittimazione popolare e cosa fai, annulli la consultazione e rivai al voto perché quel sindaco o quel parlamentare o quel consigliere comunale non ha superato l’esame? Che poi, dovrà essere un esame vero, mica robetta, altrimenti che senso avrebbe? L’autore di questa genialata ha mai fatto una campagna elettorale, magari per il Comune nel quale risiede?

Referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum”. In un mondo ideale potrei anche aderire alla proposta, ma siamo in Italia e allora dico che questo punto è valido soltanto se prima (e ribadisco prima) si riorganizza tutto il mondo dell’informazione e, soprattutto, si procede a un bel lavaggio del cervello a tutti (e ribadisco tutti) i sessanta milioni di italiani, resi di colpo e magicamente tutti (e ribadisco tutti) persone che riescono ad approfondire argomenti tecnici come la protezione della fauna selvatica omeoterma e la disciplina dei mercati finanziari senza cedere alle sirene della demagogia.

Anche le proposte su economia, lavoro, energia, welfare state riflettono questa impostazione demagogico grilliana, tanto che, mentre le scorri, ti attendi da una riga all’altra l’abrogazione per legge dei detersivi e la loro sostituzione obbligatoria con la biowashball. Inoltre, spesso, sembrano non tenere conto né di quella bazzecola chiamata “Unione europea”, né della realtà globalizzata di cui, volenti o nolenti, siamo parte, né – infine – dello stato attuale delle casse dello Stato, di quell’himalaya di debito pubblico cui il nostro Paese deve far fronte.

Abolizione delle scatole cinesi in borsa”: bello. Possibile? Uhm, dubito. Però per impostare una bella campagna elettorale contro i mai specificati “poteri forti” è ottimo.

Abolizione della legge Biagi”: giusto. Ma cosa proponi in alternativa? Questo non viene detto. Forse perché altrimenti la carica demagogica verrebbe meno? Del resto, nel programma di Grillo vengono ignorati tutti i passaggi che possono creare problemi e contrasti, dall’immigrazione alla criminalità, mentre grande enfasi - e dovizia di dettagli - viene data a quelli ove è più facile giocare la carta del consenso e dell'ignoranza dei cittadini: energie rinnovabili, mondo dell'informazione, internet per tutti.

Altri esempi? “Favorire le produzioni locali”: indispensabile. Ma in quale maniera, attraverso quali strumenti?

Sussidio di disoccupazione garantito”: d’accordo. Ma in quale misura? Per quanto tempo?

Di idee impostate in questa maniera ce ne sono decine, nel pur breve e schematico programma di Grillo. Non mi soffermo su tutti i punti, altrimenti si fa notte. Ma uno mi ha colpito perché è emblematico: 
 
proibizione di costruzione di nuovi parcheggi nelle aree urbane”. E’ la classica trovata che uno, lì per lì, dice “bello!” Poi ci pensa su e scopre che è una stronzata colossale.
 
Bisognerebbe in primo luogo intendersi sul significato di “area urbana”, ma in linea di massima significherebbe equiparare la realtà di Milano a quella di Enna, la realtà di Rimini a quella di Siena. Soprattutto, significherebbe togliere ai cittadini la possibilità di decidere del territorio in cui vivono. Ma questo non ha importanza: per tutti loro è sufficiente Beppe Grillo. Che straparla di democrazia partecipata, ma, a ben guardare, propone il contrario: lui sa cosa fare, come fare, quando fare, perché fare e chi non è d'accordo vaffanculo. “Ghe pensi mi”, come direbbe... come direbbe... già, come direbbe Silvio Berlusconi.


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giovedì 6 settembre 2012

I politici di lungo corso

Questa cosa, tanto reclamata dal popolo grillista e parecchio apprezzata anche altrove, che chi sceglie l’attività politica può fare al massimo due mandati e poi a casa a me pare una mezza boiata, per tutta una serie di ragioni ben espresse da Michele Serra in una sua Amaca di qualche giorno fa. Certo, ci vorrebbe un po’ di senso della misura ed è fuor di dubbio che, guardando all’Italia di oggi, ci sono troppi personaggi che hanno fatto il loro tempo e commesso i loro errori e nonostante ciò continuano a far danni (ogni riferimento a D’Alema, Bindi, Veltroni, Rutelli, Casini, Di Pietro, Cicchitto, Berlusconi, Gasparri & c. è puramente voluto). Questo dato di fatto non deve però farci perdere contatto con la realtà e farci passare da un estremo all’altro. Soprattutto, non deve indurci a pensare che “soltanto da noi è così”.

 Se il vincolo dei due mandati e poi a casa fosse stato vigente un po’ in tutte le democrazie occidentali non avremmo avuto, per esempio (cito in ordine sparso):
  • Helmut Kohl: ministro e presidente della Renania Palatino dal 1969 al 1976, parlamentare dal 1976 al 1982 per due mandati, cancelliere dal 1982 al 1998 per quattro mandati. 
  • Angela Merkel: eletta al Bundestag nel 1990 e poi per altri tre mandati, finché diventa cancelliere (nel frattempo è due volte ministro con Kohl). 
  • François Mitterrand: parlamentare per nove mandati dal 1946 al 1981, undici volte ministro, prima di diventare presidente della Repubblica. 
  • Jacques Chirac: eletto deputato nel 1967 e poi rieletto altre sei volte, due volte primo ministro, infine presidente della Repubblica. 
  • Nicolas Sarkozy: diventa presidente della Repubblica francese dopo un’esperienza di diciannove anni e quattro mandati nell’Assemblea nazionale. 
  • Margaret Thatcher: entra in Parlamento nel 1959 e, dopo altre cinque rielezioni, diventa premier rimanendo tale fino al 1990, per un totale di tre mandati. 
  • Tony Blair: eletto ai Comuni nel 1983 e poi rieletto nel 1987, nel 1992 e nel 1997, quando vince le elezioni e diventa premier rimanendo tale per tre mandati totali, fino al 2005. 
  • Felipe Gonzales: fa il presidente del Governo spagnolo per quattro mandati, dal 1982 al 1996. 
  • José Aznar: succede a Gonzales dopo quattro mandati pieni da parlamentare. 
  • José Zapatero: viene eletto alle Cortes nel 1986 e rieletto nel 1989, nel 1993, nel 1996 e nel 2000. Diventa premier nel 2004, dopo cinque mandati parlamentari. 
  • Bill Clinton: governatore dell’Arkansas dal 1978 al 1980 e poi dal 1983 al 1992, prima di diventare presidente degli Stati Uniti. 
  • Ted Kennedy: senatore al Congresso americano per nove mandati, dal 1962 al 2009, anno in cui muore. 
  • Barack Obama: tre volte senatore dell’Illinois e una volta senatore al Congresso americano prima di vincere le presidenziali statunitensi. 
Non sappiamo se il mondo sarebbe stato migliore o peggiore se questi personaggi non avessero occupato le posizioni che hanno occupato. Purtroppo, manca la controprova.

Quello che fa la differenza tra Italia e resto del mondo è, casomai, un altro aspetto: all’estero chi ha avuto la sua opportunità di governo e poi ha perso le elezioni in genere va a casa e lì rimane. Non ambisce a essere “riserva della Repubblica”, espressione ipocrita tanto cara ai politici nostrani – soprattutto di centrosinistra, soprattutto del PD – che la usano per nascondere la loro paura di assumersi la responsabilità dei propri fallimenti. Ma su questo specifico punto, probabilmente, anche noi elettori dovremmo farci il nostro bravo esame di coscienza. 


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domenica 6 novembre 2011

Populismo senza QI


L'ex comico Grillo nel dicembre 2007 aveva raccolto 350,000 firme per chiedere al Parlamento di discutere una nuova proposta di legge nella quale i tre punti principali erano i seguenti:

1. via dal Parlamento i condannati in via definitiva
2. limite di due mandati
3. reintroduzione della preferenza diretta

Cicciobello Rutelli
 faceva già (C)asini .
Un mese e mezzo fa la conferenza dei capigruppo del Senato ha respinto la proposta. 
 
Se i padri costituenti della Repubblica nel 1947 avessero attuato questi principi Sandro Pertini non sarebbe diventato né parlamentare (più di tre volte) né Presidente della Repubblica e Nilde Iotti onorevole oltre le due legislature (è stata eletta tredici volte alla Camera dei Deputati); invece Ilona Staller (alias Cicciolina) sarebbe stata la candidata perfetta perché incensurata, non iscritta a partiti politici, al primo mandato ed eletta con la preferenza diretta.

Fonte: Fcoraz

Commenti:

Anonimo ha detto...
grillo sta facendo mussolini.