giovedì 18 ottobre 2012

Nessuno legge il Programma del M5S! - 2

Ma se lo leggesse...

[Di seguito un'approfondita analisi dal blog Voce Idealista che smonta il programmino dei sogni (e delle minchiate) del M5S. Buona lettura!]
 
20 maggio 2012 / VoceIdealista

Prossimamente…

Salve!

Veniamo subito al sodo: oggi e domani si terranno i ballottaggi delle elezioni amministrative in svariati comuni.
Il precedente turno elettorale ha messo un luce un dato interessante: il Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo è in ascesa.

Ma andiamo con ordine. Ha votato il 66,88% degli aventi diritto, quindi si sono astenuti il 32,12% degli elettori.

Come era prevedibile i partiti tradizionali hanno subito un grave tracollo di voti: il centro non è nemmeno partito, il centro sinistra e sceso ma un po’ ha retto, il centro destra è stato annichilito, la lega si è sbriciolata (tranne a Verona); in sostanza la politica tradizionale ha preso una marea di “botte”. Poi c’è stato il buon risultato del  Movimento 5 Stelle, che è riuscito addirittura a piazzare un sindaco in un comune del nord Italia, dalla popolazione inferiore ai 15.000 abitanti. Per essere una forza politica così recente è davvero un buon risultato.

Ma… come sempre c’è un “ma”.

Il Movimento 5 Stelle è un partito, nonostante il movimento stesso riggetti questo termine, autodefinendosi una “libera associazone di cittadini”. Ecco qui la definizione di partito politico proveniente dal vocabolario Treccani: “associazione volontaria di un numero più o meno grande di cittadini, con una propria struttura organizzativa, costituita sulla base di una comune ideologia politico-sociale, e avente come obiettivo la realizzazione di un determinato programma, attraverso la partecipazione alla direzione del potere o attraverso la pressione e l’influenza nel governo e nello stato“. In base a questa definizione il M5S sarebbe in effetti un partito, in realtà hanno ragione a non definirsi tale e non perchè l’opinione pubblica è ormai allergica alla parola “partito”, ma perchè manca una componente fondamentale della suddetta descrizione: il M5S non è costituito sulla base di una comune idealogia politico-sociale.
Che vuol dire? Significa che il movimento è formato da una componente molto eterogenea della società italiana, accomuanta solo dall’antipolitica, ovvero il rigetto verso l’attuale classe dirigente. Questo non è un motivo sufficiente per formare un partito e secondo me questo fatto creerà non pochi problemi interni al movimento, passata la novità. Solo il tempo potrà dirci se ho ragione o meno.

Purtroppo, ci sono due cose che io non dovrei fare e che invece, nel caso del M5S, ho fatto: indagare e regionare.

Ho curiosato sul sito del movimento, sul blog del loro capo, Beppe Grillo, e nel programma elettorale del movimento. Non avrei dovuto farlo.
 
Quindi, come dice il titolo, prossimamente troverete qui un’analisi del programma elettorale del Movimento 5 Stelle. La mia non è da considerarsi una critica sterile atta a distruggere il movimento, ma soltanto la riflessione di un cittadino come gli altri (o forse un po’ più sospettoso) che solleva dei dubbi e che chiede chiarimenti, ma senza malizia. Lo farei anche di altri programmi elettorali, se ne avessi trovati di così dettagliati e facilmente consultabili.

Quando uscirà la suddetta analisi? Presto, datemi solo il tempo di prepararla, perchè non è affatto semplice: serve documentazione per fare delle critiche intelligenti.

Alla prossima, grazie per la lettura!


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2 luglio 2012 / VoceIdealista

[Analisi] Il Programma del Movimento 5 Stelle – Sezione “Stato e Cittadini” 

Sì, lo so che ci ho messo tanto, ma è stato un lavoro lungo e l’ho anche dovuto sospendere qualche giorno per un esame universitario, quindi scusate il ritardo.
Ho deciso di dividere il post in più parti, ognuna dedicata a una sezione del programma, perchè altrimenti sarebbe venuto fuori un articolo talmente lungo che avrebbe scoraggiato chiunque nel continuare la lettura.
In questo articolo trovere una dettagliata analisi della prima parte del programma elettorale del Movimento 5 Stelle, nata dai dubbi che mi sono sorti leggendo alcuni punti.

Premessa: questa non è una sterile accusa al movimento di Grillo, ma è solo l’espressione dei miei dubbi. Chiedo però chiunque legga e abbia voglia di commentare a leggere l’intero articolo, o almeno a leggere la parte della quale vuole discutere.
All’interno del programma ci sono molte cose: cose giuste, cose inutili, cose errate, cose ingenue e infine cose che mi hanno fatto rabbrividire.

Inoltre, alla base di ogni pagina del file originale (scaricabile dal sito del movimento) si trova la “V” rossa che contraddistingue il movimento vicino alla dicitura “= obbiettivo raggiunto”, a indicare i punti del progamma attuati; ci sono alcuni punti con la “V”, però nessuno di essi è stato raggiunto grazie all’azione del movimento, quindi perchè mettere una simile dicitura? Alcuni vicini al movimento dicono che si fa per trasparenza, nel senso che non si dovrebbero mai cancellare i punti dai programmi elettorali; concordo, ma allora dovrebbe essere specificato nella didascalia, altrimenti un lettore poco attento o poco informato potrebbe pensare che il merito dell’attuazione di quei punti sia da attribuire al M5S (in sostanza, a voler pensar male di potrebbe ipotizzare che non si specifichi apposta per convincere gli elettori che il movimento ha fatto qualcosa e che farà ancora di più se votato).

Sempre persone vicine al movimento hanno asserito che tale programma è stato votato online dal popolo grillino e solo poi è stata stilata la versione definitiva che si può leggere al link qualche riga sopra. Questa affermazione ha un difetto: presume che ciò che scieglie la maggioranza sia sempre giusto. Purtroppo non è così e ci sono svariati esempi storici a riprova che il popolo non vuole sempre la cosa giusta; il più lampante potrebbe essere l’ascesa al potere di Adolf Hitler nella Germania del 1933, avvenuta in modo assolutamente democratico, senza brogli. Tutti sappiamo come è andata a finire, quindi non si dovrebbe avere cieca fiducia nelle scelte dell’opinione pubblica in periodi di crisi.

Ovviamente non sto paragonando il M5S ai nazisti, ho solo portato esempio chiaro e lampante a supporto della mia tesi.


Nota tipografica: il conenuto del programma elettorale è scritto in corsivo grassetto, i miei commenti sono introdotti da una barretta verticale “|” e sono scritti in caratteri normali vicino a ogni punto.
Possiamo quindi iniziare.



STATO E CITTADINI

L’organizzazione attuale dello Stato è burocratica, sovradimensionata, costosa, inefficiente.
Il Parlamento non rappresenta più i cittadini che non possono scegliere il candidato, ma solo il simbolo del partito. La Costituzione non è applicata. I partiti si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio.(per caso mi sono perso qualche colpo di stato? Diciamo che gli elettori sono stati ingannati e hanno la colpa di aver creduto per molti anni alle “favole” di gente senza scrupoli, senza porsi le dovute domande)

• Abolizione delle province | giusto, in effetti le provincie, moltiplicate per favori elettorali negli ultimi anni, sono ormai delle duplicazioni delle regioni e dei comuni che aspirano denaro pubblico; l’ultimo Governo Belusconi avrebbe dovuto abolirle (ricordate il suo programma elettorale?) ma invece ne ha create molte nuove. La Sardegna, col recente referendum, ha dimostrato di muoveri nella direzione giusta senza movimenti nuovi ma per volontà popolare; mi chiedo perchè la stessa cosa non si faccia nelle altre regioni. Sarebbero già dovute essere abolite nel 1970, dopo l’introduzione delle regioni a statuto ordinario. Tuttavia, invece della loro totale cancellazione potrebbero anche essere molto depotenziate e rese finalmente ciò che erano state pensate per essere: enti di coordinemento fra i comuni del territorio, che si deve anche occupare di rappresentarli in regione.

• Accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti | questo punto è sbagliato per il semplice fatto che è una misura imposta dall’alto e quindi non democratica. Si dovrebbe chiedere agli abitanti dei comuni interessati se vogliono essere accorpati, perchè molti comuni italiani hanno una forte identità culturale e non prenderebbero bene l’imposizione di una simile misura.E’ ovvio che verrebbero accorpati meno comuni, però si rispetterebbe la volontà popolare (non ci si può professare rispettosi della volontà popolare e poi imporre dall’alto simili misure). E poi, mi spiegate che motivo ci sarebbe di accorpare comuni col bilancio in attivo? Sarebbe ingiusto ed inutile, quasi una punizione al vistusismo (sì, esistono anche comuni del genere).
Emblematico è il caso del “principato di Filettino”, ovvero il tentativo di un comune in provincia di Frosinone (Lazio) sotto i mille abitanti che sarebbe dovuto essere accorpato da una delle Leggi Finanziare tremontiane, che ha praticamente dichiarato la secessione dall’Italia e la sua evoluzione in principato e ha iniziato a stampare moneta propria (resta un mistero il motivo per cui la Legge non è intervenuta visto che tecnicamente una cosa del genere sarebbe un reato piuttosto grave).
Sarebbe invece molto più utile una vera riforma degli enti locali che ridia loro l’autonomia sancita dall’articolo 114 della Costituzione, autonomia che è stata loro paradossalmente tolta dalle riforme degli ultimi anni (come il “federalismo” fiscale che ha invece accentuato il centralismo e ha solo dato facoltà agli enti locali di emettere nuove tasse).
Per ridurre gli sprechi non si devono unire i piccoli comuni con la forza (col rischio di perdere le culture locali) ma si devono responsabilizzare dando loro l’autonomia sancita dall’articolo 114 della Costituzione; il governo centrale dovrebbe intervenire in caso di reati, illeciti o manifesta incapacità degli amministratori locali.

• Abolizione del Lodo Alfano | questo è un punto interessante, soprattutto perchè è contrasseganto con la famosa “V” degli obbiettivi raggiunti. Il Lodo Alfano è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale il 7 ottobre 2009, per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione della Repubblica Italiana.

• Insegnamento della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico |questo sarebbe apparentemente sensato, ma il fatto che gli eletti conoscano la Costituzione non li obbliga a rispettarla. Inoltre chi dovrebbe organizzare questi corsi? Chi dovrebbe presiedere l’esame atto a capire se il corso ha avuto successo? Nessuno ci assicura che non vengano corrotti anche questi corsi. Ma soprattutto: quando fare questo corso? Dopo l’elezione sarebbe assurdo perchè in caso di mancato superamento dell’esame cosa si dovrebbe fare, annullare l’elezione e ripeterla? Anche se si facesse prima sarebbe assurdo, perchè non si può sapere chi dei candidati sarebbe eletto e nel caso in cui si decida di far seguire il corso a tutti i candidati, ci sarebbe solo uno spreco di denaro pubblico.

• Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra carica pubblica |questo potrebbe avere senso nell’ottica della non trasformazione della politica in un lavoro e la maggioranza degli attuali politici (forse tutti ma non mi piace generalizzare) meriterebbero di essere sbattuti fuori da essa per l’eternità. Però nel caso in cui, in futuro, si riescano ad avere politici degni di questo nome (o forse dovrei dire “statisti”) che farebbero impeccabilmente il loro lavoro, questa norma si tradurrebbe in un colossale spreco di capitale umano e di competenze. Questa idea va anche contro l’articolo 51 della Costituzione della Repubblica Italiana: “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.
La legge può, per l’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica.
Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.

• Eliminazione di ogni privilegio particolare per i parlamentari, tra questi il diritto alla pensione
dopo due anni e mezzo | questo è ovvio: i parlamentari sono dipendeti pubblici scelti dagli elettori per rappresentarli e i privilegi di cui godono sono una ingiustizia sociale.

• Divieto per i parlamentari di esercitare un’altra professione durante il mandato | questo merita un approfondimento: la politica non deve essere un lavoro, in modo da richiamare solo persone appassionate a essa. Però questo tipo di divieto potrebbe far desistere persone che hanno la passione e le competenze adatte perchè perderebbero la propria occupazione e finito il mandato si ritroverebbero disoccupate, specialmente nel caso di introduzione del limite di mandati, ovvero l’ex politico sarebbe in mezzo alla strada una volta uscito dalla politica ( e nel caso della auspicabile riduzione della maggior parte dello stipendio). Insomma, un secco diviento come questo  potrebbe far, paradossalmente, scarseggiare i candidati e favorire solo chi ha redditi talmente elevati da poter stare senza stipendio per anni. L’articolo sopracitato della Costituzione, infatti, dà la possibilità di conservare il posto di lavoro durante il mandato, quindi gli impiegati sono già sistemati; ma nel caso dei liberi proifessionisti che si dovrebbe fare? Dovrebbero chiudere il proprio studio magari frutto di una vita di lavoro? Ci sono anche professioni che non sarebbero affatto incompatibili, come parlamentare e ricercatore. Quindi ho seri dubbi che questo tipo di provvedimenti possa essere davvero utile.

• Stipendio parlamentare allineato alla media degli stipendi nazionali | premetto che è assolutamente vero che i nostri parlamentari prendono troppo. Però mi chiedo: media nazionale degli stipendi di quale categoria? Dirigenti? Impiegati? Operai edili? Come per  tutti i lavoratori, anche per i politici la retribuzione dovrebbe essere proporzionale al valore della persona (competenze, capacità, ecc) e alle sue responsabilità. Uno stipendio troppo basso sarebbe l’estremo opposto della situazione attuale, cosa che paradossalmente aumenterebbe la probabilità di corruzione. C’è anche la questione dei “fuori sede”, ovvero la gran parte dei parlamentari non sono di Roma: il loro stipendio dovrebbe essere sufficiente ad assicurare loro una vita dignitosa (sottolineo dignitosa, non lussuosa) lontani da casa propria per tutto il tempo del mandato. Questo è un altro di quei punti che sembrano giusti a una prima lettura, ma che a un’attenta analisi si rivelano pieni di superficialità o, peggio, di demagogia.

• Divieto di cumulo delle cariche per i parlamentari (esempio: sindaco e deputato) | anche questo punto in apparenza sarebbe giustissimo, peccato che la Sentenza 277 del 21 ottobre 2011 della Corte Costituzionale abbia stabilito l’incompatibilità tra le cariche di sindaco e parlamentare; quindi non serve nessuna legge divieto ma basta semplicemente applicare quella vigente. A voler pensare male, anche questo punto potrebbe essere demagogico, perchè va a colpire un tema caro all’opinione pubblica.

• Non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati | questo apparentemente è sembra giusto, però si dovrebbe operare una distizione sui reati, ponendo attenzione solo su quelli che hanno attinenza con la politica. Una legge con una simile formulazione impedirebbe l’accesso alla politica anche a persone che sono state condannate per reati minori, ma questo è ingiusto per il semplice fatto che le persone possono cambiare nell’arco della loro vita (sì, lo so che è raro ma può succedere) e non sarebbe giusto perseguitare una persona per un unico errore. Senza contare che anche questo punto va contro il già citato articolo 51 della Costituzione.

• Partecipazione diretta a ogni incontro pubblico da parte dei cittadini via web, come già avviene per Camera e Senato | questo potrebbe aiutare la trasparenza, anche se nei comuni molto piccoli si farebbe prima ad assistere direttamente alla seduta. Ma non è abbastanza: la trasparenza nella nostra Pubblica Amministrazione (P.A.) è una chimera. Infatti la legge 241/1990 stabilisce il diritto di accesso ai documenti della P.A. da parte solo e soltanto dei cittadini che abbiano un interesse diretto e qualificato alla conoscenza del documento al quale chiedono di accedere. Significa che chiunque può accedere a un documento pubblico solo e soltanto se è necessario per far valere un diritto o un interesse legittimo, l’accesso ai documenti della P.A. solo per curiosità è impossibile. Esiste anche una regola che vieta agli impiegati di un ufficio di parlare fuori di quello che accade nell’ufficio stesso, impendendo al dipendente di portare l’opinione pubblica a conoscenza di difetti e inefficienze del suo ufficio (la regola dovrebbe esistere solo nel caso di dati sensibili). Esiste anche un’altra legge che permette a ogni ente pubblico di secretare arbitrariamente i suoi atti, va da sé che questo tipo di regolamenti rendono più efficacie la copertura di eventuali illeciti. Ultima annotazione: che vuol dire “partecipazione diretta“? Vuol dire he gli spettatori per via telematica potranno intervenire nella discussione? Assurdo: servirebbe solo a dilatare i tempi di discussione delle leggi!

• Abolizione delle Authority e contemporanea introduzione di una vera class action | anche se la cosiddetta “class action” potrebbe essere utile (nonostante ci siano casi in cui viene strumentalizzata e nonostante una simile causa durerebbe 100.000 anni nel nostro devastato sistema giudiziario), non si capisce che correlazione ci sia con l’eliminazione delle Autority, che sono gli organi che dovrebbero controllare l’applicazione della legge in certi settori chiave. Servono assolutamente organi che esercitino un controllo attivo, quindi avrebbe più senso una riforma che renda davvero le Autority indipendenti dalla politica e davvero in grado di assicurare ai cittadini il dovuto controllo, invece della loro abolizione in modo arbitrario.

• Referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum | questo punto lo trovo assurdo: se si facessero referendum propositivi senza quorum, chiunque potrebbe far approvare qualunque legge con un’affluenza alle urne dell’1% degli elettori. Stesso discorso per le abrogazioni. Il quorum serve a evitare che una minoranza di cittadini prevalga sul resto degli italiani.Questa sarebbe la democrazia diretta tanto sbandierata dal signor Grillo? Credo che sarebbe molto più logico vietare la propaganda elettorale sui referndum, cosa che li spoglia del loro significato di diretta richiesta al popolo (e quindi democrazia diretta, uno dei pochi tipi previsti dal nostro ordinamento), inoltre dovrebbe essere punito chi la cui propaganda sia diretta a incoraggiare l’astensionismo. Prima del referendum i mezzi di comunicazione dovrebbero dire ai cittadini esattamente come stanno le cose, senza interpretazioni politiche o disinformazione. Allora sì che sarebbero davvero democratici e utili allo scopo di consultare gli elettori. Anche questo punto presuppone modifiche constituzionali.

• Obbligatorietà della discussione parlamentare e del voto nominale per le leggi di iniziativa popolare | Tecnicamente sarebbe già così, perchè la legge 25 maggio 1970 n.352 impone di presentare la legge di iniziativa popolare al presidente di una delle due Camere, il quale è obbligato a presentarla alla Camera che presiede. Quindi, che senso ha mettere nel programma un punto che mira a ottenere una cosa che esiste già? E qui so già che qualcuno potrebbe dire: “vengono portate solo le leggi che convengono, alcune sono sparite”, allora si deve sanzionare pesantemente il presidente che ha commesso un reato con l’insabbiamento della legge di iniziativa popolare. C’è un colossale “ma“: qui ci si riferisce alla storia delle 350.000 firme svanite che Grillo tira fuori spesso, per dire che i partiti non vogliono discutere le leggi di iniziativa popolare. Non dice mai, però, che le leggi devono essere verificate da un’apposita commissione prima di arrivare in aula (non solo quelle popolari ma tutte), in modo che possano essere discusse solo quelle ammissibili e razionalizzare il lavoro delle camere. Grillo non dice mai che la legge che lui avrebbe voluto far discutere in Parlamento conteneva un articolo che imponeva la non eleggibilità di tutti gli indagati, cosa che va contro sempre l’articolo 51 della Costituzione, quindi mi pare ovvio che una simile legge non fosse ammissibile alla discussione. Altra cosa: la commissione deve anche accertarsi che la legge sia coerente e formalmente corretta. Quindi se una legge di iniziativa popolare non viene discussa, non c’è necessariamente dietro un oscuro complotto.

• Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria | se prima ci fosse scritto “Articolo 81” sarebbe perfetto, infatti l’articolo citato della Costituzione dice: “Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese.
Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte.
” quanto è inutile mettere in un programma elettorale un punto che mira a ottenere una legge che esiste già? Molta, perchè è un tema molto caro all’opinione pubblica; altro sospetto di accativante demagogia.

• Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima delle loro approvazione per ricevere i
commenti dei cittadini. |e allora le Camere cosa ci stanno a fare? Riscriviamo tutta la Parte II della costuzione, ovvero quella il cui titolo è “Ordinamento della Repubblica” e diciamo che le leggi le discute il popolo del web. Seriamente, a una prima occhiata questo punto può sembrare sensato, ma non è così: ogni legge dovrebbe stare ferma tre mesi per essere approvata dai cittadini, quindi si avrebbe un notevole rallentamento dei tempi di approvazione con una possibile impotenza delle Camere se la legge bocciata dai commenti dovesse essere riduscussa dalle Camere e poi rimessa a “commentare” per altri tre mesi (e poi come si dovrebbe fare con i decreti legge, i decreti legislativi e le leggi costituzionali?). Ci sono leggi il cui tempo di approvazione è molto inferiore a tre mesi e casi in cui si deve decidere subito (per esempio nel caso delle emergenze oppure nella mai prentatasi eventualità della dichiarazione dello stato di guerra); in questi casi che si dovrebbe fare, aspettare i tre mesi per ricevere i commenti e farsi travolgere dall’emergenza? E nel caso delle leggi Finanziarie?

Semplicemente questo punto sopravvaluta la rete (che il movimento sembra spesso considerare più importante del mondo reale) che purtroppo è popolata da mari di gente incapace di mettere in fila due parole senza farsi beffe della grammatica, che contributo potrebbe dare al dibattito sulle leggi questa gente?  Inoltre ci sono notevoli difficoltà tecniche per l’attuazione di tale idea: per esempio, chi sarebbe il poveraccio costretto a leggere le possibili migliaia di commenti per ogni legge? Il tempo necessario alla lettura dei commenti potrebbe andare oltre i tre mesi e rallentare ancora di più l’iter delle leggi attraverso questo bizzarro sistema di democrazia rappresentativa che non sa di essere diretta.

Questa era l’analisi della sezione “Stato e Cittadini“. A mio avviso pecca di frettolosità, con idee scritte senza pensare a tutte le possibili implicazioni e senza le dovute cautele, con qualche piccola deriva di totalitarismo (l’accorpamento forzato dei comuni) e qualche altra di giustizialismo che attira sempre elettori (non dimentichiamo la damagogia con cui sembra essere condito questo programma). Ciò di cui non c’è traccia è una vera riforma della nostra Giustiza, ormai allo stremo delle forze; ci sono solo vaghi riferimenti a delle “vere class action” e all’eliminazione delle Autority che invece dovrebbero essere riformate per essere davvero indipendenti dalla politica.

Un’altra idea errata è la concezione che il documento lascia trasparire del Parlamento: esso non è un luogo in cui della gente prende delle decisioni che poi devono passare sotto l’occhio critico del popolo, ma dovrebbe essere un luogo di rappresentanza del popolo, in cui si trova una sua immagine in miniatura; è questo lo scopo delle elezioni: costruire una miniatura dell’Italia che possa rappresentare il suo popolo e quindi prendere delle decisioni in sua vece.

Invece di cercare di fare improbabili e assurde riforme di pseudo democrazia diretta si dovrebbe riportare il Parlamento a essere ciò che semplicemente dovrebbe essere: luogo di rappresentaza degli italiani.
La prossima puntata sarà dedicata all’analisi della sezione “Energia“.
 Fonte: Voce Idealista

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13 luglio 2012 / VoceIdealista

[Analisi] Il Programma del Movimento 5 Stelle – Sezione “Energia”

 
Ecco l’analisi della seconda sezione del programma, quella che secondo gente che commenta in rete è scritta con cognizione di causa da qualcuno che ha competenze ingegneristiche. Io ne dubito per motivi che illustrerò man mano e alla fine del post (posso già dire che, più che da un ingegnere, questa roba sembra scritta da un fanatico della decrescita), inoltre non sono certo gli ingegneri quelli da interrogare per sapere come ridurre gli impatti ambientali, ma sono gli studiosi di scienze naturali e ambientali, i fisici e i chimici; gli ingegneri si interrogano per implementare le soluzioni trovate dai precedenti studiosi.
Iniziamo.

ENERGIA

Se venisse applicata rigorosamente la legge 10/91, per riscaldare gli edifici
si consumerebbero 14 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato
calpestabile all’anno. In realtà se ne consumano di più. Dal 2002 la legge tedesca, e più di
recente la normativa in vigore nella Provincia di Bolzano, fissano a 7 litri di gasolio, o metri
cubi di metano, al metro quadrato calpestabile all’anno il consumo massimo consentito nel
riscaldamento ambienti. Meno della metà del consumo medio italiano. Utilizzando
l’etichettatura in vigore negli elettrodomestici, nella Provincia di Bolzano questo livello
corrisponde alla classe C, mentre alla classe B corrisponde a un consumo non superiore a 5
litri di gasolio, o metri cubi di metano, e alla classe A un consumo non superiore a 3 litri di
gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato all’anno. Nel riscaldamento degli ambienti,
una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2, anche per evitare le
sanzioni economiche previste dal trattato di Kyoto nei confronti dei Paesi inadempienti, deve
articolarsi nei seguenti punti:

| qual è la fonte della conversione  fra le etichette degli elettrodomestici e le normative della provincia di Bolzano? Inoltre c’è un problema di fondo: non basta cambiare la normativa, si devono rimodernare impianti di riscaldamento vecchi di decenni o secoli. Altra questione: i riscaldamenti degli edifici pubblici stanno accesi anche in periodi caldi perchè la legge sancisce che debbano restare attivi fino a una certa data; installando un semplice termostato che li spenga quando la temperatura esterna li rende superflui anche nel periodo di attività definito dalla legge, si risparmierebbe già molto. Comunque non la CO2 che deve preocupare, bensì i particolati, meglio noti come polveri sottili: sono loro i veri killer. La CO2 derivata dall’ossidazione  dei combustibili fossili (il cui C era quindi era fuori dal ciclo del carbonio) potrebbe avere effetti deleteri sul clima a lungo termine, ma non è stato provato con certezza. C’è un’altra quesitone che non mi convince: nel testo vengono paragonati i litri di gasolio ai metri cubi di metano, ma il loro potere calirifico è differente (38 MJ per un metro cubo di metano e 40,2 MJ per un litro di gasolio; sono vicine ma differiscono di ben 2,2 MJ, ossia 2.200.000 di J, che non sono pochi), quindi non sono paragonabili come invece si tenta di fare qui.

• Applicazione immediata della normativa, già prevista dalla legge 10/91 e prescritta dalla
direttiva europea 76/93, sulla certificazione energetica degli edifici | se è una legge va applicata e basta, anzi, lo dovrebbe essere già.

• Definizione della classe C della provincia di Bolzano come livello massimo di consumi per la
concessione delle licenze edilizie relative sia alle nuove costruzioni, sia alle ristrutturazioni di
edifici esistenti | è possibile che la provincia di Bolzano abbia la maggiore efficienza energentica d’Italia, ma siamo sicuri? Dovrebbe esserci una bibliografia con le fonti dei dati.

• Riduzione di almeno il 10 per cento in cinque anni dei consumi energetici del patrimonio
edilizio degli enti pubblici, con sanzioni finanziare per gli inadempienti  |va bene, ma come si intende procedere? Questa frase indica un intento ma non dice come fare, assurdo in un documento che è dovizioso di particolari per altre cose spesso inutili. E poi ripeto quello che ho detto sopra: se la P.A. non rimoderna gli impianti, a che servono normative e sanzioni? Esse devono essere introdotte durante l’ammodernamento degli impianti e le sanzioni dovrebbero colpire gli enti che non rimodernano. Ma poi parliamo di sanzioni? Cioè lo Stato dovrebbe sazionare una parte di sè stesso? E’ uno scherzo, vero?

Agevolazioni sulle anticipazioni bancarie e semplificazioni normative per i contratti di
ristrutturazioni energetiche col metodo esco (energy service company) (E.S.Co. che fine ha fatto il puntato?), ovvero effettuate a spese di chi le realizza e ripagate dal risparmio economico che se ne ricava | e chi le dovrebbe pagare? Io questo lo chiamo investimento. Certo che se la qualità dell’aria aumentasse ci potrebbe stare anche un minimo contrubuto della comunità, ma è solo un’idea.

• Elaborazione di una normativa sul pagamento a consumo dell’energia termica nei condomini,
come previsto dalla direttiva europea 76/93, già applicata da altri Paesi europei. | la direttiva europera, come dice il nome, dà solo delle direttive. Come si intende procedere nel dettaglio, o meglio: come si intente elaborare questa normativa? Come dovrebbe essere strutturata la legge che imporrà la ricezione delle direttive?
Il rendimento medio delle centrali termoelettriche dell’Enel si attesta intorno al 38%. Lo
standard con cui si costruiscono le centrali di nuova generazione, i cicli combinati, è del
55/60%. | qual è la fonte di questi dati? L’Enel è talmente retrograda da usare consapevolmente roba vecchia perchè è un’azienda italiana? Citare una fonte attendibile, visto che sembra anche un po’ troppo basso come rendimento per un processo che cerca proprio il calore.
La co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, con utilizzo del calore nel luogo di produzione e trasporto a distanza dell’energia elettrica (la cosa paradossale è che le grandi centrali già fanno questo: scaldano le città vicine e spediscono a distanza l’eletricità tramite gli elettrodotti, quindi dov’è la novità?), consente di utilizzare il potenziale energetico del combustibile fino al 97% (un efficienza del 97% vuol dire che il 97% dell’energia chimica del combustibile diventa calore ed elettricità. Proprio qui sta l’inghippo: i cogeneratori di cui si parla hanno un’efficienza dell’80%, della quale il 40% è calore e il 40% è elettricità. Quindi questo dato è palesemente incompleto e forse anche esagerato: se ci fosse un rendimento dell’80% per il calore e dell’80% per l’elettricità, la somma finale farebbe 160%) Le inefficienze e gli sprechi attuali nella produzione
termoelettrica non sono accettabili né tecnologicamente, né economicamente, né moralmente, sia per gli effetti devastanti sugli ambienti, sia perché accelerano l’esaurimento delle risorse fossili , sia perché comportano un loro accaparramento da parte dei Paesi ricchi a danno dei
Paesi poveri (un po’ di retorica sui soprusi perpetrati dai paesi ricchi ai danni di quelli poveri fa sempre un certo effetto, mi risulta però che molti dei paesi produttori di petrolio siano fra i più ricchi del mondo. Ma poi, si potrebbe spiegare nel dettaglio questi orribili sprechi che perpetrano le “cattive” centrali nostrane?). Non è accettabile di per sé togliere il necessario a chi ne ha bisogno, ma se poi si spreca, è inconcepibile (bisogno di cosa? Solo le società industriali hanno bisogno di petrolio, si presume che i “peasi poveri” non abbiano affatto una società affamata di energia come la nostra). Per accrescere l’offerta di energia elettrica non è necessario costruire nuove centrali, di nessun tipo. La prima cosa da fare è accrescere l’efficienza e ridurre gli sprechi delle centrali esistenti (ripeto: citare la fonte che parla di questi sprechi e spiegare in dettaglio la loro natura), accrescendo al contempo l’efficienza con cui l’energia prodotta viene utilizzata dalle utenze (lampade, elettrodomestici, condizionatori e macchinari industriali) (certo, infatti si può aumentare l’efficienza di un elettrodomenstico mediante una legge, non ho parole… una cosa chiamata Fisica non conta nulla, vero?).
Solo in seguito, se l’offerta di energia sarà ancora carente, si potrà decidere di costruire nuovi impianti di generazione elettrica (che genere di impianti? Alimentati da quale forma di energia?). Nella produzione di energia elettrica e termica, una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2 anche accrescendo l’offerta, deve articolarsi nei seguenti punti:

• Potenziamento e riduzione dell’impatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti | qui rasentiamo l’assurdo: abbattere le emissioni di CO2 e l’impatto ambientale delle centrali potenziandole è a dir poco folle. Più combustibile si brucia, più si emettono CO2 (più altri ossidi) e particolati, non esistono magici dispositivi che possano evitare quanto appena detto.
• Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica con tecnologie che utilizzano le fonti fossili nei modi più efficienti, come la co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, a partire dagli edifici più energivori: ospedali, centri commerciali, industrie con processi che utilizzano calore tecnologico (calore tecnologico? Che vorrebbe dire?), centri sportivi ecc. |non si riesce proprio a lasciar pedere i combustibili fossili, eh? Poi questa trovata è assolutamente geniale: dotare ogni edificio di un proprio generatore alimentato a combustibile fossile.  Più che risparmiare enegia, questo punto sembra voler avvolgere le città in una nuovola di CO2, particolati e altri sottoprodotti della combustione (il tutto è meglio noto come smog). Ma per scaldarsi non si possono usare i molto più semplici ed ecologici (e soprattutto sani) collettori solari? Ovvero i pannelli solari per l’acqua calda. L’attuazione di questo punto non abbasserebbe l’impatto ambientale ma aumenterebbe i consumi di fonti fossili e di cosenguenza il prezzo delle stesse, oltre che abbassare notevolmente la qualità dell’aria. Paradossalmente, le caldaie a metano sono più pulite perchè non producono particolati ma solo CO2 e acqua.

• Estensione della possibilità di riversare in rete e di vendere l’energia elettrica anche agli impianti di micro-cogenerazione di taglia inferiore ai 20 kW | certo, così  il mio vicino di casa potrebbe mettere un generatore da 3 kWh in giardino e appestare l’aria di tutta la zona solo per vendere l’energia che produce. Molto ecologico, infatti, e soprattutto molto attento alla qualità dell’aria.
• Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica estendendo a tutte le fonti rinnovabili e alla micro-cogenerazione diffusa la normativa del conto energia, vincolandola ai kW riversati in rete nelle ore di punta ed escludendo i chilowattora prodotti nelle ore vuote | questo che cosa vorrebbe dire? Non l’ho capito. In questo punto c’è una colossale castroneria: si usano le unità di misura kW (kilowatt) e kWh (kilowattora) come se fossero dei sinonimi, invece il primo è una misura di potenza, mentre il secondo di energia, che sono due cose decisamente diverse. Dovremmo far elaborare una cosa fondamentale come la politica energetica a gente che non sa nemmeno usare le giuste unità di misura e non sa evidentemente di cosa stia parlando?

• Applicazione rigorosa della normativa prevista dai decreti sui certificati di efficienza energetica, anche in considerazione dell’incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che essi comportano | se è un decreto, quindi una legge dello Stato, mi pare ovvio che debba essere applicato.

• Eliminazione degli incentivi previsti dal CIP6 alla combustione dei rifiuti in base al loro inserimento, privo di fondamento tecnico-scientifico, tra le fonti rinnovabili | veramente dipende dal rifiuto, facciamo un esempio: la città di Roma è piena di verde pubblico, viali alberati e giardini privati. Tutta la biomassa prodotta dalla loro manutenzione potrebbe essere usata per produrre energia a basso costo (però produrrebbe particolati che si potrebbero filtrare, sfortunatamente esistono anche movimenti contro le centrali a biomassa). Dato che la biomassa continua a essere prodotta sarebbe una fonte rinnovabile, inoltre sarebbe più ecologica perchè il carbonio contenuto in essa non sarebbe da milioni di anni fuori dal ciclo del carbonio e quindi non influirebbe sensibilmente sulla CO2 atmosferica. Quindi questo punto è stato scritto senza cognizione di causa, perchè rinnovabile non indica una fonte di energia ecologica, vuol dire semplicemente che si rigenera nel tempo, o almeno in tempi umani, perchè anche il carbone e il petrolio si riformano nel corso dei tempi geologici (milioni di anni). Secondo questa definizione, quindi, i rifiuti sono una fonte di energia rinnovabile (se sia ecologica o meno è un’altra questione).

• Legalizzazione e incentivazione della produzione di biocombustibili, vincolando all’incremento della sostanza organica nei suoli le produzioni agricole finalizzate a ciò | che bella cosa, produrre carburante dall’agricoltura con conseguente aumento della superficie coltivata e quindi di cose come la deforestazione e il dissesto idrogeologico, quindi dell’impatto ambientale dell’agricoltura. Fatemi indovinare: vista la micro-cogenerazione diffusa del calore e dell’elettricità tanto decantate, sarà questo biocarburante che metteremo nei generatori una volta che il petrolio diventerà antieconomico fra pochi decenni? Visto che questa parte inizia con la retorica sui paesi poveri: da quando esistono i biocarburanti, i prezzi dei cereali sono saliti parecchio, quindi i paesi poveri si sono ritrovati più affamati di prima a causa di una moda assurda dei paesi occidentali. Bello, vero? Provocazione: ogni anno vengono prodotte migliaia di tonnellate di etanolo, non sarebbe più utile usarlo come combustibile invece che per ubriacarsi?

• Incentivazione della produzione distribuita di energia termica con fonti rinnovabili, in particolare le biomasse vergini, in piccoli impianti finalizzati all’autoconsumo, con un controllo rigoroso del legno proveniente da raccolte (perchè, se provenisse da coltivazioni apposite o dalla manutenzione di verde pubblico sarebbe inquinante?) differenziate ed escludendo dagli incentivi la distribuzione a distanza del calore per la sua inefficienza e il suo impatto ambientale | Ma se si è detto “piccoli impianti finalizzati all’autoconsumo” che c’entra la distribuzione a distanza del calore? E poi, visti gli impianti ad autoconsumo, dovrei cambiare la mia caldaia a gas con una stufa a pallet? Il fatto che produca più particolati non lo consideriamo, vero? Il metano non produce particolati, quindi la sua combusitione è paradossalmente più pulita. Non ci piacciono proprio i semplici ed efficientissimi collettori solari, eh?

• Incentivazione della produzione di biogas dalla fermentazione anaerobica (la fermentazione è un processo anaerobico per sua definizine, un’altra castroneria) dei rifiuti organici. | questo lo dovrebbero fare i comuni nelle discariche per i rifiuti organici, che potrebbero podurre ingenti quantità di biogas, però risulta spesso impossibile costruire nuove infrastrutture a causa del N.I.M.B.Y. Purtroppo l’opione pubblica è molto carente nelle materie scientifiche.
In definitiva, la politica energetica è basata su un preoccupante amore per i combustibili fossili e contiene troppi punti ispirati alla folle dottrina della “decrescita felice”. Peccato che i combustibili fossili siano destinati a costare sempre più cari perchè in via di esaurimento e che siano altamente inquinanti; inoltre un uso così massiccio non farebbe che aumentare la domanda di petrolio e di conseguenza aumenterebbe anche il prezzo. Fra l’altro, il petrolio usato per scaldarsi è sprecato: ci sono applicazioni industriali molto più utili, come per esempio la produzione di materie plastiche. Inoltre c’è molta confusione sulle unità mi misura, sulle efficienze e sulle percentuali, oltre ad alcune catronerie, tanto da far ipotizzare ragionevolmente che questa sezione del documento non sia affatto stata scritta da qualcuno con adeguate competenze tecnicoscientifiche. Come si fa a ridurre l’impatto ambientale aumentando i consumi di combustibile fossile? E’ assurdo!

Ci sono degli sprechi legati alla distribuzione attraverso la rete elettrica, ma non sono legati al modo di produrre l’energia, bensì alla vecchiaia della rete elettrica stessa: i cavi, specialmente quelli urbani interrati, sono spesso vecchi e troppo piccoli per i consumi energetici attuali, col risultato di scaldarsi e sprecare energia. Un altro motivo di spreco sono le cattive abitudini della gente, che si possono combattere solo con massicce e sensate campagne di sensibilizzazione a partire dalle scuole primarie.
Se volessimo incentivare la generazione diffusa di energia elettrica dovremmo incentivare i pannelli fotovoltaici, che non emettono particolati e ossidi, e che possono essere installati ovunque (per esempio i pannelli di silicio amorfo, elastici, sono meno efficienti di quelli monocristallini, rigidi, ma hanno il pregio di essere leggeri e di poter essere installati su tende parasole, tettoie, gazebi e altro). L’acqua calda può essere prodotta coi collettori solari (talmente efficienti da rendere necessaria la miscelazione con acqua fredda per evitare ustioni) che sono efficienti, sicuri e facili da installare; per la notte basta un piccolo scaldabagno elettrico da attivare solo se necessario.

Altra cosa da segnalare è il massiccio uso che questo programma fa degli incentivi, che comporterebbero un elevato aumento delle spese da parte dello Stato, cosa che in un periodo di crisi economica come quello attuale appare decisamente folle e rischierebbe di distruggere i conti pubblici già in equilibrio precario.
Ciò che manca davvero in questa sezione del programma è una seria politica energetica atta a diminuire la dipendenza dell’Italia dai combustibili fossili, destinati a essere sempre più cari, e una seria politica di ricerca per sviluppare fonti di energia più ecologiche come per esempio il geotermico, visto che la nostra costa tirrenica, dall’Amiata all’Etna, è un terreno vulcanico con fenomi secondari e alcuni complessi vulcanici ancora attivi. Un’ultima cosa: in questa sezine si parla di aumento dell’uso di combustibili fossili, ma non si fa alcuna menzione delle accise sui carburanti. Con tasse così alte, siamo sicuri che converebbe usare i combustibili fossili per produrre energia domestica? Senza contare i già citati più volte gas di scarico e gli effetti nocivi sull’ambiente ma soprattutto sulle persone.

La politica energetica è una cosa fondamentale, quindi deve essere elaborata da una squadra di esperti, non scritta in cinque minuti da un comico convinto che due cellulari possano cuocere un uovo (nelle batterie non c’è energia sufficiente nemmeno per scaldarlo, l’uovo).

La prossima puntata parlerà della sezione “Informazione“.

 Fonte: Voce Idealista

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17 luglio 2012 / VoceIdealista

[Analisi] Il Programma del Movimento 5 Stelle – Sezione “Informazione”

Eccoci alla sezione “Infomazione”. Questa parte del programma contiene alcune delle parti più agghiaccianti e alcune delle maggiori assurdità di tutto il programma, segno che, ahimè, lo stesso è stato scritto senza prima pensare a tutte le possibili implicazioni, a l’effettiva fattibilità o utilità dei provvedimenti oppure, a volte, senza la dovuta documentazione.
Iniziamo.

INFORMAZIONE

L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale (Cioè morirei se una mattina non leggessi il giornale? Che diavolo vorrebbe dire “l’informazione è uno dei fondamenti della sopravvivenza individuale“?). Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo. L’informazione quindi è alla base di qualunque altra area di interesse sociale. Il cittadino non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano (retorica sui poteri forti (anche se non sono nominati, si possono leggere fra le righe) che fa sempre presa sugli elettori, ma non ho mai trovato da nessuna parte una loro precisa identificazione e/o caratterizzazione).
Le proposte:


• Cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano | cosa vorrebbe mai dire questa frase? Per cittadinanza digitale si intende la disponibilità di molti servizi della P.A. (Pubblica Amministrazione) in formato digitale, attraverso la rete. Non c’entra assolutamente nulla con l’accesso gratuito a internet, che anzi è assurdo, avrebbe senso solo l’idea di istituire luoghi pubblici in cui si possano fruire i servizi digitali della P.A. con assistenza per chi non sa o non può come usare i computer o internet. L’accesso alla rete gratuito per tutti sembra volerci far credere che internet sia un diritto fondamentale dell’uomo, quando in realtà non è che uno strumento come può essere un telefono. Dovremmo quindi concludere che parlare al telefono sia un diritto fodamentale dell’uomo? Non scherziamo! Si può sopravvivere benissimo senza internet (esattamente come si faceva fino a 15 anni fa) e ci sono enormi ostacoli alla rete completamente gratuita: internet si regge su una complessa infrastruttura costituita da apparati di trasmissione, computer (server e client), complessi sistemi software e molto altro. In effetti potrebbe essere il più complesso strumento della storia dell’Umanità, e proprio per questa sua natura ha dei colossali costi di gestione e manutenzione (costosi pezzi di ricambio, manodopera specializzata, progettazione nuovi sistemi harware e software, ecc.), chi dovrebbe pagare i costi di questo internet felice e gratuito per tutti? Lo Stato? Meno male che il M5S dice di voler spendere meno e meglio il denaro pubblico.

• Eliminazione dei contributi pubblici per il finanziamento delle testate giornalistiche |questo tama attualmente va molto di moda, ma siamo sicuri che la sua attuazione porterebbe dei vantaggi? Premetto che attualmente le testate giornalistiche prendono troppo denaro pubblico, ma questo non vuol dire che l’eliminazione di tutti i contributi possano aiutare il pluralismo, anzi, paradossalmente potrebbe favorire l’esatto opposto. L’eliminazione totale dei contributi non intaccherebbe quasi per nulla i quotidiani che dietro hanno grandi gruppi editoriali o bancari, ma provocherebbe la fine di quelli che dietro hanno cooperative o fondazioni (come per esempio alcune testate storiche vicine a sinistra), decretando di fatto la fine del pluralismo che invece si vorrebbe salvaguardare. I contributi si dovrebbero revocare del tutto ai quotidiani sportivi e alle riviste di gossip, ma non del tutto ai quotidiani di cronaca, perchè essi sono un servizio fondamentale e il pluralismo vero è l’unica cosa che può permettere alla gente di informarsi davvero, controllando più fonti (quindi si possono abbassare ma forse non è una buona idea la loro totale eliminazione). L’introduzione di questa sezione di programma non recita forse “ Il cittadino non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere“? La totale e incondizionata cancellazione dei contributi pubblici potrebbe addirittura rendere reale una delle paure espresse sempre nell’intestazione: “Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo“.

• Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10% | questo punto è davvero agghiacciante: in nessun caso uno stato che vuole fregiarsi dell’appellativo “di diritto” può obbligare per legge un suo cittadino a cedere qualcosa di proprio, sono cose da regime totalitario. Sappiamo tutti a chi si rivolge questo punto del programma, ma per quanto quella persona possa aver fatto del male al Paese, non possiamo certo dimenticarci dei principi costituzionali e dei diritti umani per vendicarci. Ciò che davvero sarvirebbe, sarebbe finalmente l’emenazione della famosa legge sul conflitto di interessi (di una buona legge, aggiungerei). Una soluzione molto più semplice e che non comporta l’annichilazione di vari pricipi costituzionali e non.

• Le frequenze televisive vanno assegnate attraverso un’asta pubblica ogni cinque anni | quindi ogni 5 anni si dovrebbero togliere le frequenze alle aziende che ne hanno precedentemente acquistata la concessione e si dovrebbero rivendere. Nel caso in cui l’azienda non riuscisse a riprenderle cosa dovrebbe fare, fallire? Ma qui si vuole assicurare un servizio televisivo di miglior qualità oppure cancellarlo del tutto e produrre più disoccupati? Una cosa del genere porterebbe solo e soltanto a scoraggiare chiunque dall’investire nella televisione, proprio perchè non ci sarebbe la certezza di rientrare dell’investimento. Anche qui, questa norma non preserverebbe il pluralismo ma lo distruggerebbe.

• Abolizione della legge del governo D’Alema che richiede un contributo dell’uno per cento sui ricavi agli assegnatari di frequenze televisive |sarebbe bene citare esattamente la legge, così è un po’ troppo vago: non sono riuscito a trovarla.

• Nessun quotidiano con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato diffuso con proprietà massima del 10% | stesso discorso di prima: lo Stato non può obbligare un soggetto privato a vedere la sua proprietà, sarebbe una violazione dei suoi diritti. Ribadisco: la legge sul conflitto di interessi sarebbe molto più semplice (e più costituzionale) come soluzione. Ma poi, qualcuno mi può spiegare cosa impedirebbe agli azionisti massimo al 10% (che sarebbero minimo una decina) di accordarsi per fare esattamente quello che fa adesso un giornale controllato da un solo azionista? Anche con una legge del genere, al precedente proprietario sarebbe sufficiente chiamare nove suoi amici miliardari e saremmo esattamente al punto di partenza.

• Abolizione dell’Ordine dei giornalisti | perchè? E’ vero che, come tutti gli ordini professionali, è diventato una specie di casta, ma la sua totale abolizione dovrebbe prevedere la contemporanea introduzione di un organo apposito che faccia esattamente ciò che l’Ordine dovrebbe fare: controllare che i giornalisti rispettino il loro codice deontologico. Invece attualmente sono numerosi i giornalisti che scrivono assurdità, falsità o verità un po’ alterate solo per fare carriera, in barba a quello che dovrebbe essere davvero il dovere di ogni giornalista: informare la gente. Senza organi di cotrollo sarebbero invece liberissimi di disinformare per fare carriera.

• Vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici |semplice domanda: perchè? Invece di distruggere una grande e storica azienda pubblica sarebbe il caso di riformarla in modo che trasmetta contenuto pluralista, in modo che possa fare concorrenza a Mediaset e a Sky, sempre ovviamente con un occhio di riguardo alla qualità dei contenuti. Se il C.D.A. non fosse nominato dal Parlamento ma fosse come quello di qualunque altra azienda, sarebbe già un buon inizio. Un’altra cosa di cui questo punto non tiene conto è la seguente: La RAI possiede, oltre alle tre reti storiche, numerosi altri canali tematici sulla piattaforma digitale terrestre, cosa si dovrebbe fai di questi ultimi?

• Un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo e culturale,indipendente dai partiti | sull’indipendenza siamo d’accordo, ma non ci siamo sul servizio: sembra molto più una televisione di regime. Un canale finanziato da solo denaro pubblico diventerebbe , poi, un pozzo senza fondo che aspirerebbe risorse, visto che la malapolitica troverebbe comunque il modo di metterci le zampe sopra. Dato che Mediaset fa centiana di milioni di Euro ogni anno, non sarebbe meglio che la RAI fosse una vera azienda? Lo Stato ne manterrebbe una quota e per lui sarebbe un’altra fonte di introiti (e magari potrebbe permettere di rimuovere qualche tassa). Altra questione: in nessun punto si parla di eliminazione del canone che, invece, potrebbe anche aumentare se il canale “sopravvissuto” fosse finanziato solo da denaro pubblico. Concentriamoci un po’ anche sulla formulazione della frase: è diversa da tutte le altre del programma e, detta così, sembra un’idea nata per caso e scritta su un tovagliolo.

• Abolizione della legge Gasparri | se ci si riferisce alla legge n. 112 del 3 maggio 2004, essa modifica il sistema radiotelevisivo e sembra anche fare dei regali a Mediaset. E’ stata anche causa di indagini da parte dell’Unione Europera. Quindi, vogliamo abolirla (anzi, abrogarla è il termine più corretto)? Va bene! Ma… con cosa la si vuole sostituire? Già, perchè non basta abrogare una legge che regolamenta un settore, essa va sostituita con un’altra più valida, altrimenti si creerebbero buchi legislativi ancora più pericolisi di una legge pessima.

• Copertura completa dell’ADSL a livello di territorio nazionale | ADSL? Certo! Ovviamente qui non si sa di cosa si parla: A.D.S.L. sta per Asymmetric Digital Subscriber Line e viene usata per trasmettere i dati dalla centrale telefonica alla casa dell’utente attraverso i cavi telefonici tradizionali in rame (“asymmetric” significa che la banda di download e notevolmente pià larga di quella di upload). Ci sono zone d’Italia non servite perchè le centrali telefoniche non sono raggiunte dalla fibra ottica, che serve a collegarle al resto della sistema. Gli apparati dell’ADSL sono complessi e costosi, inoltre la velocità massima teorica  sul rame (20Mbps) non può essere raggiunta per via di problemi legati all’ossidazione dei cavi, a giunzioni fatte male, a distanza eccessiva dalla centrale telefonica, ecc. In sostanza per avere un buon servizio con la vecchia e datata tecnologia ADSL si dovrebbe rifare la metà dei collegamenti telefonici e si dovrebbero collegare tutte le centrali con la fibra ottica (o col ponte radio ove non sia possibile altrimenti), col rischio di ritrovarsi poi con una rete vecchia e obsoleta e aver quindi sprecato un oceano di fondi pubblici. Un uso molto più utile di quegli stessi fondi sarebbe il collegamento in fibra ottica di tutte le utenze, perchè è molto più moderna, molto più veloce e molto più efficiente. Non si dimentichi che il record mondiale di velocità per una connessione (448 Gbps, ovvero 448.000 Mbps, cioè 64 volte una ADSL media da 7 Mbps) è detenuto dal Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni (un ente di ricerca italiano) ed è stato ottenuto su fibra ottica. C’è sempre troppa ignoranza sulla tecnologia e troppo facilmente si tende a dimenticare il significato della parola “innovazione”.

• Statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia, e l’impegno da parte dello Stato di fornire gli stessi servizi a prezzi competitivi ad ogni operatore telefonico | per eliminare così una delle poche, forse l’unica, liberalizzazione che nel nostro Paese è servita allo scopo? Attualmente si possono trovare molte e varie offerte di servizi telefonici in tutte le fascie di prezzo, anche molto economiche. In sostanza il settore è già tenuto sotto controllo da una cosa chiamata concorrenza, che invece sembra essere del tutto sconosciuta in questo programma elettorale. L’unica cosa sensata è la seguente: in effetti le reti (come quella telefonica, ma anche quella ferroviaria, autostradale, elettrica, ecc.) dovrebbero essere di proprietà dello stato, poi i servizi dovrebbero essere erogati da privati e lo Stato dovrebbe vigilare sulla corretta attuazione della concorrenza e intervenire solo in caso di reati. Ma non vedo come sia possibile passare dalla teoria alla pratica: lo Stato dovrebbe pagare un’enormità per il riacquisto della rete (e spendere per la sua manutenzione e il suo ampliamento) e spendere anche per fornire il servizio telefonico (cosa impedisca a questo servizio pubblico di diventare un’altro pozzo senza fondo per il denaro pubblico non è dato sapere), ma queli sarebbero i benefici di tali, enormi, esborsi? Anche qui si dimentica l’innovazione, visto che il segnale telefonico analogico convenzionale è destinato a svanire in futuro, sostituito da una linea digitale che passa attraverso la connessione dati.

• Introduzione dei ripetitori Wimax per l’accesso mobile e diffuso alla Rete | certo: ripetitori ovunque per il Wi-Fi. E quelli che temono le onde radio chi li sente? Altre antenne poi deturperebbero ancora di più il paesaggio. Anche qui, chi dovrebbe pagare la manutenzione e la costruzione dell’apparato? Lo Stato? Vogliamo proprio che vada in banca rotta, eh? La rete 3G è già pronta, bastarebbe perfezionarla e abbassare i prezzi, per avere la stessa cosa del Wimax senza installare altre antenne ovunque. Anzi, si potrebbe anche fare l’upgrade alla 4G, visto che l’Italia è piuttosto indietro su questo. Inoltre mi chiedo: tutti si collegano gratuitamente ovunque siano, ma sono previsti metodi di controllo per verificare l’indentità di quelli che accedono? Altrimenti criminali e terroristi avrebbero la vita più facile di sempre. Altra cosa: che senso ha, allora, portare a tutti l’ADSL? Bisogna afre attenzione a sviluppare le reti mobili e quelle fisse, altrimenti si rischia che le due entrino in conflitto e, di conseguenza, si rischia che una delle due reti prevalga sull’altra, buttando conseguentemente nel fiume tutti i fondi usati per il suo potenziamento.

• Eliminazione del canone telefonico per l’allacciamento alla rete fissa |chi non è cliente Telecom Italia non lo paga, addirittura esistono offerte Telecom Italia che non lo prevedono. Comunque è effettivamente una questione su cui lo Stato dovrebbe fare chiarezza.

• Allineamento immediato delle tariffe di connessione a Internet e telefoniche a quelle europee | potrebbero anche essere più costose, non sempre gli altri europei pagano meno di noi, oppure pagano meno in proporzione perchè hanno redditi maggiori. Attenzione a fare parallelismo con gli altri paesi dell’Unione perchè non è detto che abbiamo legislazioni migliori delle nostre in tutti i casi. Ovviamente parlo in generale, ma noto spesso l’esistenza del mito secondo cui tutte le leggi degli altri paesi europei siano migliori delle nostre e non sempre, invece, è così.

• Tetto nazionale massimo del 5% per le società di raccolta pubblicitaria facenti capo a un singolo soggetto economico privato | non so cosa significhi, lo si potrebbe spiegare nel programma? Ripeto: c’è dovizia di particolari per cose spesso inutili, ma per punti oscuri come questo non c’è nemmeno l’ombra di una spiegazione.
• Riduzione del tempo di decorrenza della proprietà intellettuale a 20 anni | in alcuni casi è già così, ma esistono molti limiti in base agli ambiti. Inoltre, questa è una questione troppo complessa per risolverla in una sola riga: ci dovrebbe essere una spiegazione dettagliata in allegato, ambito per ambito.
• Abolizione della legge Urbani sul copyright | se si intende la Legge 128 del 21 maggio 2004 , essa  si occupa di finanziamenti ad associazioni sportive e cinematografiche, in più regola il peer-to-peer. Questa legge autorizza metodi di indagine che violano la privacy e forse dei diritti costituzionali. Se si volesse intervenire su questo punto bene, ma lasciate in pace i diritti d’autore: oppure preferireste che chiunque possa usare il vostro lavoro (libro, brano musicale, film, ecc) come meglio crede e senza interpellarvi o, peggio, senza riconescere l’altrui paternità dell’opera? Attenzione, quindi, perchè questo punto potrebbe facilmente passare per un esercizio di demagogia mirato a ottenere più voti con la promessa del peer-to-peer selvaggio.

• Divieto della partecipazione azionaria da parte delle banche e di enti pubblici o para pubblici a società editoriali | perchè? Se non vanno a incidere direttamente sulle notizie e sulle pubblicazioni, perchè mai si dovrebbe vietare a un’azienda di fare un investimento? Lo Stato dovrebbe intervenire solo in caso i illeciti o di “attentati” al pluralismo. Spesso l’eccesso di regolamentazione è peggio dell’assenza di regole.

• Depenalizzazione della querela per diffamazione e riconoscimento al querelato dello stesso importo richiesto in caso di non luogo a procedere (importo depositato presso il tribunale in anticipo in via cautelare all’atto della querela) |primo: come si fa a depenalizzare una querela? Essa serve solo a far avviare le indagini da parte della Procura, visto che il reato è la diffamazione e non la querela.  Poi c’è anche da dire che Beppe Grillo è famoso per insultare tutti anche più volte di fila e, attualmente, è imputato in vari processi per questo reato. Gli farebbe assolutamente comodo una depenalizzazione in questo ambito. A voler pensare male, si potrebbe credere che il signor Grillo voglia quasi crearsi una sorta di “insulto libero” con una legge ad personam. Certo, è vero che questo tipo di reato è spesso abusato, ma è compito della Giustizia capire quando sia il caso di procedere e quando no. Altrimenti a cosa servirebbe la Magistratura?

• Abolizione della legge Pisanu sulla limitazione all’accesso wi fi. | punto conrasseganto dalla “V”. Questa legge è stata abrogata il 1° gennaio 2011 dall’ultimo Governo Berlusconi. Si dovrebbe specificare chi e perchè ha abrogato la legge, perchè altrimenti sembrerebbe merito del M5S agli occhi di un elettore poco dedito a informarsi attivamente, cosa che comporterebbe un possibile aumento di voti per meriti inesistenti in realtà.

Questa era la sezione Informazione, che contiene delle soluzioni che mi lasciano perplesso e altre che addirittura ho trovato agghiaccianti (come certi punti sembrano derive antidemocratiche) oppure altre ancora che sortirebbero, paradossalmente, l’effetto contrario. Ciò che invece manca è un elenco di serie riforme atte a preservare il pluralismo del sistema, oppure una politica atta all’innovazione e allo sviluppo delle reti di telecomunicazioni, preferendo invece spendere su tecnologie obsolete senza contare l’evidente contraddizione dei punti i quali vogliono favorire sia le reti fisse che quelle mobili (sarebbe molto più intelligente collegare isole e posti sperduti con reti mobili, invece che con costosissimi impinti fissi). Non si capisce nemmeno perchè mai si dovrebbe operare la totale distruzione della RAI che viene promessa in questo programma, visto che sarebbe molto più semplice (e intelligente) riformare la RAI come la televisioni di stato dei più famosi paesi europei, come la BBC. “A voler pensar male” si potrebbe pensare a una sorta di vendetta da parte di Grillo nei confronti della RAI che lo lincenziò negli anni ’90. Stessa cosa si potrebbe pensare dell’inquietante “depenalizzazione della diffamazione“, che somiglia in modo inquietante alle leggi ad personam di un certo signore basso, con pochi capelli e che porta sempre il doppio petto.
Purtroppo, anche qui sono costretto ad affermare che questa sezione sia stata scritta senza le adeguate competenze e senza pensare alle conseguenze.

La prossima puntata sarà dedicata alla sezione “Economia“, una delle più “ricche” a mio avviso.

 Fonte: Voce Idealista

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23 luglio 2012 / VoceIdealista

[Analisi] Il Programma del Movimento 5 Stelle – Sezione “Economia”


Tocca adesso alla sezione economia, la quale contine svariati punti poco chiari, altri che all’atto pratico non avrebbero nessuna utilità, altri del tutto assurdi e altri ancora completamente privi di senso, la cui attuazione sarebbe potenzialmente devastante.
Mi dispiace vedere che un partito (anche se il movimento rigetta questo termine, risulta un partito a tutti gli effetti perchè rientra nella definizione)  molto seguito come il M5S, dal quale la gente si aspetta molto, abbia una politica economica così inadeguata alle attuali esigenze del Paese.

ECONOMIA

• Introduzione della class action | ne avevamo già parlato, comunque potrebbe anche essere utile e dovrebbe già esistere qualcosa di simile. Però possono essere tranquillamente strumentalizzate anche le class action: basta guardare il caso della Costa Concordia, dove alcuni passeggeri americani usciti incolumi dalla tragedia hanno avviato una class action contro la Costa Crociere per avere risarcimenti di centinaia di milioni di dollari.

• Abolizione delle scatole cinesi in Borsa | va bene ma… come? Con una legge che recita esattamente così? Questa è la classica trovata più facile a dirsi che a farsi. Ma sopratutto: cosa sono?

• Abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate | la struttura interna di una azienda privata è affare dell’azienda stessa: se un’azienda privata quotata nomina un consigliere di amministrazione che lo è anche in un’altra azienda oppure ha un altro incarico nella stessa, allo Stato che importa? Sono affari che riguardano i privati e l’azienda stessa, quale vantaggio ne ricaverebbe la comunità? Lo Stato deve internenire solo in caso di reati.

• Introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate | e a cosa mai servirebbe se non a paralizzare il potere decisionale delle aziende quotate? Più azioni si possiedono e più peso decisionale si ha, mi pare che la cosa sia piuttosto semplice e non abbia bisogno di modifiche. Un eccesso di regole è pericoloso come una loro insufficienza.

• Abolizione della legge Biagi | va bene, ma con cosa la si vuole sostituire? Questo punto se la prende con una legge molto odiata dall’opinione pubblica (che le imputa tutti i mali del mondo del lavoro, anche se la gran parte dei problemi invece deriva da difetti strutturali del sistema) senza però indicare con che tipo di legge e di politica la si vuole sostituire, perchè, ovviamente, l’abrogazione di una legge che regolamenta un settore comporta la sua sostituzione con un altra (altrimenti il settore sarebbe deregolamentato o, peggio, paralizzato). A voler pensar male, questo punto sembrerebbe grondare di demagogia.

• Impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno | e perchè mai si dovrebbe smantellare un’azienda che funziona? Se ho capito a cosa ci si riferisce, si vuole introdurre una forma di protezionismo per impedire alle aziende europee di acquistare aziende italiane. A parte il fatto che non si considera un piccolo dettaglio chiamato Unione Europea, che vieta ogni forma di protezionismo, qualcuno mi potrebbe spiegare per quale astruso motivo un’azienda straniera dovrebbe comprarne una italiana solo per smantellarla? Sarebbero miliardi sprecati, nessuno sano di mente lo farebbe! Al compratore conviene molto di più acquisire la parte di mercato dell’azienda acquistata per aumentare il proprio fatturato, non ha senso distruggere una proprietà che produce utili e nessuo abbastanza ricco da comprare un’azianda sarebbe così stupido (altrimenti non sarebbe così ricco).

• Vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale |  Perchè? Se una banca commerciale (che è un’azienda privata) vuole investire acquistanto azioni di un’industria, perchè mai dovremmo impedirglielo? La Legge deve intervenire solo in caso di reati o speculazioni.

• Introdurre la responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una compartecipazione alle eventuali perdite | certo, e una partecipazione in caso di utili no? Dato che vendere consapevolmente agli investitori privati dei titoli “spazzatura” è tecnicamente una truffa, non si farebbe prima a perseguire i responsabili proprio per questo reato, magari inasprendone le pene? Se invece la banca non sapesse che i titoli che vende sono “spazzatura” non sarebbe giusto punire l’istituto (sì, d’accordo che sia difficile, ma potrebbe accadere e, come ho già detto più volte, le leggi non devono mai avere una formulazione generica). Un provvedimento come questo potrebbe avere come effetto il blocco degli investimenti da parte dei privati, perchè le banche non venderebbero più prodotti a causa della paura di sanzioni.

• Impedire ai consiglieri di amministrazione di ricoprire alcuna altra carica nella stessa società se questa si è resa responsabile di gravi reati | impedire a un dirigente di avere più cariche se l’azienda ha commesso gravi reati? Che cosa si intende per “gravi reati”? E poi non ha alcun senso: le aziende sono oggetti astratti, quindi non possono commettere reati, o meglio, non possono esserne responsabili. Sarebbe come dire che se io investissi una persona sarebbe colpa dell’automobile e non mia. Sono i dirigenti che possono commettere reati, quindi andrebbero perseguiti in base al reato commesso. A cosa mai potrebbe servire una legge simile? Come si potrebbe implementare?

• Impedire l’acquisto prevalente a debito di una società (es. Telecom Italia) | se non vado errato,  di solito un’azienda venduta in quel modo dovrebbe essere a richio fallimento. Siamo d’accordo sul cercare di impedire loschi giri di denaro, speculazioni o cose simili, ma con una simile norma cosa dovrebbe fare un azienda a rischio fallimento? Fallire e bruciare posti di lavoro?

• Introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e delle
aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato | sono d’accordo al limitare gli stipendi per i dirigenti dipendenti dello Stato (direttamente e indirettamente), ma non per le aziende private: sono affari loro. Ma quali benefici potrebbe mai portare alla comunità l’azione sui privati di una simile norma? Sembra più che altro una vendetta sui ricchi.

• Abolizione delle stock option | sarebbe il caso di spiegare: cosa sia una stock option; quali benefici porterebbe il loro divieto; come si intende implementare la legge, almeno una vaga idea. Questo punto, in questa formulazione, è privo di senso.

• Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, ENI, ENEL, Mediaset,
Ferrovie dello Stato | l’unico modo per farlo è trovare dei concorrenti. Cosa si intende fare, estrarre dal cappello dei concorreti oppure chiudere per legge (idea che fa accapponare la pelle) le aziende citate e bruciare milioni di posti di lavoro? Con le proposte che ho trovato in questo programma elettorale si richia di ridare tutti i servizi allo Stato, creando altri monopoli al posto di quelli che si intende abolire. Non sarebbe invece molto più semplice favorire la concorrenza? Per quanto riguarda la Trenitalia, la concorrenza è assicurata dalla neonata NTV, anche se solo sulle tratte AV; sarebbe una buona idea aprire alla concorrenza anche quelle regionali e a bassa velocità, visto che la Trenitalia le gestisce decisamente male proprio per via del suo monopolio su quelle tratte. ENI ed ENEL si fanno già concorrenza fra di loro, vendendo entrambe energia elettrica e metano. In caso di Mediaset, invece, sarebbe il caso di usare la storica RAI per farle concorrenza con un servizio di qualità, invece di smantellarla come vuole fare chiunque abbia redatto questo programma elettorale.

• Allineamento delle tariffe di energia, connettività, telefonia, elettricità, trasporti agli altri Paesi
europei | l’ho già detto in uno dei prededenti articoli: non è detto che costino meno. Per esempio la metropolitana di Londra è molto più costasa di qualunque trasporto urbano italiano. Non sempre conviene adeguarsi agli standard europei, quindi attenzione: punti come questo, a voler pensar male, potrebbe essere i proverbiali “specchiatti per le allodole”, e poi ci si infischia dell’Unione Europera in caso di protezionismo e cose del genere, e la si ritira fuori per allineare delle tariffe in molti casi al rialzo?

• Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari | tecnicamente già si è fatto molto però la digitalizzazione della P.A. Quanto agli sprechi, ciò si chiama “spending review”, ma non si può attuare in dieci minuti: servono anni di studi dettagliati per capire quali rami di quali settori siano degli sprechi e quali no. Quindi, come si intende procedere per individuare gli sprechi e per risolverli? Con tutti gli incentivi e le ristatalizzazioni che ho trovato in questo programma (e chissà quante altre ce ne sono…) si rischia si raddoppiare il debito pubblico, altro che diminuirlo.

• Vietare la nomina di persone condannate in via definitiva (es. Scaroni all’Eni) come amministratori in aziende aventi come azionista lo Stato o quotate in Borsa | per le private, sono affari loro: la Legge deve intervenire solo in caso di reati, non deve perseguitare gli ex condannati che hanno pagato il loro debito con la giustizia Inoltre: a me cittadino comune cosa importa se un’azienda privata decide di dare un posto di responsabilità a un condannato? Basta che non commetta reati, in quel caso lo Stato dovrebbe intervenire. Quanto a quelle di Stato, può andare bene ma attenzione, vale lo stesso discorso già affronato per le cariche politiche: se la persona condannata in questione non ha più commesso reati dopo la sua condanna, perchè impedirgli di fare carriera? Potrebbe anche essersi redento e aver pagato il suo debito con la giustizia: non è automantico che tutti i condannati reitierino i reati o continuino a delinquere.

• Favorire le produzioni locali | a parte la già citata Unione Europea che vieta ogni forma di protezionismo, si devono chiarire le seguenti quesitoni: cosa si intende esattamente per “produzioni locali”? Come si intende procedere? Se per favorire si intende concedere sovvenzioni e aiuti di stato a delle aziende, sarebbe una colossale spesa per la comunità e una scorciatoia per  far intascare del denaro pubblico ai disonesti. Altro punto che rischierebbe di aumentare gli sprechi, invece di diminuirli.

• Sostenere le società no profit | a parte il fatto che sono associazioni o al massimo delle fondazioni, mi pare ovvio: lo Stato deve finanziare le fondazioni non a scopo di lucro. Un’altra voce di spesa che sarebbe molto soggetta a possibili truffe, visto che non c’è garanzia che queste associazioni non siano delle coperture per loschi traffici (non sarebbe la prima volta che un fondazione no profit si rivela una truffa, basta pensare anche alla storia recente) oppure che siano state istituite apposta per incamerare gli aiuti di Stato (nell’ipotesi in cui questo punto del programma venga attuato). Al massimo le no profit potrebbero essere finanziate come dovrebbero essere finanziati i partiti: col famoso 8 per mille. In modo che ognuno possa scegliere a chi donare e chi sostenere.

• Sussidio di disoccupazione garantito | a prima vista sembra una cosa sensata, ma ci sono un paio di questioni: la prima è che il sussidio non deve mai essere a tempo indetermianto, per evitare che il disoccupato sia incentivato a non cercare un nuovo posto di lavoro e a vivere a spese dello Stato; la seconda è che lo Stato stesso dovrebbe avere un servizio che trovi al disoccupato un’occupazione consona alle sue capacità, per evitare sprechi di risorse umane. Quindi anche questo punto potrebbe essere un demagogico “specchiatto per le allodole”.

• Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es.distributori di acqua in bottiglia) | che assurdità! L’acqua in bottiglia è un danno sociale? Chiuque abbia scritto questa roba, sa che esistono città italiane la cui acqua non è potabile (per esempio Magliano Romano, provincia di Roma)? Questa gente dovrebbe morire di sete? Inoltre, io devo poter essere libero di comprare la mia bottiglietta da portare in giro quando fa caldo. Oppure si vuole far morire disidratata una marea di gente? Certo, il consumo di acqua in bottiglia è eccessivo nelle città in cui l’acqua del rubinetto è buona, quindi servirebbe una massiccia campagna di sensibilizzazione. C’è poi gente che per necessità terapeutiche deve bere determinati tipi di acqua venduta in bottiglia, acque sopesso povere di sali. Queste attività sarebbero dei danni sociali?
Questa era la sezione Economia, che come avevo detto nel precente articolo, è una delle sezioni più ricche del programma. In definitiva, essa contiene una gran quantità di norme inattuabili o di dubbia utilità (più un paio che andrebbero contro qualche diritto costituzionale) e altre che si fanno beffe delle leggi dell’Unione Europea (tutti sappiamo cosa pensi il signor Grillo a proposito di questa istituzione), ma la cosa che mi ha fatto sorridere è stata questa questa frase: “Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi“; questo programma elettorale, con l’enorme quantità di incentivi e di spese discutibili (cioè per le quali non sono chiari o certi i benefici, ma lo sono certi invece i costi) aumenterebbe a dismisura il debito, anziché diminuirlo. Quindi il programma elettorale stesso è in conflitto col dichiarato intento di diminuire il colossale debito pubblico italiano. Più che una politica economica, questa sezione contiene una squinternata dichiarazione di intenti e svariti divieti, il nostro Paese ha bisogno di vedere risolti tutti i suoi difetti sistemici, non di altre leggi che ne ingessino ancora di più l’economia.

Certo, il programma andrebbe anche letto alla luce di alcune dichiarazioni di capo Grillo, come la  folle idea di lasciare l’Unione Europea e di svalutare la neonata Nuova Lira. Aprofondiremo questi aspetti nei prossimi articoli.

In questa sezione sono presenti enormi quantità di incentivi e spese senza benefici certi (o inesistenti, come nel caso delle no profit) e spropositate quantità di regole prive di utilità pratica, che avrebbero solo l’effetto di bloccare ancora di più la nostra già ingessata e sofferente economia; mancano del tutto proposte atte a far funzionare meglio l’economia (come finalmente una vera riforma del mercato del lavoro oppure una detassazione del settore produttivo, spostanto il prelievo su quello finanziario, in modo da far pagare meno tasse all’economia reale e favorire produzione e occupazione) e mancano del tutto anche serie proposte per limitare gli sprechi dello Stato, a parte qualche vago accenno a questo intento (cosa che saprebbe fare qualunque politico “classico”).

A volte mi chiedo se chi ha concesso il suo voto al M5S abbia davvero letto con attenzione il programma elettorale dello stesso.

 Fonte: Voce Idealista

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28 agosto 2012 / VoceIdealista

Referendum Anti-Euro? Tranquilli: è del tutto impossibile

 

Il mio ritorno dalla pausa estiva è accompagnato da qualcosa di davvero succoso!

A metà del mese di agosto il nuovo capo della lega, roberto maroni (le minuscole non sono una svista, sono d’obbligo), ha avuto la brillante idea di raccogliere le firme per presentare una legge di iniziativa popolare che abbini un referendum consultivo alle elezioni politiche del 2013. Il bieco fine è quello di recuperare gli elettori perduti dalla lega con lo scandalo che ha colpito i precedenti capi e ha mostrato all’Italia intera il vero volto del noto partito secessionista. Bisogna anche dire che fu proprio l’allora Ministro dell’Interno maroni a impedire che il referendum del giugno 2011 si svolgesse insieme alle elezioni amministrative perchè, a suo dire, in Italia i due tipi di tornata elettorale sono tradizionalmente separati. Adesso invece spinge per avere un referendum con le elezioni politiche del 2013… complimenti per la coerenza, ma non è questa la cosa più grave.


Diciamo subito che lasciare l’Eurozona e quindi anche l’Unione Europea (è impossibile lasciare la sola unione monetaria, si deve proprio lasciare l’Unione) è pura follia, anche se molti italiani sono convinti che la Moneta Unica sia la sola causa del disastro in cui ci troviamo, nonostante la vera causa siano le squinternate politiche economiche degli ultimi trenta anni, che hanno provocato il nostro colossale debito sovrano.
Approfondiremo l’argomento debito e l’assurdità dell’idea di lasciare l’Unione in un altro articolo, a noi adesso interessa la trovata di maroni. Ho detto “di maroni”? Scusate: in realtà la cosa era già stata proposta da Daniela Santachè (le metto la maiuscola perchè oggi sono magnanimo) e dall’ormai famoso Beppe Grillo, quindi l’idea del leghista è tutto tranne che originale.

Per poter presenatre un referendum occorre raccogliere oltre 500.000 firme, ma se anche i leghisti riuscissero nel loro intento, esiste la certezza matematica che la Corte Costituzionale bocci il referendum.
Perchè?

1- In Italia i referendum consultivi non sono previsti, l’unico che sia stato effettuato in tutta la storia della Repubblica fu quello che si tenne nel 1989 (Legge Costituzionale 3 aprile 1989, n. 2), in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo per sapere cosa gli italiani pensassero riguardo alla possibilità di conferire allo stesso un mandato di tipo costituente. Per tenere quell’unico referendum consultivo, il Parlamento Italiano dovette emanare una Legge Costituzionale che, avendo lo stesso valore gerarchico della Costituzione della Repubblica Italiana, è sottoposta all’approvazione di tipo aggravato che prevede più votazioni delle due camere. Quindi, se nel frettampo non si emana tale legge costituzionale o si non modifica la Costituzione per avere i referendum consultivi, la riciclata idea maroniana per riconquistare l’elettorato leghista è destinata a un’ennesima, rovinosa, figuraccia.

2- L’articolo numero 75 della Costituzione della Repubblica Italiana recita:
È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
La legge determina le modalità di attuazione del referendum.”

Quindi non si può indirire un referendum per andare a toccare i trattati internazionali.

Per questi due motivi è del tutto impossibile che insieme alle prossime elezioni politiche ci sia anche questo squinternato referendum e i leghisti faranno la loro (si spera) figuraccia finale e definitiva. Quindi, per la gioia degli europeisti e per la tristezza degli antieuro (aggiungo vittime di pesante disinformazione), ci terremo la Moneta Unica e spero che l’Unificazione Europea sia finalmente completata in un prossimo futuro.

[Eh già! Ricordatevi attentamente di questo: ogni volta che Grillo parla e parlerà di Referendum anti-euro vi sta prendendo per il culo. 
Trattasi solo di trovata propagandistica per ottenere qualche voto dagli ingenui e dai male informati.]


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7 settembre 2012 / VoceIdealista

[Analisi] Il Programma del Movimento 5 Stelle – Sezione “Trasporti”

 


Dopo la lunga pausa, ecco una nuova puntata dell’analisi del programma pentastellato! Anche questa parte non manca di cose strane; la più strana forse è la definizione di “area urbana”, perchè non si ha la minima idea di cosa si intenda: metropoli, piccola città, paesello con tre case… da che tipo di abitato si inizia a parlare di area urbana? La città di Moena (Trentino Alto Adige) potrebbe essere un’area urbana, ma lo dovrebbe essere anche Roma e per ovvi motivi le due città citate non sono affatto paragonabili.

TRASPORTI

• Disincentivo dell’uso dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane | scommettiamo che si intende mettere altre tasse di circolazione? Non mi viene in mente nessun’altra possibilità per la parola “disincentivo” (se poi mi sbaglio è meglio). Il modo più veloce, pratico e soprattutto giusto per diminuire l’uso di mezzi privati in città è diminuirne la necessità, con una rete di trasporti pubblici sicuri ed efficienti, cosa che invece manca nella maggior parte delle città più grandi (Roma per esempio è un caos). Un’altra possibilità sarebbe quella di trovare un modo per integrare finalmente i taxi nel trasporto urbano, in modo che possano coprire aree non raggiunte dalle rete comunale.


• Sviluppo di reti di piste ciclabili protette estese a tutta l’area urbana ed extra urbana | ed ecco qui un cavallo di battaglia dei movimenti ambientalisti. A prima vista sembra una cosa assolutamente sensata ma… c’è un problema: l’uso della bicicletta è sensato nei piccoli centri, ma nel caso di grandi città o addirittura di pendolarismo fra città, le piste ciclabili sarebbero del tutto inutili. Facciamo un esempio: se io abitassi in un paese della campagna romana a 50 chilometri da Roma, sarei costretto a fare 100 chilometri al giorno in bicicletta, per andare a lavoro e tornare a casa la sera. Vi sembra una cosa possibile? Oppure vogliamo tornare indietro di un secolo e costringere la gente a lavorare solo nel proprio paese di residenza? Nelle grandi città le piste ciclabili hanno senso solo all’interno dello stesso quartiere e solo se integrate coi trasporti pubblici. Inoltre, come si pensa di proteggere delle lunghe piste ciclabili, specialmente se extraurbane?

• Istituzione di spazi condominiali per il parcheggio delle biciclette | ci sono condomini in edifici che non hanno spazio. Dove le dovrebbero mettere? Sul tetto? Non si possono istituire ulteriori spazi condominiali per legge se manca lo spazio, questa misura è sensata solo se applicata a tutti i nuovi edifici.

• Istituzione dei parcheggi per le biciclette nelle aree urbane | ce ne sono già molti, il guaio è che non si sa se si ritrova intera la bicicletta o se la si ritrova ancora e non è rimasto solo il lucchetto tagliato.

• Introduzione di una forte tassazione per l’ingresso nei centri storici di automobili private con un solo occupante a bordo | BASTA TASSE! Ne siamo sommersi, con uno dei pesi fiscali più alti del mondo! E poi, se io abito in una città, ho il diritto di recarmi dove voglio. Come dicevo all’inizio del post, se i mezzi pubblici funzionassero a dovere non ci sarebbe la necessità di andare in auto in centro città, eliminando così il problema alla radice.

• Potenziamento dei mezzi pubblici a uso collettivo e dei mezzi pubblici a uso individuale (car sharing) con motori elettrici alimentati da reti | una rete elettrica per auto estesa a tutta una città è una cosa talmente costosa da renderla idiota. Avrebbe molto più senso costruire dei binari limitati, apposta per la ricarica in corsa (esistono dei prototipi, quindi basta affinare la tecnologia) oppure si potrebbero installare al posto di molti distributori di carburante, dei distributori di batterie cariche per auto elettriche (esistono dei prototipi anche di questa tecnologia, che permette la sostituzione in pochi minuti della batteria).

• Blocco immediato del Ponte sullo Stretto | detto così è demagogia pura. Per quale motivo deve essere bloccato? Questo è un altro punto segnato con la “V”, ma il progetto è stato bloccato per via della mancanza di fondi derivata dalla crisi economica, non certo grazie al M5S. L’unico motivo sensato per evitare di costruire questo ponte (e che non viene citato praticamente mai) ve lo do io: per via della tettonica delle placche, la Sicilia si allontana progressivamente dalla Calabria, quindi il ponte potrebbe essere letteralmente strappato via nel giro di pochi decenni (a meno di non riuscire a trovare un metodo per adattare il progetto a questo tipo di sollecitazioni, ma ne dubito).

• Blocco immediato della Tav in Val di Susa | anche questo punto è demagogia pura. Dato che esistono studi sia favorevoli che contrari e non si è capito ancora chi abbia ragione, il M5S dovrebbe fornire le motivazioni per cui crede che il progetto debba essere fermato. Un motivo spesso citato per l’inutilità di questa opera è che il traffico merci attuale non la giustifica, ma il traffico merci si può dirottare con la giusta politica su certe direttrici invece che su altre (per esempio le nostre merci potrebbero andare dritte in Francia e viceversa, senza passare le la Svizzera). Quella su cui vorrei far riflettere è la seguente questione: quanto sarebbe più pulita la nostra aria se ci fosse un’efficiente rete ferroviaria AV/AC estesa a livello nazionale e internazionale, su cui far passare la gran parte di cose e persone, e quindi fosse eliminata la maggior parte del traffico su gomma e aereo? Il treno non emette gas inquinanti e dannosi per la salute, mentre automobili, camion e aerei sì.
[La verità è che basterebbe potenziare al massimo la linea già esistente in Val di Susa: una galleria che fà risparmiare 20 minuti o giù di lì non può giustificare tutto questo casino nè questa grande spesa dello Stato.
Ben venga il dirottamento delle merci dal trasporto su gomma a quello su rotaia (visto il costo dei carburanti sempre più esorbitante) ma teniamo conto delle popolazioni locali.]

• Proibizione di costruzione di nuovi parcheggi nelle aree urbane | questo punto è folle: non si può impedire dall’alto a una comunità di disporre del proprio territorio in base alle proprie esigenze. Questa non è certo democrazia, e poi questo punto è in netto contrasto con l’intento di diminuire il traffico urbano: queste macchine dove diavolo dovremmo metterle?

• Sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo | sarebbe giusto, ma andrebbe anche data la possibilità ai privati di erogare il servizio ferroviario (come già avviene per i treni AV) in modo che la concorrenza stimoli a migliorare e a mantenere al meglio il servizio. Purtroppo, sembra che la parola “concorrenza” non esista in questo programma elettorale.

• Copertura dell’intero Paese con la banda larga | ne abbiamo già discusso in questa sezione del programma, perchè ripetere la questione? Soprattutto in una sezione che non c’entra nulla con le telecominicazioni.

• Incentivazione per le imprese che utilizzano il telelavoro | e perchè mai? Si vuole far lavorare tutti a casa e non farli più uscire? Questo ha senso solo per i disabili, gli altri possono tranquillamente recarsi sul posto di lavoro. Poi, come dicevamo nella sezione “energia”, basta incentivi! Farebbero solo spendere immense quantità di denaro allo Stato, senza considerare prima se derivino benefici o meno da queste spese.

• Sistema di collegamenti efficienti tra diverse forme di trasporto pubblici | cosa si intende? Approfondire.

• Incentivazione di strutture di accoglienza per uffici dislocati sul territorio collegati a Internet | uffici di che tipo? Per fare cosa? Specificare!

• Incentivazione dei mercati locali con produzioni provenienti dal territorio | geniale! Se tutti consumassero solo ciò che produce il proprio comune o provincia di appartenenza, l’alimentazione sarebbe meno varia e probabilmente il cibo non basterebbe per tutti: aree più popolate necessitano di più cibo ma hanno meno disponibilità di campi per produrre. E poi l’economia non girerebbe… non ci si può lamentare delle crisi economiche, allora. Inoltre, le anziede che esportano aumentano il loro fatturato e devono aumentare la produzione, quindi devono assumere aumentando i posti di lavoro disponibili. Le merci devono andare dove sono richieste, il “KmZero” è insensato: 100 anni fa tutto il cibo era a chilometri zero e si soffriva la fame, l’alimentazione era poco varia ed erano diffuse patologie oggi cancellate (in occidente) come lo scorbuto e la pellagra (tutte provocate da carenze alimentari legate alla monotonia dell’alimentazione).

• Corsie riservate per i mezzi pubblici nelle aree urbane | si chiamano “corsie preferenziali” o sbaglio? Basta buttare fuori le auto blu e sono perfette. Questo è un altro esempio di cose che sono nel programma e che esistono già da un pezzo. Inoltre, ci sono linee che passano in strade troppo piccole, quindi non ha senso gestire queste cose dall’alto dello Stato: devono essere gestite dalle singole comunità.

• Piano di mobilità per i disabili obbligatorio a livello comunale. | questo ha senso, anche se mi pare che ci siano già delle iniziative analoghe già in atto.

Qui finisce la sezione trasporti e, come al solito, è piena di inesattezze, populismo, faciloneria e punti incompresibili, più cose che sono proprio degli errori, come i protezionismi locali che farebbero diminuire la variabilità della nostra alimentazione, o come quelle norme che dovrebbero eliminare il traffico urbano tassando di più e eliminando i posti dove mettere le automobili. Un altro punto assurdo è quello delle automobili elettriche alimentate da reti: una cosa incredibilmente costosa che distruggerebbe il bilancio dei comuni e dello Stato.

Anche in questo caso, non ci siamo proprio.


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26 settembre 2012 / VoceIdealista

[Analisi] Il Programma del Movimento 5 Stelle – Sezione “Salute”

Nuova puntata dell’analisi del programma pentastellato! Questa volta ci occupiamo di salute e medici. Riusciremo questa volta a leggere qualcosa di sensato? Purtroppo, direi proprio di no…
Iniziamo.

SALUTE

L’Italia è uno dei pochi Paesi con un sistema sanitario pubblico ad accesso universali. Due fatti però stanno minando alle basi l’universalità e l’omogeneità del Servizio Sanitario Nazionale: la devolution, che affida alle Regioni l’assistenza sanitaria e il suo finanziamento e accentua le
differenze territoriali, e la sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico. Si tende inoltre ad organizzare la Sanità come un’azienda e a far prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli di salute e di qualità dei servizi. | Sarò matto io, ma “organizzare la sanità come un’anzienda” ha senso perchè in questo modo si dovrebbero razionalizzare le spese, mi spiego con un esempio: un’azienda comprerebbe le forniture da chi offre la miglior qualità al più basso prezzo, stessa cosa che dovrebbe fare anche il nostro Sistema Sanitario. Il problema della Devolution, invece, non è l’affidare l’assistenza alle regioni, ma il fatto che la Devolution non è mai stata tale: le regioni sperperano e fanno colossali buchi di bilancio (basti guardare cosa hanno combinato di recente Lombardia, Lazio e Sicilia), lo Stato è costretto a metterci una “toppa” ma non può pagare i bagordi all’infinito. Ecco che lo Stato pretende giustamente che le regioni spendano meno, e cosa fanno quelle? Tagliano i posti letto e chiudono gli ospedali. No, Grillo: la Devolution non va perchè ci sono amministratori regionali pessimi e perchè le istituzioni regionali non sono mai state responsabilizzate, visto che ogni problema è risolto dallo Stato-Pantalone che compre gli ammanchi di fondi. In questo modo sono solo l’incapacità e la malapolitica ad essere premiate. Un modo per responsabilizzare le istituzioni locali potrebbe essere la rimozione da parte dello Stato della giunta che ha fatto disastri e la sua sostituzione mediante nuove elezioni. Allora gli amministratori sarebbero spronati a comportarsti bene, pena il loro “licenziamento” e messa sotto inchiesta. Ovviamente, l’obbiettivo della Sanità non è il lucro ma curare la gente, quindi la Giustizia dovrebbe intervenire il caso di prestazioni di scarsa qualità effettuate in cerca di profitto.

GRATUITÀ DELLE CURE ED EQUITÀ DI ACCESSO

• Garantire l’accesso alle prestazioni essenziali del Servizio Sanitario Nazionale universale e gratuito | mi pare che questo già accada: in Italia non si assiste a gente che viene sbattuta fuori dal Pronto Soccorso perchè non può pagarsi le cure. Si può invece discutere dei ticket presenti in varie regioni.

• Ticket proporzionali al reddito per le prestazioni non essenziali | quali sono i trattamenti non essenziali? Specificare o fare esempi, questo punto è troppo vago e non si capisce cosa si intenda per “prestazioni essenziali” e cosa non.

• Monitorare e correggere gli effetti della devolution sull’equità d’accesso alla Sanità | monitorare e correggere? E come? Chiunque saprebbe scrivere una frase del genere, non si potrebbe avere almeno un accenno sul modo in cui si intende procedere? Quanto agli effetti della Devolution, rimando a qualche riga sopra.

FARMACI

• Promuovere l’uso di farmaci generici e fuori brevetto, equivalenti e meno costosi rispetto ai farmaci “di marca” (che in Italia costano spesso di più che all’estero) e più sicuri rispetto ai prodotti di recente approvazione | primo: i farmaci generici non sono esattamente identici a quelli di marca, visto che, essendo preparati da un’altra azienda dopo la scadenza del brevetto, la composizione potrebbe essere leggermente diversa. Secondo: che diavolo vuol dire la frase “più sicuri rispetto ai prodotti di recente approvazione“? Vuol dire che tutti i nuovi farmaci sono poco sicuri e che sono più sani quelli vecchi? Stiamo scherzando? In questa ultima frase c’è una pericolosa vena di complottismo: sembra voler suggerire che le case farmaceutiche mettono immondizia sul mercato per avvelenare la gente. Dato che questo è il programma elettorale di un movimento che spera di guidare il Paese, mi aspetterei molta più serietà e raziocinio.

•Prescrizione medica dei principi attivi invece delle marche delle singole specialità (come avviene ad esempio in Gran Bretagna) | Questa cosa è stata attuata da poco dal Governo Monti. Io però mi chiedo: non sarebbe stato più semplice obbligare i farmacisti a chiedere ai clienti se vogliono quello generico oppure quello di marca? In questo caso il farmacista  dovrebbe anche spiegare al cliente cosa sia un farmaco generico, perchè costi meno e se ci sono o meno differenze con quello di marca. L’autore del programma, invece, presume che siano assolutamente indentici.

INFORMAZIONE

• Programma di educazione sanitaria indipendente pubblico e permanente sul corretto uso dei farmaci, sui loro rischi e benefici | Queste cose andrebbero fatte soprattuto nelle scuole, ma soprattuto per un altro motivo: in Italia si consumano antibiotici quando non serve, per esempio quante madri troppo apprensive si fanno prescrivere antibiotici per i loro bambini col raffreddore? L’antibiotico è del tutto inutile contro le infezioni virali, infatti serve a uccidere i batteri, che sono completamente diversi (tanto che i virus non rientrano nemmeno nella definizione di “forma di vita”). Il principale effetto collaterale dell’abuso di antibiotici è lo sviluppo e la proliferazione di ceppi batterici resistenti ai farmaci, che possono diventare molto pericolosi e letali, se non si riesce a trovare il farmaco giusto e a sviluppare sempre nuovi antibiotici.
• Politica sanitaria nazionale di tipo culturale per promuovere stili di vita salutari e scelte di consumo consapevoli per sviluppare l’autogestione della salute (operando sui fattori di rischio e di protezione delle malattie) e l’automedicazione semplice | che vuol dire la frase “Politica sanitaria nazionale di tipo culturale“? Quali sarebbero i fattori di protezione dalle malattie? Dovrebbe essere spiegato nei dettagli (o almeno rimandare a un testo che lo fa), così è solo un altro dei tanti punti oscuri di questo programma.

• Informare sulla prevenzione primaria (alimentazione sana, attività fisica, astensione dal fumo) e sui limiti della prevenzione secondaria (screening, diagnosi precoce, medicina predittiva), ridimensionandone la portata, perché spesso risponde a logiche commerciali | perfetto: molte cose ho letto in questo programma, da qualche cosa sensata fino a colossali assurdità, ma la disinformazione ancora mi mancava. L’informazione sui sani stili di vita può essere senza dubbio molto utile, ma qui si commette un errore colossale: la “prevenzione primaria” (come la chiama lui) non è la panacea per tutti i mali, visto che ci sono soggetti che si ammalano di patologie riconducili a stili di vita errati pur conducendo una vita sana. La verità e che ci sono un’infinità di fattori di rischio non controllabili e a volte ancora sconosciuti. Inoltre il signor Grillo, vista la stazza, è decisamente l’ultima persona che può indicare gli stili di vita sani. Non è assolutamente vero che lo screening è sopravvalutato e risponde a logiche commerciali, questa è disinformazione: dato che le cause di molti tumori non sono ancora note (quindi come si fa a fare la “prevenzione primaria”?) si devono fare controlli periodici dopo una certa età, per individuare e curare in tempo eventuali tumori; anche il tumore più aggressivo può essere curato se preso in tempo e l’unico modo per trovarlo in stato precoce è fare lo screening. Invece di disinformare sugli esami diagnostici, sarebbe molto più utile e sensato pensare a degli sgravi fiscali per chi fa uno screening corretto, visto curare la gente per tempo può diminuire i lutti e anche pesare meno sulle casse della Sanità.

• Sistema di misurazione della qualità degli interventi negli ospedali (tassi di successo, mortalità, volume dei casi trattati ecc.) di pubblico dominio |che senso avrebbe? Boicottare certi ospedali a favore di altri? Ma si era detto all’inizio che la Sanità non deve essere gestita come un’azienda, qui si propone un “rating” degli ospedali per favorire la concorrenza fra essi! Assurdo e contraddittorio! Invece di queste stupidaggini, si dovrebbe ripensare il sistema affinché ci sia personale competente e buoni macchinari in ogni ospedale, in modo che tutti possano avere un alto tasso di successi e una bassa mortalità. Un provvedimento come questo, addirittura, è in aperta contraddizione con l’intento diachiarato all’inizio della sezione di eliminare la disparità fra regioni ricche e povere: gli ospedali migliori sarebbero nelle regioni ricche e quelli peggiori in quelle più povere. Cosa ci sarebbe di diverso rispetto alla situazione attuale?

MEDICI

• Proibire gli incentivi economici agli informatori “SCIENTIFICI” sulle vendite dei farmaci | specificare cosa si intende per informatori “SCIENTIFICI” , è troppo vago e sembra voler prendere in giro una categoria professionale. Grillo, questo non è un tuo spettacolo, è un programma elettorale ed è una cosa seria.

• Separare le carriere dei medici pubblici e privati, non consentire a un medico che lavora in strutture pubbliche di Operare nel privato | e perchè mai? Non ci sarebbe nulla di male se riuscisse a fare bene il suo lavoro in entrambi gli ambiti.

• Incentivazione della permanenza dei medici nel pubblico, legandola al merito con tetti massimi alle tariffe richieste in sede privata | che diavolo vorrebbe dire?

• Criteri di trasparenza e di merito nella promozione dei primari | potrebbe essere sensato, ma detto così sembra un pesiero scritto su un tovagliolo al ristorante: come si intende procedere? Qualis ono questi criteri di trasparenza? Almeno un’idea generale! Queste dichiarazioni di intenti le può fare chiunque, anche il peggior politico della Storia.

ORGANIZZAZIONE

• Liste di attesa pubbliche e on line | e la privacy va a farsi benedire? Che senso ha mettere online i nomi di tutte le persone che necessitano di una certa prestazione? Forse potrebbe servire a rendere gli illeciti più difficoltosi, ma questo è un metodo idiota: la privacy dei malati è sacra, vorreste forse far sapere a tutti che avete bisogno un tipo prestazione, magari imbarazzante? La qualità della Sanità va aumentata, ma non al prezzo della distruzione dell’autostima dei pazienti.

• Istituzione di centri unici di prenotazione on line | ANCHE online, ma perchè Grillo è così fissato con la rete? A volte il vecchio telefono è molto più pratico! Immaginate se tutti gli anziani che non sanno usare un computer dovessero trafficare con portali web di questo tipo, cosa accadrebbe? Un caos inimmaginabile. Invece con una telefonata si risolve tutto, perchè qualcuno che sa usare un computer fa tutto al posto del paziente. La praticità non può andare a farsi benedire perchè nel M5S venerano la rete come se fosse una dea onnipotente.

• Convenzioni con le strutture private rese pubbliche e on line |potrebbe anche servire.
Investire sui consultori familiari | questo punto ci permette di scoprire che il signor Grillo confonde il concetto di spesa con quello di investimento. L’investimento prevede (in sostanza) l’utilizzo di risorse per aumentare il capitale e prevede anche che ci sia un profitto. L’utilità dei consultori è indubbia, ma come diavolo potrebbero aumentare i profitti? Senza contare che i consultori non fanno nessun profitto ma erogano un servizio essenziale per la comunità. Un maggiore finanziamento dei consultori (che potrebbe anche essere utile, non contesto questo) è solo una spesa che non porta benefici economici, quindi non può essere definito un investimento. Si potrebbe al massimo forzare la definizione dire che è un investimento perchè aumenta i benefici della comunità, ma era più semplice dichiarare di voler migliorare i consultori anche con maggiori finanziamenti. Insomma, questo punto è formulato malissimo.

• Limitare l’influenza dei direttori generali nelle ASL e negli ospedali attraverso la reintroduzione dei consigli di amministrazione | mi risulta che ci sia già un consiglio di amministrazione negli ospedali.

LOTTA PER IL DOLORE

• Allineare l’Italia agli altri Paesi europei e alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella lotta al dolore. In particolare per l’uso degli oppiacei (morfina e simili) | altra disinformazione per due motivi: primo, in Italia si usano gli oppiacei già da anni; secondo, la legge 38/2010 regola la terapia del dolore ed è una delle più avanzate dell’Unione Europea. Quindi questo è uno dei pochi casi in cui sono gli altri paesi europei che si dovrebbero adeguare a noi e non viceversa. Questo punto, più di molti altri, indica come Grillo consideri l’Italia un paese retrogrado e indica come lui stesso non conosca affatto gli argomenti che tratta.

Che dire di questa sezione? Sembra essere una delle più confuse dell’intero programma, con una certa dose di disinformazione.Ci sono vari punti che sono in aperta contraddizione fra loro, come l’intento di non gestire la Sanità come un’azienda e poi l’idea di introdurre un rating per gli ospedali che servirebbe e favorirne la concorrenza. Inoltre, ci sono troppi punti oscuri e incomprensibili. Leggendo i suoi punti appare chiaro che l’autore parla di cose che non conosce e traspare una concezione dell’Italia come un paese retrogrado e primitivo, concezione spesso dettata dalla mancata documentazione. Ma non mi stupisce: quante volte, nei suoi spettacoli, Grillo vende bufale  e disinformazione per realtà? Basti pensare alla Biowashball, alla bufala sui pomodori con aggiunto gene di merluzzo che avrebbero ucciso varie persone allergiche al merluzzo oppure, ancora, basti pensare che il signor Grillo è convinto che due cellulari possano cuocere un uovo; sono cose assurde e insensate, un approccio simile è già discutibile in uno spettacolo, ma è del tutto inaccettabile in un programma elettorale che è una cosa seria, anche per il fatto che questo documento viene “venduto” agli italiani come la ricetta per far riapartire il Paese.

La salute dei cittadini è una cosa seria e trattarla con questa faciloneria e con questo tono burlesco è un insulto a tutti gli operatori della Sanità, che ogni giorno cercano di fare il proprio dovere nonostante tutti i politucoli che mettono loro i “bastoni fra le ruote”, ed è anche un insulto nei confronti di tutti coloro che attualmente stanno affrontando quale patologia. La Sanità non è uno spettacolo di Grillo.

Questa è l’impietosa analisi della sezione Salute, il prossimo articolo tratterà delle ultime brevi sezioni del programma e sarà l’ultimo: sono stufo di leggere questa continua sequela di idiozie e di assurdità.


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4 ottobre 2012 / VoceIdealista

[Analisi] Il Programma del Movimento 5 Stelle – Sezioni “Ricerca”, “Amministratori Pubblici” e “Istruzione”

Eccoci finalmente giunti al capitolo finale di questa lunga analisi. L’ultima parte del programma è formata da tre piccole sezioni che tratterò tutte nello stesso articolo, vista la loro brevità. Riusciremo questa volta a leggere qualcosa di sensato? Ci spero sempre… ma le mie speranze sono immancabilmente disattese: anche queste ultime sezioni (che sarebbero settori chiave) sono trattati con una faciloneria disarmante, condita con una vena di complottismo.

RICERCA

• Possibilità dell’8 per mille alla ricerca medico-scientifica | e sarebbe ora: sono stufo che i soldi vadano alla chiesa che li usa per fare cose inutili come stampare la bibbia in Brail (vecchia pubblicità televisiva, ricordate?). Un altro buon uso dell’8‰ potrebbe essere quello di finanziamento ai partiti: la gente decide a chi destinare, altrimenti va alla ricerca. Se i partiti prendessero denaro solo da donazioni volontarie, ci sarebbe meno corruzione.

• Finanziare la ricerca indipendente attingendo ai fondi destinati alla ricerca militare | cos’è la ricerca indipendente? I tempi del ricercatore solitario che scopre per passione sono finiti nel XIX secolo. Inoltre, chiunque abbia scritto questo punto dimostra una notevole ignoranza storica: la ricerca militare ha prodotto un mare di cose che oggi noi usiamo quotidianamente, basti pensare al radar (fondamentale per il traffico aereo e navale), alla gomma sintetica (ogni filo elettrico ne è ricoperto, quindi è più sicuro), alla tecnologia nucleare (che non serve solo a costruire armi o reattori, ma ha anche importantissime applicazioni in campo medico), i numerosi tipi di satelliti utilizzati per altrettanto numerosi scopi; insomma, la ricerca militare produce sì nuove armi, ma i principi e le invenzioni che stanno dietro le nuove armi possono avere un enorme impatto sulla vita dei civili, arricchendola di sempre nuove tecnologie che diventano ben presto fondamentali. Questo punto contiene solo dell’inutile e sterile pacifismo: la realtà è che nessuna invenzione è pericolosa o malvagia, tutti dipende da chi la usa, e la ricerca militare è un importante parte di tutta la ricerca (come del resto lo è sempre stata).

• Promuovere e finanziare ricerche sugli effetti sulla salute, in particolare legate alle disuguaglianze sociali e all’inquinamento ambientale dando priorità ai ricercatori indipendenti | questo punto è a dir poco idiota: non soltanto perché questo tipo di ricerche è del tutto inutile (sono già noti i danni sulla salute della fame o dell’inquinamento, non serve rifare tutto da capo), ma si vuole anche dare denaro ai ricercatori indipendenti che si occupano di salute e danni ambientali, chi sono gli unici che si autodefiniscono “ricercatori indipendenti” e si occupano di ricerche nel campo della salute e dei danni ambientali? I complottisti, ovviamente, tipo quelli che vanno in giro a dire che le scie chimiche sono usate per “interventi di geoingegneria illegale” (che devo ancora riuscire a capire cosa sia) o per il controllo mentale della popolazione (cosa talmente imbecille da essere incommentabile). Vogliamo dare del denaro a dei pazzi ignoranti e paranoici (o in malafede e solo in cerca di denaro facile) per fare delle ricerche insensate, inutili e impossibili? Perfetto, questo è esattamente ciò che serve per razionalizzare le spese dello Stato e fare della utile e sana ricerca scientifica. Ma per favore! La ricerca è una cosa serie e importantissima, oltre che un settore chiave, quindi evitiamo che lo Stato finanzi dei disinformatori patentati!

• Promuovere la ricerca sulle malattie rare e spesare le cure all’estero in assenza di strutture nazionali | questo potrebbe anche avere senso. Effettivamente l’esistenza delle “malattie orfane”, ossia delle malattie poco studiate perché ci sono pochissimi casi al mondo, è decisamente assurda.

• Introdurre, sulla base delle raccomandazioni dell’OMS, a livello di Governo centrale e regionale,  la valutazione dell’impatto sanitario delle politiche pubbliche, in particolare per i settori dei  trasporti, dell’urbanistica, dell’ambiente, del lavoro e dell’educazione | queste valutazioni dovrebbero far parte di quelle dell’impatto ambientale, ma attenzione: già la sindrome NIMBY è dilagante, non mettiamo altri paletti cui ci si possa appellare per fermare la costruzione di infrastrutture necessarie allo sviluppo del nostro paese. La cosa comunque non mi stupisce: nella sezione “Trasporti” il M5S propone l’immediato blocco della T.A.V. valsusana, senza nemmeno provare ad abbozzare un minimo di motivazione sensata.

AMMINISTRATORI PUBBLICI

• Eliminazione degli inceneritori | e cosa c’entra con gli amministratori pubblici? Comunque ne abbiamo già parlato nella sezione “energia“: ci sono rifiuti che possono essere usati come combustibile senza particolari rischi per la salute, prendendo tutte le precauzioni tecnologiche del caso; il termovalorizzatore è un inceneritore che usa il calore prodotto per la produzione di energia elettrica, questo Grillo non lo dice mai. Quindi questo punto è pura demagogia ambientalista, che non c’entra nulla con la sezione del programma, sembra messo a caso!

• Introduzione del reato di strage per danni sensibili e diffusi causati dalle politiche locali e  nazionali che comportano malattie e decessi nei cittadini nei confronti degli amministratori  pubblici (ministri, presidenti di Regione, sindaci, assessori). | Ma quali sono queste politiche che fanno stragi? Le stragi sono già reati, ma non si capisce affatto a cosa ci si possa riferire, questo punto è talmente vago da essere del tutto incomprensibile. Però, sembra formare una perfetta copia demagogico-ambientalista insieme al precedente.

(In definitiva, questa sezione di programma non ha il minimo senso)

ISTRUZIONE


• Abolizione della Legge Gelmini | ancora con questa storia? Siamo d’accordo che sia una pessima riforma (anche se ha un paio di punti che andrebbero conservati, come la scandenza temporale del mandato dei magnifici rettori) ma la sua abolizione (o meglio, abrogazione, ma sembra che Grillo sia refrettario all’uso del linguaggio corretto in qualunque ambito) non sistemerà magicamente la scuola. Il nostro sistema formativo è uno dei peggiori del mondo (basti guardare i nostri giovani che non sanno mettere due parole in fila senza farsi beffe della grammatica, scrivendono roba come “poko” o “ke” invece di “poco” e “che”). Mi duole ammetterlo, ma moltissimi italiani sono troppo ignoranti e privi di qualunque basilare regola di educazione, entrambe  cose imputabili a uno dei peggiori sistemi formativi del mondo (tutti gli insegnanti che cercano di fare comunque bene il loro lavoro meritano tutta la mia stima). In poche parole: non basta abrogare la legge Gelmini, la scuola e l’università devono in ogni caso essere riformate bene, o meglio, riprogettate da capo. L’abrogazione di una legge che regolamenta un settore, come ho già detto nella sezione “Economia“, comporta la paralisi del settore stesso; è per questo che si operano riforme e non abrogazioni.

• Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti | così passano il tempo su facebook invece che ad ascoltare l’insegnate. Semplicemente geniale.

• Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via Internet in formato digitale | questa è la più grossa fesseria che abbia mai sentito: i libri costano perchè sono stampati? Ma non scherziamo! Siamo d’accordo che i libri scolastici o universitari costino troppo e la loro vendita anche non cartacea potrebbe farne calare i prezzi, ma non possono essere gratuiti. Perchè? Semplice: dietro un libro c’è gente che lavora, almeno tre persone: l’autore, l’editor e l’impaginatore. Vogliamo pagare questa gente per il lavoro svolto oppure devono lavorare per la gloria? Anche un libro in formato eBook deve essere scritto, corretto e impaginato, quindi è totalmente impossibile che sia gratuito ed è totalmente assurdo credere che i libri costino solo perchè stampati: non si scrivono certo da soli. Il fatto che molti editori ci guadagnino troppo sopra è ben altra questione.

• Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo | questo avrebbe senso, perchè così il bambino imparerebbe l’inglese quasi senza sforzo, come se fosse bilingue. Ma è già realtà in molti comuni, peccato che spesso la cosa non venga praticata con la scusa che mancano i fondi.  E non è nemmeno una cosa nuova: io ho 23 anni e quando andavo io all’asilo esistevano già corsi sperimentali di inglese; lo ricordo perchè io facevo parte delle classi che parteciparono alla sperimentazione. Quindi questo sarebbe il nuovo che avanza?

• Abolizione del valore legale dei titoli di studio | di questo si è ampiamente parlato e forse ha senso. Credo che si dovrebbe fare un attenta analisi di difetti e benefici di questo provvedimento prima di schierarsi a favore o contro, soprattutto prima di mettere questa cosa nel programma: perchè il M5S ritiene che dovrebbe essere eliminato il valore legale del titolo di studio? In un programma elettorale, che dovrebbe essere una cosa seria, si deve anche dire il perchè si vuole attuare un certo provvedimento. Tutti sono capaci a dichiarare intenti, come è stato ampiamente fatto in questo assurdo “programma”.

• Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica |d’accordo che il governo Berlusconi ha portato avanti una vergognosa politica a favore delle scuole private, ma non è detto che i settori pubblico e privato debbano rimanere separati, come non è detto che il problema principale della scuola italiana siano i pochi finanziamenti. Visto lo stato della cultura degli italiani, che ignorano anche le basilari norme del viver civile (mi scuso con colti ed educati per la generalizzazione), è legittimo chiedersi se lo “Stato educatore” abbia fallito, senza contare che la tanto sbandierata autonomia dei presidi è finta, visto che non possono nemmeno licenziare gli insegnanti incapaci. E se invece si provasse a far partecipare i privati nella gestione delle scuole pubbliche? Una certa concorrenza fra i vari istituti, presidi di qualità, una vera autonomia amministrativa (ma non nei contenuti e nei programmi) e una partecipazione di capitali privati, potrebbe migliorare di parecchio il nostro sistema scolastico, che molti studi definiscono il peggiore di tutti i paesi OCSE. Se poi i presidi fossero degni di questo nome (e invece sono troppo spesso degli incapaci messi lì da qualcuno come favore) e potessero licenziare gli inseganti non idonei o manifestamente incapaci almeno uno per sezione), si potrebbe avere un certo aumento di qualità degli inseganti, con conseguente aumento di qualità dell’insegnamento. Mi pare ovvio, poi, che qualunque partecipazione dei capitali privati non dovrebbe essere volta al profitto e dovrebbe assicurare il diritto di ogni italiano meritevole a raggiungere i più alti livelli di formazione, così come dovrebbe assicurare il diritto di tutti gli italiani a ricevere la formazione di base necessaria per diventare un cittadino consapevole del proprio ruolo. Certo, questo tema è troppo complesso per essere trattato così, rimando ad articoli successivi.

Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti | devo ammetterlo: quando ho letto questo punto sono esploso a ridere. Ora posso finalmente affermare con certezza che tutte le “grandi novità” sbandierate in questo programma, non esistono. Infatti, si continua a voler introdurre cose che esistono già: se non compilassi il questionario di valutazione del corso e dell’insegnamento, non potrei prenotare l’esame. Mi sembra lampante che il signor Grillo non ha mai visto una università nemmeno in cartolina e non si è degnato di chiedere agli studenti universitari del suo movimento come funzionino le cose al loro interno. C’è anche da dire che le valutazioni sono armi a doppio taglio: sarebbe molto facile per gli studenti mettersi d’accordo e valutare male apposta un corso per far così allontanare un certo professore, che magari è un ottimo insegnante ma è severo agli esami.

Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza) | potrebbe anche servire, in effetti capita spesso di incontrare lavoratori stranieri che non si sanno esprimere bene in italiano. Quanto all’obbligo in caso di richiesta di cittadinanza: attenzione, perchè chi richeide la cittadinanza potrebbe già conoscere la nostra lingua, quindi sarebbe uno spreco di soldi costringerlo a seguire un corso. Sarebbe meglio quindi istituire anche una commissione che si occupi di capire se il corso serva o no.

Accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie | questo a senso solo per i fuori sede, per i disabili oppure per chi è ammalato e in quel momento non può seguire. Per gli altri, nulla è meglio dell’essere presente perchè in streaming non è la stessa cosa: provate a porre delle domande ai professori, cosa molto frequente nelle materie scientifiche. Verrebbe anche meno il rapporto che si crea fra i buoni insegnanti e i loro allievi. No, questa assurda idea trasformerebbe solo le lezioni universitarie in programmi televisivi da sorbire passivamente o, peggio, in tutorial in stile YouTube. Come si pensa di fare esercitazioni di laboratorio o escursioni via internet? In sostanza, io voglio seguire dal vivo. Queato è un altro punto che ci indica come Grillo non sia mai stato dentro una Università.

Investimenti nella ricerca universitaria |L’idea è sacrosanta, ma… nella sezione ricerca di diceva di premiare una specie di fantomatica “ricerca indipendente”, quindi, dopo aver finanziato le ricerche sulle scie chimiche cosa rimarrebbe nelle casse dello Stato per la ricerca universitaria? Le risorse finanziarie dello Stato non sono infinite. E poi, se esiste una apposita sezione ricerca, perchè questo punto si trova qui?

Insegnamento a distanza via Internet | insegnamento di cosa? Ma non ne avevamo parlato un attimo fa? Mi sorge il dubbio che che Grillo non si sia preso la briga di rileggere il suo “programma” una volta ultimato. Ma poi che senso ha venerare la rete in questo modo? Essa è solo uno strumento che può indubbiamente semplificare molti aspetti della nostra vita, ma non può e non potrà mai sostituire il mondo reale. Ci sono vari punti in questo programma che se attuati, costringerebbero la gente a stare tutto il giorno relegata in casa appiccicata al monitor del computer, per vivere su internet.

Integrazione Università/Aziende |  in parte è già così, ma solo per certi atenei. Questo è solo un intento dichiarato, sarebbero utili delle linee guida per capire come il M5S intenda procedere.

Sviluppo strutture di accoglienza degli studenti | che genere di accoglienza? Rivolta a che genere di studenti? Per sopperire a quale mancanza? Per risolvere quale problema? Anche qui non si spiega cosa si intenda e ci si perde in una vaghezza infinita.

Siamo finalmente giunti alla fine di questa lunga analisi (per fortuna)!

Quanto a questa sezione, non c’è nulla di sensato a parte un paio di punti, ma credo sia un caso. Si asserisce implicitamente che la ricerca militare sia inutile, nonostante un mare di invenzioni di uso quotidiano (computer compreso) derivi proprio da ricerche compiute per enti militari e poi, più ricerca si fa e meglio è, non diamo retta ai più ignoranti fra i pacifisti: la ricerca militare non serve solo a produrre nuove armi, ma gli studi da essa realizzati hanno molto spesso importanti ricadute sulla nostra vita quotidiana.

Il finanziamento della “ricerca indipendente” provocherebbe una colossale perdita di tempo e denaro dietro alle visioni dei complottisti, visto che sono gli unici ad autodefinirsi “ricercatori indipendenti”. Questa idea lascia trasparire una profonda ignoranza del mondo in cui funziona la ricerca moderna: essa viene condotta da aziende, enti privati, fondazioni e università. Non esiste più nessuno che fa ricerca per hobby, non siamo più nel XIX secolo, e nei pochi casi in cui si trovano ricercatori per hobby, si scopre che sono dei pazzi cacciati via dal mondo accademico e che quindi sono una perdita di tempo e di risorse.

Più giù nel programma, poi, si vogliono destinare fondi anche alla ricerca universitaria: cosa sacrosanta ma non si considera che, con l’attuazione di questo programma elettorale, una colossale quantità di fondi pubblici sarebbero sperperati in opere inutili, assurdi incentivi, folli ricerche schiachimiste, finanziamento di associazioni senza scopo di lucro; quindi, alla fine, cosa rimarrebbe per la ricerca? Niente! Perchè questa gente pensa che le risorse finanziarie dello Stato siano infinite?

Altra colossale assurdità è quella che vuole sistemare la scuola pubblica dandole più finanziamenti ed eliminando la riforma Gelmini: primo, è assurdo eliminare una legge che regolamenta un settore senza prima sostituirla con un’altra, altrimenti il settore verrebbe paralizzato; secondo, la mancanza di fondi è solo uno (e nemmeno il più importante) dei problemi che affliggono la nostra scuola, la quale non può essere migliorata se prima non si realizza una vera e propria riforma (non la robaccia di questi ultimi anni), che vada a risolvere tutti i problemi strutturali dell’istituzione scolastica italiana, la bassissima qualità della didattica (gente appena uscita dalle superiori non sa nemmeno parlare). Ma forse il problema più grave è la progressiva perdita di autorità da parte degli insegnanti, che a colpi di sentenze e leggi idiote, non sono più in possesso delle “armi” necessarie a insegnare rispetto e disciplina ai nostri giovani: un tempo, una nota sul diario avrebbe provocato provvedimenti disciplinari da parte dei genitori, adesso i genitori vanno a protestare dall’insegnate e lo accusano di “avercela con il/la loro adorato/a figlio/a”, cosa seguita a volte da procedimenti giudiziari che puniscono l’insegnante e lasciano impunito il pargolo/selvaggio. Sarebbe quindi il caso di avere le idee chiare, prima di sparare soluzioni ai problemi della scuola.

Altra immensa assurdità è l’introdurre la valutazione dei professori universitari, visto che è già presente e può essere strumentalizzata per allontanare determinati professori. Sarebbe invece il caso di creare un vero metodo oggettivo di controllo qualità dei professori.

Le lezioni via internet, poi, sono un’altra cosa assurda, dettata dalla folle adorazione che il M5S ha della rete, come se fosse un’entità onnipotente e capace di sostituire in tutto e per tutto la vita reale. La rete può semplificare molte cose, ma se tutte le proposte di questo programma fossero attuate, la gente rimarrebbe tutto il giorno in casa incollata al computer, perchè internet ha sostituito il mondo reale.

Altro immenso problema è quello di parlare a sproposito di argomenti che non si conoscono. Ho cercato di scoprire che studi ha fatto il signor Grillo e non ho trovato praticamente nulla, solo poche righe che lo vogliono diplomato ragioniere e non laureato. Ora, con tutto il rispetto per i ragionieri, ha senso che una persona del genere elabori la politica energetica di una Nazione? Il signor Grillo non conosce nemmeno la differenza fra potenza e energia (rimando alla sezione “Energia”, link a fondo pagina), come può quindi avere le competenze di fisica, scienze naturali e ambientali per elaborare una politica energertica che faccia fronte alle esigenze del Paese e che, al contempo, possa avere l’impatto ambientale più basso possibile? Cercando un po’ in rete, si possono trovare tutte le immense castronerie scientifiche di Beppe Grillo, che testimoniano come sia un individuo che non capisce nulla di Scienze ed è anche incapace di usare il raziocinio, visto che tende a cadere in bufale come la biowashball, i due cellulari che cuociono le uova, l’AIDS che non esiste, gli oscuri giochi delle case farmaceutiche che starebbero cercando di sterminare la popolazione mondiale (nella sezione “Salute” si dice che i farmaci equivalenti sono più sicuri di quelli nuovi, ammettendo implicitamente che tutti i nuovi farmaci siano spazzatura venefica), ecc.

Il signor Grillo dimostra anche di non conoscere minimamente il liguaggio giuridico, visto che le leggi si abrogano e non si aboliscono, ma in tutto il programma si usa le parola abolizione, che non ha lo stesso significato della parola abrogazione.

Dopo tutto questo parlare di rete onnipotente, mi sembra giusto dire cosa accadrebbe se fosse attuata la folle dottrina grillocasaleggiana di “democrazia diretta tramite internet”: niente elezioni, niente parlamento (leggi online per tre mesi per essere commentate, ricordate?), niente enti di governo locale, niente giornali e televisioni, niente più rappresentanti, referendum senza quorum su tutto, soltanto internet. Ebbene, accadrebbe che non ci sarebbe più democrazia e, anzi, ce ne sarebbe meno di prima: a decidere, non sarebbero più gli italiani attraverso i propri rappresentanti, ma solo chi ha abbastanza tempo libero da stare per ore appiccicato davanti al monitor, con la possibilità che i referendum senza quorum diano modo a delle minoranze di imporre il proprio pensiero a tutto il resto degli italiani. Pensiamo al divorzio: se qualche estremista cattolico lanciasse un referendum contro il divorzio e votassero senza quorum solo poche persone, molte delle quali estremiste cattoliche come chi a indetto il referendum, ecco che vedremmo il divorzio tornare illegale per i voti di una minoranza di persone. Proprio una democrazia perfetta, eh?

Approfondirò questo aspetto in un prossimo articolo, per ora è tutto.

Prima di commiato, vorrei invitare tutti i lettori a fare molta attenzione a Grillo e al suo M5S, perchè questo programma elettorale è assurdo e grondante di demagogia, strizzando molto l’occhio alle parti più estremiste e irragionevoli della nostra popolazione.

Sinceramente io non darei la minima fiducia a questa gente, ma è solo una mia personale opinione.