domenica 15 luglio 2012

Beppe Grillo, i suoi complici e l'omertà di massa

 Giovedì, 13 Settembre 2007

Primo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-08-31 16:01 by Michele Morini ]: … esattamente il 18 agosto 2007, alle 14:46:46 GMT, scompariva il thread "casaleggio connection" da questo message board. I vari link che spontaneamente si sono collegati a quel thread ora non hanno più un indirizzo a cui andare. Pagina cancellata. I moderatori del forum hanno approfittato del periodo di distrazione delle vacanze per fare scomparire un thread scomodo? Il thread "dello scandalo" della Casaleggio ora non è più reperibile …

[…] il thread conteneva decine di repliche e contava migliaia di visite. La trattazione dell’argomento era seria, critica e sopratutto documentata da un lavoro di ricerca. Ci si chiede ora perché si sia ritenuto di cancellare tale discussione. Che ora non sia più ammessa nemmeno la critica fondata e supportata da prove? Che non si possa piu lanciare riflessioni che esulino dall’accettazione supina delle linee guida?

Il fatto che anche su canali cosiddetti liberi si riscontrino con sempre maggiore frequenza episodi di vera e propria censura, ancora più odiosa e subdola nel momento in cui opera nell’anonimato e in momenti di distrazione è solo la conferma di quanto veniva espresso nel succitato thread!

[ 1. Eccovi una copia della prima pagina "casaleggio connection", memorizzata tempo fa. ndr ]

Secondo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-03 08:33 by Fantasia ]: … il 31 Agosto Michele Morini apre il thread […] L’unica risposta da parte di un fedelissimo di Beppe Grillo è la seguente:
Hanno fatto bene !
Vaffanculo !

[…] Nel frattempo domenica pomeriggio scompaiono nel nulla due thread il primo aperto da Fantasia dal titolo: "Vorrei partecipare al V-Day ma con questa banda di censuratori non vado neanche a bere un caffè" e un altro postato da mon dal titolo "Perchè non parteciperò al V-Day".

Accertata la censura Fantasia posta: "PERDETE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE?" che sparisce in pochi minuti. A questo punto Fantasia continua a scrivere su questo thread sperando di non subire la censura ma ribadisce le domande (anche se i moderatori-censuratori-cani da guardia eludono le domande a cui NON SANNO e NON POSSONO rispondere, cercando di ridurre tutto a un inutile battibecco. Ripeto vorrei portare un CONTRIBUTO e non DISTRUGGERE.

Grillo su www.BeppeGrillo.it pubblica una lettera di Di Pietro su L’informazione con il silenziatore. Il suddetto sito contiene una intera categoria dedicata all’informazione per difendere la libertà di stampa e di opinione!

Or bene perché invece - in questo paradiso della democrazia e della libertà di opinione che dovrebbe essere questo blog - questi thread (e anche altri) sono stati eliminati? Ci sono delle regole. Bene. Potrebbero gentilmente segnalare i "moderatori" quali regole sono state infrante nel mio thread in modo che io possa attenermi alle suddette regole ed evitare la censura ed essere finalmente maggiormente collaborativi? Grazie.

Cari "moderatori", avete 3 scelte, secondo me:

1. rispondere
2. cercare di fuorviare la discussione
3. censurare tutto

Vedete voi. A me piace la trasparenza e se questi temi vengono elusi mi sento presa in giro, e credo di non essere l’unica.

P.S. scusate per la lunghezza eccessiva, ma a volte è necessario essere sufficientemente CHIARI.

[ 2. Questo thread "è sparito il celebre thread CASALEGGIO CONNECTION da questo message board generale" di Michele Morini è stato altresì cancellato, eccovi una copia della cache di Google della prima e quarta pagina. Le altre pagine, purtroppo, non sono più reperibili. ndr ]

Terzo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-07 16:02 by Adriano ]: …. Beppe Grillo è un personaggio circondato da mille punti interrogativi, di cui i più gravi restano a mio avviso la censura praticata dal suo staff, l’ambiguo rapporto con Casaleggio, Montanari, Ricca, il 280, Di Pietro e il Pecoraro, senza dimenticare la gestione verticistica degli eventi e il forte distacco con il Meetup …


… Nel merito: quelle di Beppe Grillo sono mere rivendicazioni, non proposte innovative; la riduzione del mandato non risolve in alcun modo il problema del deficit di democrazia presente nel nostro paese … le leggi di iniziativa popolare vengono discusse in una sottocommissione del cazzo formata da 4-5 persone che si beffano delle 50-60-70 mila firme raccolte con speranze e aspettative … rivolgersi al parlamento per chiedergli di suicidarsi è una presa per il culo … lui stesso lo ha dichiarato al quotidiano la stampa del 6 sett 07, Beppe Grillo dice «[ …] Ma vorrei tranquillizzare i politici: non abbiate paura, una legge popolare in 50 anni non è mai stata approvata. E’ una presa per il culo [ …]» … mass media e politica sono in coda per strumentalizzazioni e cappelli vari, ma questo vuol dire altro: l’evento è già stato risucchiato nel vortice tritatutto del fancazzismo italico … finirà tutto davanti a un palco, a sentire un pò’ di musica, a farsi qualche canna … la lotta per il cambiamento - quello vero - è scontro fisico, sudore, a volte anche sangue … ieri Beppe Grillo chiedeva i soldi per Montanari, oggi sta chiedendo le firme: domani? Perché ha organizzato tutto questo ambaradan? Io dico NO a questa carnevalata - e per stessa ammissione dell’organizzatore - presa per il culo …

[ 3. Questo thread "il mio NO al Vday" di Adriano è stato altresì cancellato, eccovi le copie salvate in tempo: pagina 1, pagina 2, pagina 3, pagina 4, pagina 5. Inoltre, eccovi una copia della cache di Google della prima pagina. In seguito sono riportati degli estratti di questo thread cancellato, per leggere l’intero thread vi basta accedere alle 5 pagine salvate. ndr ]

Quarto atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-08 5:32 by Fantasia ]: … NON vado al V-Day perché: Grillo non mi fa ridere, mi fa piangere … non mi piace chi predica bene e razzola male, in perfetta armonia con quelli che vuole mandare affanculo … come il suo caro amico Di Pietro … ecco qui:
Da LA CASTA di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, pag 94:

… Lo confermava un’agenzia del marzo del 2007 dando notizia di Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale di Campobasso, che su delega del presidente della Provincia era stato incaricato di partecipare al tavolo che si è tenuto al ministero delle infrastrutture con il ministro Di Pietro. Summit mondiale. Caro papà Ministro. Caro figlio Consigliere. E poi dicono che nelle famiglie italiane non c’è dialogo ironizzò su La Stampa Massimo Granellini. Parole sante. Tanto più che il leggendario eroe di Mani Pulite era quello che aveva gettato la toga per cambiare una certa politica, che tuonava basta coi candidati che se non è zuppa è pan bagnato, Nicola o Francesco!, che diceva: Le mie priorità sono l’abbattimento dei costi della politica e l’eliminazione di ogni nepotismo. Ricordate la celeberrima sfuriata nei giorni in cui pareva l’Angelo Vendicatore? Scrisse che non ne poteva più (?) E chiudeva: C’è qualcuno in questo Paese che con parole semplici e chiare, ci spieghi bene le cose come stanno e senza "ismi". Bravo Tonino ci spiega con parole semplici e chiare cos’è il nepotismo …

Non mi piace chi mi cancella i post e i thread! Ne avrò scritti più di 20 ed è rimasto questo che è soltanto il terzo … e chissà quanto dura? Temo molto poco! Vi manca un pò di Fantasia, vero?

Quinto atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 12:48 by Fantasia ]: … Da questa mattina, dal mio ultimo post, ho un Grillo per la testa. CONSEGUENZE LOGICHE: considerando che Beppe Grillo scrive sul suo blog: … Il Blog di Beppe Grillo è uno spazio aperto a vostra disposizione, è creato per confrontarsi direttamente. L’immediatezza della pubblicazione dei vostri commenti non permette filtri preventivi. L’utilità del Blog dipende dalla vostra collaborazione per questo motivo voi siete i reali ed unici responsabili del contenuto e delle sue sorti …

E pertanto inneggia alla libertà di opinione, alla democrazia e alla trasparenza, richiedo ufficialmente che i thread che ho verificato RIMOSSI e cioè:

- Vorrei partecipare al V-Day, ma con questa banda di censuratori non berrei neanche una tazza di caffè!
- è sparito il celebre thread CASALEGGIO CONNECTION da questo message board generale
- CASALEGGIO CONNECTION (come richiesto nel thread precedente)
- LOGICA
- PERDETE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE

Inoltre, dopo ricerche su Google, ho scoperto che esisteva un thread di un tale Hugo Kolion [ la storia della censura nel Meetup di Beppe Grillo è stata riportata qui, ndr ] intitolato:

- Il blog di Beppe Grillo e la censura metodica [ la storia della censura nel Blog di Beppe Grillo è stata riportata qui, ndr ]

… siano rimessi on line! Vorrei avere accesso a questi thread, come tutti i lettori, altrimenti vorrei conoscere i motivi della rimozione dei thread stessi, in sintonia con le regole proposte da Grillo stesso (vedi sopra). In mancanza di questo devo DEDURRE che:

- In questo blog viene falsificata la storia, cioè si propone una realtà per ingannare chi legge.
- Beppe Grillo è un impostore!

Per quanto riguarda la veridicità di quanto da me affermato attendo smentite. Poniamo una regola suggerita dallo stesso Grillo:

Regole del sondaggio:

- le risposte devono arrivare entro tre giorni da questa mail
- vale la regola del silenzio-dissenso: nessuna risposta equivale a una risposta negativa alle domande
CIOÈ IN MANCANZA DI SMENTITE QUANTO AFFERMATO È VERO.

Tutto chiaro vero?

Sesto atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 13:55 by Daniele Spagli ]: … Più che una contestazione a Grillo mi sembra però un piccolo insulto ai membri dei Meetup perché per fare di lui un impostore occorre fare di chi lo ascolta un "credulone". Ora, ti basta che tra tutti ce ne sia uno, devono esserlo tutti o la maggioranza? Com’è che si dovrebbe smentire questa tua affermazione? …

Settimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 14:20 by Fantasia ]: … I membri del Meetup godono tutti del mio rispetto. Purtroppo non sono informati a sufficienza. Per smentire la mia affermazione bisognerebbe o dimostrare che i thread CENSURATI non sono mai esistiti, ma questo è impossibile, o scusarsi del comportamento e, pur criticando finché si vuole, rimettere on line quanto tolto affinché TUTTI possano giudicare con i loro occhi, e cercare di comprendere meglio. Errare humanum est, ma perseverare … Altre soluzioni io non ne vedo, ma magari sono un pò’ miope …

Ottavo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 14:55 by Daniele Spagli ]: … senti un pò … tu ce l’hai un blog o un sito web? Se si saprai che sei responsabile dei suoi contenuti, così come dei commenti e purtroppo la cancellazione di post o thread è purtroppo un’attività che a volte è necessaria. Mi sorprenderei del contrario. Ammettiamo che siano stati cancellati (non ho motivi per sostenere il contrario quindi non vedo perché non crederti): ora non conosco i contenuti cancellati e tantomeno i motivi per i quali sono stati cancellati quindi non ho basi per sapere se la scelta è stata giusta o meno … ma neanche vorrei arrogarmi il diritto di giudicare anche perché l’errore è umano e mi stupirei se una persona umana non sbagliasse mai. Ora il discorso è un’altro, quando posti un commento su un blog altrui tu sei comunque un suo ospite e quindi gli devi perlomeno un certo rispetto, anche perché questa persona si prende la responsabilità di aver pubblicato un’affermazione tua … quindi la tua libertà di postare deve almeno tener conto della sua libertà di tutelarsi (a volte proprio legalmente) se queste affermazioni possono metterlo in difficoltà (e intendo anche querele ecc.). Lo so è antipatico, però a volte è necessario … in più non sarà certo Grillo ad occuparsi di spulciare uno ad uno i post e quindi lo farà qualcuno del suo staff quindi oltre ad errori ci possono anche essere altri motivi che magari un aiutante troppo zelante ha ritenuto sufficienti per cancellare il thread. Puoi arroccarti su qualche frase o virgola, puoi dire che in effetti c’è un filtro preventivo ai commenti (lo farei anch’io: invece di dover pagare una persona che sta 24h/24 a leggere i commenti e cancellarli dopo metterei un filtro che mette i commenti "strani" in una cartella che invece impone un controllo prima della pubblicazione) o che dice che sono i lettori che sono responsabili dei propri post mentre invece il responsabile è il proprietario del sito web (magari era solo una frase per cercare di responsabilizzare un pò i frequentatori). Mi sembra però un pò arido cercare di mettere in discussione l’onestà di una persona perché può commettere degli errori, perché magari può mettere un pò meno attenzione in qualche frase o perché si fida di persone un pò meno affidabili: la perfezione e la coerenza assoluta non esistono, o se esistono portano al fanatismo. Direi però che di solito esiste la presunzione di innocenza più che di colpevolezza, quindi non sarebbe proprio corretto dire che qualcuno deve dimostrare l’innocenza di Grillo, direi invece che chi lo accusa di essere un impostore dovrebbe prima dimostrare l’inganno ed il suo uso truffaldino per trarne vantaggio. Ma qui andiamo un pò sul difficile … io direi di prendere le cose buone che dice e fargli notare quelle sbagliate, un pò come si fa con tutte le persone … non trovi? Grillo non è un mito … non è infallibile … non è la soluzione a tutti i nostri mali … è solo un uomo, ed è un uomo che complessivamente ritengo meriti il mio rispetto, come tutti gli altri e forse un pò più di altri …

Nono atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 15:10 by Fantasia ]: … Scusa Daniele, tu vuoi minimizzare e banalizzare quanto succede, ma non sta in piedi e ti spiego perché: Grillo ha un sito nel quale garantisce la libertà di espressione a tutti ed è un uomo che fa della libertà di espressione e di opinione e della democrazia un suo cavallo di battaglia. Pertanto questo non è un blog qualunque! In questo blog Grillo e i suoi collaboratori hanno il DOVERE CIVICO rispetto a chi li legge di tenere fede a quanto promesso. Altrimenti imbrogliano, tanto quanto coloro che criticano! Potrebbero anche, se volessero, motivare almeno, indicando con prove visibili, i motivi della censura. Sarebbe già un passo avanti verso la trasparenza che Grillo richiede alla classe politica italiana (giustamente!!!) E invece niente! Stai tranquillo che questo blog è ben vigilato dai collaboratori di Grillo! E se pur non sarà sempre lui ad operare, è comunque lui che se ne assume la responsabilità! E’ inutile indicare qui qualche nome di fedelissimi che tutti conoscono. Non è interessante. È GIUSTO invece che ognuno si assuma le proprie RESPONSABILITÀ e sia conseguente a ciò che PROCLAMA PUBBLICAMENTE! Altrimenti non è credibile! …

Decimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 15:35 by Daniele Spagli ]: … Ah Fantasy … Grillo è un uomo … anzi, ti dirò di più … E’ UN COMICO !!! Ce l’hai l’intelligenza per leggerlo criticamente? Se ce l’hai sei a posto … riconosci le cazzate che fa o che dice e riconosci le cose buone … prendi quelle buone e digli quando spara cazzate (o se preferisci tienitelo per te … come vuoi). Il problema è proprio questo … siete stati affascinati da Grillo, l’avete idolatrato e poi avete scoperto che è un uomo … con le sue debolezze: Beh si … BELLA SCOPERTA !!!! E’ un comico, non è un politico e tantomeno un santo … dice tante cose giuste e intelligenti e tante cazzate … ma lui non è un esperto in niente, ha un pò di spirito di osservazione e di curiosità ed anche un pizzico d’intelligenza (che non guasta). Questo però non basta a farlo diventare un IDOLO … l’idolo serve al ragazzino di 6 anni per apprendere, non serve alla persona adulta per non pensare con la propria testa. Ma che vi credete dicessero quei post cancellati … la verità assoluta sul mondo? credete avessero aperto il vaso di pandora? Internet è li … se cercate signoraggio ne trovate a dozzine di siti web, se cercate complottismi vari ne è pieno la rete. C’è una cosa che vi sta a cuore? Fate partire la Vostra iniziativa … non c’è mica solo Grillo al mondo: se lui non ne vuol parlare lo farà qualcun altro no? Oppure volete sempre e solo stare sotto la gonna di Grillo? Se ha cancellato un thread non ha oscurato il mondo dell’informazione … se ha ucciso una persona denunciatelo … ma per cortesia non riponete in lui aspettative fuori luogo o accuse del piffero tipo ha rubato la marmellata. CRESCETE RAGAZZI. Il V-Day è questo … senti che qualcosa non va? Fai qualcosa per cambiarlo, non limitarti a dar la colpa agli altri: questa volta Grillo ti ha dato la visibilità … la prossima volta dovrai essere in grado di farlo da solo …

Undicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-07 15:49 by Adriano ]: … il mondo dell’informazione - come tu lo chiami - può essere anche quel 3d cancellato … magari non per te, ma per qualcun altro si: perché gli neghi questa opportunità? Sarà la sua intelligenza a decidere invio/delete … solo il fanatico è contro lo spirito critico o chi cerca di analizzare/capire la realtà che lo circonda …

Dodicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 16:01 by Daniele Spagli ]: … In pochi sarebbero disposti a pagare per una cosa scritta da un’altro che magari non condividono … perché dovrebbe farlo un comico? Per la coerenza? Vi aspettate troppo dalle persone … un pò bisogna rischiare col nostro di culo, mica sempre puoi far affidamento sul culo dell’altro …

Tredicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 1:54 by Fantasia ]: … Caro Daniele, vai fuori tema! Inizi ad insultare! Fai confusione! Con ordine:

Affermi: Grillo è un uomo … anzi, ti dirò di più … E’ UN COMICO !!! Ce l’hai l’intelligenza per leggerlo criticamente? Essere un COMICO è di più che essere un uomo? Che significa? Che un COMICO è un essere che ha più difetti di un uomo? Che ha diritto di INGANNARE il prossimo? Poi fai apprezzamenti GRATUITI sulla mia intelligenza. Tipico x fuorviare il discorso e invalidare le cose scritte da chi critica. Poi cerchi ancora di BANALIZZARE il problema così: Ma che vi credete dicessero quei post cancellati … la verità assoluta sul mondo? Credete avessero aperto il vaso di pandora? Qualunque cosa è nel diritto di chi legge esserne al corrente. È pura LOGICA.

Mantieni la logica e segui il ragionamento:

- Grillo dichiara che qui tutti POSSONO SCRIVERE senza filtri purchè non insultino.
- Grillo (e Co.) cancella IMMOTIVATAMENTE alcuni thread che sono CRITICI.
- Grillo dichiara il falso, inganna il prossimo, è un impostore.

SI PUÒ CONFUTARE TUTTO QUESTO?

Nessuno dice che bisogna metterlo sotto processo per questo, ma si dice soltanto che questo è meglio che sia chiaro a tutti. Quanto ai contenuti dei thread cancellati, ne conosco solo alcuni, che parlano di censura, più che altro, mentre quelli su Casaleggio vorrei tanto conoscerli. Riporto soltanto quello che so e che è di pubblico dominio: la Casaleggio Associati gestisce siti tra cui quello di Grillo e quello di Di Pietro. La sua mission: … la consulenza strategica ha l’obiettivo di indirizzare le aziende nelle scelte rese necessarie dalla Rete e di consentire la definizione di obiettivi misurabili in termini di ritorno economico, in modo da determinare lo sviluppo del business dell’azienda, sia nel medio, sia nel lungo termine … Nel caso del V-Day la Casaleggio ha lavorato veramente bene! La Casaleggio si occupa di Business e web marketing! Questo penso che sia ONESTO dichiararlo, se vogliamo richiedere agli altri la TRASPARENZA! Da quando ho UN Grillo PER LA TESTA sono passate 13 ore, ma mi sembra che siamo rimasti al punto di partenza, o quasi …

Quattordicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 3:46 by Daniele Spagli ]: … Scusa ma io non insulto nessuno … vado fuori tema perché semplicemente è il tema che non ha senso. Una persona intelligente non può essere coerente … solo un fanatico lo è: se l’uomo Grillo non avesse difetti non mi sarei mai iscritto ad un Meetup, e già mi girano i coglioni perché i Meetup si chiamano "amici di Beppe Grillo", "Grillini" ecc. … Sinceramente non mi va di essere scambiato per una doratore di un personaggio … però qui c’è la possibilità di far qualcosa e prendo la palla al balzo. Se poi per te è più importante dimostrare se Grillo è un ipocrita o meno libera di farlo, io ho cercato di spiegarti con parole semplici che è un argomento che ha poco senso perché ogni uomo ha pregi e difetti, basta saperli vedere criticamente. Puoi vederla diversamente … ma non è che tutto questo porterà a molto … magari un richiamo ad un pò di buonsenso chi adora Grillo sarebbe più che sufficiente senza dover per forza chiamarlo ipocrita, perché questo si che è un insulto. Se poi qui nessuno risponde al thread è probabile che a nessuno interessi capire se Grillo possa essere santificato o meno … che a nessuno interessino le vostre opinioni … Siete liberissimi di pensare che Grillo è ipocrita, fatto sta che molti giudicano una persona da quello che di buono e di cattivo fa e sinceramente mi pare che quello che di buono fa sia molto di più di quello cattivo …

Quindicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 5:27 by Fantasia ]: … Tu dici che non insulti nessuno, ma dire che qualcuno non ha intelligenza significa dire che è un cretino! È LOGICO. Tu eludi il problema e dici che la coerenza è segno di fanatismo!!! MA quando mai? Tu non affronti minimamente la questione CASALEGGIO, semplicemente fai finta di niente! Tu generi confusione e BASTA! Completa l’opera il tuo amico Luca Assirelli che trasforma il tutto in pubblicità! Chiaro che un lettore sprovveduto non sa più dove si trova! Come viene spiegato QUI … e cioè: … Ma la tattica usata è simile a quella degli squadristi nel blog di Beppe Grillo: non parlano in prevalenza di ciò che una persona propone ma dei difetti (da loro puramente inventati) per poi fare scivolare il discorso su una china in cui loro diventano accusatori e l’interlocutore imputato. All’occorrenza non esitano quindi svilire, offendere, ridicolizzare o arginare chiunque si prodighi nell’esporre o affrontare temi non graditi o anche chi solo contesta la persona Beppe Grillo … Con questa loro prima azione, i puntatori di Beppe Grillo (con atteggiamenti tollerati dallo staff del Meetup di Beppe Grillo), riescono di solito a distrarre o confondere i bloggers presenti e quindi spesso anche smorzare, appiattire o deviare il discorso in un’altra direzione …

Ma non divaghiamo troppo … il quesito era questo … Mantieni la logica e segui il ragionamento:

- Grillo dichiara che qui tutti POSSONO SCRIVERE senza filtri purché non insultino.
- Grillo (e Co.) cancella IMMOTIVATAMENTE alcuni thread che sono CRITICI.
- Grillo dichiara il falso, inganna il prossimo, è un impostore.

SI PUÒ CONFUTARE TUTTO QUESTO? INUTILE ARRAMPICARSI SUI VETRI! O meglio aprire un nuovo thread?

Sedicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 8:04 by Daniele Spagli ]: … 
1. non ho sostenuto che non sei intelligente, ho solo chiesto se lo sei per leggere Grillo in maniera critica … era una domanda retorica ma evidentemente per te non lo è … 
2. tu sei stato/a il/la primo/a a sostenere che Grillo è un impostore, ma questo si che è un insulto verso Grillo e verso i membri dei Meetup che per fare di Grillo un impostore devono per forza essere dei creduloni … 
3. nessuno confuterà mai tutto quello che dici perché nessuno perderà tempo a farlo e perché non è possibile, tu non ascolti i tuoi interlocutori ma porti semplicemente avanti un’idea: liberissimo di farlo ma non è detto che questa tua idea interessi a qualcuno. Insomma … chi se ne frega se Grillo ti cancella qualche post? "non è mica da un calcio di rigore che si giudica un giocatore". Adieu …

Diciassettesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 9:18 by RosarioP ]: … AVVISO PER I NUOVI ISCRITTI MILITANTI FRA GLI AMICI DI Beppe Grillo … ATTENZIONE ai post come questi: i signori che hanno dato vita a questa discussione sono soggetti oramai vecchi del movimento, sono la minoranza (anzi si contano sulla punta delle dita) e li conosciamo oramai abbastanza bene.. Si iscrivono e si riscrivono con nomi sempre diversi perché bannati dallo staff.. ma gli attori sono sempre gli stessi. Sono soggetti che fin dal principio si fingono amici di Beppe Grillo ma in realtà non perdono occasione per remare contro, contro tutte le iniziative del comico e del movimento.. non si capisce bene il motivo. I post come questi son creati apposta per attirare l’attenzione e per creare flame, discussioni inutili e per attaccare il movimento stesso … Di sicuro Beppe Grillo come tutti i mortali di questa terra, sottoscritto compreso, avrà fatto le sue magagnette … su questo non ci piove ma le iniziative che porta avanti lui, esempio per tutti il V-Day appena trascorso, apportano di continuo un gran bene alla nazione tutta che i suoi errori … passati e presenti sono piccoli quanto una formica rispetto ad un elefante .. Le critiche all’operato di Beppe ci sono e ci sono state, ma quando l’opera è sistematica allora vuol dire che dietro, non c’è solo voglia di critica comunque legittima altrimenti saremo dei veri sudditi, ma dietro c’è qualcos’altro … Noi del movimento continuiamo ad apprezzare gli sforzi di Beppe perché mai prima di ieri si era vista una partecipazione cosi eclatante di tanti cittadini italiani stufi di questo sistema corrotto. Per cortesia, per i nuovi iscritti, ignorate completamente i post come questi non farete altro che dare soddisfazione alle loro manie di grandezza e di egocentrismo. Il loro obbiettivo è solo la distruzione del movimento. Il V-Day è appena iniziato, mettiamoci all’opera per farlo sempre più grande! Grazie e vaffanculo ai troll! …

Diciottesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 9:18 by Mon ]: … beh, cerchiamo di evitare stronzate oltre l’umana decenza per cortesia! Io, personalmente IO, sono arrivata sul Meetup IN PERFETTA BUONA FEDE, pensando di avere a che fare con persone che come me volevano cambiare le cose. Avevo speranze e ideali. Condividevo numerose cose che diceva Grillo e pensavo "sia mai che questa è l’occasione per modificare questa realtà …" ma la speranza è durata poco … tralasciando gli psicopatici con turbe personali (il cui numero non è comunque propriamente irrilevante), non ho affatto incontrato chi VERAMENTE voleva cambiare le cose. O meglio, sì le cose le si voleva cambiare, ma CON GLI STESSI MEZZI UTILIZZATI FINORA. Sempre, ottusamente con gli stessi vecchi mezzucci. Con la "strategia", con i "lasciamolo lavorare" (sic!) col leader/guru che dice "qui servono mani, troppo pensiero disturba", coi servetti che giustificano anche le scoregge del capo con i "vabbè è una scoreggia, ma è pur sempre un comico…", con gli scagnozzi occulti che censurano nascondendo la manina (l’ultima è la buffonata del post moderator! Sto ancora ridendo … ahahaha … ma come il Meetup nazionale non era "senza moderazione" e fino a tre minuti prima tutti a fregiarsi di ciò!!!? ahahahaha) quindi, Rosario caro, sei FALSO E PURE STRONZO (e te lo dico in faccia, sìssì! Te lo posso garantire!) a volerci liquidare come troll! E la critica, la MIA critica, è sistematica non per chissà quale recondito e oscuro piano segreto, ma perché questo luogo è DA ME CONSIDERATO PERICOLOSO, nonché perché ritengo Grillo stesso UN PERICOLO populista e demagogico PER L’ITALIA intera … certo, un comico sì, un comico demagogico, populista e pericoloso! Non so se è sufficientemente chiaro? E’ un pericolo perché è un manipolatore, un censuratore, un accentratore che peraltro NON HA NULLA DI NUOVO. Infine, perdonami, una domanda: di quale MOVIMENTI vai cianciando??!!! Il movimento dei Meetup??!! AHAHAHAHAHAH! E questo fantomatico "noi" ambirebbe, secondo te, alla distruzione del sedicente (o tedicente, meglio!) "movimento"??!! ahahahahah! Sei quasi peggio di un Casarini post Genova … BUFFONI VERTICISTI!!!! Io sospetto che invece siate proprio VOI, con la vostra logica da branco e da schiavetti zerbini, ad annullare la possibilità di avere UN MOVIMENTO … è la vostra logica perversa, la vostra piccolezza mentale, la vostra IGNORANZA, prima ancora dei manganelli non omologati, ad aver ucciso CHI CREDEVA CHE UN MONDO DIVERSO FOSSE POSSIBILE! Ma, vi dice bene (o male) perché un mondo diverso E’ DAVVERO POSSIBILE! Anzi sarà NECESSARIO! Per il momento una mano la si può dare capendo che Grillo è nemico di questo mondo diverso da molti auspicato. La si può dare capendo, dopo mesi e mesi di censure, che qui i VERI perseguitati, i giusti sono persone come PASCUCCI, persone che hanno da dire qualcosa di DAVVERO RIVOLUZIONARIO, e che non si occupano di populismo coi vaffa alla Masini da du lire, ne si strullano col verniciare panchine e/o coi tritarifiutidalavello! E neppure fornendo microscopi per luoghi PRIVATI! VERGOGNA! Insomma, se si vogliono cambiare le cose, bisogna rendersi conto che si è dalla parte sbagliata della barricata! E anche se dalla vostra avete più clamore e più lucine e più risate, STATE SBAGLIANDO CLAMOROSAMENTE!!!! State perpetrando un SISTEMA MARCIO E CORROTTO. Un sistema di accentramento e di censure! E Grillo ne è responsabile e artefice! Se non lo fosse stato, avrebbe potuto evitare di remare contro, di ostacolare con censure e scorrettezze varie CHI SI FA PORTATORE DI ISTANZE DI CAMBIAMENTO con cuore, onestà, dedizione e intelligenza! VERGOGNA!

Voci correlate:

Dossier BEPPE GRILLO: la manipolazione della mente
Le RAGIONI del Ragioniere BEPPE GRILLO, ovvero istruzioni d’uso su come manipolare la realtà, le menti e le opinioni delle persone su INTERNET …

Beppe Grillo: da censurato a censuratore
Una censura metodica, applicata sia nel blog che nel Meetup di Beppe Grillo, fa sì che la realtà venga pesantemente distorta. Il visitatore che accede al blog o al Meetup di Beppe Grillo non legge mai tutti i commenti postati, bensì solo una parte, quella prevalentemente favorevole al pensiero di Beppe Grillo. Grazie a questa vera e propria falsificazione della realtà, viene così data l’impressione del consenso quasi univoco. Ma la realtà è ben diversa …

Il Meetup di Beppe Grillo e la censura metodica
Troverete in seguito la spiegazione di questa metodica divisa in tre punti oltre che le prove di questa manipolazione, che avviene, come già anticipato, in tre fasi. L’applicazione ha luogo nei threads presenti nel Meetup di Beppe Grillo. Nel mio caso (e in tanti altri) è stato cancellato addirittura l’intero thread …

Il blog di Beppe Grillo e la censura metodica
In ogni stanza vi è sempre presente una squadra appoggiata dallo staff del blog di Beppe Grillo, sempre pronta ad intervenire, se necessario con un atteggiamento volutamente aggressivo. La tattica usata è semplice: i membri della squadra di Beppe Grillo non parlano in prevalenza di ciò che una persona propone ma dei difetti (da loro puramente inventati), diffamando così la persona per poi fare scivolare il discorso su una china in cui loro diventano accusatori e l’interlocutore imputato. All’occorrenza non esitano quindi svilire, offendere, minacciare, ridicolizzare, arginare chiunque si prodighi nell’esporre o affrontare temi non graditi o anche chi solo contesta una loro posizione o quella di Beppe Grillo …

L’industria della coscienza VII - Beppe Grillo e compagni …
… Grillo si atteggia a Savonarola proprio perché non è stupido e sa che nella maggior parte delle persone male informate (che sono poi sistematicamente quelle che credono di essere ben informate, di avere informazioni a 360°) questo appello alla purezza fa presa, affascina …


La censura nel blog di Beppe Grillo

di Silvano Z. - 19 agosto 2007
Chi non ha visto il mitico Beppone in qualche spettacolo. Troppo forte, lui si che le canta a chi di dovere!!! Povero Grillo, uno dei pochi che si salvano e per giunta viene pure allontanato dalla televisione. Fortuna però che esiste internet, così ha potuto creare un suo blog dove poter dire la propria senza temere ritorsioni oscurantiste. Il suo sito me lo segnalò poco tempo fa un’amica di chat, andai a darci un’occhiata: la pagine Home è essenziale, con ovviamente le pubblicità dei suoi libri, dvd e quant’altro. Ma veniamo al sodo, passo a leggere i suoi post, si, nel complesso abbastanza giusti, anche se a volte pare mancar qualcosina. La parte più interessante comunque, sono i commenti che i visitatori del portale lasciano pubblicati. A prima occhiata ho subito notato un clima di festa e gioia: insulti, bestemmie, minacce … tra i tanti commenti, ne scelsi uno per difendere grillo:

GRILLO:
CON spettacoli DVD LIBRI HA TROVATO L’aMERICA, ANZI LA sVIZZERA …
a buon intenditore poche parole!
Scanatevi blogghisti, cosi’oltre al danno la beffa.
francesca bruni 25.07.07 18:34

Cosaaa??!! ma come si permette questa? Non esitai un momento e le risposi all’istante:

Alla signora Francesca Bruni, che ha scritto questo: GRILLO:
CON spettacoli DVD LIBRI HA TROVATO L’aMERICA, ANZI LA sVIZZERA …
a buon intenditore poche parole!
Ma sei stupida o cosa? I DVD ti costringe qualcuno a comparli? Ti trascinano a forza nei suoi spettacoli? Se ha i soldi, son contento per lui, se li è guadagnati con i suoi spettacoli (che la gente va a vedere SPONTANEAMENTE) e con l’immenso carisma che sa trasmettere a molta gente, pensa con la sua testa e ha il coraggio di informarci anche di fatti "scottanti" e di proporre dei rimedi inusuali.. Meglio Beppe con la pancia piena che i tuoi beniamini politicanti.
Sei la classica criticona che ne ha per tutti e tutto e crede sempre di essere nel giusto, ma quando si tratta di muovere il culo, magari per partecipare al Vaffanculo Day, ti guardi bene dall’esporti: se la manifestazione avrà un grande successo, sarai la prima a vanverarti d’aver partecipato, se sarà un flop, non esiterai un momento ad accendere il pc, linkare questo blog e scrivere che non sei stata in piazza con quei 4 sfigatelli.. in tutta sincerità, mi fai schifo …
Silvano Z. 26.07.07 00:29

Per aver detto sta frase populista, mi son pijato 12 voti (sono uno dei più commentati in quel post). Poi vi spiego perchè sottolineo questa cosa delle preferenze. Comunque la fanciulla non mi rispose a tono e visto che esce un post nuovo al giorno, non mi presi la briga di star a vedere se la donnina se l’era presa. Da quell’episodio comunque, utilizzai poco il pc, sennonchè, al mio ritorno al blog, mi capitò di notare, commenti alquanto pieni di rabbia in lamento alla censura: codesti signori denunciavano d’esser delle vittime di tagli da parte dello staff grillesco. Allibito, mi documentai un pò in giro per i vari siti contro beppe grillo, e non potei far a meno di leggere tanti utenti arrabbiati che si lamentavano di questo incredibile fenomeno. Viene dettagliatamente spiegato le procedure, i modi, e i contesti … bene, "tenni d’okkio" il blog, non commentai nulla, ed effettivamente, con il tempo, mi parse di notare alcuni post scomparsi (non era facile accorgersene, dato che i commenti ce ne sono in abbondanza). Fino a quando un giorno non scorsi una sfuriata di una fanciulla che disse che non era poi così importante se alcuni commenti sparissero e consigliò a tali utenti lagnosi, una migliore vita sessuale. Risposi con molto garbo e delicatezza a questa donzella, spiegandole che a me piacerebbe scrivere una mia opinione, pur rispettando le regole imposte dal blog, senza che questo sia cancellato da qualcuno, perchè perdere una ventina di minuti a scrivere un poema per poi vederselo cancellare è irritante e anche ingiusto ovviamente. Ora mi chiedo, non sarebbe ovvio che l’utenza di quel blog, anche in futuro, possa leggere l’opinione di quella fanciulla e anche la mia successiva risposta? Io credo di sì, e allora, perchè se vado a rileggere ora il post, non vedo più il controcommento? In questo modo sembra che la fanciulla abbia dato una "strigliata" ai bambinetti che si lamentavano e tutti le dessero ragione stando in un silenzio rassegnato. Trattasi di realtà distorta, con quei ritocchini, tagli, o come li vogliono chiamare, è stata modificata dell’informazione generata dai lettori di quel sito.

Qualcuno m’ha spiegato, che i cosidetti tagli, vengono effettuati per arginare condotte violente, evitare che il blog si trasformi in un letamaio di troll, etc etc … Il tutto potrebbe anche essere vero, se non fosse per un piccolo particolare: i messaggi dei commentatori con intenzioni di propagandare della pubblicità pressochè inutile, godono incredibilmente di un’immunità da censura senza precedenti. Per aver conferma di questa cosa, basta spulciare un pò di commenti in uno dei qualsiasi post pubblicati dal Beppe. Mi si potrebbe anche a venir a dire che arrivano così tanti messaggi spammers che non si riesce a levarli tutti, benissimo, ma allora non mi spiego la presenza di tali messagi anche in date molto remote, sembra che lo staff abbia più tempo per star a guardare i messaggi non concordanti con il pensiero filopopulare del blog, piuttosto che star a tener pulito lo spazio commenti eliminando i messaggi ripetitivi ed inutili (vedi quel messaggio pubblicitario del tipo che ti invita a metter da parte negli anni 100 tonnellate della tua merda per poterti un giorno produrre energia gratis). A ulteriore conferma di quanta immunità abbiano tali personaggi pubblicitari, i loro nick non cambiano quasi mai, segno che i gestori non si preoccupano minimamente di bloccar i loro testi. Forse lasciano quei messaggi per far numero …

Ma passiamo alla trovata geniale, in particolar modo all’ opzione "cestina il commento": in pratica con questa simpatica trovata, 5 utenti qualsiasi, possono cestinare un mio pensiero clikkando semplicemente tale scritta sulla mia pubblicazione. A parte il fatto che è di per se antidemocratico, lo diventa ancor di più a sapere che magari il proprio commento è stato votato più o meno favorevolmente da più di 5 utenti. Perchè 5 utenti hanno la meglio su 8 utenti a cui piace il mio commento? E’ anche vero comunque, che a quanto mi dicono alcuni ragazzi, sembrerebbe che l’opzione in realtà non funzioni, quindi a quanto pare non è altro che un pretesto per agevolare l’operato dello staff mascalzone. Mi è giusto capitato di conversare con una fanciulla su questo tema: a sua detta è una bella idea questo metodo (l’ha proposto lei), mi ha spiegato che per evitare d’esser cestinato dai commenti, avrei dovuto scrivere in modo da non farmi censurare (chiamasi democrazia). Io le ho chiesto come mai gente come Diego Pascale (uno spammers), non venisse mai cestinato, mentre i miei commenti sì. Lei con molta naturalezza, m’ha spiegato che evidentemente il suo commento è migliore del mio. Ma se mi impegno a far piacere il commento a questa fanciulla, magari poi diventa brutto per qualcun altro, quindi nella teoria sono sempre a rischio oscuramento, parliamoci chiaro quindi: se scrivi W Grillo sei apposto, sennò rischi …

Vorrei tanto farvi vedere con i vostri occhi questa interessante discussione, purtroppo nel post "Le città e l’arcobaleno", i miei dialoghi non ci sono più (evidentemente non piacevano). Ma questa è democrazia? Se non piace un modo di pensare si annula ciò che uno ha detto? Inoltre a molti piace l’opzione del cestina il commento perchè così finalmente può eliminare i messaggi ripetitivi e inutili alla discussione del blog (troll vari). Ma non ce ne sarebbe bisogno, se lo staff si impegnasse effettivamente ad eliminare questi messaggi piuttosto che togliere i miei e altri pensieri, allora quell’opzione si rivelerebbe del tutto obsoleta. Altra domanda, e se 5 utenti votano la cancellazione di un messaggio ad un moderatore camuffato da commentatore certificato? No problem, lo staff a sua discrezione può ripubblicare il messaggio. Ma come, la fanciulla (presunta grillina) mi esorta a scrivere meglio per non esser cestinato, mentre lei e i suoi colleghi, possono scrivere quello che vogliono perchè tanto si possono ripubblicare i loro commenti … così pure io divento favorevole all’opzione cestino!! Cancello i commenti altrui che non mi piacciono, però se gli altri lo fanno con me lo faccio ripubblicare (in realtà non vengono manco cancellati alcuni personaggi)

Perciò vedete, c’è qualcosa che non va, per quello ci tengo sempre a dire che sarebbe una bella cosa togliere quella sciochezza, anche per non mascherare l’operato dello staff, perchè sono anche convinto che quella trovata in realtà non funzioni per i comuni mortali.

Vi invito a tempo perso, a dare un’okkiata ai post precedenti, date una rapida occhiata ai commenti, e cercate di notare una piccola parodia: se ci fate caso, leggerete alcuni utenti che rispondono a certe frasi scritte da alcuni, ad esempio "P r o f", bene, scorro all’indietro alla ricerca di un messaggio del "Prof", azz, non c’è, come mai? Com’è possibile che ci siano utenti che gli rispondono senza che lui abbia scritto nulla? Basti vedere sempre nel post "Le città e l’acrobaleno" (dalle ore 20.00 fino alle 23.00 circa), gente che si rivolge a me, ma che non esiste manco una mia domanda precedente o una risposta, così vale anche per "P r of", o "NEMICI DELLA MIA TERRA". Io invito la gente che non mi crede, a fare dei controlli incrociati: ci si segna alcuni commenti e si verifica dopo un pò di tempo se questi esistono ancora, inoltre vorrei si segnassero anche un solo commento spammers e poi verifichino se questo è stato tolto.

Alla fin fine, c’è chi mi invita a cambiare blog se non mi sta bene queste cose, ma a tali personaggi vorrei rispondere che lo stesso grillo aveva invitato la gente a connettersi al suo sito per ottenere dell’informazione imparziale, perchè il suo blog è libero, tutti possono dire la sua, etc etc, quindi è mio diritto dire la mia e leggere tutti i tipi di opinione (sempre nel rispetto delle regole del blog). Altrimenti mi dicano da subito che il blog di grillo, è uno spazio per i grillini e allora tutti sarem d’accordo, e io me ne andrò, (cosa che farò comunque, un giorno o l’altro). Poi c’è gente che mi spiega che il blog è di grillo e ci fa quello che vuole, quindi i tagli non sono una censura. Certo, rispondo io, però è anche vero che nel blog è stato creato come uno spazio aperto a tutti (così si dichiara tra le regole), quindi mi si da il diritto di dire ciò che voglio nel rispetto delle regole presenti, comunque non metto in dubbio la sua autorità a fare quello che vuole, però il censurare alcuni commenti è un fatto sbagliato, che il blog sia suo o meno, a meno che non si precisi tra le regole: "le opinioni qui espresse devono contenere solo elementi a favore della manifestazione V Day e del post pubblicato dal gestore", allora in quel caso, sarebbe sbagliatissimo lamentarsi dei ritocchi.

Per concludere non posso nascondere la mia delusione nel constatare che tutto il mondo è paese: quando si parla di StaffGrillo, organizzazioni varie, il tutto si trasforma come al solito in un partito politico e di conseguenza vengon fuori le magagne. M’hai deluso grillo, non so se è colpa tua, ma il tuo staff è oggettivamente incapace di gestire uno spazio aperto a tutti.

Ps: Cari lettori, da oggi, digitando su Emule "Beppe Grillo - Le censure nel suo blog", troverete la documentazione neccessaria per scagionarmi dall’accusa di pazzia visionaria.

La teoria della dissonanza cognitiva I

di Henry Gleitman
tratto da Basic Psychology, Norton 1983 - "Cognitive Consistency"
traduzione a cura di Martini

La gente cerca di dare un senso al mondo che incontra. Ma come? In effetti lo fa cercando qualche paragone tra le proprie esperienze e ricordi, e sottoponendolo all’altra gente per confronto e conferma. Se tutto quadra, allora tutto bene. Ma che cosa succede quando si riscontrano incoerenze?

Lo studio Asch (Solomon Asch, 1956) ha mostrato che cosa succede quando ci sono incoerenze serie tra le proprie esperienze (e le credenze basate su di esse) e quelle raccontate da altri. Ma supponiamo che l’incoerenza sia all’interno delle esperienze, credenze e azioni della stessa persona. Molti psicologi sociali credono che questo scatenerà una qualche tendenza generale a ricostruire una coerenza cognitiva - a reinterpretare la situazione in modo da minimizzare qualsiasi incoerenza incontrata. Secondo Leon Festinger, questo accade perché ogni incoerenza percepita tra i vari aspetti della conoscenza, dei sentimenti e del comportamento instaura uno stato interiore di disagio - dissonanza cognitiva - che la gente cerca di ridurre tutte le volte che le è possibile (Festinger, 1957).

La dissonanza cognitiva non sempre è così facilmente riducibile. Un esempio viene fornito dallo studio su una setta che aspettava la fine del mondo. La fondatrice della setta annunciò di aver ricevuto un messaggio dai "Guardiani" dello spazio profondo. Un certo giorno ci sarebbe stata un’inondazione enorme. Si sarebbero salvati solamente i veri fedeli, che sarebbero stati raccolti a mezzanotte del giorno prefissato da dischi volanti (la tecnologia è avanzata considerevolmente dai giorni dell’Arca di Noè). Il Giorno del Giudizio i membri della setta si riunirono in attesa del cataclisma annunciato. L’orario previsto per l’arrivo del disco volante arrivò e passò, la tensione cresceva con il passare delle ore. Alla fine la leader della setta ricevette un altro messaggio: Il mondo era salvo come premio alla fiducia dei fedeli. Ci furono scoppi di gioia, e i credenti diventarono più fedeli che mai (Festinger, Riecken and Chachter, 1956).

Visto il fallimento di una profezia così precisa, ci si sarebbe aspettati l’opposto. Una contraddizione di un evento preannunciato dovrebbe presumibilmente portare all’abbandono delle credenze che hanno condotto a quella previsione. Ma la teoria della dissonanza cognitiva dice altrimenti. Con l’abbandono della convinzione che ci fossero i Guardiani, la persona che una volta l’aveva creduto avrebbe dovuto accettare una dissonanza dolorosa tra lo scetticismo attuale e le sue precedenti credenze e azioni.

La sua precedente fede sarebbe ora apparsa estremamente sciocca. Alcuni membri della setta erano andati così lontano da perdere il lavoro e spendere tutti i loro risparmi; senza la fede nei Guardiani azioni del genere avrebbero in retrospettiva perso tutto il loro significato. Alla luce dei nuovi eventi, la dissonanza sarebbe stata insopportabile. Fu ridotta di significato con il credere nel nuovo messaggio che sosteneva la convinzione originale. Dal momento che altri membri della setta lo accettarono senza indugio, la convinzione venne addirittura rafforzata. Ora potevano pensare a se stessi non come a dei matti, ma come a risoluti e leali membri di una banda piccola e coraggiosa la cui fede aveva salvato il mondo.

La teoria della dissonanza cognitiva II

da Sette e culti archive at Criminologia

Provate ad andare a vedere alcuni siti new age o di gruppi religiosi che si basano (dicono) sulla Bibbia. Troverete molti articoli interessanti, che hanno un fattore in comune: le persone che li hanno scritti (o "canalizzati" che dir si voglia) erano, e sono, in assoluta buona fede. Siamo noi che non capiamo, noi con le nostre misere, piccole, insulse vite, senza nemmeno uno straccio di alieno che ci rivela la Sacra Verità o una Bibbia riveduta e corretta dagli "Anziani" che ci guida, o un guru da servire e riverire e nemmeno un angioletto piccino picciò che ci rassicura su un Radioso Futuro e sull’imminente arrivo della Nuovissima Era (visto che la Nuova, tanto a gran voce preannunciata, non si sta rivelando poi un granchè). Ma il mio scopo non è quello di denigrare le convinzioni di queste persone, che sono solo pochi esempi dei vari movimenti presenti in Italia. Vorrei solo mettere in risalto il fatto che teorie (perché di teorie si tratta) a nostro parere assurde vengono vissute come una realtà di fatto, ineccepibile, indubitabile. Persone che da anni aspettano la fine del mondo: viene fissata una data, la fine del mondo non arriva, la data viene spostata e loro continuano a crederci. Persone che sono assolutamente convinte che gli alieni (o gli angeli) ci parlino tramite nostri simili "eletti" in quanto particolarmente dotati spiritualmente. Nessuno ha mai visto un angelo o un alieno ma loro sono certi di ricevere i messaggi di questi esseri superiori solo perché qualcuno ha detto che ci riesce. E lo ha detto talmente bene che ha addirittura creato un movimento ideologico seguitissimo in base a questa affermazione.

Grazie a cosa? Il meccanismo psicologico dietro a tutto questo si chiama "dissonanza cognitiva". È un concetto introdotto da Leòn Festinger nel 1957 per descrivere la condizione di individui le cui credenze, nozioni, opinioni contrastano tra loro.

Un individuo che possiede due idee o comportamenti che sono tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva). Al contrario, si verrà a trovare in imbarazzo se le due rappresentazioni sono tra loro opposte. Questa incoerenza produce una dissonanza cognitiva, che l’individuo cerca di eliminare o ridurre, a causa del disagio psicologico che essa comporta. Vi ripropongo l’esperimento di Festinger (tratto da www.gaetanoluberto.it):

1. Ad un certo numero di persone viene chiesto di svolgere un compito molto noioso e ripetitivo
2. A ciascun soggetto si chiede quindi di dire alla persona successiva di affermare che il compito svolto è molto interessante e stimolante
3. Alcuni di quelli che partecipano all’esperimento vengono pagati 1 dollaro, altri 20 dollari
4. A ciascun soggetto viene chiesto infine di compilare un questionario, nel quale sono contenute domande volte ad appurare sia il grado di complessità e di "ricchezza" del compito svolto sia il grado di soddisfazione raggiunto nello svolgerlo

Chi credete che abbia ritenuto il compito più ricco, complesso, stimolante e soddisfacente?

A. Chi è stato pagato un dollaro
B. Chi è stato pagato 20 dollari

Risposta: A!

Secondo la teoria delle dissonanze cognitive, in caso di conflitto psicologico non facciamo ciò che crediamo, ma crediamo in ciò che facciamo!

Ecco cosa dice a proposito il Dott. Rodolfo Festa Bianchet: in pratica nelle esperienze fatte in laboratorio e in quelle della vita reale la dissonanza si configura come una situazione mentale di disagio che è difficile da analizzare in sé, ma che è ben rilevabile attraverso le operazioni che i soggetti compiono per ridurla. Questo riaggiustamento cognitivo avviene in base al bisogno fondamentale umano di agganciare al mondo esterno reale il mondo interno delle rappresentazioni per il fatto che l’uomo vive di questo costante interscambio tra il mondo oggettivo e quello soggettivo.

La riduzione della dissonanza non può passare che per tre vie:

- produrre un cambiamento nell’ambiente
- cambiare il proprio comportamento
- cambiare il proprio mondo cognitivo (cambiando opinione, atteggiamento, aggiungendo nuove informazioni, sfuggendo ad altre informazioni, ecc.)

Questo è il motivo per cui se prendete un adepto di una setta a controllo mentale o uno dei seguaci dei succitati movimenti e cercate di spiegargli che i suoi ragionamenti vanno contro alla più elementare logica, questo si difenderà strenuamente, spiegandovi perché ha ragione (ovviamente seguendo la sua logica) e tentando di convincervi a passare dalla sua parte. "Almeno prova", vi verrà sicuramente detto. Ricordiamoci che nel 99% dei casi le persone arrivano a quel tipo di convinzioni in modo estremamente graduale, praticamente senza nemmeno accorgersi di aver cambiato totalmente la propria struttura mentale, quindi (come sostengono tutti gli "exit consuelors") nemmeno il percorso opposto può essere fatto repentinamente, ma vi sarà bisogno di una riprogrammazione, di cui ovviamente il soggetto in questione non sentirà minimamente la necessità. In effetti è comodo pensare che la vita è già tutta programmata, che abbiamo esseri benevoli che Vegliano Su Di Noi, che se preghiamo in un certo modo possiamo ottenere tutto ciò che desideriamo, e soprattutto che il guru non sbaglia mai. Abbiamo tutti bisogno di certezze, e loro le hanno. Prefabbricate, assurde, incongurenti. Ma le hanno.

[ Perché non sono vicino a Beppe Grillo

By Auron - 27 agosto 2007
da The Opinion

Stamane mi sono visto linkare con grande entusiasmo da parte di un caro amico un post del blog di tal Beppe Grillo, comico che si è erto a vate (o, più probabilmente, a water) di internet e lancia anatemi giornalmente con commenti rabbiosi, insultanti e spesso privi di una qualche logica per ogni persona dotata di buon senso.

Non voglio perdere tempo a scrivere un articolo su questa persona che mentre dice di vietare a parlamentari pregiudicati di essere votati non dice di essere stato condannato per omicidio plurimo colposo, che parla tanto di ambiente ma si diverte con le sue barche inquinanti e a gasolio, che predica una strategia della zozzeria per preservare la natura e risparmiare (se non ci laviamo non consumiamo acqua no? Risparmiamo e facciamo bene all’ambiente) ma spreca e inquina comprandosi Ferrari fiammanti, che si dice contro i condoni ma vi partecipa appena vengono indetti per sanare le sue villette abusive, che si dice liberista e liberale e propone di depenalizzare la pirateria ma si guarda bene dal “liberalizzare” i suoi spettacoli in dvd.

Ci sarebbe molto altro, l’ipocrisia è il male che più affligge quest’uomo dopo l’insipienza e la ripetitività, ma non sta a me criticare le scelte di vita altrui. Quel che mi voglio limitare a dire è che questo spazio non è vicino in alcun modo alle posizioni di Grillo, né al suo modo di agire, né ai modi e allo stile utilizzato. Con ciò rispondo a coloro che, più volte, mi hanno detto di apprezzare il mio lavoro di “lotta”, che “come quello di Grillo” serve a farci combattere contro i padroni e stupidaggini varie.

Non credo nel classismo, non vedo più aristocratici, padroni e proletari: ritengo questa visione delle cose un rimasuglio dell’800, qualcosa in cui forse solo Grillo e Bertinotti si ostinano a credere. Non incito alla lotta, non ho mai detto come Grillo: “Il popolo non dovrebbe avere paura di chi governa, ma è chi governa che dovrebbe avere paura del popolo.”

Credo che nessuno debba aver paura di nessuno, che la società non sia lotta, ma convivenza, che il dibattito politico non vada affrontato di petto con urla e schiamazzi, ma con pacifico confronto. Se Grillo vuole fare qualcosa per il paese si candidi e faccia la sua lotta politica in sedi appropriate, nelle aule parlamentari, nessuno glielo nega anche se è stato condannato, perché siamo in democrazia e il diritto alla rappresentanza supera queste frontiere se il reato non è politico.

Quando Grillo rilancia la sua iniziativa Parlamento Pulito forse non sa che un sistema come quello da lui proposto viola convenzioni e trattati internazionali sui diritti politici, compresa la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, al suo articolo 21. Essendo un comico le sue idee fanno ridere chiunque conosca anche solo vagamente il diritto, ma a me non ispirano allegria, perché se applicate realizzerebbero un regime illiberale e antidemocratico; inoltre sottintendendo costantemente il fatto che tutti facciano schifo e lui sia eccezionale questo comico si autonomina de facto come unico capace di salvare la patria dalla perdizione.

Cos’è? Una riedizione con risate e allegria del paternalismo di Governo? Del Governo-papà retto da una sola persona che si arroga il diritto di guidare il popolo come se questo fosse composto da bambini discoli? Non fa per me, non appoggerò mai una tale visione delle cose. In questo mondo o si è parte del problema o si è la soluzione del problema: siete tanto sicuri che Grillo sia la soluzione e non il problema?- ndr]

Sette e gruppi religiosi: criminalità o fanatismo?

di Chiara Guarascio
da Sette e culti archive at Criminologia

Ho appena finito di leggere "Cadaveri innocenti" di Kathy Reichs.

Avevo sentito parlare di questa scrittrice canadese, definita "nostra signora degli scheletri", ma non avevo mai letto niente di suo. Per fortuna quando si tratta di libri non è mai troppo tardi, tanto è vero che ho comprato "Corpi freddi" ancor prima di finire l’altro… Devo dire che i titoli non rendono giustizia al contenuto! Secondo me infatti la Reichs soppianta in tutto e per tutto la Cornwell, che se ne può andare tranquillamente in pensione. Consiglio alla fervente ammiratrice della Cornwell che non è d’accordo sulle mie critiche a "Calliphora" (vedi commento sotto il relativo post) di leggersi almeno un libro della Reichs: si accorgerà che l’antropologa forense Tempe Brennan fa decisamente mangiare la polvere all’imbolsita Kay Scarpetta. Ma veniamo al dunque: l’argomento cardine di "Cadaveri innocenti" sono le "sette". La lettura di questo libro mi ha stimolata a volerne sapere di più, così ho cominciato a scaricare materiale su materiale dal web; e dal poco che ho avuto occasione di adocchiare mentre salvavo articoli e trattati, direi che può venir fuori una ricerca molto molto interessante e "scottante". Prima però finisco il lavoro sulle tecniche investigative e sulla psicologia dei serial killer: detesto lasciare le cose in sospeso! Intanto eccovi un estratto dal succitato libro: Tempe Brennan che parla con un esperto in sociologia, specializzato nell’argomento in questione.

La domanda che gli rivolge è: "Innanzitutto dimmi cosa intendi per ’sette’? […] Gruppi di marginali. Sette del giorno del giudizio. Circoli satanici. […] La Manson Family. Gli Hare Krishna. MOVE. Gli Adoratori del Tempio. Synanon. Insomma, hai capito. Le sette, in generale."

Risposta: "[…] stai usando un termine molto sfaccettato. Quella che tu chiami setta, per un altro potrebbe essere una religione. O una famiglia. O un partito politico. […] Le sette non sono semplicemente dei pazzi che seguono un capo un po’ strano. […] Le sette sono gruppi ben organizzati che presentano una serie di caratteristiche comuni. […] Una setta si coagula intorno a un individuo carismatico che promette qualcosa ai suoi adepti e sostiene di avere una qualche capacità speciale. A volte si tratta della possibilità di accedere ad antichi misteri, altre è una scoperta totalmente nuova di cui lui solo è a conoscenza. Altre ancora è una combinazione di queste due cose. Il capo offre a quanti lo seguono il privilegio di condividere queste informazioni. Alcuni capi offrono un’utopia. O una via di fuga. Unisciti a me, seguimi. Io prenderò tutte le decisioni al posto tuo e andrà tutto bene."

"Ma questi capi in che cosa si distinguono da un prete o da un rabbino?"

"In una setta è proprio il leader carismatico a diventare oggetto di culto; in alcuni casi viene addirittura divinizzato. E quando succede, il leader conquista un potere straordinario sulla vita dei suoi seguaci. […] Le sette sono totalitarie e autoritarie. Il leader è il capo supremo e delega il suo potere a pochissimi collaboratori. L’etica del leader diviene l’unica teologia accettabile; l’unico comportamento possibile. E, come ho già detto, la devozione finisce per concentrarsi su di lui e non su un essere supremo o su principi astratti. […] Molto spesso, inoltre, l’etica del gruppo scorre su un doppio binario: i membri vengono sollecitati da un lato a essere leali tra loro e a volersi bene, dall’altro a ingannare e a scansare tutti coloro che non appartengono al gruppo. Le religioni più diffuse, invece, tendono ad applicare gli stessi principi con chiunque."

"E un leader come riesce ad acquisire un simile potere?"

"Nelle sette esiste un altro elemento fondamentale. La cosiddetta "riformulazione del pensiero". I leader delle sette utilizzano una serie di processi psicologici per manipolare i loro adepti; alcuni si mostrano benevoli, altri invece non lo sono affatto e sfruttano l’idealismo dei loro seguaci. […] Le sette si dividono in due grandi gruppi, entrambi basati sulla riformulazione del pensiero. Al primo appartengono i cosiddetti "programmi di autoconsapevolezza" confezionati in stile "commerciale" che utilizzano tecniche di persuasione molto potenti: questi gruppi trattengono i loro membri inducendoli ad acquistare un corso dopo l’altro. Al secondo invece appartengono le sette che reclutano seguaci a vita. Questi gruppi utilizzano un tipo di persuasione organizzata, psicologica e sociale, allo scopo di indurre cambiamenti comportamentali radicali. Ne risulta che finiscono per esercitare un fortissimo controllo sulla vita dei seguaci, i quali vengono manipolati, ingannati e altamente sfruttati."

Eccetera eccetera eccetera. Interessante, no? Cosa c’entra con la criminologia? Molto, direi. Non è questione di libero arbitrio, è facile pensare: "se uno vuole entrare a far parte di una setta sono affari suoi, non glielo ha ordinato nessuno". Purtroppo l’inizio è così subdolo che in questo gorgo possono cascarci anche i meno sprovveduti.

Il motivo per cui questa lettura mi ha colpito così tanto è perché conosco persone che partendo da un innocuo "gruppo di meditazione" si sono ritrovate a far parte di una "comune" capeggiata da un tizio che rispondeva a tutto e per tutto alla descrizione fornita in "Cadaveri innocenti". Questo gruppo, almeno inizialmente, sembrava rispondere a esigenze diverse. Dalla persona che aveva semplicemente voglia di una ricerca interiore un po’ approfondita a quella a cui faceva schifo la propria vita ma non aveva la forza necessaria per cambiarla se non affidandosi a qualcuno che l’avrebbe "guidata".

E, come spiega anche la Reichs, il passaggio da "gruppo di meditazione" a "setta" è stato così subdolo e graduale che quando il "leader" ha portato tutti quanti al cospetto del guru fondatore della setta, lo hanno seguito senza battere ciglio. Dico, questo guru (ovviamente non faccio nomi) sostiene di parlare con gli alieni, una razza superiore che lo ha prescelto per fare da intermediario con gli esseri "inferiori"… Insomma, mi sono state descritte scene davvero grottesche. Il problema è che quando una persona entra in questo meccanismo, se per caso non è molto stabile psicologicamente rischia davvero grosso. La sua dipendenza dal "gruppo" è tale che alla fine rinnega perfino la sua famiglia. La sua realtà viene sovvertita, perde la capacità critica, e diventa sempre più facilmente plagiabile. Non è un crimine, ridurre una persona in questo modo?

Naturalmente la maggior parte dei gruppi di meditazione o ricerca interiore restano tali senza fare danni, se non quello di far sborsare inutilmente dei soldi a chi cerca risposte ovunque (e ce ne sono tante di persone così). Io stessa, spinta dalla mia ABNORME curiosità, ho partecipato a vari corsi di meditazione, cenato con gli Hare Krishna, frequentato i seguaci di Osho, seguito seminari della Grande Fratellanza Universale, snocciolato mantra insieme alla Soka Gakkai e pratico Reiki da anni. Nessuno ha mai tentato di farmi il lavaggio del cervello o portarmi a tutti i costi a pensarla come lui, se si fa eccezione per gli Hare Krishna che nei miei confronti hanno fatto un patetico tentativo di indottrinamento partendo dal presupposto sbagliato, cioè che il mio livello culturale fosse basso abbastanza da potermi inculcare le loro idee. Ma non è che mi abbiano costretta o forzata in alcun modo! C’è stata una discussione sulla teologia che è finita con un "Bè comunque speriamo di rivederti presto tra noi" da parte loro e con la mia replica "Grazie della cena". Col piffero che mi hanno rivista!

Molte persone invece hanno una personalità fortemente malleabile e un disperato bisogno di guida e attenzione. Penso alle tante (troppe) donne che si trovano invischiate in relazioni nella migliore delle ipotesi insoddisfacenti, ai giovani che sentono che discoteca e "vasche" in centro non bastano ma sono delusi dalla Chiesa, a tutti gli insicuri, maschi o femmine e di qualsiasi età e a chi non ha avuto la possibilità di farsi una cultura di un certo livello. Mi sono resa conto infatti che ci sono moltissime persone che, vuoi per provenienza sociale o per scarsa scolarizzazione, hanno un vero e proprio complesso di inferiorità nei confronti di chi magari un pezzo di carta l’ha preso. E quindi si mettono a seguire corsi e seminari che di culturale hanno poco o niente ma che fanno "impegnato". Corsi generalmente tenuti da UNA persona o al massimo da un gruppo che fornisce un sapere prefabbricato ma limitato a una certa realtà. Per esempio (non me ne vogliano i miei amici celtofili, è solo un esempio!): cultura celtica. E giù rune, mitologia e riti esoterici. Niente di male, ripeto! Ma purtroppo è così che una persona con pochi scrupoli e grande sete di potere accentra l’attenzione e spesso si crea un gruppetto di "seguaci". E come abbiamo visto, il passo è breve.

Poi c’è anche l’estremo opposto: molti degli articoli che ho trovato sulle sette sono firmati C.I.C.A.P.: quelli si rifiutano di credere a tutto ciò che non si può toccare con mano. Ora, d’accordissimo se si tratta di smascherare quei bastardi travestiti da maghi che spillano milioni e milioni a dei disgraziati che li interpellano per farsi togliere il malocchio. Ma prendersela anche con l’omeopatia! Che oltretutto ha una base scientifica solidissima e dimostrabile: in poche parole le rare molecole disperse nel rimedio altamente diluito non sono rilevabili con metodi fisici ma sono presenti e vanno ad interagire con i recettori del sistema reticolo-endoteliale inducendo, in quanto simili all’omotossina causale, un meccanismo di difesa contro tossine già in atto che causano la malattia e stimolando l’attivazione di meccanismi di difesa aggiuntivi. Tutto qui. Non capisco l’ostinazione di chi dice che l’omeopatia è acqua fresca: a livello chimico può darsi, ma a livello fisico-molecolare no! (Forse si nota un po’ troppo che sono omeopata, h! h!)

Insomma, ciò che intendo è chiaro: che senso ha demonizzare tutto ciò che non rientra nella scienza riconosciuta? Ogni tanto sarebbe bene rilassarsi e rendersi conto che sì, c’è effettivamente una cosa che si chiama energia e che ci sono dei sistemi per farla fluire meglio nell’organismo. Poi, se qualcuno ci specula sopra e rivolta la frittata per annientare la personalità della gente, è un altro paio di maniche.

La Persuasione

da Mente e Ipnosi

Robert Cialdini - psicologo sociale americano - nel suo libro "Le armi della persuasione" distingue le tattiche persuasive in sei categorie base:

1. Reciprocità
2. Coerenza-impegno
3. Riprova sociale
4. Autorità
5. Simpatia
6. Scarsità

La particolare efficacia di tale tattiche sta nel far leva su alcuni principi psicologici fondamentali che orientano e motivano il comportamento umano. In altre parole si utilizza ciò che già c’è, cioè alcuni piani di comportamento che orientano l’uomo nel momento in cui deve prendere una decisione. Cialdini paragona queste tecniche all’arte marziale del jujiztu che sfrutta la forza fisica dell’aggressore per poi rivoltargliela contro. Ognuna di queste tattiche sollecita l’interlocutore ad adottare l’euristica corrispondente. Si ritiene quindi che spesso nel prendere una decisione il potenziale acquirente "si farebbe guidare, non da un’analisi approfondita delle informazioni rilevanti nella situazione, bensì da poche indicazioni (una o due al massimo) che provengono dallo stimolo e che sollecitano l’euristica corrispondente a un particolare principio." (Angelica Mucchi Faina, L’influenza sociale, Il Mulino, 1996 Bologna, p. 150). Entriamo ora nel merito della questione e descriviamo le varie tattiche una per una e i principi motivazionali a cui fanno ricorso.

1. Regola del contraccambio o reciprocità (Debito)

Cialdini ricorda, sulla scia di sociologi come Alvin Gouldner che tale regola è comune a tutti i tipi di società umane e la sua può annoverare tra gli schemi comportamentali istintivi della razza umana. In genere l’uomo sente il bisogno o si sente letteralmente obbligato a contraccambiare favori veri o presunti tali. Ciò è comprensibile, poiché il sistema di reciprocità ha regolato da tempi immemorabili lo scambio e la collaborazione tra individui. Questa legge del comportamento umano può essere utilizzata a fini tutt’altro che morali quando un interlocutore intende farci sentire in debito imponendoci un favore non richiesto. Mi sembra perciò il caso di fare un esempio articolato che intende chiamare in causa contemporaneamente varie tecniche - che preciserò tra parentesi. Dall’altronde è difficile che una tattica persuasiva si presenti per così dire al suo stato "puro".

Esempio:

Un Hare Krishna o per esempio l’appartenente a una comunità di tossici può porgervi un dono (piede nella porta), se voi abboccate e prendete in mano l’oggetto non lo rivuole più indietro e vi fa intendere che si tratta di un regalo (Debito) in cambio del quale richiede un’offerta (colpo basso) affidandosi al buon cuore del passante. Con il termine offerta o donazione si ridefinisce (ristrutturazione) la transazione (la vendita) come un atto di liberalità (donazione). Il questuante elicita un imperativo morale e fa leva sul presunto debito - in realtà mai richiesto né sollecitato - per richiedere "legittimamente" un corrispettivo in virtù del buon cuore del passante. Il passante può finire col dare una somma più grossa del valore effettivo del bene - che magari non interessa.

Sarebbe avvenuta ben altra cosa se il passante fosse stato fermato da un venditore che gli chiedeva l’acquisto di collanine a un prezzo spropositato. È propria la ricorniciatura dell’evento in corso come atto di liberalità che permette di vendere ad alto prezzo qualcosa che non interessa: "c’è una forte pressione sociale a contraccambiare i doni, anche non desiderati, mentre non esiste nessuna pressione del genere ad acquistare un prodotto commerciale che non si desidera" (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 38). Se questa pressione non è abbastanza potente si può sempre lavorare con altre tattiche, per esempio, si può far leva sul senso di colpa.

Il venditore ridefinisce la risposta negativa del cliente definendolo un ingrato: "Ma cosa è un essere senza cuore, non vede che sto male! se fosse lei in questa situazione". Si può anche dire: "Guardi quanti hanno contribuito, non vorrà mica dimostrare di essere un ingrato!" (riprova sociale-principio di imitazione). Quest’ultima ristrutturazione avrà maggiore successo se va contro ciò che l’individuo ritiene di essere - se per esempio la gratitudine è uno dei suoi valori (principio di coerenza con se stesso). In campo commerciale la regola del contraccambio, come spiega Cialdini, la ritroviamo nell’offerta di una campione gratuito (cibo, profumo o altro) da parte di una gentile commessa. Un altra tecnica simile è il soddisfatto o rimborsato o i periodi di prova gratuita.

Anche nella terapia strategica si può far leva sul Debito. È una tecnica che può essere annoverata fra le tattiche di influenza interpersonale dirette. Guglielmo Gulotta la spiega in questo modo: "Descrivere il suggerimento allo psicoterapeuta come un "corrispettivo" per un precedente "favore" fatto al paziente (Guglielmo Gulotta, Lo psicoterapeuta stratega, Franco Angeli, 1997 Milano, p. 185). Nella stessa pagina fa un piccolo esempio: "Lei non ha eseguito il compito che avevamo concordato nella scorsa seduta. Per questa volta ci passerò sopra, però nei prossimi giorni dovrà … e si assegna un altro compito." Questa tecnica può essere predisposta preventivamente dal terapeuta che non si aspettava che il cliente facesse il primo compito. In questo caso la tattica si trasforma nella tecnica indiretta (perché la prestazione desiderata non è palese sin dall’inizio) della "Porta in faccia" che opera per principio di contrasto inculcando al contempo l’idea che è stata fatta una concessione da parte del terapeuta.

Principio di contrasto

C’è un esperimento molto semplice che chiarisce perfettamente questo principio. Prendiamo tre bacinelle d’acqua. A partire da sinistra la prima è ghiacciata, la seconda tiepida e la terza è bollente. Inmergiamo ora la mano sinistra nella prima e la destra nella terza, dopo un attimo caliamole tutte e due nella bacinella di mezzo. Malgrado l’"oggettiva" tiepidezza dell’acqua, la mano sinistra avvertirà l’acqua calda, mentre per la destra sarà fredda. Anche i nostri giudizi sono influenzati dal contesto. Un abile persuasore crea un contesto a lui favorevole, nulla viene lasciato al caso. Potrà farvi apparire migliore una alternativa un venditore tramite l’uso di esche. Anthony Pratkanis e Elliot Aronson nel libro "Psicologia delle comunicazioni di massa" ne danno un esempio:

"Dopo aver determinato le vostre esigenze, l’agente vi accompagna in auto a vedere alcune case "che potrebbero interessarvi". La prima fermata è in un minuscolo bicamere con un piccolo cortile. La casa necessita di una mano di vernice; gli interni sono rovinati; il linoleum della cucina si sta gonfiando; il tappeto del soggiorno è liso; la camera da letto padronale è tanto piccola che non ci entrerebbe nemmeno l’arredamento medio di una stanza da letto. Quando l’agente immobiliare vi informa del prezzo di vendita esclamate: "Santo cielo! Chi sarebbe tanto stupido da pagare una cifra del genere per questa baracca?". Forse non voi, e forse nessun altro. Ma quella catapecchia può spingervi ad acquistare più prontamente un’altra casa e a un prezzo molto più alto di quello che normalmente sareste disposti a pagare." (Anthony Pratkanis, Elliot Aronson, Psicologia delle comunicazioni di massa, Il Mulino, 1996 Bologna, p. 81).

Come si può applicare in altri modi questa semplice legge fisiologica per manipolare la percezione cognitiva? Per esempio, avanzando una richiesta gravosa e dopo aver ottenuto il rifiuto, avanzare la richiesta minore, quella effettivamente desiderata (Guglielmo Gulotta, Lo psicoterapeuta stratega, Franco Angeli, 1997 Milano, p. 188). È ciò che succede anche in ipnosi quando il terapeuta offre un’alternativa peggiore sotto forma di doppio legame - del tipo "Preferisce andare in trance ora o più tardi". Questa tecnica è chiamata tecnica della "Porta in faccia" che rientra a buon diritto tra le tecniche che fanno uso del principio di contraccambio poiché danno l’illusione al vostro interlocutore che gli abbiate appena fatto una concessione.

Simpatia

In ipnosi e in PNL si parla di rapport. Con questo termine si intende l’istaurarsi di una particolare sintonia con il proprio interlocutore. Due persone che si stimano o che si vogliono bene sono già naturalmente in uno stato di profondo rapport tra di loro. Non so se avete mai osservato attentamente due amici, se lo avete fatto avrete forse notato che oltre ad intendersi alla meraviglia sul piano verbale o di contenuto sono in sintonia anche sul piano non verbale: camminano in modo simile oppure assumono le stesse posture, oppure si grattano nello stesso identico momento, in altre parole, si rispecchiano istintivamente l’un l’altro e maggiore è il feeling e maggiore è il rispecchiamento. Consci di questo particolare meccanismo i terapeuti, i comunicatori, i venditori ne fanno un uso consapevole per istaurare immediatamente un rapporto di fiducia ed entrare in breve tempo in sintonia con l’interlocutore. Questa tecnica è chiamata ricalco e può realizzarsi a diversi livelli:

• ricalco verbale: uso di alcune frasi che usa l’interlocutore o alcuni predicati che fanno riferimento allo stesso sistema rappresentazionale (visivo, uditivo, cenestesico) oppure ricalco di convinzioni, valori e credenze
• ricalco paraverbale: ricalco del volume, del tono, del ritmo, della velocità, delle pause
• ricalco non verbale: ricalco le posture, la gestualità, il respiro fino ai micro-comportamenti (mimica facciale, movimenti degli occhi, tensione muscolare).

L’istaurazione di un legame empatico risiede probabilmente nella stimolazione del sistema parasimpatico a motivo di una sottile sincronizzazione che viene percepita a livello inconscio. In tal modo l’interlocutore non si sente in pericolo e gli pare di essere veramente compreso e ascoltato. A livello inconscio ciò che ci somiglia ci è familiare e ciò che ci è familiare ci tranquillizza, facendoci abbassare le difese. Questo principio può essere usato negli interrogatori quando si fa il "gioco delle parti" nel quale un individuo si mostra particolarmente aggressivo mentre l’altro (che in realtà è d’accordo con il primo) appare decisamente amichevole. È anche il caso del venditore che si mette dalla parte del cliente e fa finta di convincere il principale a concedere una "favoloso sconto".

2. Impegno e coerenza

Una volta che abbiamo preso una decisione o quando abbiamo compiuto qualcosa sentiamo il bisogno di comportarci coerentemente con l’immagine che abbiamo dato di noi stessi. Il principio di coerenza è particolarmente rilevante per l’insorgere del fenomeno denominato "dissonanza cognitiva". In altre parole, il bisogno di coerenza con noi stessi ci spinge ad allineare le nostre convinzioni e percezioni con ciò che ormai abbiamo fatto. Per non dover fare dei passi indietro, alcune volte, per non dover riconoscere di avere avuto torto sfoderiamo tutte le migliori armi retoriche per convincere noi stessi e gli altri che valeva la pena farlo. Questi processi sono stati ben studiati dalla psicologia cognitiva che ha individuato le "tecniche" con cui riusciamo a ingannare noi stessi; ne cito solo due:

1. Astrazione selettiva: comporta una sorta di cancellazione di parti dell’esperienza per focalizzare l’attenzione su ciò che sembra confermare il nostro modello del mondo.

2. Inferenza arbitraria: si tratta di una conclusione totalmente arbitraria, un presupposto, un postulato che viene dato per scontato e che può servire a mantenere la coerenza con se stessi eliminando in tal modo il disagio. Ad ogni modo il principio di coerenza e di impegno ha anche una utilità "storica", poiché garantisce che, una volta presa una decisione non dobbiamo continuare a pensarci su e possiamo procedere oltre. In genere quando si parla di impegno e coerenza si fa riferimento alle tattiche che, partendo da un controllo sottile del comportamento altrui, arrivano sino a cambiare gli atteggiamenti facendo leva sul processo di autopersuasione che normalmente si verifica quando cerchiamo di spiegare a noi stessi i comportamenti che "liberamente" scegliamo di adottare. Il procedimento opera per gradi: il venditore cercherà di farci dire o fare qualcosa di apparentemente innocuo e poco impegnativo per legare logicamente tale comportamento a tutta un’altra serie di richieste una più gravosa dell’altra. È comunque essenziale al fine della persuasione, che il soggetto creda di essere arrivato a una libera scelta.

Ora per continuare in una descrizione dettagliata del principio di coerenza è necessario dividere le richieste - rispetto al soggetto persuaso - in due categorie:

1. Il soggetto viene persuaso a compiere un atto contro-attitudinale
2. Il soggetto viene persuaso a compiere un comportamento non-problematico.

Nel primo caso si ha un’attivazione emotiva (arousal) che motiva il soggetto a ridurre lo stato di dissonanza ristabilendo la coerenza e quindi l’equilibrio del sistema (è ciò di cui parla Festinger con il termine dissonanza cognitiva). A questo riguardo un esperimento fu quello di Festinger e Carlsmith (1959) presentato nell’articolo Cognitive consequences of forced complicance (pubblicato nel Journal of Abnormal and Social Psychology). Festinger e Carlsmith chiesero a un individuo per volta di prestarsi a un esperimento particolarmente noioso; finito l’esercizio noioso chiedevano al volontario di sostituire l’assistente di ricerca e far intendere al soggetto successivo (in realtà un complice degli sperimentatori) che l’esperimento appena svolto era particolarmente divertente, in cambio davano una ricompensa molto bassa (1 dollaro) oppure 20 dollari.

Finita anche questa seconda fase dell’esperimento chiedevano al soggetto che cosa ne pensasse veramente. Sorprendentemente (poiché tale risultato andava contro la teoria comportamentistica) erano proprio coloro che avevano ricevuto un solo dollaro a minimizzare la noiosità dell’esperimento (Nicoletta Cavazza, La persuasione, Il Mulino, 1996 Bologna, pp. 131-132). Festinger e Carlsmith spiegarono tale risultato in base alla teoria della dissonanza cognitiva: coloro che avevano ricevuto 20 dollari potevano pensare fra sé e sé "ho ingannato il prossimo solo in cambio di un compenso". Coloro che avevano ricevuto un compenso insignificante invece non avevano questo alibi, si trovarono quindi con una conflittualità interna che chiedeva di essere risolta. L’unico modo era quello di modificare il proprio atteggiamento spiegando a se stessi che in fondo non era un compito così noioso: "Il processo in questione secondo Cooper e Fazio (A new look at dissonance theory, in L. Berkowitz (a cura di), Advances in experimental social psychology, vol. XVII, New York, Academic Press, 1984) avverrebbe secondo i seguenti passaggi: il soggetto mette in atto un comportamento contro-attitudinale, stabilisce quali conseguenze ha avuto; se ci sono conseguenze indesiderabili stabilisce a chi o a che cosa può essere imputata la responsabilità; se si sente personalmente responsabile emerge l’attivazione emotiva (arousal); se lo stato emotivo attivato è negativo, egli cerca di capire a che cosa è dovuto; se lo attribuisce alla propria responsabilità per le conseguenze indesiderate (e non a fattori esterni) emerge la motivazione al cambiamento dell’atteggiamento relativo; quindi il cambiamento vero e proprio si verifica." (Nicoletta Cavazza, La persuasione, Il Mulino, 1996 Bologna, pp. 134-135)

Il secondo caso invece è quando il soggetto viene persuaso a compiere un comportamento non-problematico. Quando il comportamento richiesto non viola nessun principio o valore della persona non dovremmo aspettarci uno stato di dissonanza cognitiva, appare quindi più adatta la teoria dell’autopercezione di Daryl Bem: una persona che ha compiuto senza costrizioni un comportamento inferisce da tale comportamento un’immagine di sé a cui si ritiene vincolato secondo il principio di coerenza. L’individuo perciò, dopo un primo innocuo impegno può essere portato ad aderire a tutta una serie di richieste comportamentali coerenti con l’immagine di sé.

Un esempio particolarmente interessante viene descritto da Cialdini (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, pp. 67-68) ed è tratto dall’esperimento compiuto dagli psicologi Jonathan Freedman e Scott Fraser (pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, 1966). Il ricercatore si presentava presso i proprietari di un sobborgo elegante della California dicendo di essere un volontario per la "Campagna per la sicurezza delle strade" e chiedeva se potevano cortesemente istallare nel loro giardino un grande cartello con scritto "Guidate con prudenza". Questa offerta piuttosto gravosa veniva rifiutata dalla maggior parte degli abitanti della zona (83%) ma straordinariamente accettata dal 76% di coloro che poco prima (2 settimane) avevano ricevuto la visita di un altro incaricato e avevano accettato di compiere un gesto apparentemente innocuo e poco costoso: l’esposizione di un piccolo adesivo con scritto "Guida sicura". Una tecnica che può essere abbinata con notevoli successi al "Piede nella porta" è il "Colpo basso".

Il colpo basso per così dire "puro" consiste in una sola richiesta comportamentale nella quale si dissimulano i "costi" reali che vengono resi espliciti quando il soggetto non può più tirarsi indietro. Cialdini racconta che aveva appreso questa tecnica presso un concessionario di macchine (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, pp. 85-86). Al cliente veniva proposto un’offerta speciale, lo si coinvolgeva il più possibile lasciandogli la macchina in prova per un giorno e lo si invitava a compilare tutta una serie di moduli. Alla fine della trafila saltava fuori la sorpresa (ecco il colpo basso!): per esempio l’offerta era scaduta qualche giorno prima oppure c’era stato un errore di calcolo o ci si era dimenticati di precisare che l’offerta prevedeva l’obbligo all’acquisto di una serie di optionals particolarmente costosi. A quel punto il venditore si scusava e sottolineava la libertà del cliente di recedere dal contratto.

Un buon numero di clienti finiva con l’acquistare la macchina malgrado la motivazione iniziale all’acquisto (la convenienza) fosse ormai inesistente. Cialdini spiega l’efficacia di tale tecnica: "Sembra incredibile che il cliente accetti di comperare l’auto a queste condizioni, eppure la cosa funziona, non con tutti ma abbastanza spesso da essere usata sistematicamente da molti rivenditori, che hanno capito bene come una scelta iniziale si costruisca da sola il suo sistema di sostegno, munito di tutta una serie di giustificazioni nuove." (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 86).

3. Riprova sociale

Questo principio può essere definito sinteticamente a partire dalle parole di Cialdini: "quanto maggiore è il numero di persone che trova giusta una qualunque idea, tanto più giusta è quell’idea." (p. 104). Ne parlava anche Gustave Le Bon nel suo Psicologia delle folle (1895) libro di riferimento per Mussolini. Secondo Le Bon le idee, i sentimenti e le emozioni hanno un potere contagioso nella folla poiché l’uomo è imitatore per natura e nella folla resta in preda alla eccitazione reciproca. Questo principio è particolarmente potente nelle situazioni particolarmente nuove e sconcertanti, dove, per intenderci c’è un notevole margine di dubbio: la persona si trova confusa e non sa che fare, in mancanza di un modello comportamentale già pronto, un metodo facile e istintivo consiste nell’imitazione del comportamento altrui.

È evidente che in una situazione di shock e confusione viene a crearsi un fenomeno circolare tipico di un sistema cibernetico che trasforma un aggregato umano in un sistema ricorsivo autoriverberante. Un esempio: C’è un uomo disteso per terra, sorge un dubbio: costui ha avuto un malore oppure è un ubriaco che dorme? La reazione istintiva dell’uomo confuso che si trova in una folla è quella di guardarsi intorno e uniformarsi al comportamento delle altre persone che paradossalmente stanno facendo con noncuranza altrettanto: A guarda B che non fa niente imitando C che sta pensando sul da farsi e guarda A. Questo fenomeno è stato definito dagli psicologi John Darley e Bibb Latané come "ignoranza collettiva". Nella folla tra l’altro è come se la responsabilità si diluisse. Siamo tutti responsabili e quindi nessuno è responsabile in particolare.
L’effetto imitazione lo si ritrova anche nelle epidemie di suicidi dopo che i media hanno cominciato a farne pubblicità. Mi sto riferendo al cosiddetto "effetto Werther" che deve il suo nome all’ondata di suicidi che si estese per tutta l’Europa dopo la pubblicazione del romanzo "I dolori del giovane Werther" in cui il personaggio principale, Werther, si suicida. In questo caso l’effetto di imitazione si da solo per le persone che si identificano con il suicida: "il principio di riprova sociale agisce con la massima efficacia quando osserviamo il comportamento di persone come noi. È la condotta di queste persone che ci chiarisce meglio quale sia il comportamento giusto anche per noi." (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 113). Questo principio lo possiamo estendere a maggior ragione anche ai gruppi settari nel caso in cui si verificano dei suicidi collettivi.
Spiega Cialdini rispetto alla setta del Reverendo Jim Jones: "ognuno osservava il comportamento degli altri e, vedendo intorno a sé una calma apparente, perché ciascuno degli altri, invece di reagire, si guardava intorno per capire la situazione, "veniva a sapere" che fare pazientemente la fila era il comportamento giusto" (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 125). Cialdini precisa inoltre un meccanismo fondamentale che è importante chiarire: "Nessun capo può sperare di persuadere direttamente tutti i membri del gruppo, ma il fatto che sia riuscito a convincerne una frazione considerevole basta per convincere il resto". (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 125). Questo principio è usato anche nell’ipnotismo quando l’ipnotizzatore in virtù della sua autorità e del suo carisma crea una cornice suggestiva che genera confusione e incertezza negli astanti: prima ipnotizza l’assistente e poi chiama i soggetti più "facili", che sono coloro che hanno stanno già sviluppando uno stato di trance o attenzione responsiva, per chiamare infine - solo dopo aver dato dimostrazione del suo "potere" con una serie di fenomenologie - sul palco i soggetti "resistenti".
4. Autorità
Siamo stati abituati fin da piccoli che è bene obbedire all’autorità e tutta la società è stata ordinata secondo un principio di gerarchie e di leggi. Su questo principio fa leva l’ipnosi autoritaria, i capi carismatici, i guru che raccontano di detenere poteri straordinari e coloro che sfoggiando titoli altisonanti e in divisa cercano di mettere in soggezione il loro interlocutore. Si spiega perciò perché nella pubblicità del dentifricio c’è un "medico" in divisa che ci prescrive l’acquisto del nuovo dentifricio antiplacca. Se ogni comportamento ha una componente di contenuto e una di relazione non è neanche necessario che l’autorità sia reale, basta comportarsi e apparire come detentori di un autorità sul prossimo, porsi in ruolo up.
Alcune ricerche hanno dimostrato una sorta di "effetto alone". Cialdini narra un divertente esperimento condotto in una Università: veniva presentato un visitatore a differenti classi attribuendogli di volta in volta qualifiche diverse. Man mano che saliva i gradini della scala sociale si incrementava anche la statura che gli studenti gli attribuivano. (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 174).
Un esperimento drammatico e inquietante è invece quello di Milgram all’Università di Yale, nel 1963: ai volontari fu offerta una modica somma per partecipare all’esperimento. Vennero abbinati a coppie, con l’accordo che uno dei due dovesse partecipare in qualità di insegnante-correttore, mentre l’altro come allievo. L’"insegnante" (il vero soggetto dell’esperimento) venne accompagnato in una stanza e posto al controllo di un pannello. Sul pannello si trovavano vari pulsanti, gli fu spiegato che ogni pulsante, contraddistinto da un numero, somministrava una scarica elettrica. Si partiva da 15 fino a 450 volts. Intanto l’allievo veniva posto in una finta sedia elettrica nella stanza adiacente. Fu spiegato che l’esperimento mirava alla valutazione degli effetti prodotti dalle punizioni sull’apprendimento, l’istruttore fu lasciato libero e poi istigato a punire gli allievi poco dotati, con scariche progressivamente sempre più forti. Nell’altra stanza l’allievo fingeva e urlava di dolore.
"[…] i soggetti si dimostrarono notevolmente succubi e obbedienti alle richieste del ricercatore: per la precisione, il 62% di essi arrivarono a somministrare scariche elettriche teoricamente mortali" (Alessandro Usai, I profili penali del condizionamento psichico, Giuffré Editore, p. 112). Il risultato dell’esperimento è ancor più sorprendente se pensiamo che all’istruttore, prima di iniziare, fu fatta provare la scarica elettrica di 45 volts (che è già abbastanza dolorosa) perché potesse verificare l’efficacia delle punizioni che andava a somministrare. Milgram cerca di spiegare il fenomeno in questi termini: "L’essenza dell’obbedienza consiste nel fatto che una persona giunge a vedere se stessa come strumento utile per portare avanti i desideri di un altro individuo e quindi non si considera più responsabili". (Stanley Milgram, Obedience to Authority, Harper & Row, New York (1974). Possiamo pensare anche al principio di coerenza con se stessi e alla creazione di una campo affermativo positivo.
5. Scarsità
Come fare per rendere appetibile un bene? semplice rendetelo scarso e poco disponibile, addirittura vietato o segreto (le sette si basano sulla segretezza dei livelli superiori del culto), fate in modo che non sia semplice ottenerlo, abbiate cura nel presentarlo come qualcosa di unico ed esclusivo e il gioco è fatto. A questo proposito si narra che la Zar di Russia, Caterina la Grande, per rendere appetibili le patate ne circondò i campi con alte palizzate e con cartelli che vietavano di rubarle. Nel marketing si insegna che anche la presenza/assenza di un prodotto fantasma particolarmente attraente crea un particolare contesto che può essere manipolato dal venditore rendendo meno appetibili altri prodotti per effetto di contrasto; non c’è nulla neanche di lontanamente paragonabile al prodotto fantasma (è il caso dei prodotti a edizioni di coppie limitate o delle offerte per un tempo limitato, etc.).
A volte tale prodotto non è altro che una chimera che porta la persona a cercare l’impossibile dimenticando e trascurando tutte le altre alternative più ragionevoli: "la fissazione sui fantasmi può essere uno spreco di tempo e di energie, in particolar modo quando il fantasma è una falsa pista, un’opzione completamente inesistente." (Anthony Pratkanis, Elliot Aronson, Psicologia delle comunicazioni di massa, Il Mulino, 1996 Bologna, p. 211). Questo è il caso di Scientology - setta americana - che viene venduta agli adepti come l’unica opportunità in questa vita e su questo pianeta per sfuggire alla trappola. Si fa intendere che forse una opportunità così (malgrado la possibilità di reincarnarsi) non l’avrete mai più poiché nel frattempo Scientology potrebbe essere distrutta dai governi ostili oppure il nostro piccolo pianeta potrebbe essere distrutto dalla guerra nucleare. D’altronde non c’è nulla di neanche lontanamente paragonabile, chi vi può promettere poteri, immortalità e ogni tipo di risultato fisico e spirituale? E poi che dire della mistica e del mistero che avvolge i livelli superiori del culto raggiungibili solo dopo un adeguato addestramento e perfezionamento spirituale.
Le armi della persuasione nella vita quotidiana
Le tecniche fin qui descritte ci insegnano che la strategia fondamentale per ottenere il consenso consiste nell’utilizzo delle forze e delle leggi della natura e di tutto ciò che l’interlocutore vi porta: la sua resistenza, il suo linguaggio, i suoi pattern comportamentali, le sue credenze e valori, la sua emotività, il suo inconscio … Ricordiamoci dunque che tali strategie di persuasione e coercizione non vigono soltanto nelle famose sette ma anche nella vita di ogni giorno. Alcuni esempi:
Il datore di lavoro chiama di domenica il dipendente sul cellulare perché c’è una "urgenza" deve chiedergli alcune informazioni tecniche (non è certo la prima volta).
D.L. Ohhh Carissimo finalmente! Lo sa che l’abbiamo (notare il plurale - riprova sociale) cercata tutto il giorno per mari e per monti … (lavorare sul senso di colpa …)
Dipendente: Che vuole? lo sa che oggi è domenica?
D.L.: Com’è irrascibile! Una persona intelligente come lei non dovrebbe rispondere in questo modo. Non so se si rende conto che siamo in una situazione difficilissima. "Lo sa" è un predicato di consapevolezza. In altre parole si da per scontato un fatto e rimane da sapere solo se l’altro si è già reso conto di ciò. L’uso della particella "noi" (quando in realtà la questione riguardava solo il datore di lavoro) serve per stimolare la riprova sociale.
"Una persona intelligente come lei non dovrebbe rispondere in questo modo", questa breve frase è in realtà una manovra molto astuta poiché troviamo:
1. Una posizione down da parte del datore di lavoro
2. Una ristrutturazione del significato della risposta del dipendente
3. Un doppio legame
4. Una comunicazione a due livelli differenti poiché sul piano paraverbale sembra fare intendere un dubbio a proposito e quindi stimola un atteggiamento di sfida da parte del dipendente che può fare due cose o rimanere arrabbiato e quindi dimostrare la sua stupidità oppure fare ciò che vuole il datore di lavoro.
Riporto ora alcuni esempi di comportamenti tipici del "manipolatore" tratti da "L’arte di non lasciarsi manipolare":
"Usa la colpevolizzazione e i luoghi comuni come se si trattasse di verità universali. Per esempio, per ottenere un favore senza farlo sembrare una richiesta o un’esigenza, dirà ad un amico: «È davvero una scocciatura che la mia macchina sia ancora in panne. La settimana scorsa era la batteria. Per fortuna Jacques, il mio vicino, si è offerto di occuparsene. È davvero simpatico e generoso. Dopo tutto è normale che ci si aiuti tra amici!». E se alla fine viene espressa la richiesta reale: «Potresti prestarmi la tua macchina per oggi?», la tendenza naturale in questo contesto sarebbe di accettare incondizionatamente. I più colpevolizzati di noi non aspettano nemmeno la domanda: la anticipano, proponendo i loro servizi nonostante le proprie esigenze di quel giorno. Così potranno essere considerati «davvero simpatici» e «generosi», come lo è il vicino Jacques." (Isabelle Nazare-Aga, L’arte di non lasciarsi manipolare, Edizioni Paoline, 2000, p. 48).
"Avendo bisogno di un guardaroba, e non avendo in quel momento grandi possibilità finanziarie, chiedono a Charles e a sua moglie se possono lasciare loro l’armadio per un mese o due, giusto il tempo che il marito ne costruisca uno solo. Otto o nove mesi più tardi l’armadio non è ancora stato restituito ai proprietari. Questi ultimi adesso ne hanno assolutamente bisogno e avvertono la coppia che stanno per tornare a riprendersi la propria roba. […] Charles avverte la coppia che sarebbe passato con la moglie a recuperare il mobile verso la fine della settimana successiva. Arrivati sul posto, devono ancora liberare l’armadio dai vestiti e smontarlo completamente (non era ancora stato fatto!) il loro amico è sul lavoro e ad accoglierli ci sono solo la moglie e i figli. Il giorno dopo, Charles viene a sapere dall’amico che la moglie l’ha chiamato proprio dopo che se n’erano andati, decisamente furibonda, dicendo frasi del genere: «Ma ti rendi conto, arrivano all’improvviso; sbasttono tutte le cose per terra; non si preoccupano neanche di chiedere se siamo ancora nella m … Adesso non abbiamo più nemmeno un posto dove appendere i vestiti …, simpatici i tuoi amici!" (pp. 83-84).
"Non lavori sabato?
No …
Potresti accompagnarmi all’areoporto?
Si, a che ora?
Il mio aereo parte per New York alle 7.30 …
Del mattino?
Si, certo!
Ma è presto …
Allora siamo d’accordo?
Mah, non è che mi faccia comodo, ma va bene …
OK, passa a prendermi alle cinque e dieci …
Un momento, perché alle cinque e dieci?
Perché vado a New York!
Non vedo il nesso …
Insomma, bisogna essere all’aeroporto due ore prima, lo sai. E poi, sei fortunato: ci sono alcune compagnie che chiedono di trovarsi in aeroporto addirittura tre ore prima!
Mio Dio, è davvero presto, perché sono stanco della settimana e …
Ma sì, dormirai domenica! Sei giovane! Dai, sii gentile. Non ci vado mica tutte le settimane a New York …
No, per fortuna! D’accordo, ci vediamo sabato alle 5.10 a casa tua. O.K.
" (p. 114).
Notate la domanda di apertura che serve a incastrarvi. Si possono anche fare dei commenti ironici alle vostre giuste obiezioni anzitutto definendole lagnanze, poi esagerandole (reductio ad absurdum) "ma non faccia il vecchietto …", "Cosa sei, proprio uno sfaticato", "non ho capito quando devi andare a sciare ti alzi prestissimo e adesso per fare un favore a un amico" etc. …
Così scopriamo che personalità manipolatrici sono capaci di usare istintivamente quasi la totalità delle tecniche persuasive. La "vittima" che gioca al gioco perverso insieme al "manipolatore" è generalmente una persona coscienziosa che tende a colpevolizzarsi, sarà quindi particolarmente vulnerabile alle critiche e ai giudizi anche se infondati. È una persona che preferisce sottostare a dei compromessi piuttosto che andare incontro a una lite e alla rottura del rapporto. La "vittima ideale" è spesso una persona insicura che tende a rispondere alle esigenze e alle necessità altrui e che ha notevoli distonie (disagi) in vari aspetti della sua vita. Il "manipolatore" potrà girare il coltello nella ferita (nei vari punti deboli) destabilizzando la fiducia dell’interlocutore per ottenere ciò che desidera. Potrà fare ciò anche tramite piccoli commenti casuali, allusioni che possono mettere in luce o amplificare un difetto o debolezza e lo farà magari in pubblico. Nel caso reagiate emotivamente può rappresentarvi come uno squilibrato negando ogni intento negativo. Le critiche possono anche essere nascoste all’interno di discorsi indiretti o con battute.
Il manipolatore inoltre è molto abile nell’utilizzare un linguaggio vago e ambiguo, ciò vale anche quando ponete loro delle domande che tenderanno ad eludere: "L’aggressione viene perpetrata rifiutando di parlare di quello che succede, di discutere, di trovare insieme delle soluzioni" (Marie-France Hirigoyen, Molestie morali, Einaudi, 2000 Torino, p. 104).
Un linguaggio impreciso che lascia ampio spazio all’ambiguità accrescerà la confusione della "vittima" che non avrà mai elementi validi poiché gli si potrà sempre rispondere "Non intendevo dire questo! Non hai capito nulla". Un’altra tecnica di confusione è la lettura nel pensiero, per esempio "Tu ti mi critichi ma so che in realtà è perché hai un sacco di problemi e sei un persona fragile". Chiaramente i doppi legami sono il pane quotidiano del "manipolatore".
Spesso una delle tecniche preferite è quella di chiamarvi all’ultimo momento e chiedervi un favore con estrema urgenza. Se non accettate diventate automaticamente degli ingrati, perché è anche abile a far pesare ogni cosa che ha fatto per voi come un’enorme debito. Tra l’altro prendendovi alla sprovvista riesce ad aggirare più efficacemente le vostre possibili opposizioni.
Un’altra caratteristica del manipolatore è il fenomeno psicologico della proiezione. Spesso non potrà fare a meno di proiettare sugli altri caratteristiche che gli sono proprie quasi a sgravarsi di un peso che non potrebbe altrimenti sopportare. Poiché è un personaggio estremamente narcisista ritiene che gli altri debbano soddisfare unicamente i suoi interessi e quindi spesso non vi ascolterà, si metterà al centro dell’attenzione e non manterrà spesso le promesse con la scusa che aveva terribilmente da fare, richiedendo di essere consolato per tutte le cose che deve sopportare.
La comunicazione privilegiata è di tipo manipolativo (se tu fai questo allora io … se non fai questo io …) e si nasconde spesso tramite minacce velate, per esempio se non fai questo io ti lascerò, oppure se non fai questo sei un farabutto, se non fai questo ti capiterà qualcosa di male, andrai in rovina perché non sei nulla senza di me etc.
Se il manipolatore è riuscito ad "agganciarvi" emotivamente allora voi avrete timore di queste "maledizioni" e dovrete effettuare tutta una serie di rituali (ciò che lui vuole che voi facciate) per propiziarvi la sua benevolenza. E verrà quasi da chiedergli "Ho fatto anche questo. Che cosa vuoi ancora che io faccia per placare la tua ira? per sfuggire alla maledizione?"
La persuasione nella vita famigliare
Per quanto riguarda la vita famigliare si può fare un discorso un poco più approfondito poiché la famiglia è il contesto privilegiato per l’induzione di sintomi in virtù di una interdipendenza economica ed emotiva che facilità il rapport e la suggestione fra i componenti del nucleo. Occorre tuttavia ricordare che la famiglia stessa è calata all’interno della società:
"[…] le strutture sociali penetrano all’interno delle ‘membrane’ che circondano la famiglia e l’individuo, ricodificandosi in sistemi di credenze e sistemi relazionali e trasformandosi, talvolta, in una realtà interna sopraffacente. (Michele Ritterman - L’ipnosi nella terapia familiare, Astrolabio, 1986 Roma, p.11).
Quindi tra questi tre sistemi: l’individuo, la famiglia, la società esistono delle membrane permeabili che fanno sì, per esempio, che l’individuo introietti convinzioni, critiche proprie della struttura familiare di appartenenza per poi proiettarle all’esterno trasponendole nel contesto sociale della vita adulta. Così capiterà che l’individuo si risenta nei confronti del superiore come se costui fosse suo padre o finirà per riproporre nella vita di matrimonio alcuni drammi specifici della sua infanzia, trattando, per esempio, male suo figlio.
A livello personale l’individuo è capace di autoindursi una serie di pensieri automatici e a livello familiare se guardiamo ai reciproci influenzamenti scopriamo delle vere e proprie induzioni del sintomo, tecniche ipnotiche indirette di disseminazione, confusione, doppi legami, etc. Al livello sociale la società induce una serie di convinzioni e sintomi che variano come il variare delle mode e delle epoche. Il caso più drammatico di influenza della società sul singolo è la morte vodoo: in tal caso lo stregone trae tutto il suo potere dal contesto sociale che lo sostiene.
Così si può dire che "[…] la società può mandare in trance la famiglia, e la famiglia può mandare in trance il singolo membro. Un singolo membro può mandare in trance se stesso, oppure una famiglia o una società che reagiscano alle sue suggestioni (si pensi a Hitler e a Gandhi)". (Michele Ritterman - L’ipnosi nella terapia familiare, Astrolabio, 1986 Roma, p. 49). Possiamo anche intendere il sintomo espresso dal singolo come una metafora che indica una serie di conflitti tra l’individuo, la famiglia, la società. A questo punto focalizzerei l’attenzione sul ruolo delle relazioni familiari nell’induzione del sintomo.
La famiglia è regolata da leggi e schemi di comportamento talvolta inespressi - e quindi difficilmente contestabili - che la costituiscono come entità privata e distinta dalla società. Tali regole e tabù vincolano i membri l’uno all’altro secondo un patto di sangue di presunta lealtà reciproca sino a poter stimolare un componente (il capro espiatorio) a entrare o restare in una particolare situazione problematica. Tutto ciò è agito quasi automaticamente secondo una serie di pattern di relazione ricorsivi.
Le forme di induzioni sono indirette e quindi particolarmente potenti nell’indurre uno stato interno senza che la persona possa opporsi. Casi tipici sono i doppi legami. Se per esempio il figlio viene sottoposto a messaggi conflittuali riguardanti il potere e la responsabilità egli da una lato deve comportarsi responsabilmente e diventare adulto, dall’altro deve rimanere un bravo bambino, starsene tranquillo e obbedire.
Rittermann parla anche di "induzioni di parti di sé" che ricorrono quando vengono evocate contemporaneamente o in rapida successione due aspetti comportamentali o parti della personalità contemporaneamente attraverso un direttiva nascosta: "In quanto soccorritore devi restare a casa e aiutarmi, in quanto bambino e persona fallita, sei una palla al piede e un epso finanziario per me, per cui vattene!" (Michele Ritterman - L’ipnosi nella terapia familiare, Astrolabio, 1986 Roma, p. 113).
Altre forme di induzione sono l’attingere alla storia comune per evocare delle fantasticherie che hanno particolare significato all’interno della psicomitologia familiare, come per esempio rinfacciare un certo evento o farne accenno. Per rafforzare tale processo e renderlo più indiretto si possono utilizzare soltanto delle parole-stimolo capaci di avviare - in virtù del loro carattere simbolico ed evocativo - tutta una serie di sequenze induttive omai sedimentate nella vita famigliare. Queste parole stimolo per gli estranei possono non avere alcuna valenza emotiva e quindi la risposta spoprositata del coniuge verrà vista come sconsiderata.
Si possono poi menzionare le "tecniche di confusione dei confini", quando si induce l’idea che un componente della famiglia sia tale e quale a qualcun altro, che abbia ereditato per esempio i difetti del padre o del farabutto dello zio e quindi stia scendendo una brutta china se non fa ciò che diciamo. Grazie a questa associazione si potrà più volte criticare lo zio Tom senza che il vero bersaglio (per esempio il figlio) possa difendersi perché tanto non si sta parlando veramente di lui.
Un’altra tecnica sono i vincoli con i quali si induce l’idea che l’individuo sarà in realtà incapace e dimostrerà la sua cattiveria, inabilità o altro, qualcosa di molto simile alla sfida dell’ipnotista: "Non riesci a stare in piedi; dai, prova!". "Visto, che non ci riesci, visto che avevo ragione!". In tal modo si lanciano delle "maledizioni" tramite la rievocazione dei fallimenti dell’individuo piuttosto che delle sue risorse per poi pronosticare un brutto esito nel caso costui non faccia ciò che effettivamente vogliamo e tutto ciò sarà presentato come un intervento a fin di bene. Se invece costui riesce a districarsi dal vincolo e ha compiere qualcosa di buono si potrà dire "Ecco, finalmente dopo tante prediche che ti abbiamo fatto sei riuscito a fare qualcosa di buono! Bravo finalmente, anche quelli con una testa quadrata come te si riescono a cambiare dopo averci fatto sudare sette camice".
Si può anche manifestare una serie di rimostranze e lamentele per poi dire all’altro che può anche non tenerne conto: "Spero che tu ti renda conto che puoi andare in ferie solo grazie ai sacrifici che ho fatto per te, e che rimango a lavorare in ufficio a fare gli straordinari, anche se sono stanca.. Ma non ti preoccupare, mi fa piacere che tu parta!".
Il mobbing
Infine un accenno al mobbing, un fenomeno di cui ultimamente si parla. Il mobbing è una forma di molestia sul lavoro: "si manifesta come un’azione (o una serie di azioni) che si ripete con una certa frequenza e per un certo periodo di tempo, compiuta da uno o più mobber (o aggressori) per danneggiare la vittima (o mobbizzato), quasi sempre in modo sistematico e con uno scopo ben preciso. Il mobbizzato viene letteralmente accerchiato e aggredito intenzionalmente (il verbo inglese to mob significa «assalire, aggredire, affollarsi attorno a qualcuno») da aggressori che mettono in atto strategie comportamentali volte alla sua distruzione psicologica, sociale e professionale. I rapporti sociali si volgono alla conflittualità e si diradano sempre più, relegando la vittima nell’isolamento e nell’emarginazione più disperata. In seguito al mobbing la vittiam può risentire di una varietà di sintomi psicosomatici più o meno gravi, di stati depressivi o ansiosi, di tensione continua e incontrollata. L’esito ultimo - e purtroppo non raro - è il suicidio." (Marie-France Hirigoyen, Molestie morali, Einaudi, 2000 Torino, pp. 236-237).
Valori e credenze
di Anna Zonari - Studio di psicologia integrata
Sono molti gli studi nell’ambito della psicologia che si occupa di studiare i processi cognitivi (la percezione, il pensiero, l’apprendimento, la memoria, ecc.) e le emozioni che mettono in evidenza come individui diversi percepiscono diversamente lo stesso evento. Hanno cioè impatti differenti davanti alla medesima situazione. A volte un semaforo che diventa rosso ci obbliga a pigiare il freno della macchina, ma altre volte, quando abbiamo molta fretta, ci costringe a spingere sull’acceleratore, altre volte ancora, se abbiamo la testa tra le nuvole non lo vediamo nemmeno … Eppure lo stimolo è il medesimo (il semaforo rosso).
Allo stesso modo capita spesso di notare come eventi diversi scatenano la stessa reazione in persone diverse. Possiamo tranquillamente affermare che ci possono essere stimoli identici che scatenano risposte differenti e stimoli differenti che scatenano le stesse risposte. Perché? Perché noi interpretiamo continuamente tutto ciò che si muove intorno a noi (e dentro di noi). Questo significa che attribuiamo un significato a tutte le situazioni che ci troviamo a vivere. E’ per questo che quando siamo di fretta il significato che attribuiamo al semaforo rosso è diverso da quello che gli attribuiamo se andiamo con calma. Nel primo caso uno stop può provocarci minuti preziosi di ritardo, nel secondo caso questo fatto non ci pesa minimamente. In qualsiasi momento è in atto un processo di comprensione, di interpretazione della realtà, anche nelle situazioni che consideriamo automatiche, in cui ci sembra che non ci sia niente da capire. Effettivamente in queste situazioni possiamo prestare meno attenzione, essere meno vigili, ma comunque stiamo attribuendo un significato a quello che stiamo facendo. L’essere umano ha bisogno di trovare significati, di attribuire un senso agli eventi entro cui è inserito. Per trovare un significato noi elaboriamo delle ipotesi e immediatamente cerchiamo di verificarle, attraverso il confronto tra le nostre aspettative e quello che ci sta di fronte. Ma come facciamo a formulare delle ipotesi?
Facciamo un esempio. Abbiamo un appuntamento con un medico specialista che non abbiamo mai conosciuto prima. La sua assistente ci fa accomodare in sala d’attesa e dopo poco arriva una persona poco più che adolescente vestita con una maglietta. La nostra reazione, probabilmente è di sorpresa (per qualcuno sarà di totale sconcerto). Perché? Sicuramente ci aspettavamo di vedere qualcuno di età più matura, magari con un camice bianco. Da dove traggono origine queste aspettative? Dal fatto che noi siamo convinti che uno specialista arriva ad essere tale dopo un impegnativo corso di laurea ed una successiva specializzazione. Dal fatto che gli altri specialisti che abbiamo conosciuto avevano un’età calcolabile, grosso modo, nella fascia della "maturità". In più non abbiamo mai visto un medico in servizio senza camice bianco. Sappiamo, peraltro, che il camice conferisce serietà e sicurezza a chi lo indossa.
Tutte queste informazioni o "pregiudizi" (giudizi a priori) sono depositati nella nostra memoria sotto forma di schemi. Nella nostra memoria sono depositati numerosissimi schemi, che sono strutture di conoscenze che ci consentono di riconoscere oggetti ed eventi. Possediamo, ad esempio, lo schema del "medico", quello dell’ "automobile", lo schema di "persona timida" e così via.
Gli schemi non sono immutabili, ma possono cambiare a mano a mano che si modificano le condizioni. L’insieme degli schemi che disponiamo per spiegare la realtà, per darle un senso, lo abbiamo costruito attraverso le esperienze vissute durante la nostra vita. Lo schema ci permette di dare un significato, di capire la situazione in cui ci veniamo a trovare, ci permette in questo modo di eliminare l’incertezza e l’angoscia in cui ci verremmo a trovare se non potessimo dare un significato agli eventi. Pensiamo agli stati di shock dopo gli incidenti: persone traumatizzate sono per un determinato lasso di tempo più o meno lungo prive di punti di riferimento. Non hanno più minimamente il controllo della situazione e subentra il panico e l’incertezza.
Gli schemi, cioè le convinzioni e le credenze che abbiamo sviluppato per spiegarci il mondo sono quindi indispensabili per la nostra vita e sono il fondamento della nostra maturazione. Il problema subentra quando non siamo consapevoli del tipo di convinzioni che ci muovono e questo accade nella maggior parte dei casi nella maggioranza delle persone. Molte delle nostre convinzioni sono costituite da principi dei quali l’origine o non è chiara o è stata completamente dimenticata. Sta di fatto che queste convinzioni non vengono più messe in discussione, anche quando poggiano su basi infondate o poco consistenti. Nella nostra società, ad esempio, si dà per scontato che l’invecchiamento comporta un progressivo irrigidimento del corpo, tant’è che rimaniamo stupefatti se vediamo un ottantenne assumere delle impegnative posizioni yoga. Siamo portati a pensare che è una persona che si è dedicata con impegno a questa disciplina per tanti anni e a ritenerla un’eccezione. La nostra convinzione è che una persona anziana non possiede più flessibilità ed elasticità. In realtà è lo stile di vita che conduciamo, le abitudini alimentari sregolate e non equilibrate, la sedentarietà, l’inquinamento e queste credenze limitanti che determinano queste rigidità. Altre convinzioni e altre abitudini di vita dimostrerebbero facilmente che è possibilissimo mantenere un corpo flessibile ed elastico a qualsiasi età.
Incontriamo tanta difficoltà ad integrare nuove conoscenze perché non tutti sono disposti a sopportare l’incertezza che deriva dalla messa in discussione delle nostre convinzioni, oppure perché è relativamente semplice non imbattersi in problemi che ci obbligano a metterle in discussione. Se ad esempio operiamo in un ambiente che varia poco, che mantiene cioè le stesse abitudini, le stesse regole, non abbiamo più bisogno di programmare nuovi piani, perché il copione che ci viene richiesto è su per giù sempre lo stesso. Ecco perché è tanto difficile cambiare convinzioni!
Considerare la malattia come un sintomo da debellare è sicuramente profondamente diverso che considerarla come un’occasione per comprendere quale tipo di messaggio ci sta lanciando il nostro organismo, così come ritenere che la guarigione coincida con l’assenza di sintomi fisici è differente dal considerarla come una condizione di ben-essere imprescindibile da una più generale qualità della vita (credenze, alimentazione, respirazione, ecologia ambientale …).
Informazioni nuove di questo tipo sono equivalenti ad un problema che può avere differenti soluzioni: di fronte all’incertezza che si manifesta perché vengono messe in discussione le nostre credenze si può reagire rifiutando le nuove informazioni (giudicandole, ad esempio, poco serie, stravaganti, acqua fresca, troppo impegnative …) oppure integrandole all’interno della propria rappresentazione del mondo. Questo implica una generale revisione di tutti i nostri pre-giudizi e convinzioni per poter spiegare anche questi nuovi fatti. Ci vuole un po’ di coraggio!
Appare chiaro come non esista solo una realtà oggettiva, percepibile come tale, ma anche una soggettiva, che dipende dal significato che attribuiamo agli eventi. E’ importantissimo tenere sempre presente la dialettica di questi aspetti ed integrarli in un’unica visione d’insieme. Abbiamo visto che perché uno stimolo risulti significativo, è necessario che l’individuo attribuisca un significato a quello stimolo. Il fatto che individui diversi attribuiscano significati diversi al medesimo stimolo dipende innanzitutto dalla storia dell’individuo, ossia dalle esperienze affrontate in precedenza che possono averlo condizionato a reagire, ad esempio, con paura ad uno stimolo per molte persone innocuo.
Inizialmente il bambino reagisce agli stimoli ambientali con un bagaglio di risposte tipiche della sua fase evolutiva che, a mano a mano che lo sviluppo prosegue, verranno affiancate e sostituite con risposte più complesse ed adeguate al nuovo stadio di sviluppo raggiunto. In qualsiasi momento dello sviluppo evolutivo possono verificarsi degli "intoppi", soprattutto se le esperienze che il bambino fa sono vissute come non soddisfacenti. Questi "intoppi" comporteranno la progressiva formazione di una specifica tipologia di individuo con aspetti mentali, emotivi relazionali e fisici propri. Si svilupperà una struttura di personalità con sue peculiarità che condizionerà inevitabilmente l’intero processo di interazione di quell’individuo con l’ambiente, cioè la lettura che egli dà della realtà e il comportamento che attua.
In sintesi, questo significa che i modi, gli schemi, i "filtri" con cui attribuiamo un significato alla realtà fanno sì che noi la percepiamo in un modo piuttosto che in un altro, ma anche il fatto di avere vissuto le esperienze con determinate tonalità affettive piuttosto che altre porta allo sviluppo di precise cognizioni, valori e credenze. E’ come un circuito a feed-back.
Pensiamo ad un bambino convinto di non essere in grado di comprendere la matematica, magari perché gli è stato detto di non essere particolarmente portato per quella materia. Se fa propria quest’aspettativa di fallimento, a quali potenzialità e risorse attingerà quando sarà in procinto di seguire la lezione di matematica o di intraprendere un compito? Sicuramente a poche, dal momento che l’informazione che ha segnalato al suo cervello è di attendersi l’insuccesso. Non verranno attivate azioni dettate dalla fiducia in se stesso e di potercela fare. Se si è convinti che quello che ci aspetta è un fallimento, perché fare uno sforzo massimo?
Il sistema di credenze sottostante le azioni di questo bambino gli manda quindi messaggi riguardo l’impossibilità di farcela e questo messaggio segnalerà al sistema nervoso di rispondere in un certo modo. I risultati che ne conseguiranno saranno probabilmente molto scoraggianti e ciò determinerà la conferma delle proprie convinzioni iniziali, preparando l’insuccesso anche per i tentativi successivi. Le convinzioni negative, in altre parole, sono state rinforzate e danno il via ad una spirale senza uscita.
Ognuno ha un sistema di credenze e di convinzioni, alcune molto profonde e di cui siamo pienamente consapevoli e per cui potremmo anche essere disposti a morire, pensiamo alle grandi cause per un ideale. Tante convinzioni, però, sono a noi assolutamente inconsapevoli e le abbiamo assorbite nel corso degli anni. Queste convinzioni ci condizionano continuamente, restringendo il nostro potenziale, limitando le nostre risorse. Questi condizionamenti "striscianti", subliminali riguardano comunemente la convinzione di non potercela fare in un ambito preciso della nostra vita o in generale di doverci rassegnare a certe condizioni di mediocrità o scarsa felicità.
Questi blocchi intervengono in determinate fasi evolutive e rimandano pertanto a precisi nuclei emotivi e quindi ad un preciso malessere sviluppato dall’individuo con l’ambiente. Possiamo riassumere dicendo che ogni individuo possiede una mappa soggettiva del mondo, ha cioè un suo peculiare modo di percepire e valutare cognitivamente ed emotivamente gli stimoli (interni ed esterni), costruito soprattutto in base all’esperienza, o meglio ai vissuti emotivi legati alle esperienze fatte.
Ciò che percepiamo della realtà esterna lo traduciamo in rappresentazioni (sistema di credenze) che influiscono sul nostro comportamento e lo condizionano. Ognuno dispone di modalità diverse per rappresentare la propria esperienza, cioè di mappe diverse con relative strategie di comportamento. La maggior parte delle persone agisce non avendo affatto consapevolezza dei sottostanti processi con cui interpreta la realtà. Questo significa che la maggior parte di noi non ha cognizione delle convinzioni e degli schemi con cui traduciamo la realtà esterna in realtà interna. La gran parte di questi schemi di valutazione della realtà si sono formati nella nostra infanzia, sulla base di condizionamenti affettivi estremamente limitanti e distorti.
La mappa non e’ il territorio!
Se gli schemi dunque influenzano e spesso determinano il modo di selezionare e classificare le informazioni disponibili, ciò significa che in gran parte ci creiamo da soli quello che è reale. Come abbiamo visto precedentemente la funzione essenziale dello schema è quella di attribuire un significato all’esperienza e ridurre così l’incertezza che ci invaderebbe se fossimo privi di punti di riferimento. Sono stati fatti tantissimi esperimenti nell’ambito della psicologia sociale, al fine di verificare la tendenza ad autoperpetuarsi degli schemi. Eccone esposti due:
In una ricerca di Thorndike (1920) sulle valutazioni degli studenti da parte degli insegnanti è emerso un fenomeno che venne poi definito effetto alone: nello specifico, se un insegnante dà un giudizio positivo su un allievo, è probabile che anche gli altri giudizi saranno positivi. Anche il contrario è vero. Siamo di fronte alla tendenza a considerare solo le qualità positive o quelle negative: se abbiamo una minima informazione positiva su una persona, utilizzeremo lo schema "persona buona" e trarremo su di essa informazioni generali, ma non dimostrate, ad esempio che sarà non solo intelligente, ma anche cordiale e simpatica. Viceversa, un’informazione negativa attiverà lo schema "persona cattiva" per cui un comportamento maleducato ci porterà a ritenere di essere di fronte ad una persona antipatica ed intollerante.
Le ipotesi sulla personalità degli altri tendono a corrispondere agli schemi di chi fa le ipotesi. In più, colui che fa delle ipotesi (elabora delle aspettative) seleziona informazioni tali da confermare i suoi schemi. Invece di essere aperti e disponibili alla conoscenza di nuovi aspetti della realtà o della personalità altrui, si cerca conferma delle attuali convinzioni esistenti.
In un altro esperimento, "si chiese ad alcune studentesse universitarie di intervistare un altro studente. A metà di esse fu detto che il loro compito era di sapere se l’altro studente era una persona estroversa: espansivo, socievole, entusiasta. All’altra metà fu chiesto di scoprire se era introverso: timido, riservato e distante. Si diede poi a tutte le partecipanti una serie di domande da cui dovevano selezionare un sottoinsieme da sottoporre all’intervistato. Metà delle domande vertevano sull’estroversione, tipo "In che situazioni incontrate gente nuova?" oppure "In quali situazioni siete loquaci?". Per rispondere a questo tipo di domande è necessario parlare della propria socievolezza. L’altra metà delle domande si proponeva di indagare sulla timidezza o introversione dell’intervistato. Il problema centrale della ricerca era sapere se le studentesse con il compito di individuare un dato aspetto caratteriale avrebbero scelto le domande in grado di evidenziarlo.
I risultati mostrano che se le studentesse pensavano che l’interessato sarebbe stato estroverso, sceglievano le domande che richiedevano risposte di tipo estroverso. Se avevano motivo di credere all’introversione dell’intervistato, sceglievano le domande con risposte di tipo introverso" 8 (K. J. Gergen, M. M. Gergen, Psicologia sociale, Il Mulino, p. 69). Le studentesse stavano così creando il tipo di persone che stavano cercando. Una volta che lo schema è stato sviluppato e confermato, è spesso difficile abbandonarlo, anche se si è dimostrato falso.
La teoria della dissonanza cognitiva di Festinger
Molti psicologi sociali ritengono che le persone abbiano un bisogno fondamentale di congruenza cognitiva, ovvero di coerenza logica tra le proprie convinzioni ed idee. Secondo Festinger (1957) quando un individuo ha due rappresentazioni cognitive (idee sul mondo) coerenti l’una con l’altra, egli si trova in uno stato interno di equilibrio, che l’autore chiama di consonanza. Quando invece due o più rappresentazioni cognitive non sono tra loro coerenti, perché una implica l’opposto dell’altra, si produce dissonanza.
Festinger sosteneva che esiste una motivazione fondamentale che spinge l’individuo a ridurre gli stati di dissonanza, che sarebbero per natura destabilizzanti. Più la rappresentazione cognitiva è importante e più la dissonanza è destabilizzante. E più è critica la dissonanza più è forte la motivazione dell’individuo a ridurla. Se "Io ritengo che sia giusto ed onesto pagare le tasse" e nei fatti "Non dichiaro tutte le visite che faccio" posso entrare in uno stato di dissonanza, perché non sono congruente tra ciò che dico e ciò che faccio.
La dissonanza può essere ridotta in vari modi: modificando il comportamento (decido di fare la ricevuta a tutte le persone che visito), oppure modificando la rappresentazione (cambiando opinione, ad esempio "Teoricamente è giusto ed onesto pagare le tasse, ma non voglio essere tra i pochi a dichiarare tutto", oppure "Questo stato non si merita la mia onestà!", ecc.). Sia l’uno che l’altro tipo di modificazione ristabilisce la consonanza. La coerenza cognitiva è quindi connessa al cambiamento degli atteggiamenti, quindi la coerenza cognitiva implica spesso una coerenza di atteggiamenti.
La maggior parte delle ricerche sugli effetti del comportamento sugli atteggiamenti ha fatto uso di metodi di interpretazione di un ruolo (role playing). Secondo questo metodo, si chiede alle persone di fare un discorso e di agire in un certo modo. Come suggerisce la teoria della dissonanza, la gente può modificare i suoi atteggiamenti per il semplice motivo di aver interpretato un certo ruolo. In un esperimento ormai classico, ai soggetti viene chiesto di fare un discorso su uno schema già pronto mentre altri soggetti si limitavano ad ascoltare (Janis e King, 1954). Le opinioni del soggetto, nuovamente registrate dopo l’interpretazione del ruolo, mostrarono una modificazione orientata nella direzione degli atteggiamenti espressi durante il discorso, mentre quelle degli ascoltatori non erano molto cambiate.
Una delle prime ricerche condotte sulla dissonanza riguardò un fatto della vita reale: una profezia sulla fine del mondo. Festinger ed alcuni collaboratori (1956) trovò sul giornale una notizia concernente Marian Keech, una casalinga che sosteneva di aver ricevuto un messaggio proveniente da un’entità che le aveva annunciato la distruzione del mondo. L’evento avrebbe dovuto accadere il 21 dicembre. La signora Keech richiamò intorno a sé un piccolo stuolo di seguaci, che formarono un gruppo. Molti di essi abbandonarono la vita che conducevano prima.
Questo gruppo interessò molto Festinger per il drammatico urto con la realtà cui si sarebbe trovato esposto dopo aver assistito al mancato avvenimento della presunta catastrofe. La scoperta che il mondo non sarebbe finito sarebbe stata in aperto contrasto con la fiducia nella profezia della signora Keech. Come avrebbero ridotto la dissonanza provocata da queste contraddittorie rappresentazioni?
Festinger e i suoi collaboratori si associarono al gruppo. Pochi minuti prima della mezzanotte tutti i membri si riunirono nel salotto della signora Keech, convinti che al momento della catastrofe un disco volante li avrebbe portati in salvo. Mezzanotte arrivò e passò, ed essi sedevano in silenzio. A poco a poco cominciarono a parlare, a riconsiderare le proprie idee e a lasciarsi andare al dolore e alla disperazione. Alle 4 e 45, la signora Keech improvvisamente annunciò di aver ricevuto un nuovo messaggio col quale si informava il gruppo che il potere della loro fede aveva salvato la terra. Questo messaggio venne accolto con grande sollievo e la loro fiducia si ristabilì. Così i membri del gruppo ridussero la dissonanza non attraverso l’ammissione dolorosa di aver preso un abbaglio, ma attraverso un’intensificazione della loro fede.
Anche altre ricerche confermarono un rinnovamento della fede in risposta ad una catastrofe temuta e non verificatasi. Festinger e i suoi colleghi ne conclusero che di fronte ad eventi che sconfermano le credenze, un rinnovato sostegno viene loro fornito se ciascuno riceve un forte consenso da altri credenti. Insieme, si trova il modo di fortificare la propria fede. Da soli, non si sarebbe capaci di sostenerla.
Il dominio della mente
Solitamente siamo portati a credere di essere liberi e in grado di non subire condizionamenti, se lo vogliamo. Tant’è che si sente spesso parlare di suggestione, di condizionamenti, ma come se riguardassero altri … Parallelamente guardiamo con sospetto e disapprovazione tutto un insieme di tecniche che ci propongono di cambiare. "Ma lascia perdere, che ti fanno il lavaggio del cervello!" ci si sente rispondere a proposito della nostra intenzione di sperimentarne una. Come se si rischiasse di essere snaturati, privati della propria autenticità e neutralità.
In realtà noi siamo comunque condizionati. E non parlo solo della televisione, della pubblicità, della moda … che forse sono gli esempi più comprensibili e che crediamo di "governare" meglio. L’apprendimento stesso, i processi di socializzazione con cui vengono interiorizzate le norme sociali che regolano la nostra vita privata e pubblica sono l’esempio più eclatante. Ma tutto il nostro sistema di credenze non è neutrale: ci imposta e dirige le nostre azioni in determinate direzioni. Purtroppo queste convinzioni e i conseguenti comportamenti nella maggior parte dei casi, non sono finalizzati al raggiungimento di una buona qualità della vita, ma ci predispongono alla malattia e alla mediocrità.
Anche la psiconeuroimmunologia, nata negli anni ottanta in seno alla medicina "ufficiale", sostiene che i nostri pensieri possono influenzare le nostre difese immunitarie. La prima ricerca in questo campo venne condotta da Ader, in collaborazione con l’immunologo Choen, e consisteva nell’aggiungere una sostanza chimica (la ciclofosfamide) all’acqua zuccherata di cui i topi sono ghiotti. Questa sostanza causa nausea e disturbi di digestione, di conseguenza i ratti hanno imparato a rifiutarla. Se i ratti venivano successivamente obbligati a bere l’acqua zuccherata (ora senza ciclofosfamide), alcuni morivano a causa dell’immunosoppressione, come se realmente avessero assunto la sostanza, che è un forte immunosoppressore. Cos’era successo? I topi erano stati condizionati all’immunosoppressione, anche senza la somministrazione di ciclofosfamide. Quest’effetto è conosciuto come "effetto placebo".
L’effetto placebo nell’uomo si manifesta quando si hanno certe aspettative. Fiducia, ad esempio, nell’efficacia della terapia o nella bravura del medico di diagnosticare e curare nel miglior modo possibile. Roy Martina descrive una storia vera, che purtroppo rivela in tutta la sua potenza gli effetti che possono avere convinzioni limitanti sul nostro sistema immunitario:
"Due signori che si chiamavano entrambi Janssens ed avevano le stesse iniziali, erano ricoverati per caso, nello stesso ospedale e nello stesso reparto. Avevano entrambi circa cinquant’anni e avevano disturbi alle vie respiratorie. Li chiameremo Janssens I e Janssens II.
 
Janssens I fumava come un turco ed aveva un tumore al polmone; Janssens II non fumava ed aveva un inizio di enfisema complicato da una bronchite. Entrambi avevano una tosse terribile. Tutti e due furono sottoposti a dei test di routine ed anche a delle radiografie. Sempre per caso venivano scambiate le loro radiografie. Così il signor Janssens I si sentì dire che non era poi così grave. Un inizio di enfisema complicato da una bronchite. Consiglio: smettere di fumare, una cura con antibiotici, stare tranquillo, limitare lo stress. Janssens II si sentì dire, che la prognosi non era molto bella. Aveva un tumore maligno ai polmoni. Gli dissero: "Pensiamo che avrai ancora 9 o 10 mesi da vivere!" Cosa successe? Dopo 5 anni Janssens I viveva ancora senza tumore, che sparì dopo sei mesi. Janssens II invece morì nel tempo previsto, esattamente dopo 10 mesi".
Tutto ciò fa riflettere … Quanto può influire una prognosi infausta sul decorso stesso della malattia? Quello che per tanti anni è stato liquidato e snobbato come effetto placebo non è altro che il potere delle nostre aspettative, dei nostri schemi e dei nostri processi cognitivi. Ormai sono tantissimi i casi documentati di guarigioni anche da situazioni considerate incurabili (le cosiddette remissioni spontanee). Cosa è intervenuto? Il naturale processo di guarigione del corpo, libero da condizionamenti limitanti. E’ chiaro che non è un passo semplice, soprattutto quando il cambiamento è l’unica speranza di potercela fare.
Per ora, ci basti diventare consapevoli che se le rappresentazioni interne delle nostre credenze non ci piacciono possiamo cambiarle! (1) Due autori che propongono un modello integrato di cambiamento son
o: A. Robbins, Come ottenere il meglio da sé e dagli altri, Bompiani; R. Bakker, R. Martina, Vitalità, Ipsa E).
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Sindrome del "vero credente"

Fonte: New Italy (Sito estinto)