Giovedì, 13 Settembre 2007
Primo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-08-31 16:01 by Michele Morini ]: … esattamente il 18 agosto 2007, alle 14:46:46 GMT, scompariva il thread "casaleggio connection" da questo message board. I vari link che spontaneamente si sono collegati a quel thread ora non hanno più un indirizzo a cui andare. Pagina cancellata. I moderatori del forum hanno approfittato del periodo di distrazione delle vacanze per fare scomparire un thread scomodo? Il thread "dello scandalo" della Casaleggio ora non è più reperibile …
Primo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-08-31 16:01 by Michele Morini ]: … esattamente il 18 agosto 2007, alle 14:46:46 GMT, scompariva il thread "casaleggio connection" da questo message board. I vari link che spontaneamente si sono collegati a quel thread ora non hanno più un indirizzo a cui andare. Pagina cancellata. I moderatori del forum hanno approfittato del periodo di distrazione delle vacanze per fare scomparire un thread scomodo? Il thread "dello scandalo" della Casaleggio ora non è più reperibile …
[…] il thread conteneva decine di repliche e contava migliaia di
visite. La trattazione dell’argomento era seria, critica e sopratutto
documentata da un lavoro di ricerca. Ci si chiede ora perché si sia
ritenuto di cancellare tale discussione. Che ora non sia più ammessa
nemmeno la critica fondata e supportata da prove? Che non si possa piu
lanciare riflessioni che esulino dall’accettazione supina delle linee
guida?
Il fatto che anche su canali cosiddetti liberi si riscontrino con
sempre maggiore frequenza episodi di vera e propria censura, ancora più
odiosa e subdola nel momento in cui opera nell’anonimato e in momenti di
distrazione è solo la conferma di quanto veniva espresso nel succitato
thread!
[ 1. Eccovi una copia della prima pagina "casaleggio connection", memorizzata tempo fa. ndr ]
Secondo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-03 08:33 by Fantasia ]: … il 31 Agosto Michele Morini apre il thread […] L’unica risposta da parte di un fedelissimo di Beppe Grillo è la seguente:
Hanno fatto bene !
Vaffanculo !
Vaffanculo !
[…] Nel frattempo domenica pomeriggio scompaiono nel nulla due thread il primo aperto da Fantasia dal titolo: "Vorrei partecipare al V-Day ma con questa banda di censuratori non vado neanche a bere un caffè" e un altro postato da mon dal titolo "Perchè non parteciperò al V-Day".
Accertata la censura Fantasia posta: "PERDETE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE?"
che sparisce in pochi minuti. A questo punto Fantasia continua a
scrivere su questo thread sperando di non subire la censura ma ribadisce
le domande (anche se i moderatori-censuratori-cani da guardia eludono
le domande a cui NON SANNO e NON POSSONO rispondere, cercando di ridurre
tutto a un inutile battibecco. Ripeto vorrei portare un CONTRIBUTO e
non DISTRUGGERE.
Grillo su www.BeppeGrillo.it pubblica una lettera di Di Pietro su L’informazione con il silenziatore. Il suddetto sito contiene una intera categoria dedicata all’informazione per difendere la libertà di stampa e di opinione!
Or bene perché invece - in questo paradiso della democrazia e della
libertà di opinione che dovrebbe essere questo blog - questi thread (e
anche altri) sono stati eliminati? Ci sono delle regole. Bene.
Potrebbero gentilmente segnalare i "moderatori" quali regole sono state
infrante nel mio thread in modo che io possa attenermi alle suddette
regole ed evitare la censura ed essere finalmente maggiormente
collaborativi? Grazie.
Cari "moderatori", avete 3 scelte, secondo me:
1. rispondere
2. cercare di fuorviare la discussione
3. censurare tutto
2. cercare di fuorviare la discussione
3. censurare tutto
Vedete voi. A me piace la trasparenza e se questi temi vengono elusi mi sento presa in giro, e credo di non essere l’unica.
P.S. scusate per la lunghezza eccessiva, ma a volte è necessario essere sufficientemente CHIARI.
[ 2. Questo thread "è sparito il celebre thread CASALEGGIO CONNECTION da questo message board generale" di Michele Morini è stato altresì cancellato, eccovi una copia della cache di Google della prima e quarta pagina. Le altre pagine, purtroppo, non sono più reperibili. ndr ]
Terzo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-07 16:02 by Adriano
]: …. Beppe Grillo è un personaggio circondato da mille punti
interrogativi, di cui i più gravi restano a mio avviso la censura
praticata dal suo staff, l’ambiguo rapporto con Casaleggio, Montanari,
Ricca, il 280, Di Pietro e il Pecoraro, senza dimenticare la gestione
verticistica degli eventi e il forte distacco con il Meetup …
… Nel merito: quelle di Beppe Grillo sono mere rivendicazioni, non
proposte innovative; la riduzione del mandato non risolve in alcun modo
il problema del deficit di democrazia presente nel nostro paese … le
leggi di iniziativa popolare vengono discusse in una sottocommissione
del cazzo formata da 4-5 persone che si beffano delle 50-60-70 mila
firme raccolte con speranze e aspettative … rivolgersi al parlamento per
chiedergli di suicidarsi è una presa per il culo … lui stesso lo ha dichiarato al quotidiano la stampa
del 6 sett 07, Beppe Grillo dice «[ …] Ma vorrei tranquillizzare i
politici: non abbiate paura, una legge popolare in 50 anni non è mai
stata approvata. E’ una presa per il culo [ …]» … mass media e politica
sono in coda per strumentalizzazioni e cappelli vari, ma questo vuol
dire altro: l’evento è già stato risucchiato nel vortice tritatutto del
fancazzismo italico … finirà tutto davanti a un palco, a sentire un pò’
di musica, a farsi qualche canna … la lotta per il cambiamento - quello
vero - è scontro fisico, sudore, a volte anche sangue … ieri Beppe
Grillo chiedeva i soldi per Montanari, oggi sta chiedendo le firme:
domani? Perché ha organizzato tutto questo ambaradan? Io dico NO a
questa carnevalata - e per stessa ammissione dell’organizzatore - presa
per il culo …
[ 3. Questo thread "il mio NO al Vday" di Adriano è stato altresì cancellato, eccovi le copie salvate in tempo: pagina 1, pagina 2, pagina 3, pagina 4, pagina 5. Inoltre, eccovi una copia della cache di Google della prima pagina.
In seguito sono riportati degli estratti di questo thread cancellato,
per leggere l’intero thread vi basta accedere alle 5 pagine salvate. ndr
]
Quarto atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-08 5:32 by Fantasia
]: … NON vado al V-Day perché: Grillo non mi fa ridere, mi fa piangere …
non mi piace chi predica bene e razzola male, in perfetta armonia con
quelli che vuole mandare affanculo … come il suo caro amico Di Pietro …
ecco qui:
Da LA CASTA di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, pag 94:
… Lo confermava un’agenzia del marzo del 2007 dando notizia di
Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale di Campobasso, che su
delega del presidente della Provincia era stato incaricato di
partecipare al tavolo che si è tenuto al ministero delle infrastrutture
con il ministro Di Pietro. Summit mondiale. Caro papà Ministro. Caro
figlio Consigliere. E poi dicono che nelle famiglie italiane non c’è
dialogo ironizzò su La Stampa Massimo Granellini. Parole sante. Tanto
più che il leggendario eroe di Mani Pulite era quello che aveva gettato
la toga per cambiare una certa politica, che tuonava basta coi candidati
che se non è zuppa è pan bagnato, Nicola o Francesco!, che diceva: Le
mie priorità sono l’abbattimento dei costi della politica e
l’eliminazione di ogni nepotismo. Ricordate la celeberrima sfuriata nei
giorni in cui pareva l’Angelo Vendicatore? Scrisse che non ne poteva più
(?) E chiudeva: C’è qualcuno in questo Paese che con parole semplici e
chiare, ci spieghi bene le cose come stanno e senza "ismi". Bravo Tonino
ci spiega con parole semplici e chiare cos’è il nepotismo …
Non mi piace chi mi cancella i post e i thread! Ne avrò scritti più
di 20 ed è rimasto questo che è soltanto il terzo … e chissà quanto
dura? Temo molto poco! Vi manca un pò di Fantasia, vero?
Quinto atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 12:48 by Fantasia ]: … Da questa mattina, dal mio ultimo post, ho un Grillo per la testa. CONSEGUENZE LOGICHE: considerando che Beppe Grillo scrive sul suo blog: …
Il Blog di Beppe Grillo è uno spazio aperto a vostra disposizione, è
creato per confrontarsi direttamente. L’immediatezza della pubblicazione
dei vostri commenti non permette filtri preventivi. L’utilità del Blog
dipende dalla vostra collaborazione per questo motivo voi siete i reali
ed unici responsabili del contenuto e delle sue sorti …
E pertanto inneggia alla libertà di opinione, alla democrazia e alla
trasparenza, richiedo ufficialmente che i thread che ho verificato
RIMOSSI e cioè:
- Vorrei partecipare al V-Day, ma con questa banda di censuratori non berrei neanche una tazza di caffè!
- è sparito il celebre thread CASALEGGIO CONNECTION da questo message board generale
- CASALEGGIO CONNECTION (come richiesto nel thread precedente)
- LOGICA
- PERDETE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE
- è sparito il celebre thread CASALEGGIO CONNECTION da questo message board generale
- CASALEGGIO CONNECTION (come richiesto nel thread precedente)
- LOGICA
- PERDETE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE
Inoltre, dopo ricerche su Google, ho scoperto che esisteva un thread
di un tale Hugo Kolion [ la storia della censura nel Meetup di Beppe
Grillo è stata riportata qui, ndr ] intitolato:
- Il blog di Beppe Grillo e la censura metodica [ la storia della censura nel Blog di Beppe Grillo è stata riportata qui, ndr ]
… siano rimessi on line! Vorrei avere accesso a questi thread, come
tutti i lettori, altrimenti vorrei conoscere i motivi della rimozione
dei thread stessi, in sintonia con le regole proposte da Grillo stesso
(vedi sopra). In mancanza di questo devo DEDURRE che:
- In questo blog viene falsificata la storia, cioè si propone una realtà per ingannare chi legge.
- Beppe Grillo è un impostore!
- Beppe Grillo è un impostore!
Per quanto riguarda la veridicità di quanto da me affermato attendo smentite. Poniamo una regola suggerita dallo stesso Grillo:
Regole del sondaggio:
- le risposte devono arrivare entro tre giorni da questa mail
- vale la regola del silenzio-dissenso: nessuna risposta equivale a una risposta negativa alle domande
- vale la regola del silenzio-dissenso: nessuna risposta equivale a una risposta negativa alle domande
CIOÈ IN MANCANZA DI SMENTITE QUANTO AFFERMATO È VERO.
Tutto chiaro vero?
Sesto atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 13:55 by Daniele Spagli
]: … Più che una contestazione a Grillo mi sembra però un piccolo
insulto ai membri dei Meetup perché per fare di lui un impostore occorre
fare di chi lo ascolta un "credulone". Ora, ti basta che tra tutti ce
ne sia uno, devono esserlo tutti o la maggioranza? Com’è che si dovrebbe
smentire questa tua affermazione? …
Settimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 14:20 by Fantasia
]: … I membri del Meetup godono tutti del mio rispetto. Purtroppo non
sono informati a sufficienza. Per smentire la mia affermazione
bisognerebbe o dimostrare che i thread CENSURATI non sono mai esistiti,
ma questo è impossibile, o scusarsi del comportamento e, pur criticando
finché si vuole, rimettere on line quanto tolto affinché TUTTI possano
giudicare con i loro occhi, e cercare di comprendere meglio. Errare
humanum est, ma perseverare … Altre soluzioni io non ne vedo, ma magari
sono un pò’ miope …
Ottavo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 14:55 by Daniele Spagli
]: … senti un pò … tu ce l’hai un blog o un sito web? Se si saprai che
sei responsabile dei suoi contenuti, così come dei commenti e purtroppo
la cancellazione di post o thread è purtroppo un’attività che a volte è
necessaria. Mi sorprenderei del contrario. Ammettiamo che siano stati
cancellati (non ho motivi per sostenere il contrario quindi non vedo
perché non crederti): ora non conosco i contenuti cancellati e tantomeno
i motivi per i quali sono stati cancellati quindi non ho basi per
sapere se la scelta è stata giusta o meno … ma neanche vorrei arrogarmi
il diritto di giudicare anche perché l’errore è umano e mi stupirei se
una persona umana non sbagliasse mai. Ora il discorso è un’altro, quando
posti un commento su un blog altrui tu sei comunque un suo ospite e
quindi gli devi perlomeno un certo rispetto, anche perché questa persona
si prende la responsabilità di aver pubblicato un’affermazione tua …
quindi la tua libertà di postare deve almeno tener conto della sua
libertà di tutelarsi (a volte proprio legalmente) se queste affermazioni
possono metterlo in difficoltà (e intendo anche querele ecc.). Lo so è
antipatico, però a volte è necessario … in più non sarà certo Grillo ad
occuparsi di spulciare uno ad uno i post e quindi lo farà qualcuno del
suo staff quindi oltre ad errori ci possono anche essere altri motivi
che magari un aiutante troppo zelante ha ritenuto sufficienti per
cancellare il thread. Puoi arroccarti su qualche frase o virgola, puoi
dire che in effetti c’è un filtro preventivo ai commenti (lo farei
anch’io: invece di dover pagare una persona che sta 24h/24 a leggere i
commenti e cancellarli dopo metterei un filtro che mette i commenti
"strani" in una cartella che invece impone un controllo prima della
pubblicazione) o che dice che sono i lettori che sono responsabili dei
propri post mentre invece il responsabile è il proprietario del sito web
(magari era solo una frase per cercare di responsabilizzare un pò i
frequentatori). Mi sembra però un pò arido cercare di mettere in
discussione l’onestà di una persona perché può commettere degli errori,
perché magari può mettere un pò meno attenzione in qualche frase o
perché si fida di persone un pò meno affidabili: la perfezione e la
coerenza assoluta non esistono, o se esistono portano al fanatismo.
Direi però che di solito esiste la presunzione di innocenza più che di
colpevolezza, quindi non sarebbe proprio corretto dire che qualcuno deve
dimostrare l’innocenza di Grillo, direi invece che chi lo accusa di
essere un impostore dovrebbe prima dimostrare l’inganno ed il suo uso
truffaldino per trarne vantaggio. Ma qui andiamo un pò sul difficile …
io direi di prendere le cose buone che dice e fargli notare quelle
sbagliate, un pò come si fa con tutte le persone … non trovi? Grillo non
è un mito … non è infallibile … non è la soluzione a tutti i nostri
mali … è solo un uomo, ed è un uomo che complessivamente ritengo meriti
il mio rispetto, come tutti gli altri e forse un pò più di altri …
Nono atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 15:10 by Fantasia
]: … Scusa Daniele, tu vuoi minimizzare e banalizzare quanto succede,
ma non sta in piedi e ti spiego perché: Grillo ha un sito nel quale
garantisce la libertà di espressione a tutti ed è un uomo che fa della
libertà di espressione e di opinione e della democrazia un suo cavallo
di battaglia. Pertanto questo non è un blog qualunque! In questo blog
Grillo e i suoi collaboratori hanno il DOVERE CIVICO rispetto a chi li
legge di tenere fede a quanto promesso. Altrimenti imbrogliano, tanto
quanto coloro che criticano! Potrebbero anche, se volessero, motivare
almeno, indicando con prove visibili, i motivi della censura. Sarebbe
già un passo avanti verso la trasparenza che Grillo richiede alla classe
politica italiana (giustamente!!!) E invece niente! Stai tranquillo che
questo blog è ben vigilato dai collaboratori di Grillo! E se pur non
sarà sempre lui ad operare, è comunque lui che se ne assume la
responsabilità! E’ inutile indicare qui qualche nome di fedelissimi che
tutti conoscono. Non è interessante. È GIUSTO invece che ognuno si
assuma le proprie RESPONSABILITÀ e sia conseguente a ciò che PROCLAMA
PUBBLICAMENTE! Altrimenti non è credibile! …
Decimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 15:35 by Daniele Spagli
]: … Ah Fantasy … Grillo è un uomo … anzi, ti dirò di più … E’ UN
COMICO !!! Ce l’hai l’intelligenza per leggerlo criticamente? Se ce
l’hai sei a posto … riconosci le cazzate che fa o che dice e riconosci
le cose buone … prendi quelle buone e digli quando spara cazzate (o se
preferisci tienitelo per te … come vuoi). Il problema è proprio questo …
siete stati affascinati da Grillo, l’avete idolatrato e poi avete
scoperto che è un uomo … con le sue debolezze: Beh si … BELLA SCOPERTA
!!!! E’ un comico, non è un politico e tantomeno un santo … dice tante
cose giuste e intelligenti e tante cazzate … ma lui non è un esperto in
niente, ha un pò di spirito di osservazione e di curiosità ed anche un
pizzico d’intelligenza (che non guasta). Questo però non basta a farlo
diventare un IDOLO … l’idolo serve al ragazzino di 6 anni per
apprendere, non serve alla persona adulta per non pensare con la propria
testa. Ma che vi credete dicessero quei post cancellati … la verità
assoluta sul mondo? credete avessero aperto il vaso di pandora? Internet
è li … se cercate signoraggio ne trovate a dozzine di siti web, se
cercate complottismi vari ne è pieno la rete. C’è una cosa che vi sta a
cuore? Fate partire la Vostra iniziativa … non c’è mica solo Grillo al
mondo: se lui non ne vuol parlare lo farà qualcun altro no? Oppure
volete sempre e solo stare sotto la gonna di Grillo? Se ha cancellato un
thread non ha oscurato il mondo dell’informazione … se ha ucciso una
persona denunciatelo … ma per cortesia non riponete in lui aspettative
fuori luogo o accuse del piffero tipo ha rubato la marmellata. CRESCETE
RAGAZZI. Il V-Day è questo … senti che qualcosa non va? Fai qualcosa per
cambiarlo, non limitarti a dar la colpa agli altri: questa volta Grillo
ti ha dato la visibilità … la prossima volta dovrai essere in grado di
farlo da solo …
Undicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-07 15:49 by Adriano
]: … il mondo dell’informazione - come tu lo chiami - può essere anche
quel 3d cancellato … magari non per te, ma per qualcun altro si: perché
gli neghi questa opportunità? Sarà la sua intelligenza a decidere
invio/delete … solo il fanatico è contro lo spirito critico o chi cerca
di analizzare/capire la realtà che lo circonda …
Dodicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-09 16:01 by Daniele Spagli
]: … In pochi sarebbero disposti a pagare per una cosa scritta da
un’altro che magari non condividono … perché dovrebbe farlo un comico?
Per la coerenza? Vi aspettate troppo dalle persone … un pò bisogna
rischiare col nostro di culo, mica sempre puoi far affidamento sul culo
dell’altro …
Tredicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 1:54 by Fantasia ]: … Caro Daniele, vai fuori tema! Inizi ad insultare! Fai confusione! Con ordine:
Affermi: Grillo è un uomo … anzi, ti dirò di più … E’ UN COMICO !!!
Ce l’hai l’intelligenza per leggerlo criticamente? Essere un COMICO è di
più che essere un uomo? Che significa? Che un COMICO è un essere che ha
più difetti di un uomo? Che ha diritto di INGANNARE il prossimo? Poi
fai apprezzamenti GRATUITI sulla mia intelligenza. Tipico x fuorviare il
discorso e invalidare le cose scritte da chi critica. Poi cerchi ancora
di BANALIZZARE il problema così: Ma che vi credete dicessero quei post
cancellati … la verità assoluta sul mondo? Credete avessero aperto il
vaso di pandora? Qualunque cosa è nel diritto di chi legge esserne al
corrente. È pura LOGICA.
Mantieni la logica e segui il ragionamento:
- Grillo dichiara che qui tutti POSSONO SCRIVERE senza filtri purchè non insultino.
- Grillo (e Co.) cancella IMMOTIVATAMENTE alcuni thread che sono CRITICI.
- Grillo dichiara il falso, inganna il prossimo, è un impostore.
- Grillo (e Co.) cancella IMMOTIVATAMENTE alcuni thread che sono CRITICI.
- Grillo dichiara il falso, inganna il prossimo, è un impostore.
SI PUÒ CONFUTARE TUTTO QUESTO?
Nessuno dice che bisogna metterlo sotto processo per questo, ma si
dice soltanto che questo è meglio che sia chiaro a tutti. Quanto ai
contenuti dei thread cancellati, ne conosco solo alcuni, che parlano di
censura, più che altro, mentre quelli su Casaleggio vorrei tanto
conoscerli. Riporto soltanto quello che so e che è di pubblico dominio:
la Casaleggio Associati gestisce siti tra cui quello di Grillo e quello
di Di Pietro. La sua mission: …
la consulenza strategica ha l’obiettivo di indirizzare le aziende nelle
scelte rese necessarie dalla Rete e di consentire la definizione di
obiettivi misurabili in termini di ritorno economico, in modo da
determinare lo sviluppo del business dell’azienda, sia nel medio, sia
nel lungo termine … Nel caso del V-Day la Casaleggio ha lavorato
veramente bene! La Casaleggio si occupa di Business e web marketing!
Questo penso che sia ONESTO dichiararlo, se vogliamo richiedere agli
altri la TRASPARENZA! Da quando ho UN Grillo PER LA TESTA sono passate
13 ore, ma mi sembra che siamo rimasti al punto di partenza, o quasi …
Quattordicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 3:46 by Daniele Spagli
]: … Scusa ma io non insulto nessuno … vado fuori tema perché
semplicemente è il tema che non ha senso. Una persona intelligente non
può essere coerente … solo un fanatico lo è: se l’uomo Grillo non avesse
difetti non mi sarei mai iscritto ad un Meetup, e già mi girano i
coglioni perché i Meetup si chiamano "amici di Beppe Grillo", "Grillini"
ecc. … Sinceramente non mi va di essere scambiato per una doratore di
un personaggio … però qui c’è la possibilità di far qualcosa e prendo la
palla al balzo. Se poi per te è più importante dimostrare se Grillo è
un ipocrita o meno libera di farlo, io ho cercato di spiegarti con
parole semplici che è un argomento che ha poco senso perché ogni uomo ha
pregi e difetti, basta saperli vedere criticamente. Puoi vederla
diversamente … ma non è che tutto questo porterà a molto … magari un
richiamo ad un pò di buonsenso chi adora Grillo sarebbe più che
sufficiente senza dover per forza chiamarlo ipocrita, perché questo si
che è un insulto. Se poi qui nessuno risponde al thread è probabile che a
nessuno interessi capire se Grillo possa essere santificato o meno …
che a nessuno interessino le vostre opinioni … Siete liberissimi di
pensare che Grillo è ipocrita, fatto sta che molti giudicano una persona
da quello che di buono e di cattivo fa e sinceramente mi pare che
quello che di buono fa sia molto di più di quello cattivo …
Quindicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 5:27 by Fantasia
]: … Tu dici che non insulti nessuno, ma dire che qualcuno non ha
intelligenza significa dire che è un cretino! È LOGICO. Tu eludi il
problema e dici che la coerenza è segno di fanatismo!!! MA quando mai?
Tu non affronti minimamente la questione CASALEGGIO, semplicemente fai
finta di niente! Tu generi confusione e BASTA! Completa l’opera il tuo
amico Luca Assirelli che trasforma il tutto in pubblicità! Chiaro che un
lettore sprovveduto non sa più dove si trova! Come viene spiegato QUI … e cioè: …
Ma la tattica usata è simile a quella degli squadristi nel blog di
Beppe Grillo: non parlano in prevalenza di ciò che una persona propone
ma dei difetti (da loro puramente inventati) per poi fare scivolare il
discorso su una china in cui loro diventano accusatori e l’interlocutore
imputato. All’occorrenza non esitano quindi svilire, offendere,
ridicolizzare o arginare chiunque si prodighi nell’esporre o affrontare
temi non graditi o anche chi solo contesta la persona Beppe Grillo … Con
questa loro prima azione, i puntatori di Beppe Grillo (con
atteggiamenti tollerati dallo staff del Meetup di Beppe Grillo),
riescono di solito a distrarre o confondere i bloggers presenti e quindi
spesso anche smorzare, appiattire o deviare il discorso in un’altra
direzione …
Ma non divaghiamo troppo … il quesito era questo … Mantieni la logica e segui il ragionamento:
- Grillo dichiara che qui tutti POSSONO SCRIVERE senza filtri purché non insultino.
- Grillo (e Co.) cancella IMMOTIVATAMENTE alcuni thread che sono CRITICI.
- Grillo dichiara il falso, inganna il prossimo, è un impostore.
- Grillo (e Co.) cancella IMMOTIVATAMENTE alcuni thread che sono CRITICI.
- Grillo dichiara il falso, inganna il prossimo, è un impostore.
SI PUÒ CONFUTARE TUTTO QUESTO? INUTILE ARRAMPICARSI SUI VETRI! O meglio aprire un nuovo thread?
Sedicesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 8:04 by Daniele Spagli
]: …
1. non ho sostenuto che non sei intelligente, ho solo chiesto se
lo sei per leggere Grillo in maniera critica … era una domanda retorica
ma evidentemente per te non lo è …
2. tu sei stato/a il/la primo/a a
sostenere che Grillo è un impostore, ma questo si che è un insulto verso
Grillo e verso i membri dei Meetup che per fare di Grillo un impostore
devono per forza essere dei creduloni …
3. nessuno confuterà mai tutto
quello che dici perché nessuno perderà tempo a farlo e perché non è
possibile, tu non ascolti i tuoi interlocutori ma porti semplicemente
avanti un’idea: liberissimo di farlo ma non è detto che questa tua idea
interessi a qualcuno. Insomma … chi se ne frega se Grillo ti cancella
qualche post? "non è mica da un calcio di rigore che si giudica un
giocatore". Adieu …
Diciassettesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 9:18 by RosarioP
]: … AVVISO PER I NUOVI ISCRITTI MILITANTI FRA GLI AMICI DI Beppe
Grillo … ATTENZIONE ai post come questi: i signori che hanno dato vita a
questa discussione sono soggetti oramai vecchi del movimento, sono la
minoranza (anzi si contano sulla punta delle dita) e li conosciamo
oramai abbastanza bene.. Si iscrivono e si riscrivono con nomi sempre
diversi perché bannati dallo staff.. ma gli attori sono sempre gli
stessi. Sono soggetti che fin dal principio si fingono amici di Beppe
Grillo ma in realtà non perdono occasione per remare contro, contro
tutte le iniziative del comico e del movimento.. non si capisce bene il
motivo. I post come questi son creati apposta per attirare l’attenzione e
per creare flame, discussioni inutili e per attaccare il movimento
stesso … Di sicuro Beppe Grillo come tutti i mortali di questa terra,
sottoscritto compreso, avrà fatto le sue magagnette … su questo non ci
piove ma le iniziative che porta avanti lui, esempio per tutti il V-Day
appena trascorso, apportano di continuo un gran bene alla nazione tutta
che i suoi errori … passati e presenti sono piccoli quanto una formica
rispetto ad un elefante .. Le critiche all’operato di Beppe ci sono e ci
sono state, ma quando l’opera è sistematica allora vuol dire che
dietro, non c’è solo voglia di critica comunque legittima altrimenti
saremo dei veri sudditi, ma dietro c’è qualcos’altro … Noi del movimento
continuiamo ad apprezzare gli sforzi di Beppe perché mai prima di ieri
si era vista una partecipazione cosi eclatante di tanti cittadini
italiani stufi di questo sistema corrotto. Per cortesia, per i nuovi
iscritti, ignorate completamente i post come questi non farete altro che
dare soddisfazione alle loro manie di grandezza e di egocentrismo. Il
loro obbiettivo è solo la distruzione del movimento. Il V-Day è appena
iniziato, mettiamoci all’opera per farlo sempre più grande! Grazie e
vaffanculo ai troll! …
Diciottesimo atto [ Meetup di Beppe Grillo / Posted 2007-09-10 9:18 by Mon
]: … beh, cerchiamo di evitare stronzate oltre l’umana decenza per
cortesia! Io, personalmente IO, sono arrivata sul Meetup IN PERFETTA
BUONA FEDE, pensando di avere a che fare con persone che come me
volevano cambiare le cose. Avevo speranze e ideali. Condividevo numerose
cose che diceva Grillo e pensavo "sia mai che questa è l’occasione per
modificare questa realtà …" ma la speranza è durata poco … tralasciando
gli psicopatici con turbe personali (il cui numero non è comunque
propriamente irrilevante), non ho affatto incontrato chi VERAMENTE
voleva cambiare le cose. O meglio, sì le cose le si voleva cambiare, ma
CON GLI STESSI MEZZI UTILIZZATI FINORA. Sempre, ottusamente con gli
stessi vecchi mezzucci. Con la "strategia", con i "lasciamolo lavorare"
(sic!) col leader/guru che dice "qui servono mani, troppo pensiero
disturba", coi servetti che giustificano anche le scoregge del capo con i
"vabbè è una scoreggia, ma è pur sempre un comico…", con gli scagnozzi
occulti che censurano nascondendo la manina (l’ultima è la buffonata del
post moderator! Sto ancora ridendo … ahahaha … ma come il Meetup
nazionale non era "senza moderazione" e fino a tre minuti prima tutti a
fregiarsi di ciò!!!? ahahahaha) quindi, Rosario caro, sei FALSO E PURE
STRONZO (e te lo dico in faccia, sìssì! Te lo posso garantire!) a
volerci liquidare come troll! E la critica, la MIA critica, è
sistematica non per chissà quale recondito e oscuro piano segreto, ma
perché questo luogo è DA ME CONSIDERATO PERICOLOSO, nonché perché
ritengo Grillo stesso UN PERICOLO populista e demagogico PER L’ITALIA
intera … certo, un comico sì, un comico demagogico, populista e
pericoloso! Non so se è sufficientemente chiaro? E’ un pericolo perché è
un manipolatore, un censuratore, un accentratore che peraltro NON HA
NULLA DI NUOVO. Infine, perdonami, una domanda: di quale MOVIMENTI vai
cianciando??!!! Il movimento dei Meetup??!! AHAHAHAHAHAH! E questo
fantomatico "noi" ambirebbe, secondo te, alla distruzione del sedicente
(o tedicente, meglio!) "movimento"??!! ahahahahah! Sei quasi peggio di
un Casarini post Genova … BUFFONI VERTICISTI!!!! Io sospetto che invece
siate proprio VOI, con la vostra logica da branco e da schiavetti
zerbini, ad annullare la possibilità di avere UN MOVIMENTO … è la vostra
logica perversa, la vostra piccolezza mentale, la vostra IGNORANZA,
prima ancora dei manganelli non omologati, ad aver ucciso CHI CREDEVA
CHE UN MONDO DIVERSO FOSSE POSSIBILE! Ma, vi dice bene (o male) perché
un mondo diverso E’ DAVVERO POSSIBILE! Anzi sarà NECESSARIO! Per il
momento una mano la si può dare capendo che Grillo è nemico di questo
mondo diverso da molti auspicato. La si può dare capendo, dopo mesi e
mesi di censure, che qui i VERI perseguitati, i giusti sono persone come
PASCUCCI, persone che hanno da dire qualcosa di DAVVERO RIVOLUZIONARIO,
e che non si occupano di populismo coi vaffa alla Masini da du lire, ne
si strullano col verniciare panchine e/o coi tritarifiutidalavello! E
neppure fornendo microscopi per luoghi PRIVATI! VERGOGNA! Insomma, se si
vogliono cambiare le cose, bisogna rendersi conto che si è dalla parte
sbagliata della barricata! E anche se dalla vostra avete più clamore e
più lucine e più risate, STATE SBAGLIANDO CLAMOROSAMENTE!!!! State
perpetrando un SISTEMA MARCIO E CORROTTO. Un sistema di accentramento e
di censure! E Grillo ne è responsabile e artefice! Se non lo fosse
stato, avrebbe potuto evitare di remare contro, di ostacolare con
censure e scorrettezze varie CHI SI FA PORTATORE DI ISTANZE DI
CAMBIAMENTO con cuore, onestà, dedizione e intelligenza! VERGOGNA!
Voci correlate:
Dossier BEPPE GRILLO: la manipolazione della mente
Le RAGIONI del Ragioniere BEPPE GRILLO, ovvero istruzioni d’uso su come manipolare la realtà, le menti e le opinioni delle persone su INTERNET …
Le RAGIONI del Ragioniere BEPPE GRILLO, ovvero istruzioni d’uso su come manipolare la realtà, le menti e le opinioni delle persone su INTERNET …
Beppe Grillo: da censurato a censuratore
Una censura metodica, applicata sia nel blog che nel Meetup di Beppe Grillo, fa sì che la realtà venga pesantemente distorta. Il visitatore che accede al blog o al Meetup di Beppe Grillo non legge mai tutti i commenti postati, bensì solo una parte, quella prevalentemente favorevole al pensiero di Beppe Grillo. Grazie a questa vera e propria falsificazione della realtà, viene così data l’impressione del consenso quasi univoco. Ma la realtà è ben diversa …
Una censura metodica, applicata sia nel blog che nel Meetup di Beppe Grillo, fa sì che la realtà venga pesantemente distorta. Il visitatore che accede al blog o al Meetup di Beppe Grillo non legge mai tutti i commenti postati, bensì solo una parte, quella prevalentemente favorevole al pensiero di Beppe Grillo. Grazie a questa vera e propria falsificazione della realtà, viene così data l’impressione del consenso quasi univoco. Ma la realtà è ben diversa …
Il Meetup di Beppe Grillo e la censura metodica
Troverete in seguito la spiegazione di questa metodica divisa in tre punti oltre che le prove di questa manipolazione, che avviene, come già anticipato, in tre fasi. L’applicazione ha luogo nei threads presenti nel Meetup di Beppe Grillo. Nel mio caso (e in tanti altri) è stato cancellato addirittura l’intero thread …
Troverete in seguito la spiegazione di questa metodica divisa in tre punti oltre che le prove di questa manipolazione, che avviene, come già anticipato, in tre fasi. L’applicazione ha luogo nei threads presenti nel Meetup di Beppe Grillo. Nel mio caso (e in tanti altri) è stato cancellato addirittura l’intero thread …
Il blog di Beppe Grillo e la censura metodica
In ogni stanza vi è sempre presente una squadra appoggiata dallo staff del blog di Beppe Grillo, sempre pronta ad intervenire, se necessario con un atteggiamento volutamente aggressivo. La tattica usata è semplice: i membri della squadra di Beppe Grillo non parlano in prevalenza di ciò che una persona propone ma dei difetti (da loro puramente inventati), diffamando così la persona per poi fare scivolare il discorso su una china in cui loro diventano accusatori e l’interlocutore imputato. All’occorrenza non esitano quindi svilire, offendere, minacciare, ridicolizzare, arginare chiunque si prodighi nell’esporre o affrontare temi non graditi o anche chi solo contesta una loro posizione o quella di Beppe Grillo …
In ogni stanza vi è sempre presente una squadra appoggiata dallo staff del blog di Beppe Grillo, sempre pronta ad intervenire, se necessario con un atteggiamento volutamente aggressivo. La tattica usata è semplice: i membri della squadra di Beppe Grillo non parlano in prevalenza di ciò che una persona propone ma dei difetti (da loro puramente inventati), diffamando così la persona per poi fare scivolare il discorso su una china in cui loro diventano accusatori e l’interlocutore imputato. All’occorrenza non esitano quindi svilire, offendere, minacciare, ridicolizzare, arginare chiunque si prodighi nell’esporre o affrontare temi non graditi o anche chi solo contesta una loro posizione o quella di Beppe Grillo …
L’industria della coscienza VII - Beppe Grillo e compagni …
… Grillo si atteggia a Savonarola proprio perché non è stupido e sa che nella maggior parte delle persone male informate (che sono poi sistematicamente quelle che credono di essere ben informate, di avere informazioni a 360°) questo appello alla purezza fa presa, affascina …
… Grillo si atteggia a Savonarola proprio perché non è stupido e sa che nella maggior parte delle persone male informate (che sono poi sistematicamente quelle che credono di essere ben informate, di avere informazioni a 360°) questo appello alla purezza fa presa, affascina …
La censura nel blog di Beppe Grillo
di Silvano Z. - 19 agosto 2007
Chi non ha visto il mitico Beppone in qualche spettacolo. Troppo
forte, lui si che le canta a chi di dovere!!! Povero Grillo, uno dei
pochi che si salvano e per giunta viene pure allontanato dalla
televisione. Fortuna però che esiste internet, così ha potuto creare un
suo blog dove poter dire la propria senza temere ritorsioni
oscurantiste. Il suo sito me lo segnalò poco tempo fa un’amica di chat,
andai a darci un’occhiata: la pagine Home è essenziale, con ovviamente
le pubblicità dei suoi libri, dvd e quant’altro. Ma veniamo al sodo,
passo a leggere i suoi post, si, nel complesso abbastanza giusti, anche
se a volte pare mancar qualcosina. La parte più interessante comunque,
sono i commenti che i visitatori del portale lasciano pubblicati. A
prima occhiata ho subito notato un clima di festa e gioia: insulti,
bestemmie, minacce … tra i tanti commenti, ne scelsi uno per difendere
grillo:
GRILLO:
CON spettacoli DVD LIBRI HA TROVATO L’aMERICA, ANZI LA sVIZZERA …
a buon intenditore poche parole!
Scanatevi blogghisti, cosi’oltre al danno la beffa.
CON spettacoli DVD LIBRI HA TROVATO L’aMERICA, ANZI LA sVIZZERA …
a buon intenditore poche parole!
Scanatevi blogghisti, cosi’oltre al danno la beffa.
francesca bruni 25.07.07 18:34
Cosaaa??!! ma come si permette questa? Non esitai un momento e le risposi all’istante:
Alla signora Francesca Bruni, che ha scritto questo: GRILLO:
CON spettacoli DVD LIBRI HA TROVATO L’aMERICA, ANZI LA sVIZZERA …
a buon intenditore poche parole!
CON spettacoli DVD LIBRI HA TROVATO L’aMERICA, ANZI LA sVIZZERA …
a buon intenditore poche parole!
Ma sei stupida o cosa? I DVD ti costringe qualcuno a comparli? Ti
trascinano a forza nei suoi spettacoli? Se ha i soldi, son contento per
lui, se li è guadagnati con i suoi spettacoli (che la gente va a vedere
SPONTANEAMENTE) e con l’immenso carisma che sa trasmettere a molta
gente, pensa con la sua testa e ha il coraggio di informarci anche di
fatti "scottanti" e di proporre dei rimedi inusuali.. Meglio Beppe con
la pancia piena che i tuoi beniamini politicanti.
Sei la classica criticona che ne ha per tutti e tutto e crede sempre
di essere nel giusto, ma quando si tratta di muovere il culo, magari per
partecipare al Vaffanculo Day, ti guardi bene dall’esporti: se la
manifestazione avrà un grande successo, sarai la prima a vanverarti
d’aver partecipato, se sarà un flop, non esiterai un momento ad
accendere il pc, linkare questo blog e scrivere che non sei stata in
piazza con quei 4 sfigatelli.. in tutta sincerità, mi fai schifo …
Silvano Z. 26.07.07 00:29
Per aver detto sta frase populista, mi son pijato 12 voti (sono uno
dei più commentati in quel post). Poi vi spiego perchè sottolineo questa
cosa delle preferenze. Comunque la fanciulla non mi rispose a tono e
visto che esce un post nuovo al giorno, non mi presi la briga di star a
vedere se la donnina se l’era presa. Da quell’episodio comunque,
utilizzai poco il pc, sennonchè, al mio ritorno al blog, mi capitò di
notare, commenti alquanto pieni di rabbia in lamento alla censura:
codesti signori denunciavano d’esser delle vittime di tagli da parte
dello staff grillesco. Allibito, mi documentai un pò in giro per i vari
siti contro beppe grillo, e non potei far a meno di leggere tanti utenti
arrabbiati che si lamentavano di questo incredibile fenomeno. Viene
dettagliatamente spiegato le procedure, i modi, e i contesti … bene,
"tenni d’okkio" il blog, non commentai nulla, ed effettivamente, con il
tempo, mi parse di notare alcuni post scomparsi (non era facile
accorgersene, dato che i commenti ce ne sono in abbondanza). Fino a
quando un giorno non scorsi una sfuriata di una fanciulla che disse che
non era poi così importante se alcuni commenti sparissero e consigliò a
tali utenti lagnosi, una migliore vita sessuale. Risposi con molto garbo
e delicatezza a questa donzella, spiegandole che a me piacerebbe
scrivere una mia opinione, pur rispettando le regole imposte dal blog,
senza che questo sia cancellato da qualcuno, perchè perdere una ventina
di minuti a scrivere un poema per poi vederselo cancellare è irritante e
anche ingiusto ovviamente. Ora mi chiedo, non sarebbe ovvio che
l’utenza di quel blog, anche in futuro, possa leggere l’opinione di
quella fanciulla e anche la mia successiva risposta? Io credo di sì, e
allora, perchè se vado a rileggere ora il post, non vedo più il
controcommento? In questo modo sembra che la fanciulla abbia dato una
"strigliata" ai bambinetti che si lamentavano e tutti le dessero ragione
stando in un silenzio rassegnato. Trattasi di realtà distorta, con quei
ritocchini, tagli, o come li vogliono chiamare, è stata modificata
dell’informazione generata dai lettori di quel sito.
Qualcuno m’ha spiegato, che i cosidetti tagli, vengono effettuati per
arginare condotte violente, evitare che il blog si trasformi in un
letamaio di troll, etc etc … Il tutto potrebbe anche essere vero, se non
fosse per un piccolo particolare: i messaggi dei commentatori con
intenzioni di propagandare della pubblicità pressochè inutile, godono
incredibilmente di un’immunità da censura senza precedenti. Per aver
conferma di questa cosa, basta spulciare un pò di commenti in uno dei
qualsiasi post pubblicati dal Beppe. Mi si potrebbe anche a venir a dire
che arrivano così tanti messaggi spammers che non si riesce a levarli
tutti, benissimo, ma allora non mi spiego la presenza di tali messagi
anche in date molto remote, sembra che lo staff abbia più tempo per star
a guardare i messaggi non concordanti con il pensiero filopopulare del
blog, piuttosto che star a tener pulito lo spazio commenti eliminando i
messaggi ripetitivi ed inutili (vedi quel messaggio pubblicitario del
tipo che ti invita a metter da parte negli anni 100 tonnellate della tua
merda per poterti un giorno produrre energia gratis). A ulteriore
conferma di quanta immunità abbiano tali personaggi pubblicitari, i loro
nick non cambiano quasi mai, segno che i gestori non si preoccupano
minimamente di bloccar i loro testi. Forse lasciano quei messaggi per
far numero …
Ma passiamo alla trovata geniale, in particolar modo all’ opzione
"cestina il commento": in pratica con questa simpatica trovata, 5 utenti
qualsiasi, possono cestinare un mio pensiero clikkando semplicemente
tale scritta sulla mia pubblicazione. A parte il fatto che è di per se
antidemocratico, lo diventa ancor di più a sapere che magari il proprio
commento è stato votato più o meno favorevolmente da più di 5 utenti.
Perchè 5 utenti hanno la meglio su 8 utenti a cui piace il mio commento?
E’ anche vero comunque, che a quanto mi dicono alcuni ragazzi,
sembrerebbe che l’opzione in realtà non funzioni, quindi a quanto pare
non è altro che un pretesto per agevolare l’operato dello staff
mascalzone. Mi è giusto capitato di conversare con una fanciulla su
questo tema: a sua detta è una bella idea questo metodo (l’ha proposto
lei), mi ha spiegato che per evitare d’esser cestinato dai commenti,
avrei dovuto scrivere in modo da non farmi censurare (chiamasi
democrazia). Io le ho chiesto come mai gente come Diego Pascale (uno
spammers), non venisse mai cestinato, mentre i miei commenti sì. Lei con
molta naturalezza, m’ha spiegato che evidentemente il suo commento è
migliore del mio. Ma se mi impegno a far piacere il commento a questa
fanciulla, magari poi diventa brutto per qualcun altro, quindi nella
teoria sono sempre a rischio oscuramento, parliamoci chiaro quindi: se
scrivi W Grillo sei apposto, sennò rischi …
Vorrei tanto farvi vedere con i vostri occhi questa interessante
discussione, purtroppo nel post "Le città e l’arcobaleno", i miei
dialoghi non ci sono più (evidentemente non piacevano). Ma questa è
democrazia? Se non piace un modo di pensare si annula ciò che uno ha
detto? Inoltre a molti piace l’opzione del cestina il commento perchè
così finalmente può eliminare i messaggi ripetitivi e inutili alla
discussione del blog (troll vari). Ma non ce ne sarebbe bisogno, se lo
staff si impegnasse effettivamente ad eliminare questi messaggi
piuttosto che togliere i miei e altri pensieri, allora quell’opzione si
rivelerebbe del tutto obsoleta. Altra domanda, e se 5 utenti votano la
cancellazione di un messaggio ad un moderatore camuffato da commentatore
certificato? No problem, lo staff a sua discrezione può ripubblicare il
messaggio. Ma come, la fanciulla (presunta grillina) mi esorta a
scrivere meglio per non esser cestinato, mentre lei e i suoi colleghi,
possono scrivere quello che vogliono perchè tanto si possono
ripubblicare i loro commenti … così pure io divento favorevole
all’opzione cestino!! Cancello i commenti altrui che non mi piacciono,
però se gli altri lo fanno con me lo faccio ripubblicare (in realtà non
vengono manco cancellati alcuni personaggi)
Perciò vedete, c’è qualcosa che non va, per quello ci tengo sempre a
dire che sarebbe una bella cosa togliere quella sciochezza, anche per
non mascherare l’operato dello staff, perchè sono anche convinto che
quella trovata in realtà non funzioni per i comuni mortali.
Vi invito a tempo perso, a dare un’okkiata ai post precedenti, date
una rapida occhiata ai commenti, e cercate di notare una piccola
parodia: se ci fate caso, leggerete alcuni utenti che rispondono a certe
frasi scritte da alcuni, ad esempio "P r o f", bene, scorro
all’indietro alla ricerca di un messaggio del "Prof", azz, non c’è, come
mai? Com’è possibile che ci siano utenti che gli rispondono senza che
lui abbia scritto nulla? Basti vedere sempre nel post "Le città e
l’acrobaleno" (dalle ore 20.00 fino alle 23.00 circa), gente che si
rivolge a me, ma che non esiste manco una mia domanda precedente o una
risposta, così vale anche per "P r of", o "NEMICI DELLA MIA TERRA". Io
invito la gente che non mi crede, a fare dei controlli incrociati: ci si
segna alcuni commenti e si verifica dopo un pò di tempo se questi
esistono ancora, inoltre vorrei si segnassero anche un solo commento
spammers e poi verifichino se questo è stato tolto.
Alla fin fine, c’è chi mi invita a cambiare blog se non mi sta bene
queste cose, ma a tali personaggi vorrei rispondere che lo stesso grillo
aveva invitato la gente a connettersi al suo sito per ottenere
dell’informazione imparziale, perchè il suo blog è libero, tutti possono
dire la sua, etc etc, quindi è mio diritto dire la mia e leggere tutti i
tipi di opinione (sempre nel rispetto delle regole del blog).
Altrimenti mi dicano da subito che il blog di grillo, è uno spazio per i
grillini e allora tutti sarem d’accordo, e io me ne andrò, (cosa che
farò comunque, un giorno o l’altro). Poi c’è gente che mi spiega che il
blog è di grillo e ci fa quello che vuole, quindi i tagli non sono una
censura. Certo, rispondo io, però è anche vero che nel blog è stato
creato come uno spazio aperto a tutti (così si dichiara tra le regole),
quindi mi si da il diritto di dire ciò che voglio nel rispetto delle
regole presenti, comunque non metto in dubbio la sua autorità a fare
quello che vuole, però il censurare alcuni commenti è un fatto
sbagliato, che il blog sia suo o meno, a meno che non si precisi tra le
regole: "le opinioni qui espresse devono contenere solo elementi a
favore della manifestazione V Day e del post pubblicato dal gestore",
allora in quel caso, sarebbe sbagliatissimo lamentarsi dei ritocchi.
Per concludere non posso nascondere la mia delusione nel constatare
che tutto il mondo è paese: quando si parla di StaffGrillo,
organizzazioni varie, il tutto si trasforma come al solito in un partito
politico e di conseguenza vengon fuori le magagne. M’hai deluso grillo,
non so se è colpa tua, ma il tuo staff è oggettivamente incapace di
gestire uno spazio aperto a tutti.
Ps: Cari lettori, da oggi, digitando su Emule "Beppe Grillo - Le
censure nel suo blog", troverete la documentazione neccessaria per
scagionarmi dall’accusa di pazzia visionaria.
La teoria della dissonanza cognitiva I
di Henry Gleitman
tratto da Basic Psychology, Norton 1983 - "Cognitive Consistency"
traduzione a cura di Martini
tratto da Basic Psychology, Norton 1983 - "Cognitive Consistency"
traduzione a cura di Martini
La gente cerca di dare un senso al mondo che incontra. Ma come? In
effetti lo fa cercando qualche paragone tra le proprie esperienze e
ricordi, e sottoponendolo all’altra gente per confronto e conferma. Se
tutto quadra, allora tutto bene. Ma che cosa succede quando si
riscontrano incoerenze?
Lo studio Asch (Solomon Asch, 1956) ha mostrato che cosa succede
quando ci sono incoerenze serie tra le proprie esperienze (e le credenze
basate su di esse) e quelle raccontate da altri. Ma supponiamo che
l’incoerenza sia all’interno delle esperienze, credenze e azioni della
stessa persona. Molti psicologi sociali credono che questo scatenerà una
qualche tendenza generale a ricostruire una coerenza cognitiva - a
reinterpretare la situazione in modo da minimizzare qualsiasi incoerenza
incontrata. Secondo Leon Festinger, questo accade perché ogni
incoerenza percepita tra i vari aspetti della conoscenza, dei sentimenti
e del comportamento instaura uno stato interiore di disagio - dissonanza cognitiva - che la gente cerca di ridurre tutte le volte che le è possibile (Festinger, 1957).
La dissonanza cognitiva non sempre è così facilmente
riducibile. Un esempio viene fornito dallo studio su una setta che
aspettava la fine del mondo. La fondatrice della setta annunciò di aver
ricevuto un messaggio dai "Guardiani" dello spazio profondo. Un certo
giorno ci sarebbe stata un’inondazione enorme. Si sarebbero salvati
solamente i veri fedeli, che sarebbero stati raccolti a mezzanotte del
giorno prefissato da dischi volanti (la tecnologia è avanzata
considerevolmente dai giorni dell’Arca di Noè). Il Giorno del Giudizio i
membri della setta si riunirono in attesa del cataclisma annunciato.
L’orario previsto per l’arrivo del disco volante arrivò e passò, la
tensione cresceva con il passare delle ore. Alla fine la leader della
setta ricevette un altro messaggio: Il mondo era salvo come premio alla
fiducia dei fedeli. Ci furono scoppi di gioia, e i credenti diventarono
più fedeli che mai (Festinger, Riecken and Chachter, 1956).
Visto il fallimento di una profezia così precisa, ci si sarebbe
aspettati l’opposto. Una contraddizione di un evento preannunciato
dovrebbe presumibilmente portare all’abbandono delle credenze che hanno
condotto a quella previsione. Ma la teoria della dissonanza cognitiva
dice altrimenti. Con l’abbandono della convinzione che ci fossero i
Guardiani, la persona che una volta l’aveva creduto avrebbe dovuto
accettare una dissonanza dolorosa tra lo scetticismo attuale e le sue
precedenti credenze e azioni.
La sua precedente fede sarebbe ora apparsa estremamente sciocca.
Alcuni membri della setta erano andati così lontano da perdere il lavoro
e spendere tutti i loro risparmi; senza la fede nei Guardiani azioni
del genere avrebbero in retrospettiva perso tutto il loro significato.
Alla luce dei nuovi eventi, la dissonanza sarebbe stata insopportabile.
Fu ridotta di significato con il credere nel nuovo messaggio che
sosteneva la convinzione originale. Dal momento che altri membri della
setta lo accettarono senza indugio, la convinzione venne addirittura
rafforzata. Ora potevano pensare a se stessi non come a dei matti, ma
come a risoluti e leali membri di una banda piccola e coraggiosa la cui
fede aveva salvato il mondo.
La teoria della dissonanza cognitiva II
da Sette e culti archive at Criminologia
Provate ad andare a vedere alcuni siti new age o di gruppi religiosi
che si basano (dicono) sulla Bibbia. Troverete molti articoli
interessanti, che hanno un fattore in comune: le persone che li hanno
scritti (o "canalizzati" che dir si voglia) erano, e sono, in assoluta
buona fede. Siamo noi che non capiamo, noi con le nostre misere,
piccole, insulse vite, senza nemmeno uno straccio di alieno che ci
rivela la Sacra Verità o una Bibbia riveduta e corretta dagli "Anziani"
che ci guida, o un guru da servire e riverire e nemmeno un angioletto
piccino picciò che ci rassicura su un Radioso Futuro e sull’imminente
arrivo della Nuovissima Era (visto che la Nuova, tanto a gran voce
preannunciata, non si sta rivelando poi un granchè). Ma il mio scopo non
è quello di denigrare le convinzioni di queste persone, che sono solo
pochi esempi dei vari movimenti presenti in Italia. Vorrei solo mettere
in risalto il fatto che teorie (perché di teorie si tratta) a nostro
parere assurde vengono vissute come una realtà di fatto, ineccepibile,
indubitabile. Persone che da anni aspettano la fine del mondo: viene
fissata una data, la fine del mondo non arriva, la data viene spostata e
loro continuano a crederci. Persone che sono assolutamente convinte che
gli alieni (o gli angeli) ci parlino tramite nostri simili "eletti" in
quanto particolarmente dotati spiritualmente. Nessuno ha mai visto un
angelo o un alieno ma loro sono certi di ricevere i messaggi di questi
esseri superiori solo perché qualcuno ha detto che ci riesce. E lo ha
detto talmente bene che ha addirittura creato un movimento ideologico
seguitissimo in base a questa affermazione.
Grazie a cosa? Il meccanismo psicologico dietro a tutto questo si chiama "dissonanza cognitiva".
È un concetto introdotto da Leòn Festinger nel 1957 per descrivere la
condizione di individui le cui credenze, nozioni, opinioni contrastano
tra loro.
Un individuo che possiede due idee o comportamenti che sono tra loro
coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza
cognitiva). Al contrario, si verrà a trovare in imbarazzo se le due
rappresentazioni sono tra loro opposte. Questa incoerenza produce una dissonanza cognitiva,
che l’individuo cerca di eliminare o ridurre, a causa del disagio
psicologico che essa comporta. Vi ripropongo l’esperimento di Festinger
(tratto da www.gaetanoluberto.it):
1. Ad un certo numero di persone viene chiesto di svolgere un compito molto noioso e ripetitivo
2. A ciascun soggetto si chiede quindi di dire alla persona
successiva di affermare che il compito svolto è molto interessante e
stimolante
3. Alcuni di quelli che partecipano all’esperimento vengono pagati 1 dollaro, altri 20 dollari
4. A ciascun soggetto viene chiesto infine di compilare un
questionario, nel quale sono contenute domande volte ad appurare sia il
grado di complessità e di "ricchezza" del compito svolto sia il grado di
soddisfazione raggiunto nello svolgerlo
Chi credete che abbia ritenuto il compito più ricco, complesso, stimolante e soddisfacente?
A. Chi è stato pagato un dollaro
B. Chi è stato pagato 20 dollari
B. Chi è stato pagato 20 dollari
Risposta: A!
Secondo la teoria delle dissonanze cognitive, in caso di conflitto
psicologico non facciamo ciò che crediamo, ma crediamo in ciò che
facciamo!
Ecco cosa dice a proposito il Dott. Rodolfo Festa Bianchet: in
pratica nelle esperienze fatte in laboratorio e in quelle della vita
reale la dissonanza si configura come una situazione mentale di disagio
che è difficile da analizzare in sé, ma che è ben rilevabile attraverso
le operazioni che i soggetti compiono per ridurla. Questo
riaggiustamento cognitivo avviene in base al bisogno fondamentale umano
di agganciare al mondo esterno reale il mondo interno delle
rappresentazioni per il fatto che l’uomo vive di questo costante
interscambio tra il mondo oggettivo e quello soggettivo.
La riduzione della dissonanza non può passare che per tre vie:
- produrre un cambiamento nell’ambiente
- cambiare il proprio comportamento
- cambiare il proprio mondo cognitivo (cambiando opinione, atteggiamento, aggiungendo nuove informazioni, sfuggendo ad altre informazioni, ecc.)
- cambiare il proprio comportamento
- cambiare il proprio mondo cognitivo (cambiando opinione, atteggiamento, aggiungendo nuove informazioni, sfuggendo ad altre informazioni, ecc.)
Questo è il motivo per cui se prendete un adepto di una setta a
controllo mentale o uno dei seguaci dei succitati movimenti e cercate di
spiegargli che i suoi ragionamenti vanno contro alla più elementare
logica, questo si difenderà strenuamente, spiegandovi perché ha ragione
(ovviamente seguendo la sua logica) e tentando di convincervi a passare
dalla sua parte. "Almeno prova", vi verrà sicuramente detto.
Ricordiamoci che nel 99% dei casi le persone arrivano a quel tipo di
convinzioni in modo estremamente graduale, praticamente senza nemmeno
accorgersi di aver cambiato totalmente la propria struttura mentale,
quindi (come sostengono tutti gli "exit consuelors") nemmeno il percorso
opposto può essere fatto repentinamente, ma vi sarà bisogno di una
riprogrammazione, di cui ovviamente il soggetto in questione non sentirà
minimamente la necessità. In effetti è comodo pensare che la vita è già
tutta programmata, che abbiamo esseri benevoli che Vegliano Su Di Noi,
che se preghiamo in un certo modo possiamo ottenere tutto ciò che
desideriamo, e soprattutto che il guru non sbaglia mai. Abbiamo tutti
bisogno di certezze, e loro le hanno. Prefabbricate, assurde,
incongurenti. Ma le hanno.
[ Perché non sono vicino a Beppe Grillo
By Auron - 27 agosto 2007
da The Opinion
da The Opinion
Stamane mi sono visto linkare con grande entusiasmo da parte di
un caro amico un post del blog di tal Beppe Grillo, comico che si è erto
a vate (o, più probabilmente, a water) di internet e lancia anatemi
giornalmente con commenti rabbiosi, insultanti e spesso privi di una
qualche logica per ogni persona dotata di buon senso.
Non voglio perdere tempo a scrivere un articolo su questa persona
che mentre dice di vietare a parlamentari pregiudicati di essere votati
non dice di essere stato condannato per omicidio plurimo colposo, che parla tanto di ambiente ma si diverte con le sue barche inquinanti e a gasolio, che predica una strategia della zozzeria per preservare la natura e risparmiare (se non ci laviamo non consumiamo acqua no? Risparmiamo e facciamo bene all’ambiente) ma spreca e inquina comprandosi Ferrari fiammanti, che si dice contro i condoni ma vi partecipa
appena vengono indetti per sanare le sue villette abusive, che si dice
liberista e liberale e propone di depenalizzare la pirateria ma si
guarda bene dal “liberalizzare” i suoi spettacoli in dvd.
Ci sarebbe molto altro, l’ipocrisia è il male che più affligge
quest’uomo dopo l’insipienza e la ripetitività, ma non sta a me
criticare le scelte di vita altrui. Quel che mi voglio limitare a dire è
che questo spazio non è vicino in alcun modo alle posizioni di Grillo,
né al suo modo di agire, né ai modi e allo stile utilizzato. Con ciò
rispondo a coloro che, più volte, mi hanno detto di apprezzare il mio
lavoro di “lotta”, che “come quello di Grillo” serve a farci combattere
contro i padroni e stupidaggini varie.
Non credo nel classismo, non vedo più aristocratici, padroni e
proletari: ritengo questa visione delle cose un rimasuglio dell’800,
qualcosa in cui forse solo Grillo e Bertinotti si ostinano a credere.
Non incito alla lotta, non ho mai detto come Grillo: “Il popolo non
dovrebbe avere paura di chi governa, ma è chi governa che dovrebbe avere
paura del popolo.”
Credo che nessuno debba aver paura di nessuno, che la società non
sia lotta, ma convivenza, che il dibattito politico non vada affrontato
di petto con urla e schiamazzi, ma con pacifico confronto. Se Grillo
vuole fare qualcosa per il paese si candidi e faccia la sua lotta
politica in sedi appropriate, nelle aule parlamentari, nessuno glielo
nega anche se è stato condannato, perché siamo in democrazia e il
diritto alla rappresentanza supera queste frontiere se il reato non è
politico.
Quando Grillo rilancia la sua iniziativa Parlamento Pulito forse non sa che un sistema come quello da lui proposto viola convenzioni e trattati internazionali sui diritti politici,
compresa la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, al suo articolo
21. Essendo un comico le sue idee fanno ridere chiunque conosca anche
solo vagamente il diritto, ma a me non ispirano allegria, perché se
applicate realizzerebbero un regime illiberale e antidemocratico; inoltre sottintendendo costantemente il fatto che tutti facciano schifo e lui sia eccezionale questo comico si autonomina de facto come unico capace di salvare la patria dalla perdizione.
Cos’è? Una riedizione con risate e allegria del paternalismo di
Governo? Del Governo-papà retto da una sola persona che si arroga il
diritto di guidare il popolo come se questo fosse composto da bambini
discoli? Non fa per me, non appoggerò mai una tale visione delle cose.
In questo mondo o si è parte del problema o si è la soluzione del
problema: siete tanto sicuri che Grillo sia la soluzione e non il
problema?- ndr]
Sette e gruppi religiosi: criminalità o fanatismo?
di Chiara Guarascio
da Sette e culti archive at Criminologia
da Sette e culti archive at Criminologia
Ho appena finito di leggere "Cadaveri innocenti" di Kathy Reichs.
Avevo sentito parlare di questa scrittrice canadese, definita "nostra
signora degli scheletri", ma non avevo mai letto niente di suo. Per
fortuna quando si tratta di libri non è mai troppo tardi, tanto è vero
che ho comprato "Corpi freddi" ancor prima di finire l’altro… Devo dire
che i titoli non rendono giustizia al contenuto! Secondo me infatti la
Reichs soppianta in tutto e per tutto la Cornwell, che se ne può andare
tranquillamente in pensione. Consiglio alla fervente ammiratrice della
Cornwell che non è d’accordo sulle mie critiche a "Calliphora" (vedi
commento sotto il relativo post) di leggersi almeno un libro della
Reichs: si accorgerà che l’antropologa forense Tempe Brennan fa
decisamente mangiare la polvere all’imbolsita Kay Scarpetta. Ma veniamo
al dunque: l’argomento cardine di "Cadaveri innocenti" sono le "sette".
La lettura di questo libro mi ha stimolata a volerne sapere di più, così
ho cominciato a scaricare materiale su materiale dal web; e dal poco
che ho avuto occasione di adocchiare mentre salvavo articoli e trattati,
direi che può venir fuori una ricerca molto molto interessante e
"scottante". Prima però finisco il lavoro sulle tecniche investigative e
sulla psicologia dei serial killer: detesto lasciare le cose in
sospeso! Intanto eccovi un estratto dal succitato libro: Tempe Brennan
che parla con un esperto in sociologia, specializzato nell’argomento in
questione.
La domanda che gli rivolge è: "Innanzitutto dimmi cosa intendi per
’sette’? […] Gruppi di marginali. Sette del giorno del giudizio. Circoli
satanici. […] La Manson Family. Gli Hare Krishna. MOVE. Gli Adoratori
del Tempio. Synanon. Insomma, hai capito. Le sette, in generale."
Risposta: "[…] stai usando un termine molto sfaccettato. Quella che
tu chiami setta, per un altro potrebbe essere una religione. O una
famiglia. O un partito politico. […] Le sette non sono semplicemente dei
pazzi che seguono un capo un po’ strano. […] Le sette sono gruppi ben
organizzati che presentano una serie di caratteristiche comuni. […] Una
setta si coagula intorno a un individuo carismatico che promette
qualcosa ai suoi adepti e sostiene di avere una qualche capacità
speciale. A volte si tratta della possibilità di accedere ad antichi
misteri, altre è una scoperta totalmente nuova di cui lui solo è a
conoscenza. Altre ancora è una combinazione di queste due cose. Il capo
offre a quanti lo seguono il privilegio di condividere queste
informazioni. Alcuni capi offrono un’utopia. O una via di fuga. Unisciti
a me, seguimi. Io prenderò tutte le decisioni al posto tuo e andrà
tutto bene."
"Ma questi capi in che cosa si distinguono da un prete o da un rabbino?"
"In una setta è proprio il leader carismatico a diventare oggetto di
culto; in alcuni casi viene addirittura divinizzato. E quando succede,
il leader conquista un potere straordinario sulla vita dei suoi seguaci.
[…] Le sette sono totalitarie e autoritarie. Il leader è il capo
supremo e delega il suo potere a pochissimi collaboratori. L’etica del
leader diviene l’unica teologia accettabile; l’unico comportamento
possibile. E, come ho già detto, la devozione finisce per concentrarsi
su di lui e non su un essere supremo o su principi astratti. […] Molto
spesso, inoltre, l’etica del gruppo scorre su un doppio binario: i
membri vengono sollecitati da un lato a essere leali tra loro e a
volersi bene, dall’altro a ingannare e a scansare tutti coloro che non
appartengono al gruppo. Le religioni più diffuse, invece, tendono ad
applicare gli stessi principi con chiunque."
"E un leader come riesce ad acquisire un simile potere?"
"Nelle sette esiste un altro elemento fondamentale. La cosiddetta
"riformulazione del pensiero". I leader delle sette utilizzano una serie
di processi psicologici per manipolare i loro adepti; alcuni si
mostrano benevoli, altri invece non lo sono affatto e sfruttano
l’idealismo dei loro seguaci. […] Le sette si dividono in due grandi
gruppi, entrambi basati sulla riformulazione del pensiero. Al primo
appartengono i cosiddetti "programmi di autoconsapevolezza" confezionati
in stile "commerciale" che utilizzano tecniche di persuasione molto
potenti: questi gruppi trattengono i loro membri inducendoli ad
acquistare un corso dopo l’altro. Al secondo invece appartengono le
sette che reclutano seguaci a vita. Questi gruppi utilizzano un tipo di
persuasione organizzata, psicologica e sociale, allo scopo di indurre
cambiamenti comportamentali radicali. Ne risulta che finiscono per
esercitare un fortissimo controllo sulla vita dei seguaci, i quali
vengono manipolati, ingannati e altamente sfruttati."
Eccetera eccetera eccetera. Interessante, no? Cosa c’entra con la
criminologia? Molto, direi. Non è questione di libero arbitrio, è facile
pensare: "se uno vuole entrare a far parte di una setta sono affari
suoi, non glielo ha ordinato nessuno". Purtroppo l’inizio è così subdolo
che in questo gorgo possono cascarci anche i meno sprovveduti.
Il motivo per cui questa lettura mi ha colpito così tanto è perché
conosco persone che partendo da un innocuo "gruppo di meditazione" si
sono ritrovate a far parte di una "comune" capeggiata da un tizio che
rispondeva a tutto e per tutto alla descrizione fornita in "Cadaveri
innocenti". Questo gruppo, almeno inizialmente, sembrava rispondere a
esigenze diverse. Dalla persona che aveva semplicemente voglia di una
ricerca interiore un po’ approfondita a quella a cui faceva schifo la
propria vita ma non aveva la forza necessaria per cambiarla se non
affidandosi a qualcuno che l’avrebbe "guidata".
E, come spiega anche la Reichs, il passaggio da "gruppo di
meditazione" a "setta" è stato così subdolo e graduale che quando il
"leader" ha portato tutti quanti al cospetto del guru fondatore della
setta, lo hanno seguito senza battere ciglio. Dico, questo guru
(ovviamente non faccio nomi) sostiene di parlare con gli alieni, una
razza superiore che lo ha prescelto per fare da intermediario con gli
esseri "inferiori"… Insomma, mi sono state descritte scene davvero
grottesche. Il problema è che quando una persona entra in questo
meccanismo, se per caso non è molto stabile psicologicamente rischia
davvero grosso. La sua dipendenza dal "gruppo" è tale che alla fine
rinnega perfino la sua famiglia. La sua realtà viene sovvertita, perde
la capacità critica, e diventa sempre più facilmente plagiabile. Non è
un crimine, ridurre una persona in questo modo?
Naturalmente la maggior parte dei gruppi di meditazione o ricerca
interiore restano tali senza fare danni, se non quello di far sborsare
inutilmente dei soldi a chi cerca risposte ovunque (e ce ne sono tante
di persone così). Io stessa, spinta dalla mia ABNORME curiosità, ho
partecipato a vari corsi di meditazione, cenato con gli Hare Krishna,
frequentato i seguaci di Osho, seguito seminari della Grande Fratellanza
Universale, snocciolato mantra insieme alla Soka Gakkai e pratico Reiki
da anni. Nessuno ha mai tentato di farmi il lavaggio del cervello o
portarmi a tutti i costi a pensarla come lui, se si fa eccezione per gli
Hare Krishna che nei miei confronti hanno fatto un patetico tentativo
di indottrinamento partendo dal presupposto sbagliato, cioè che il mio
livello culturale fosse basso abbastanza da potermi inculcare le loro
idee. Ma non è che mi abbiano costretta o forzata in alcun modo! C’è
stata una discussione sulla teologia che è finita con un "Bè comunque
speriamo di rivederti presto tra noi" da parte loro e con la mia replica
"Grazie della cena". Col piffero che mi hanno rivista!
Molte persone invece hanno una personalità fortemente malleabile e un
disperato bisogno di guida e attenzione. Penso alle tante (troppe)
donne che si trovano invischiate in relazioni nella migliore delle
ipotesi insoddisfacenti, ai giovani che sentono che discoteca e "vasche"
in centro non bastano ma sono delusi dalla Chiesa, a tutti gli
insicuri, maschi o femmine e di qualsiasi età e a chi non ha avuto la
possibilità di farsi una cultura di un certo livello. Mi sono resa conto
infatti che ci sono moltissime persone che, vuoi per provenienza
sociale o per scarsa scolarizzazione, hanno un vero e proprio complesso
di inferiorità nei confronti di chi magari un pezzo di carta l’ha preso.
E quindi si mettono a seguire corsi e seminari che di culturale hanno
poco o niente ma che fanno "impegnato". Corsi generalmente tenuti da UNA
persona o al massimo da un gruppo che fornisce un sapere prefabbricato
ma limitato a una certa realtà. Per esempio (non me ne vogliano i miei
amici celtofili, è solo un esempio!): cultura celtica. E giù rune,
mitologia e riti esoterici. Niente di male, ripeto! Ma purtroppo è così
che una persona con pochi scrupoli e grande sete di potere accentra
l’attenzione e spesso si crea un gruppetto di "seguaci". E come abbiamo
visto, il passo è breve.
Poi c’è anche l’estremo opposto: molti degli articoli che ho trovato
sulle sette sono firmati C.I.C.A.P.: quelli si rifiutano di credere a
tutto ciò che non si può toccare con mano. Ora, d’accordissimo se si
tratta di smascherare quei bastardi travestiti da maghi che spillano
milioni e milioni a dei disgraziati che li interpellano per farsi
togliere il malocchio. Ma prendersela anche con l’omeopatia! Che
oltretutto ha una base scientifica solidissima e dimostrabile: in poche
parole le rare molecole disperse nel rimedio altamente diluito non sono
rilevabili con metodi fisici ma sono presenti e vanno ad interagire con i
recettori del sistema reticolo-endoteliale inducendo, in quanto simili
all’omotossina causale, un meccanismo di difesa contro tossine già in
atto che causano la malattia e stimolando l’attivazione di meccanismi di
difesa aggiuntivi. Tutto qui. Non capisco l’ostinazione di chi dice che
l’omeopatia è acqua fresca: a livello chimico può darsi, ma a livello
fisico-molecolare no! (Forse si nota un po’ troppo che sono omeopata, h!
h!)
Insomma, ciò che intendo è chiaro: che senso ha demonizzare tutto ciò
che non rientra nella scienza riconosciuta? Ogni tanto sarebbe bene
rilassarsi e rendersi conto che sì, c’è effettivamente una cosa che si
chiama energia e che ci sono dei sistemi per farla fluire meglio
nell’organismo. Poi, se qualcuno ci specula sopra e rivolta la frittata
per annientare la personalità della gente, è un altro paio di maniche.
La Persuasione
da Mente e Ipnosi
Robert Cialdini - psicologo sociale americano - nel suo libro "Le
armi della persuasione" distingue le tattiche persuasive in sei
categorie base:
1. Reciprocità
2. Coerenza-impegno
3. Riprova sociale
4. Autorità
5. Simpatia
6. Scarsità
2. Coerenza-impegno
3. Riprova sociale
4. Autorità
5. Simpatia
6. Scarsità
La particolare efficacia di tale tattiche sta nel far leva su alcuni
principi psicologici fondamentali che orientano e motivano il
comportamento umano. In altre parole si utilizza ciò che già c’è, cioè
alcuni piani di comportamento che orientano l’uomo nel momento in cui
deve prendere una decisione. Cialdini paragona queste tecniche all’arte
marziale del jujiztu che sfrutta la forza fisica dell’aggressore per poi
rivoltargliela contro. Ognuna di queste tattiche sollecita
l’interlocutore ad adottare l’euristica corrispondente. Si ritiene
quindi che spesso nel prendere una decisione il potenziale acquirente
"si farebbe guidare, non da un’analisi approfondita delle informazioni
rilevanti nella situazione, bensì da poche indicazioni (una o due al
massimo) che provengono dallo stimolo e che sollecitano l’euristica
corrispondente a un particolare principio." (Angelica Mucchi Faina,
L’influenza sociale, Il Mulino, 1996 Bologna, p. 150). Entriamo ora nel
merito della questione e descriviamo le varie tattiche una per una e i
principi motivazionali a cui fanno ricorso.
1. Regola del contraccambio o reciprocità (Debito)
Cialdini ricorda, sulla scia di sociologi come Alvin Gouldner che
tale regola è comune a tutti i tipi di società umane e la sua può
annoverare tra gli schemi comportamentali istintivi della razza umana.
In genere l’uomo sente il bisogno o si sente letteralmente obbligato a
contraccambiare favori veri o presunti tali. Ciò è comprensibile, poiché
il sistema di reciprocità ha regolato da tempi immemorabili lo scambio e
la collaborazione tra individui. Questa legge del comportamento umano
può essere utilizzata a fini tutt’altro che morali quando un
interlocutore intende farci sentire in debito imponendoci un favore non
richiesto. Mi sembra perciò il caso di fare un esempio articolato che
intende chiamare in causa contemporaneamente varie tecniche - che
preciserò tra parentesi. Dall’altronde è difficile che una tattica
persuasiva si presenti per così dire al suo stato "puro".
Esempio:
Un Hare Krishna o per esempio l’appartenente a una comunità di
tossici può porgervi un dono (piede nella porta), se voi abboccate e
prendete in mano l’oggetto non lo rivuole più indietro e vi fa intendere
che si tratta di un regalo (Debito) in cambio del quale richiede
un’offerta (colpo basso) affidandosi al buon cuore del passante. Con il
termine offerta o donazione si ridefinisce (ristrutturazione) la
transazione (la vendita) come un atto di liberalità (donazione). Il
questuante elicita un imperativo morale e fa leva sul presunto debito -
in realtà mai richiesto né sollecitato - per richiedere "legittimamente"
un corrispettivo in virtù del buon cuore del passante. Il passante può
finire col dare una somma più grossa del valore effettivo del bene - che
magari non interessa.
Sarebbe avvenuta ben altra cosa se il passante fosse stato fermato da
un venditore che gli chiedeva l’acquisto di collanine a un prezzo
spropositato. È propria la ricorniciatura dell’evento in corso come atto
di liberalità che permette di vendere ad alto prezzo qualcosa che non
interessa: "c’è una forte pressione sociale a contraccambiare i doni,
anche non desiderati, mentre non esiste nessuna pressione del genere ad
acquistare un prodotto commerciale che non si desidera" (Robert
Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire
di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 38). Se questa pressione non è
abbastanza potente si può sempre lavorare con altre tattiche, per
esempio, si può far leva sul senso di colpa.
Il venditore ridefinisce la risposta negativa del cliente definendolo
un ingrato: "Ma cosa è un essere senza cuore, non vede che sto male! se
fosse lei in questa situazione". Si può anche dire: "Guardi quanti
hanno contribuito, non vorrà mica dimostrare di essere un ingrato!"
(riprova sociale-principio di imitazione). Quest’ultima ristrutturazione
avrà maggiore successo se va contro ciò che l’individuo ritiene di
essere - se per esempio la gratitudine è uno dei suoi valori (principio
di coerenza con se stesso). In campo commerciale la regola del
contraccambio, come spiega Cialdini, la ritroviamo nell’offerta di una
campione gratuito (cibo, profumo o altro) da parte di una gentile
commessa. Un altra tecnica simile è il soddisfatto o rimborsato o i
periodi di prova gratuita.
Anche nella terapia strategica si può far leva sul Debito. È una
tecnica che può essere annoverata fra le tattiche di influenza
interpersonale dirette. Guglielmo Gulotta la spiega in questo modo:
"Descrivere il suggerimento allo psicoterapeuta come un "corrispettivo"
per un precedente "favore" fatto al paziente (Guglielmo Gulotta, Lo
psicoterapeuta stratega, Franco Angeli, 1997 Milano, p. 185). Nella
stessa pagina fa un piccolo esempio: "Lei non ha eseguito il compito che
avevamo concordato nella scorsa seduta. Per questa volta ci passerò
sopra, però nei prossimi giorni dovrà … e si assegna un altro compito."
Questa tecnica può essere predisposta preventivamente dal terapeuta che
non si aspettava che il cliente facesse il primo compito. In questo caso
la tattica si trasforma nella tecnica indiretta (perché la prestazione
desiderata non è palese sin dall’inizio) della "Porta in faccia" che
opera per principio di contrasto inculcando al contempo l’idea che è
stata fatta una concessione da parte del terapeuta.
Principio di contrasto
C’è un esperimento molto semplice che chiarisce perfettamente questo
principio. Prendiamo tre bacinelle d’acqua. A partire da sinistra la
prima è ghiacciata, la seconda tiepida e la terza è bollente. Inmergiamo
ora la mano sinistra nella prima e la destra nella terza, dopo un
attimo caliamole tutte e due nella bacinella di mezzo. Malgrado
l’"oggettiva" tiepidezza dell’acqua, la mano sinistra avvertirà l’acqua
calda, mentre per la destra sarà fredda. Anche i nostri giudizi sono
influenzati dal contesto. Un abile persuasore crea un contesto a lui
favorevole, nulla viene lasciato al caso. Potrà farvi apparire migliore
una alternativa un venditore tramite l’uso di esche. Anthony Pratkanis e
Elliot Aronson nel libro "Psicologia delle comunicazioni di massa" ne
danno un esempio:
"Dopo aver determinato le vostre esigenze, l’agente vi accompagna in
auto a vedere alcune case "che potrebbero interessarvi". La prima
fermata è in un minuscolo bicamere con un piccolo cortile. La casa
necessita di una mano di vernice; gli interni sono rovinati; il linoleum
della cucina si sta gonfiando; il tappeto del soggiorno è liso; la
camera da letto padronale è tanto piccola che non ci entrerebbe nemmeno
l’arredamento medio di una stanza da letto. Quando l’agente immobiliare
vi informa del prezzo di vendita esclamate: "Santo cielo! Chi sarebbe
tanto stupido da pagare una cifra del genere per questa baracca?". Forse
non voi, e forse nessun altro. Ma quella catapecchia può spingervi ad
acquistare più prontamente un’altra casa e a un prezzo molto più alto di
quello che normalmente sareste disposti a pagare." (Anthony Pratkanis,
Elliot Aronson, Psicologia delle comunicazioni di massa, Il Mulino, 1996
Bologna, p. 81).
Come si può applicare in altri modi questa semplice legge fisiologica
per manipolare la percezione cognitiva? Per esempio, avanzando una
richiesta gravosa e dopo aver ottenuto il rifiuto, avanzare la richiesta
minore, quella effettivamente desiderata (Guglielmo Gulotta, Lo
psicoterapeuta stratega, Franco Angeli, 1997 Milano, p. 188). È ciò che
succede anche in ipnosi quando il terapeuta offre un’alternativa
peggiore sotto forma di doppio legame - del tipo "Preferisce andare in
trance ora o più tardi". Questa tecnica è chiamata tecnica della "Porta
in faccia" che rientra a buon diritto tra le tecniche che fanno uso del
principio di contraccambio poiché danno l’illusione al vostro
interlocutore che gli abbiate appena fatto una concessione.
Simpatia
In ipnosi e in PNL si parla di rapport. Con questo termine si intende
l’istaurarsi di una particolare sintonia con il proprio interlocutore.
Due persone che si stimano o che si vogliono bene sono già naturalmente
in uno stato di profondo rapport tra di loro. Non so se avete mai
osservato attentamente due amici, se lo avete fatto avrete forse notato
che oltre ad intendersi alla meraviglia sul piano verbale o di contenuto
sono in sintonia anche sul piano non verbale: camminano in modo simile
oppure assumono le stesse posture, oppure si grattano nello stesso
identico momento, in altre parole, si rispecchiano istintivamente l’un
l’altro e maggiore è il feeling e maggiore è il rispecchiamento. Consci
di questo particolare meccanismo i terapeuti, i comunicatori, i
venditori ne fanno un uso consapevole per istaurare immediatamente un
rapporto di fiducia ed entrare in breve tempo in sintonia con
l’interlocutore. Questa tecnica è chiamata ricalco e può realizzarsi a
diversi livelli:
• ricalco verbale: uso di alcune frasi che usa l’interlocutore o
alcuni predicati che fanno riferimento allo stesso sistema
rappresentazionale (visivo, uditivo, cenestesico) oppure ricalco di
convinzioni, valori e credenze
• ricalco paraverbale: ricalco del volume, del tono, del ritmo, della velocità, delle pause
• ricalco non verbale: ricalco le posture, la gestualità, il respiro
fino ai micro-comportamenti (mimica facciale, movimenti degli occhi,
tensione muscolare).
L’istaurazione di un legame empatico risiede probabilmente nella
stimolazione del sistema parasimpatico a motivo di una sottile
sincronizzazione che viene percepita a livello inconscio. In tal modo
l’interlocutore non si sente in pericolo e gli pare di essere veramente
compreso e ascoltato. A livello inconscio ciò che ci somiglia ci è
familiare e ciò che ci è familiare ci tranquillizza, facendoci abbassare
le difese. Questo principio può essere usato negli interrogatori quando
si fa il "gioco delle parti" nel quale un individuo si mostra
particolarmente aggressivo mentre l’altro (che in realtà è d’accordo con
il primo) appare decisamente amichevole. È anche il caso del venditore
che si mette dalla parte del cliente e fa finta di convincere il
principale a concedere una "favoloso sconto".
2. Impegno e coerenza
Una volta che abbiamo preso una decisione o quando abbiamo compiuto
qualcosa sentiamo il bisogno di comportarci coerentemente con l’immagine
che abbiamo dato di noi stessi. Il principio di coerenza è
particolarmente rilevante per l’insorgere del fenomeno denominato "dissonanza cognitiva".
In altre parole, il bisogno di coerenza con noi stessi ci spinge ad
allineare le nostre convinzioni e percezioni con ciò che ormai abbiamo
fatto. Per non dover fare dei passi indietro, alcune volte, per non
dover riconoscere di avere avuto torto sfoderiamo tutte le migliori armi
retoriche per convincere noi stessi e gli altri che valeva la pena
farlo. Questi processi sono stati ben studiati dalla psicologia
cognitiva che ha individuato le "tecniche" con cui riusciamo a ingannare
noi stessi; ne cito solo due:
1. Astrazione selettiva: comporta una sorta di cancellazione di parti
dell’esperienza per focalizzare l’attenzione su ciò che sembra
confermare il nostro modello del mondo.
2. Inferenza arbitraria: si tratta di una conclusione totalmente
arbitraria, un presupposto, un postulato che viene dato per scontato e
che può servire a mantenere la coerenza con se stessi eliminando in tal
modo il disagio. Ad ogni modo il principio di coerenza e di impegno ha
anche una utilità "storica", poiché garantisce che, una volta presa una
decisione non dobbiamo continuare a pensarci su e possiamo procedere
oltre. In genere quando si parla di impegno e coerenza si fa riferimento
alle tattiche che, partendo da un controllo sottile del comportamento
altrui, arrivano sino a cambiare gli atteggiamenti facendo leva sul
processo di autopersuasione che normalmente si verifica quando cerchiamo
di spiegare a noi stessi i comportamenti che "liberamente" scegliamo di
adottare. Il procedimento opera per gradi: il venditore cercherà di
farci dire o fare qualcosa di apparentemente innocuo e poco impegnativo
per legare logicamente tale comportamento a tutta un’altra serie di
richieste una più gravosa dell’altra. È comunque essenziale al fine
della persuasione, che il soggetto creda di essere arrivato a una libera
scelta.
Ora per continuare in una descrizione dettagliata del principio di
coerenza è necessario dividere le richieste - rispetto al soggetto
persuaso - in due categorie:
1. Il soggetto viene persuaso a compiere un atto contro-attitudinale
2. Il soggetto viene persuaso a compiere un comportamento non-problematico.
2. Il soggetto viene persuaso a compiere un comportamento non-problematico.
Nel primo caso si ha un’attivazione emotiva (arousal) che motiva il
soggetto a ridurre lo stato di dissonanza ristabilendo la coerenza e
quindi l’equilibrio del sistema (è ciò di cui parla Festinger con il
termine dissonanza cognitiva). A questo riguardo un
esperimento fu quello di Festinger e Carlsmith (1959) presentato
nell’articolo Cognitive consequences of forced complicance (pubblicato
nel Journal of Abnormal and Social Psychology). Festinger e Carlsmith
chiesero a un individuo per volta di prestarsi a un esperimento
particolarmente noioso; finito l’esercizio noioso chiedevano al
volontario di sostituire l’assistente di ricerca e far intendere al
soggetto successivo (in realtà un complice degli sperimentatori) che
l’esperimento appena svolto era particolarmente divertente, in cambio
davano una ricompensa molto bassa (1 dollaro) oppure 20 dollari.
Finita anche questa seconda fase dell’esperimento chiedevano al
soggetto che cosa ne pensasse veramente. Sorprendentemente (poiché tale
risultato andava contro la teoria comportamentistica) erano proprio
coloro che avevano ricevuto un solo dollaro a minimizzare la noiosità
dell’esperimento (Nicoletta Cavazza, La persuasione, Il Mulino, 1996
Bologna, pp. 131-132). Festinger e Carlsmith spiegarono tale risultato
in base alla teoria della dissonanza cognitiva: coloro
che avevano ricevuto 20 dollari potevano pensare fra sé e sé "ho
ingannato il prossimo solo in cambio di un compenso". Coloro che avevano
ricevuto un compenso insignificante invece non avevano questo alibi, si
trovarono quindi con una conflittualità interna che chiedeva di essere
risolta. L’unico modo era quello di modificare il proprio atteggiamento
spiegando a se stessi che in fondo non era un compito così noioso: "Il
processo in questione secondo Cooper e Fazio (A new look at dissonance
theory, in L. Berkowitz (a cura di), Advances in experimental social
psychology, vol. XVII, New York, Academic Press, 1984) avverrebbe
secondo i seguenti passaggi: il soggetto mette in atto un comportamento
contro-attitudinale, stabilisce quali conseguenze ha avuto; se ci sono
conseguenze indesiderabili stabilisce a chi o a che cosa può essere
imputata la responsabilità; se si sente personalmente responsabile
emerge l’attivazione emotiva (arousal); se lo stato emotivo attivato è
negativo, egli cerca di capire a che cosa è dovuto; se lo attribuisce
alla propria responsabilità per le conseguenze indesiderate (e non a
fattori esterni) emerge la motivazione al cambiamento dell’atteggiamento
relativo; quindi il cambiamento vero e proprio si verifica." (Nicoletta
Cavazza, La persuasione, Il Mulino, 1996 Bologna, pp. 134-135)
Il secondo caso invece è quando il soggetto viene persuaso a compiere
un comportamento non-problematico. Quando il comportamento richiesto
non viola nessun principio o valore della persona non dovremmo
aspettarci uno stato di dissonanza cognitiva, appare
quindi più adatta la teoria dell’autopercezione di Daryl Bem: una
persona che ha compiuto senza costrizioni un comportamento inferisce da
tale comportamento un’immagine di sé a cui si ritiene vincolato secondo
il principio di coerenza. L’individuo perciò, dopo un primo innocuo
impegno può essere portato ad aderire a tutta una serie di richieste
comportamentali coerenti con l’immagine di sé.
Un esempio particolarmente interessante viene descritto da Cialdini
(Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce
col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, pp. 67-68) ed è tratto
dall’esperimento compiuto dagli psicologi Jonathan Freedman e Scott
Fraser (pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology,
1966). Il ricercatore si presentava presso i proprietari di un sobborgo
elegante della California dicendo di essere un volontario per la
"Campagna per la sicurezza delle strade" e chiedeva se potevano
cortesemente istallare nel loro giardino un grande cartello con scritto
"Guidate con prudenza". Questa offerta piuttosto gravosa veniva
rifiutata dalla maggior parte degli abitanti della zona (83%) ma
straordinariamente accettata dal 76% di coloro che poco prima (2
settimane) avevano ricevuto la visita di un altro incaricato e avevano
accettato di compiere un gesto apparentemente innocuo e poco costoso:
l’esposizione di un piccolo adesivo con scritto "Guida sicura". Una
tecnica che può essere abbinata con notevoli successi al "Piede nella
porta" è il "Colpo basso".
Il colpo basso per così dire "puro" consiste in una sola richiesta
comportamentale nella quale si dissimulano i "costi" reali che vengono
resi espliciti quando il soggetto non può più tirarsi indietro. Cialdini
racconta che aveva appreso questa tecnica presso un concessionario di
macchine (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si
finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, pp. 85-86). Al
cliente veniva proposto un’offerta speciale, lo si coinvolgeva il più
possibile lasciandogli la macchina in prova per un giorno e lo si
invitava a compilare tutta una serie di moduli. Alla fine della trafila
saltava fuori la sorpresa (ecco il colpo basso!): per esempio l’offerta
era scaduta qualche giorno prima oppure c’era stato un errore di calcolo
o ci si era dimenticati di precisare che l’offerta prevedeva l’obbligo
all’acquisto di una serie di optionals particolarmente costosi. A quel
punto il venditore si scusava e sottolineava la libertà del cliente di
recedere dal contratto.
Un buon numero di clienti finiva con l’acquistare la macchina
malgrado la motivazione iniziale all’acquisto (la convenienza) fosse
ormai inesistente. Cialdini spiega l’efficacia di tale tecnica: "Sembra
incredibile che il cliente accetti di comperare l’auto a queste
condizioni, eppure la cosa funziona, non con tutti ma abbastanza spesso
da essere usata sistematicamente da molti rivenditori, che hanno capito
bene come una scelta iniziale si costruisca da sola il suo sistema di
sostegno, munito di tutta una serie di giustificazioni nuove." (Robert
Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire
di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 86).
3. Riprova sociale
Questo principio può essere definito sinteticamente a partire dalle
parole di Cialdini: "quanto maggiore è il numero di persone che trova
giusta una qualunque idea, tanto più giusta è quell’idea." (p. 104). Ne
parlava anche Gustave Le Bon nel suo Psicologia delle folle (1895) libro
di riferimento per Mussolini. Secondo Le Bon le idee, i sentimenti e le
emozioni hanno un potere contagioso nella folla poiché l’uomo è
imitatore per natura e nella folla resta in preda alla eccitazione
reciproca. Questo principio è particolarmente potente nelle situazioni
particolarmente nuove e sconcertanti, dove, per intenderci c’è un
notevole margine di dubbio: la persona si trova confusa e non sa che
fare, in mancanza di un modello comportamentale già pronto, un metodo
facile e istintivo consiste nell’imitazione del comportamento altrui.
È evidente che in una situazione di shock e confusione viene a
crearsi un fenomeno circolare tipico di un sistema cibernetico che
trasforma un aggregato umano in un sistema ricorsivo autoriverberante.
Un esempio: C’è un uomo disteso per terra, sorge un dubbio: costui ha
avuto un malore oppure è un ubriaco che dorme? La reazione istintiva
dell’uomo confuso che si trova in una folla è quella di guardarsi
intorno e uniformarsi al comportamento delle altre persone che
paradossalmente stanno facendo con noncuranza altrettanto: A guarda B
che non fa niente imitando C che sta pensando sul da farsi e guarda A.
Questo fenomeno è stato definito dagli psicologi John Darley e Bibb
Latané come "ignoranza collettiva". Nella folla tra l’altro è come se la
responsabilità si diluisse. Siamo tutti responsabili e quindi nessuno è
responsabile in particolare.
L’effetto imitazione lo si ritrova anche nelle epidemie di suicidi
dopo che i media hanno cominciato a farne pubblicità. Mi sto riferendo
al cosiddetto "effetto Werther" che deve il suo nome all’ondata di
suicidi che si estese per tutta l’Europa dopo la pubblicazione del
romanzo "I dolori del giovane Werther" in cui il personaggio principale,
Werther, si suicida. In questo caso l’effetto di imitazione si da solo
per le persone che si identificano con il suicida: "il principio di
riprova sociale agisce con la massima efficacia quando osserviamo il
comportamento di persone come noi. È la condotta di queste persone che
ci chiarisce meglio quale sia il comportamento giusto anche per noi."
(Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché si finisce
col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 113). Questo principio
lo possiamo estendere a maggior ragione anche ai gruppi settari nel
caso in cui si verificano dei suicidi collettivi.
Spiega Cialdini rispetto alla setta del Reverendo Jim Jones: "ognuno
osservava il comportamento degli altri e, vedendo intorno a sé una calma
apparente, perché ciascuno degli altri, invece di reagire, si guardava
intorno per capire la situazione, "veniva a sapere" che fare
pazientemente la fila era il comportamento giusto" (Robert Cialdini, Le
armi della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì,
Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 125). Cialdini precisa inoltre un
meccanismo fondamentale che è importante chiarire: "Nessun capo può
sperare di persuadere direttamente tutti i membri del gruppo, ma il
fatto che sia riuscito a convincerne una frazione considerevole basta
per convincere il resto". (Robert Cialdini, Le armi della persuasione.
Come e perché si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989,
p. 125). Questo principio è usato anche nell’ipnotismo quando
l’ipnotizzatore in virtù della sua autorità e del suo carisma crea una
cornice suggestiva che genera confusione e incertezza negli astanti:
prima ipnotizza l’assistente e poi chiama i soggetti più "facili", che
sono coloro che hanno stanno già sviluppando uno stato di trance o
attenzione responsiva, per chiamare infine - solo dopo aver dato
dimostrazione del suo "potere" con una serie di fenomenologie - sul
palco i soggetti "resistenti".
4. Autorità
Siamo stati abituati fin da piccoli che è bene obbedire all’autorità e
tutta la società è stata ordinata secondo un principio di gerarchie e
di leggi. Su questo principio fa leva l’ipnosi autoritaria, i capi
carismatici, i guru che raccontano di detenere poteri straordinari e
coloro che sfoggiando titoli altisonanti e in divisa cercano di mettere
in soggezione il loro interlocutore. Si spiega perciò perché nella
pubblicità del dentifricio c’è un "medico" in divisa che ci prescrive
l’acquisto del nuovo dentifricio antiplacca. Se ogni comportamento ha
una componente di contenuto e una di relazione non è neanche necessario
che l’autorità sia reale, basta comportarsi e apparire come detentori di
un autorità sul prossimo, porsi in ruolo up.
Alcune ricerche hanno dimostrato una sorta di "effetto alone".
Cialdini narra un divertente esperimento condotto in una Università:
veniva presentato un visitatore a differenti classi attribuendogli di
volta in volta qualifiche diverse. Man mano che saliva i gradini della
scala sociale si incrementava anche la statura che gli studenti gli
attribuivano. (Robert Cialdini, Le armi della persuasione. Come e perché
si finisce col dire di sì, Firenze, Giunti/Barbera, 1989, p. 174).
Un esperimento drammatico e inquietante è invece quello di Milgram
all’Università di Yale, nel 1963: ai volontari fu offerta una modica
somma per partecipare all’esperimento. Vennero abbinati a coppie, con
l’accordo che uno dei due dovesse partecipare in qualità di
insegnante-correttore, mentre l’altro come allievo. L’"insegnante" (il
vero soggetto dell’esperimento) venne accompagnato in una stanza e posto
al controllo di un pannello. Sul pannello si trovavano vari pulsanti,
gli fu spiegato che ogni pulsante, contraddistinto da un numero,
somministrava una scarica elettrica. Si partiva da 15 fino a 450 volts.
Intanto l’allievo veniva posto in una finta sedia elettrica nella stanza
adiacente. Fu spiegato che l’esperimento mirava alla valutazione degli
effetti prodotti dalle punizioni sull’apprendimento, l’istruttore fu
lasciato libero e poi istigato a punire gli allievi poco dotati, con
scariche progressivamente sempre più forti. Nell’altra stanza l’allievo
fingeva e urlava di dolore.
"[…] i soggetti si dimostrarono notevolmente succubi e obbedienti
alle richieste del ricercatore: per la precisione, il 62% di essi
arrivarono a somministrare scariche elettriche teoricamente mortali"
(Alessandro Usai, I profili penali del condizionamento psichico, Giuffré
Editore, p. 112). Il risultato dell’esperimento è ancor più
sorprendente se pensiamo che all’istruttore, prima di iniziare, fu fatta
provare la scarica elettrica di 45 volts (che è già abbastanza
dolorosa) perché potesse verificare l’efficacia delle punizioni che
andava a somministrare. Milgram cerca di spiegare il fenomeno in questi
termini: "L’essenza dell’obbedienza consiste nel fatto che una persona
giunge a vedere se stessa come strumento utile per portare avanti i
desideri di un altro individuo e quindi non si considera più
responsabili". (Stanley Milgram, Obedience to Authority, Harper &
Row, New York (1974). Possiamo pensare anche al principio di coerenza
con se stessi e alla creazione di una campo affermativo positivo.
5. Scarsità
Come fare per rendere appetibile un bene? semplice rendetelo scarso e
poco disponibile, addirittura vietato o segreto (le sette si basano
sulla segretezza dei livelli superiori del culto), fate in modo che non
sia semplice ottenerlo, abbiate cura nel presentarlo come qualcosa di
unico ed esclusivo e il gioco è fatto. A questo proposito si narra che
la Zar di Russia, Caterina la Grande, per rendere appetibili le patate
ne circondò i campi con alte palizzate e con cartelli che vietavano di
rubarle. Nel marketing si insegna che anche la presenza/assenza di un
prodotto fantasma particolarmente attraente crea un particolare contesto
che può essere manipolato dal venditore rendendo meno appetibili altri
prodotti per effetto di contrasto; non c’è nulla neanche di lontanamente
paragonabile al prodotto fantasma (è il caso dei prodotti a edizioni di
coppie limitate o delle offerte per un tempo limitato, etc.).
A volte tale prodotto non è altro che una chimera che porta la
persona a cercare l’impossibile dimenticando e trascurando tutte le
altre alternative più ragionevoli: "la fissazione sui fantasmi può
essere uno spreco di tempo e di energie, in particolar modo quando il
fantasma è una falsa pista, un’opzione completamente inesistente."
(Anthony Pratkanis, Elliot Aronson, Psicologia delle comunicazioni di
massa, Il Mulino, 1996 Bologna, p. 211). Questo è il caso di Scientology
- setta americana - che viene venduta agli adepti come l’unica
opportunità in questa vita e su questo pianeta per sfuggire alla
trappola. Si fa intendere che forse una opportunità così (malgrado la
possibilità di reincarnarsi) non l’avrete mai più poiché nel frattempo
Scientology potrebbe essere distrutta dai governi ostili oppure il
nostro piccolo pianeta potrebbe essere distrutto dalla guerra nucleare.
D’altronde non c’è nulla di neanche lontanamente paragonabile, chi vi
può promettere poteri, immortalità e ogni tipo di risultato fisico e
spirituale? E poi che dire della mistica e del mistero che avvolge i
livelli superiori del culto raggiungibili solo dopo un adeguato
addestramento e perfezionamento spirituale.
Le armi della persuasione nella vita quotidiana
Le tecniche fin qui descritte ci insegnano che la strategia
fondamentale per ottenere il consenso consiste nell’utilizzo delle forze
e delle leggi della natura e di tutto ciò che l’interlocutore vi porta:
la sua resistenza, il suo linguaggio, i suoi pattern comportamentali,
le sue credenze e valori, la sua emotività, il suo inconscio …
Ricordiamoci dunque che tali strategie di persuasione e coercizione non
vigono soltanto nelle famose sette ma anche nella vita di ogni giorno.
Alcuni esempi:
Il datore di lavoro chiama di domenica il dipendente sul cellulare
perché c’è una "urgenza" deve chiedergli alcune informazioni tecniche
(non è certo la prima volta).
D.L. Ohhh Carissimo finalmente! Lo sa che l’abbiamo (notare il plurale - riprova sociale) cercata tutto il giorno per mari e per monti … (lavorare sul senso di colpa …)
Dipendente: Che vuole? lo sa che oggi è domenica?
D.L.: Com’è irrascibile! Una persona intelligente come lei non
dovrebbe rispondere in questo modo. Non so se si rende conto che siamo
in una situazione difficilissima. "Lo sa" è un predicato di
consapevolezza. In altre parole si da per scontato un fatto e rimane da
sapere solo se l’altro si è già reso conto di ciò. L’uso della
particella "noi" (quando in realtà la questione riguardava solo il
datore di lavoro) serve per stimolare la riprova sociale.
"Una persona intelligente come lei non dovrebbe rispondere in questo modo", questa breve frase è in realtà una manovra molto astuta poiché troviamo:
1. Una posizione down da parte del datore di lavoro
2. Una ristrutturazione del significato della risposta del dipendente
3. Un doppio legame
4. Una comunicazione a due livelli differenti poiché sul piano paraverbale sembra fare intendere un dubbio a proposito e quindi stimola un atteggiamento di sfida da parte del dipendente che può fare due cose o rimanere arrabbiato e quindi dimostrare la sua stupidità oppure fare ciò che vuole il datore di lavoro.
2. Una ristrutturazione del significato della risposta del dipendente
3. Un doppio legame
4. Una comunicazione a due livelli differenti poiché sul piano paraverbale sembra fare intendere un dubbio a proposito e quindi stimola un atteggiamento di sfida da parte del dipendente che può fare due cose o rimanere arrabbiato e quindi dimostrare la sua stupidità oppure fare ciò che vuole il datore di lavoro.
Riporto ora alcuni esempi di comportamenti tipici del "manipolatore" tratti da "L’arte di non lasciarsi manipolare":
"Usa la colpevolizzazione e i luoghi comuni come se si trattasse di
verità universali. Per esempio, per ottenere un favore senza farlo
sembrare una richiesta o un’esigenza, dirà ad un amico: «È davvero
una scocciatura che la mia macchina sia ancora in panne. La settimana
scorsa era la batteria. Per fortuna Jacques, il mio vicino, si è offerto
di occuparsene. È davvero simpatico e generoso. Dopo tutto è normale
che ci si aiuti tra amici!». E se alla fine viene espressa la richiesta reale: «Potresti prestarmi la tua macchina per oggi?»,
la tendenza naturale in questo contesto sarebbe di accettare
incondizionatamente. I più colpevolizzati di noi non aspettano nemmeno
la domanda: la anticipano, proponendo i loro servizi nonostante le
proprie esigenze di quel giorno. Così potranno essere considerati
«davvero simpatici» e «generosi», come lo è il vicino Jacques."
(Isabelle Nazare-Aga, L’arte di non lasciarsi manipolare, Edizioni
Paoline, 2000, p. 48).
"Avendo bisogno di un guardaroba, e non avendo in quel momento grandi
possibilità finanziarie, chiedono a Charles e a sua moglie se possono
lasciare loro l’armadio per un mese o due, giusto il tempo che il marito
ne costruisca uno solo. Otto o nove mesi più tardi l’armadio non è
ancora stato restituito ai proprietari. Questi ultimi adesso ne hanno
assolutamente bisogno e avvertono la coppia che stanno per tornare a
riprendersi la propria roba. […] Charles avverte la coppia che sarebbe
passato con la moglie a recuperare il mobile verso la fine della
settimana successiva. Arrivati sul posto, devono ancora liberare
l’armadio dai vestiti e smontarlo completamente (non era ancora stato
fatto!) il loro amico è sul lavoro e ad accoglierli ci sono solo la
moglie e i figli. Il giorno dopo, Charles viene a sapere dall’amico che
la moglie l’ha chiamato proprio dopo che se n’erano andati, decisamente
furibonda, dicendo frasi del genere: «Ma ti rendi conto, arrivano
all’improvviso; sbasttono tutte le cose per terra; non si preoccupano
neanche di chiedere se siamo ancora nella m … Adesso non abbiamo più
nemmeno un posto dove appendere i vestiti …, simpatici i tuoi amici!" (pp. 83-84).
"Non lavori sabato?
No …
Potresti accompagnarmi all’areoporto?
Si, a che ora?
Il mio aereo parte per New York alle 7.30 …
Del mattino?
Si, certo!
Ma è presto …
Allora siamo d’accordo?
Mah, non è che mi faccia comodo, ma va bene …
OK, passa a prendermi alle cinque e dieci …
Un momento, perché alle cinque e dieci?
Perché vado a New York!
Non vedo il nesso …
No …
Potresti accompagnarmi all’areoporto?
Si, a che ora?
Il mio aereo parte per New York alle 7.30 …
Del mattino?
Si, certo!
Ma è presto …
Allora siamo d’accordo?
Mah, non è che mi faccia comodo, ma va bene …
OK, passa a prendermi alle cinque e dieci …
Un momento, perché alle cinque e dieci?
Perché vado a New York!
Non vedo il nesso …
Insomma, bisogna essere all’aeroporto due ore prima, lo sai. E
poi, sei fortunato: ci sono alcune compagnie che chiedono di trovarsi in
aeroporto addirittura tre ore prima!
Mio Dio, è davvero presto, perché sono stanco della settimana e …
Ma sì, dormirai domenica! Sei giovane! Dai, sii gentile. Non ci vado mica tutte le settimane a New York …
No, per fortuna! D’accordo, ci vediamo sabato alle 5.10 a casa tua. O.K." (p. 114).
Ma sì, dormirai domenica! Sei giovane! Dai, sii gentile. Non ci vado mica tutte le settimane a New York …
No, per fortuna! D’accordo, ci vediamo sabato alle 5.10 a casa tua. O.K." (p. 114).
Notate la domanda di apertura che serve a incastrarvi. Si possono
anche fare dei commenti ironici alle vostre giuste obiezioni anzitutto
definendole lagnanze, poi esagerandole (reductio ad absurdum) "ma non faccia il vecchietto …", "Cosa sei, proprio uno sfaticato", "non ho capito quando devi andare a sciare ti alzi prestissimo e adesso per fare un favore a un amico" etc. …
Così scopriamo che personalità manipolatrici sono capaci di usare
istintivamente quasi la totalità delle tecniche persuasive. La "vittima"
che gioca al gioco perverso insieme al "manipolatore" è generalmente
una persona coscienziosa che tende a colpevolizzarsi, sarà quindi
particolarmente vulnerabile alle critiche e ai giudizi anche se
infondati. È una persona che preferisce sottostare a dei compromessi
piuttosto che andare incontro a una lite e alla rottura del rapporto. La
"vittima ideale" è spesso una persona insicura che tende a rispondere
alle esigenze e alle necessità altrui e che ha notevoli distonie
(disagi) in vari aspetti della sua vita. Il "manipolatore" potrà girare
il coltello nella ferita (nei vari punti deboli) destabilizzando la
fiducia dell’interlocutore per ottenere ciò che desidera. Potrà fare ciò
anche tramite piccoli commenti casuali, allusioni che possono mettere
in luce o amplificare un difetto o debolezza e lo farà magari in
pubblico. Nel caso reagiate emotivamente può rappresentarvi come uno
squilibrato negando ogni intento negativo. Le critiche possono anche
essere nascoste all’interno di discorsi indiretti o con battute.
Il manipolatore inoltre è molto abile nell’utilizzare un linguaggio
vago e ambiguo, ciò vale anche quando ponete loro delle domande che
tenderanno ad eludere: "L’aggressione viene perpetrata rifiutando di
parlare di quello che succede, di discutere, di trovare insieme delle
soluzioni" (Marie-France Hirigoyen, Molestie morali, Einaudi, 2000
Torino, p. 104).
Un linguaggio impreciso che lascia ampio spazio all’ambiguità
accrescerà la confusione della "vittima" che non avrà mai elementi
validi poiché gli si potrà sempre rispondere "Non intendevo dire questo!
Non hai capito nulla". Un’altra tecnica di confusione è la lettura nel
pensiero, per esempio "Tu ti mi critichi ma so che in realtà è perché
hai un sacco di problemi e sei un persona fragile". Chiaramente i doppi
legami sono il pane quotidiano del "manipolatore".
Spesso una delle tecniche preferite è quella di chiamarvi all’ultimo
momento e chiedervi un favore con estrema urgenza. Se non accettate
diventate automaticamente degli ingrati, perché è anche abile a far
pesare ogni cosa che ha fatto per voi come un’enorme debito. Tra l’altro
prendendovi alla sprovvista riesce ad aggirare più efficacemente le
vostre possibili opposizioni.
Un’altra caratteristica del manipolatore è il fenomeno psicologico
della proiezione. Spesso non potrà fare a meno di proiettare sugli altri
caratteristiche che gli sono proprie quasi a sgravarsi di un peso che
non potrebbe altrimenti sopportare. Poiché è un personaggio estremamente
narcisista ritiene che gli altri debbano soddisfare unicamente i suoi
interessi e quindi spesso non vi ascolterà, si metterà al centro
dell’attenzione e non manterrà spesso le promesse con la scusa che aveva
terribilmente da fare, richiedendo di essere consolato per tutte le
cose che deve sopportare.
La comunicazione privilegiata è di tipo manipolativo (se tu fai
questo allora io … se non fai questo io …) e si nasconde spesso tramite
minacce velate, per esempio se non fai questo io ti lascerò, oppure se
non fai questo sei un farabutto, se non fai questo ti capiterà qualcosa
di male, andrai in rovina perché non sei nulla senza di me etc.
Se il manipolatore è riuscito ad "agganciarvi" emotivamente allora
voi avrete timore di queste "maledizioni" e dovrete effettuare tutta una
serie di rituali (ciò che lui vuole che voi facciate) per propiziarvi
la sua benevolenza. E verrà quasi da chiedergli "Ho fatto anche questo.
Che cosa vuoi ancora che io faccia per placare la tua ira? per sfuggire
alla maledizione?"
La persuasione nella vita famigliare
Per quanto riguarda la vita famigliare si può fare un discorso un
poco più approfondito poiché la famiglia è il contesto privilegiato per
l’induzione di sintomi in virtù di una interdipendenza economica ed
emotiva che facilità il rapport e la suggestione fra i componenti del
nucleo. Occorre tuttavia ricordare che la famiglia stessa è calata
all’interno della società:
"[…] le strutture sociali penetrano all’interno delle ‘membrane’ che
circondano la famiglia e l’individuo, ricodificandosi in sistemi di
credenze e sistemi relazionali e trasformandosi, talvolta, in una realtà
interna sopraffacente. (Michele Ritterman - L’ipnosi nella terapia
familiare, Astrolabio, 1986 Roma, p.11).
Quindi tra questi tre sistemi: l’individuo, la famiglia, la società
esistono delle membrane permeabili che fanno sì, per esempio, che
l’individuo introietti convinzioni, critiche proprie della struttura
familiare di appartenenza per poi proiettarle all’esterno trasponendole
nel contesto sociale della vita adulta. Così capiterà che l’individuo si
risenta nei confronti del superiore come se costui fosse suo padre o
finirà per riproporre nella vita di matrimonio alcuni drammi specifici
della sua infanzia, trattando, per esempio, male suo figlio.
A livello personale l’individuo è capace di autoindursi una serie di
pensieri automatici e a livello familiare se guardiamo ai reciproci
influenzamenti scopriamo delle vere e proprie induzioni del sintomo,
tecniche ipnotiche indirette di disseminazione, confusione, doppi
legami, etc. Al livello sociale la società induce una serie di
convinzioni e sintomi che variano come il variare delle mode e delle
epoche. Il caso più drammatico di influenza della società sul singolo è
la morte vodoo: in tal caso lo stregone trae tutto il suo potere dal
contesto sociale che lo sostiene.
Così si può dire che "[…] la società può mandare in trance la
famiglia, e la famiglia può mandare in trance il singolo membro. Un
singolo membro può mandare in trance se stesso, oppure una famiglia o
una società che reagiscano alle sue suggestioni (si pensi a Hitler e a
Gandhi)". (Michele Ritterman - L’ipnosi nella terapia familiare,
Astrolabio, 1986 Roma, p. 49). Possiamo anche intendere il sintomo
espresso dal singolo come una metafora che indica una serie di conflitti
tra l’individuo, la famiglia, la società. A questo punto focalizzerei
l’attenzione sul ruolo delle relazioni familiari nell’induzione del
sintomo.
La famiglia è regolata da leggi e schemi di comportamento talvolta
inespressi - e quindi difficilmente contestabili - che la costituiscono
come entità privata e distinta dalla società. Tali regole e tabù
vincolano i membri l’uno all’altro secondo un patto di sangue di
presunta lealtà reciproca sino a poter stimolare un componente (il capro
espiatorio) a entrare o restare in una particolare situazione
problematica. Tutto ciò è agito quasi automaticamente secondo una serie
di pattern di relazione ricorsivi.
Le forme di induzioni sono indirette e quindi particolarmente potenti
nell’indurre uno stato interno senza che la persona possa opporsi. Casi
tipici sono i doppi legami. Se per esempio il figlio viene sottoposto a
messaggi conflittuali riguardanti il potere e la responsabilità egli da
una lato deve comportarsi responsabilmente e diventare adulto,
dall’altro deve rimanere un bravo bambino, starsene tranquillo e
obbedire.
Rittermann parla anche di "induzioni di parti di sé" che ricorrono
quando vengono evocate contemporaneamente o in rapida successione due
aspetti comportamentali o parti della personalità contemporaneamente
attraverso un direttiva nascosta: "In quanto soccorritore devi restare a
casa e aiutarmi, in quanto bambino e persona fallita, sei una palla al
piede e un epso finanziario per me, per cui vattene!" (Michele Ritterman
- L’ipnosi nella terapia familiare, Astrolabio, 1986 Roma, p. 113).
Altre forme di induzione sono l’attingere alla storia comune per
evocare delle fantasticherie che hanno particolare significato
all’interno della psicomitologia familiare, come per esempio rinfacciare
un certo evento o farne accenno. Per rafforzare tale processo e
renderlo più indiretto si possono utilizzare soltanto delle
parole-stimolo capaci di avviare - in virtù del loro carattere simbolico
ed evocativo - tutta una serie di sequenze induttive omai sedimentate
nella vita famigliare. Queste parole stimolo per gli estranei possono
non avere alcuna valenza emotiva e quindi la risposta spoprositata del
coniuge verrà vista come sconsiderata.
Si possono poi menzionare le "tecniche di confusione dei confini",
quando si induce l’idea che un componente della famiglia sia tale e
quale a qualcun altro, che abbia ereditato per esempio i difetti del
padre o del farabutto dello zio e quindi stia scendendo una brutta china
se non fa ciò che diciamo. Grazie a questa associazione si potrà più
volte criticare lo zio Tom senza che il vero bersaglio (per esempio il
figlio) possa difendersi perché tanto non si sta parlando veramente di
lui.
Un’altra tecnica sono i vincoli con i quali si induce l’idea che
l’individuo sarà in realtà incapace e dimostrerà la sua cattiveria,
inabilità o altro, qualcosa di molto simile alla sfida dell’ipnotista:
"Non riesci a stare in piedi; dai, prova!". "Visto, che non ci riesci,
visto che avevo ragione!". In tal modo si lanciano delle "maledizioni"
tramite la rievocazione dei fallimenti dell’individuo piuttosto che
delle sue risorse per poi pronosticare un brutto esito nel caso costui
non faccia ciò che effettivamente vogliamo e tutto ciò sarà presentato
come un intervento a fin di bene. Se invece costui riesce a districarsi
dal vincolo e ha compiere qualcosa di buono si potrà dire "Ecco,
finalmente dopo tante prediche che ti abbiamo fatto sei riuscito a fare
qualcosa di buono! Bravo finalmente, anche quelli con una testa quadrata
come te si riescono a cambiare dopo averci fatto sudare sette camice".
Si può anche manifestare una serie di rimostranze e lamentele per poi
dire all’altro che può anche non tenerne conto: "Spero che tu ti renda
conto che puoi andare in ferie solo grazie ai sacrifici che ho fatto per
te, e che rimango a lavorare in ufficio a fare gli straordinari, anche
se sono stanca.. Ma non ti preoccupare, mi fa piacere che tu parta!".
Il mobbing
Infine un accenno al mobbing, un fenomeno di cui ultimamente si
parla. Il mobbing è una forma di molestia sul lavoro: "si manifesta come
un’azione (o una serie di azioni) che si ripete con una certa frequenza
e per un certo periodo di tempo, compiuta da uno o più mobber (o
aggressori) per danneggiare la vittima (o mobbizzato), quasi sempre in
modo sistematico e con uno scopo ben preciso. Il mobbizzato viene
letteralmente accerchiato e aggredito intenzionalmente (il verbo inglese
to mob significa «assalire, aggredire, affollarsi attorno a qualcuno»)
da aggressori che mettono in atto strategie comportamentali volte alla
sua distruzione psicologica, sociale e professionale. I rapporti sociali
si volgono alla conflittualità e si diradano sempre più, relegando la
vittima nell’isolamento e nell’emarginazione più disperata. In seguito
al mobbing la vittiam può risentire di una varietà di sintomi
psicosomatici più o meno gravi, di stati depressivi o ansiosi, di
tensione continua e incontrollata. L’esito ultimo - e purtroppo non raro
- è il suicidio." (Marie-France Hirigoyen, Molestie morali, Einaudi,
2000 Torino, pp. 236-237).
Valori e credenze
di Anna Zonari - Studio di psicologia integrata
di Anna Zonari - Studio di psicologia integrata
Sono molti gli studi nell’ambito della psicologia che si occupa di
studiare i processi cognitivi (la percezione, il pensiero,
l’apprendimento, la memoria, ecc.) e le emozioni che mettono in evidenza
come individui diversi percepiscono diversamente lo stesso evento.
Hanno cioè impatti differenti davanti alla medesima situazione. A volte
un semaforo che diventa rosso ci obbliga a pigiare il freno della
macchina, ma altre volte, quando abbiamo molta fretta, ci costringe a
spingere sull’acceleratore, altre volte ancora, se abbiamo la testa tra
le nuvole non lo vediamo nemmeno … Eppure lo stimolo è il medesimo (il
semaforo rosso).
Allo stesso modo capita spesso di notare come eventi diversi
scatenano la stessa reazione in persone diverse. Possiamo
tranquillamente affermare che ci possono essere stimoli identici che
scatenano risposte differenti e stimoli differenti che scatenano le
stesse risposte. Perché? Perché noi interpretiamo continuamente tutto
ciò che si muove intorno a noi (e dentro di noi). Questo significa che
attribuiamo un significato a tutte le situazioni che ci troviamo a
vivere. E’ per questo che quando siamo di fretta il significato che
attribuiamo al semaforo rosso è diverso da quello che gli attribuiamo se
andiamo con calma. Nel primo caso uno stop può provocarci minuti
preziosi di ritardo, nel secondo caso questo fatto non ci pesa
minimamente. In qualsiasi momento è in atto un processo di comprensione,
di interpretazione della realtà, anche nelle situazioni che
consideriamo automatiche, in cui ci sembra che non ci sia niente da
capire. Effettivamente in queste situazioni possiamo prestare meno
attenzione, essere meno vigili, ma comunque stiamo attribuendo un
significato a quello che stiamo facendo. L’essere umano ha bisogno di
trovare significati, di attribuire un senso agli eventi entro cui è
inserito. Per trovare un significato noi elaboriamo delle ipotesi e
immediatamente cerchiamo di verificarle, attraverso il confronto tra le
nostre aspettative e quello che ci sta di fronte. Ma come facciamo a
formulare delle ipotesi?
Facciamo un esempio. Abbiamo un appuntamento con un medico
specialista che non abbiamo mai conosciuto prima. La sua assistente ci
fa accomodare in sala d’attesa e dopo poco arriva una persona poco più
che adolescente vestita con una maglietta. La nostra reazione,
probabilmente è di sorpresa (per qualcuno sarà di totale sconcerto).
Perché? Sicuramente ci aspettavamo di vedere qualcuno di età più matura,
magari con un camice bianco. Da dove traggono origine queste
aspettative? Dal fatto che noi siamo convinti che uno specialista arriva
ad essere tale dopo un impegnativo corso di laurea ed una successiva
specializzazione. Dal fatto che gli altri specialisti che abbiamo
conosciuto avevano un’età calcolabile, grosso modo, nella fascia della
"maturità". In più non abbiamo mai visto un medico in servizio senza
camice bianco. Sappiamo, peraltro, che il camice conferisce serietà e
sicurezza a chi lo indossa.
Tutte queste informazioni o "pregiudizi"
(giudizi a priori) sono depositati nella nostra memoria sotto forma di
schemi. Nella nostra memoria sono depositati numerosissimi schemi, che
sono strutture di conoscenze che ci consentono di riconoscere oggetti ed
eventi. Possediamo, ad esempio, lo schema del "medico", quello dell’
"automobile", lo schema di "persona timida" e così via.
Gli schemi non sono immutabili, ma possono cambiare a mano a mano che
si modificano le condizioni. L’insieme degli schemi che disponiamo per
spiegare la realtà, per darle un senso, lo abbiamo costruito attraverso
le esperienze vissute durante la nostra vita. Lo schema ci permette di
dare un significato, di capire la situazione in cui ci veniamo a
trovare, ci permette in questo modo di eliminare l’incertezza e
l’angoscia in cui ci verremmo a trovare se non potessimo dare un
significato agli eventi. Pensiamo agli stati di shock dopo gli
incidenti: persone traumatizzate sono per un determinato lasso di tempo
più o meno lungo prive di punti di riferimento. Non hanno più
minimamente il controllo della situazione e subentra il panico e
l’incertezza.
Gli schemi, cioè le convinzioni e le credenze che abbiamo sviluppato
per spiegarci il mondo sono quindi indispensabili per la nostra vita e
sono il fondamento della nostra maturazione. Il problema subentra quando
non siamo consapevoli del tipo di convinzioni che ci muovono e questo
accade nella maggior parte dei casi nella maggioranza delle persone.
Molte delle nostre convinzioni sono costituite da principi dei quali
l’origine o non è chiara o è stata completamente dimenticata. Sta di
fatto che queste convinzioni non vengono più messe in discussione, anche
quando poggiano su basi infondate o poco consistenti. Nella nostra
società, ad esempio, si dà per scontato che l’invecchiamento comporta un
progressivo irrigidimento del corpo, tant’è che rimaniamo stupefatti se
vediamo un ottantenne assumere delle impegnative posizioni yoga. Siamo
portati a pensare che è una persona che si è dedicata con impegno a
questa disciplina per tanti anni e a ritenerla un’eccezione. La nostra
convinzione è che una persona anziana non possiede più flessibilità ed
elasticità. In realtà è lo stile di vita che conduciamo, le abitudini
alimentari sregolate e non equilibrate, la sedentarietà, l’inquinamento e
queste credenze limitanti che determinano queste rigidità. Altre
convinzioni e altre abitudini di vita dimostrerebbero facilmente che è
possibilissimo mantenere un corpo flessibile ed elastico a qualsiasi
età.
Incontriamo tanta difficoltà ad integrare nuove conoscenze perché non
tutti sono disposti a sopportare l’incertezza che deriva dalla messa in
discussione delle nostre convinzioni, oppure perché è relativamente
semplice non imbattersi in problemi che ci obbligano a metterle in
discussione. Se ad esempio operiamo in un ambiente che varia poco, che
mantiene cioè le stesse abitudini, le stesse regole, non abbiamo più
bisogno di programmare nuovi piani, perché il copione che ci viene
richiesto è su per giù sempre lo stesso. Ecco perché è tanto difficile
cambiare convinzioni!
Considerare la malattia come un sintomo da debellare è sicuramente
profondamente diverso che considerarla come un’occasione per comprendere
quale tipo di messaggio ci sta lanciando il nostro organismo, così come
ritenere che la guarigione coincida con l’assenza di sintomi fisici è
differente dal considerarla come una condizione di ben-essere
imprescindibile da una più generale qualità della vita (credenze,
alimentazione, respirazione, ecologia ambientale …).
Informazioni nuove di questo tipo sono equivalenti ad un problema che
può avere differenti soluzioni: di fronte all’incertezza che si
manifesta perché vengono messe in discussione le nostre credenze si può
reagire rifiutando le nuove informazioni (giudicandole, ad esempio, poco
serie, stravaganti, acqua fresca, troppo impegnative …) oppure
integrandole all’interno della propria rappresentazione del mondo.
Questo implica una generale revisione di tutti i nostri pre-giudizi e
convinzioni per poter spiegare anche questi nuovi fatti. Ci vuole un po’
di coraggio!
Appare chiaro come non esista solo una realtà oggettiva, percepibile
come tale, ma anche una soggettiva, che dipende dal significato che
attribuiamo agli eventi. E’ importantissimo tenere sempre presente la
dialettica di questi aspetti ed integrarli in un’unica visione
d’insieme. Abbiamo visto che perché uno stimolo risulti significativo, è
necessario che l’individuo attribuisca un significato a quello stimolo.
Il fatto che individui diversi attribuiscano significati diversi al
medesimo stimolo dipende innanzitutto dalla storia dell’individuo, ossia
dalle esperienze affrontate in precedenza che possono averlo
condizionato a reagire, ad esempio, con paura ad uno stimolo per molte
persone innocuo.
Inizialmente il bambino reagisce agli stimoli ambientali con un
bagaglio di risposte tipiche della sua fase evolutiva che, a mano a mano
che lo sviluppo prosegue, verranno affiancate e sostituite con risposte
più complesse ed adeguate al nuovo stadio di sviluppo raggiunto. In
qualsiasi momento dello sviluppo evolutivo possono verificarsi degli
"intoppi", soprattutto se le esperienze che il bambino fa sono vissute
come non soddisfacenti. Questi "intoppi" comporteranno la progressiva
formazione di una specifica tipologia di individuo con aspetti mentali,
emotivi relazionali e fisici propri. Si svilupperà una struttura di
personalità con sue peculiarità che condizionerà inevitabilmente
l’intero processo di interazione di quell’individuo con l’ambiente, cioè
la lettura che egli dà della realtà e il comportamento che attua.
In sintesi, questo significa che i modi, gli schemi, i "filtri" con
cui attribuiamo un significato alla realtà fanno sì che noi la
percepiamo in un modo piuttosto che in un altro, ma anche il fatto di
avere vissuto le esperienze con determinate tonalità affettive piuttosto
che altre porta allo sviluppo di precise cognizioni, valori e credenze.
E’ come un circuito a feed-back.
Pensiamo ad un bambino convinto di non essere in grado di comprendere
la matematica, magari perché gli è stato detto di non essere
particolarmente portato per quella materia. Se fa propria
quest’aspettativa di fallimento, a quali potenzialità e risorse
attingerà quando sarà in procinto di seguire la lezione di matematica o
di intraprendere un compito? Sicuramente a poche, dal momento che
l’informazione che ha segnalato al suo cervello è di attendersi
l’insuccesso. Non verranno attivate azioni dettate dalla fiducia in se
stesso e di potercela fare. Se si è convinti che quello che ci aspetta è
un fallimento, perché fare uno sforzo massimo?
Il sistema di credenze sottostante le azioni di questo bambino gli
manda quindi messaggi riguardo l’impossibilità di farcela e questo
messaggio segnalerà al sistema nervoso di rispondere in un certo modo. I
risultati che ne conseguiranno saranno probabilmente molto scoraggianti
e ciò determinerà la conferma delle proprie convinzioni iniziali,
preparando l’insuccesso anche per i tentativi successivi. Le convinzioni
negative, in altre parole, sono state rinforzate e danno il via ad una
spirale senza uscita.
Ognuno ha un sistema di credenze e di convinzioni, alcune molto
profonde e di cui siamo pienamente consapevoli e per cui potremmo anche
essere disposti a morire, pensiamo alle grandi cause per un ideale.
Tante convinzioni, però, sono a noi assolutamente inconsapevoli e le
abbiamo assorbite nel corso degli anni. Queste convinzioni ci
condizionano continuamente, restringendo il nostro potenziale, limitando
le nostre risorse. Questi condizionamenti "striscianti", subliminali
riguardano comunemente la convinzione di non potercela fare in un ambito
preciso della nostra vita o in generale di doverci rassegnare a certe
condizioni di mediocrità o scarsa felicità.
Questi blocchi intervengono in determinate fasi evolutive e rimandano
pertanto a precisi nuclei emotivi e quindi ad un preciso malessere
sviluppato dall’individuo con l’ambiente. Possiamo riassumere dicendo
che ogni individuo possiede una mappa soggettiva del mondo, ha cioè un
suo peculiare modo di percepire e valutare cognitivamente ed
emotivamente gli stimoli (interni ed esterni), costruito soprattutto in
base all’esperienza, o meglio ai vissuti emotivi legati alle esperienze
fatte.
Ciò che percepiamo della realtà esterna lo traduciamo in
rappresentazioni (sistema di credenze) che influiscono sul nostro
comportamento e lo condizionano. Ognuno dispone di modalità diverse per
rappresentare la propria esperienza, cioè di mappe diverse con relative
strategie di comportamento. La maggior parte delle persone agisce non
avendo affatto consapevolezza dei sottostanti processi con cui
interpreta la realtà. Questo significa che la maggior parte di noi non
ha cognizione delle convinzioni e degli schemi con cui traduciamo la
realtà esterna in realtà interna. La gran parte di questi schemi di
valutazione della realtà si sono formati nella nostra infanzia, sulla
base di condizionamenti affettivi estremamente limitanti e distorti.
La mappa non e’ il territorio!
Se gli schemi dunque influenzano e spesso determinano il modo di
selezionare e classificare le informazioni disponibili, ciò significa
che in gran parte ci creiamo da soli quello che è reale. Come abbiamo
visto precedentemente la funzione essenziale dello schema è quella di
attribuire un significato all’esperienza e ridurre così l’incertezza che
ci invaderebbe se fossimo privi di punti di riferimento. Sono stati
fatti tantissimi esperimenti nell’ambito della psicologia sociale, al
fine di verificare la tendenza ad autoperpetuarsi degli schemi. Eccone
esposti due:
In una ricerca di Thorndike (1920) sulle valutazioni degli studenti
da parte degli insegnanti è emerso un fenomeno che venne poi definito
effetto alone: nello specifico, se un insegnante dà un giudizio positivo
su un allievo, è probabile che anche gli altri giudizi saranno
positivi. Anche il contrario è vero. Siamo di fronte alla tendenza a
considerare solo le qualità positive o quelle negative: se abbiamo una
minima informazione positiva su una persona, utilizzeremo lo schema
"persona buona" e trarremo su di essa informazioni generali, ma non
dimostrate, ad esempio che sarà non solo intelligente, ma anche cordiale
e simpatica. Viceversa, un’informazione negativa attiverà lo schema
"persona cattiva" per cui un comportamento maleducato ci porterà a
ritenere di essere di fronte ad una persona antipatica ed intollerante.
Le ipotesi sulla personalità degli altri tendono a corrispondere agli
schemi di chi fa le ipotesi. In più, colui che fa delle ipotesi
(elabora delle aspettative) seleziona informazioni tali da confermare i
suoi schemi. Invece di essere aperti e disponibili alla conoscenza di
nuovi aspetti della realtà o della personalità altrui, si cerca conferma
delle attuali convinzioni esistenti.
In un altro esperimento, "si chiese ad alcune studentesse
universitarie di intervistare un altro studente. A metà di esse fu detto
che il loro compito era di sapere se l’altro studente era una persona
estroversa: espansivo, socievole, entusiasta. All’altra metà fu chiesto
di scoprire se era introverso: timido, riservato e distante. Si diede
poi a tutte le partecipanti una serie di domande da cui dovevano
selezionare un sottoinsieme da sottoporre all’intervistato. Metà delle
domande vertevano sull’estroversione, tipo "In che situazioni incontrate
gente nuova?" oppure "In quali situazioni siete loquaci?". Per
rispondere a questo tipo di domande è necessario parlare della propria
socievolezza. L’altra metà delle domande si proponeva di indagare sulla
timidezza o introversione dell’intervistato. Il problema centrale della
ricerca era sapere se le studentesse con il compito di individuare un
dato aspetto caratteriale avrebbero scelto le domande in grado di
evidenziarlo.
I risultati mostrano che se le studentesse pensavano che
l’interessato sarebbe stato estroverso, sceglievano le domande che
richiedevano risposte di tipo estroverso. Se avevano motivo di credere
all’introversione dell’intervistato, sceglievano le domande con risposte
di tipo introverso" 8 (K. J. Gergen, M. M. Gergen, Psicologia sociale,
Il Mulino, p. 69). Le studentesse stavano così creando il tipo di
persone che stavano cercando. Una volta che lo schema è stato sviluppato
e confermato, è spesso difficile abbandonarlo, anche se si è dimostrato
falso.
La teoria della dissonanza cognitiva di Festinger
Molti psicologi sociali ritengono che le persone abbiano un bisogno
fondamentale di congruenza cognitiva, ovvero di coerenza logica tra le
proprie convinzioni ed idee. Secondo Festinger (1957) quando un
individuo ha due rappresentazioni cognitive (idee sul mondo) coerenti
l’una con l’altra, egli si trova in uno stato interno di equilibrio, che
l’autore chiama di consonanza. Quando invece due o più rappresentazioni
cognitive non sono tra loro coerenti, perché una implica l’opposto
dell’altra, si produce dissonanza.
Festinger sosteneva che esiste una motivazione fondamentale che
spinge l’individuo a ridurre gli stati di dissonanza, che sarebbero per
natura destabilizzanti. Più la rappresentazione cognitiva è importante e
più la dissonanza è destabilizzante. E più è critica la dissonanza più è
forte la motivazione dell’individuo a ridurla. Se "Io ritengo che sia
giusto ed onesto pagare le tasse" e nei fatti "Non dichiaro tutte le
visite che faccio" posso entrare in uno stato di dissonanza, perché non
sono congruente tra ciò che dico e ciò che faccio.
La dissonanza può essere ridotta in vari modi: modificando il
comportamento (decido di fare la ricevuta a tutte le persone che
visito), oppure modificando la rappresentazione (cambiando opinione, ad
esempio "Teoricamente è giusto ed onesto pagare le tasse, ma non voglio
essere tra i pochi a dichiarare tutto", oppure "Questo stato non si
merita la mia onestà!", ecc.). Sia l’uno che l’altro tipo di
modificazione ristabilisce la consonanza. La coerenza cognitiva è quindi
connessa al cambiamento degli atteggiamenti, quindi la coerenza
cognitiva implica spesso una coerenza di atteggiamenti.
La maggior parte delle ricerche sugli effetti del comportamento sugli
atteggiamenti ha fatto uso di metodi di interpretazione di un ruolo
(role playing). Secondo questo metodo, si chiede alle persone di fare un
discorso e di agire in un certo modo. Come suggerisce la teoria della
dissonanza, la gente può modificare i suoi atteggiamenti per il semplice
motivo di aver interpretato un certo ruolo. In un esperimento ormai
classico, ai soggetti viene chiesto di fare un discorso su uno schema
già pronto mentre altri soggetti si limitavano ad ascoltare (Janis e
King, 1954). Le opinioni del soggetto, nuovamente registrate dopo
l’interpretazione del ruolo, mostrarono una modificazione orientata
nella direzione degli atteggiamenti espressi durante il discorso, mentre
quelle degli ascoltatori non erano molto cambiate.
Una delle prime ricerche condotte sulla dissonanza riguardò un fatto
della vita reale: una profezia sulla fine del mondo. Festinger ed alcuni
collaboratori (1956) trovò sul giornale una notizia concernente Marian
Keech, una casalinga che sosteneva di aver ricevuto un messaggio
proveniente da un’entità che le aveva annunciato la distruzione del
mondo. L’evento avrebbe dovuto accadere il 21 dicembre. La signora Keech
richiamò intorno a sé un piccolo stuolo di seguaci, che formarono un
gruppo. Molti di essi abbandonarono la vita che conducevano prima.
Questo gruppo interessò molto Festinger per il drammatico urto con la
realtà cui si sarebbe trovato esposto dopo aver assistito al mancato
avvenimento della presunta catastrofe. La scoperta che il mondo non
sarebbe finito sarebbe stata in aperto contrasto con la fiducia nella
profezia della signora Keech. Come avrebbero ridotto la dissonanza
provocata da queste contraddittorie rappresentazioni?
Festinger e i suoi collaboratori si associarono al gruppo. Pochi
minuti prima della mezzanotte tutti i membri si riunirono nel salotto
della signora Keech, convinti che al momento della catastrofe un disco
volante li avrebbe portati in salvo. Mezzanotte arrivò e passò, ed essi
sedevano in silenzio. A poco a poco cominciarono a parlare, a
riconsiderare le proprie idee e a lasciarsi andare al dolore e alla
disperazione. Alle 4 e 45, la signora Keech improvvisamente annunciò di
aver ricevuto un nuovo messaggio col quale si informava il gruppo che il
potere della loro fede aveva salvato la terra. Questo messaggio venne
accolto con grande sollievo e la loro fiducia si ristabilì. Così i
membri del gruppo ridussero la dissonanza non attraverso l’ammissione
dolorosa di aver preso un abbaglio, ma attraverso un’intensificazione
della loro fede.
Anche altre ricerche confermarono un rinnovamento della fede in
risposta ad una catastrofe temuta e non verificatasi. Festinger e i suoi
colleghi ne conclusero che di fronte ad eventi che sconfermano le
credenze, un rinnovato sostegno viene loro fornito se ciascuno riceve un
forte consenso da altri credenti. Insieme, si trova il modo di
fortificare la propria fede. Da soli, non si sarebbe capaci di
sostenerla.
Il dominio della mente
Solitamente siamo portati a credere di essere liberi e in grado di
non subire condizionamenti, se lo vogliamo. Tant’è che si sente spesso
parlare di suggestione, di condizionamenti, ma come se riguardassero
altri … Parallelamente guardiamo con sospetto e disapprovazione tutto un
insieme di tecniche che ci propongono di cambiare. "Ma lascia perdere,
che ti fanno il lavaggio del cervello!" ci si sente rispondere a
proposito della nostra intenzione di sperimentarne una. Come se si
rischiasse di essere snaturati, privati della propria autenticità e
neutralità.
In realtà noi siamo comunque condizionati. E non parlo solo della
televisione, della pubblicità, della moda … che forse sono gli esempi
più comprensibili e che crediamo di "governare" meglio. L’apprendimento
stesso, i processi di socializzazione con cui vengono interiorizzate le
norme sociali che regolano la nostra vita privata e pubblica sono
l’esempio più eclatante. Ma tutto il nostro sistema di credenze non è
neutrale: ci imposta e dirige le nostre azioni in determinate direzioni.
Purtroppo queste convinzioni e i conseguenti comportamenti nella
maggior parte dei casi, non sono finalizzati al raggiungimento di una
buona qualità della vita, ma ci predispongono alla malattia e alla
mediocrità.
Anche la psiconeuroimmunologia, nata negli anni ottanta in seno alla
medicina "ufficiale", sostiene che i nostri pensieri possono influenzare
le nostre difese immunitarie. La prima ricerca in questo campo venne
condotta da Ader, in collaborazione con l’immunologo Choen, e consisteva
nell’aggiungere una sostanza chimica (la ciclofosfamide) all’acqua
zuccherata di cui i topi sono ghiotti. Questa sostanza causa nausea e
disturbi di digestione, di conseguenza i ratti hanno imparato a
rifiutarla. Se i ratti venivano successivamente obbligati a bere l’acqua
zuccherata (ora senza ciclofosfamide), alcuni morivano a causa
dell’immunosoppressione, come se realmente avessero assunto la sostanza,
che è un forte immunosoppressore. Cos’era successo? I topi erano stati
condizionati all’immunosoppressione, anche senza la somministrazione di
ciclofosfamide. Quest’effetto è conosciuto come "effetto placebo".
L’effetto placebo nell’uomo si manifesta quando si hanno certe
aspettative. Fiducia, ad esempio, nell’efficacia della terapia o nella
bravura del medico di diagnosticare e curare nel miglior modo possibile.
Roy Martina descrive una storia vera, che purtroppo rivela in tutta la
sua potenza gli effetti che possono avere convinzioni limitanti sul
nostro sistema immunitario:
"Due signori che si chiamavano entrambi Janssens ed avevano le stesse
iniziali, erano ricoverati per caso, nello stesso ospedale e nello
stesso reparto. Avevano entrambi circa cinquant’anni e avevano disturbi
alle vie respiratorie. Li chiameremo Janssens I e Janssens II.
Janssens I fumava come un turco ed aveva un tumore al polmone;
Janssens II non fumava ed aveva un inizio di enfisema complicato da una
bronchite. Entrambi avevano una tosse terribile. Tutti e due furono
sottoposti a dei test di routine ed anche a delle radiografie. Sempre
per caso venivano scambiate le loro radiografie. Così il signor Janssens
I si sentì dire che non era poi così grave. Un inizio di enfisema
complicato da una bronchite. Consiglio: smettere di fumare, una cura con
antibiotici, stare tranquillo, limitare lo stress. Janssens II si sentì
dire, che la prognosi non era molto bella. Aveva un tumore maligno ai
polmoni. Gli dissero: "Pensiamo che avrai ancora 9 o 10 mesi da vivere!"
Cosa successe? Dopo 5 anni Janssens I viveva ancora senza tumore, che
sparì dopo sei mesi. Janssens II invece morì nel tempo previsto,
esattamente dopo 10 mesi".
Tutto ciò fa riflettere … Quanto può influire una prognosi infausta
sul decorso stesso della malattia? Quello che per tanti anni è stato
liquidato e snobbato come effetto placebo non è altro che il potere
delle nostre aspettative, dei nostri schemi e dei nostri processi
cognitivi. Ormai sono tantissimi i casi documentati di guarigioni anche
da situazioni considerate incurabili (le cosiddette remissioni
spontanee). Cosa è intervenuto? Il naturale processo di guarigione del
corpo, libero da condizionamenti limitanti. E’ chiaro che non è un passo
semplice, soprattutto quando il cambiamento è l’unica speranza di
potercela fare.
Per ora, ci basti diventare consapevoli che se le rappresentazioni
interne delle nostre credenze non ci piacciono possiamo cambiarle! (1)
Due autori che propongono un modello integrato di cambiamento son
o: A. Robbins, Come ottenere il meglio da sé e dagli altri, Bompiani; R. Bakker, R. Martina, Vitalità, Ipsa E).
o: A. Robbins, Come ottenere il meglio da sé e dagli altri, Bompiani; R. Bakker, R. Martina, Vitalità, Ipsa E).
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