by Valerio Gori
Pubblicato: 4 luglio 2011
Un
blog in grado di macinare 160.000 visitatori giornalieri. Un blogger
(perché ha smesso ormai da tempo di fare il comico, per quanto le
malelingue dichiarino di non accorgersi della differenza). Tuttavia è un
blogger particolare perché seppure utilizzi la tecnologia per
comunicare, egli odia il computer. Un anti-politico che affronta temi politici, tirando persino le fila di un partito – il Movimento5Stelle (di cui è, de facto, promotore e leader) – seppure rimanendo affezionato al suo essere “non-politico”. Si definì infatti “tramite del sentimento popolare”:
qualcosa di simile ad un “je suis l’état” contrapposto al “l’état c’est
moi” affiancato spesso alla figura egemonica dell’attuale Primo
Ministro. Qualcuno in grado di strizzare l’occhio al giustizialismo
(tanto da essere pappa e ciccia con il Dott. Travaglio), di chiedere a
gran voce l’estromissione dei “delinquenti” dalla politica – come recitato continuamente sin dal V-Day – riservandosi poi il privilegio di candidarsi alle primarie del PD poco tempo dopo, nonostante una condanna per omicidio colposo plurimo di un anno e tre mesi (questo dopo aver detto di non volersi candidare al Parlamento). Per inciso, la proposta di legge Parlamento Pulito
recitava “Non possono essere candidati alle elezioni coloro che sono
stati condannati con sentenza definitiva per reato non colposo ovvero a
pena detentiva superiore a mesi 10 e giorni 20 di reclusione per reato
colposo.”
Ma chi è questo intruglio di contraddizioni dalla voce allarmante e dai seguaci non molto dissimili dagli appartenenti ad una setta?
Il
Sig. Grillo è un personaggio che vive del distacco fra la popolazione e
le istituzioni. Se ne nutre e neanche male (nel 2005 fu capace di
fatturare € 4.272.591).
Essendo questa la fonte non solo del proprio guadagno, ma anche della
propria visibilità, del proprio sentirsi “utile”, lo alimenta
costantemente attraverso demagogie, complottismi e populismo in generale
(nel caso ci si chieda perché il Sig. Grillo è sempre tacciato di
essere un demagogo, populista, complottista, qualunquista, ecc. si prega
di leggere un simpatico intervento
di Giovanni Fontana. Ma volendo essere autodidatti, la base per
l’analisi la fornisce lo stesso Sig. Grillo sul blog. Ad esempio qui od ogni altro post).

Fosse solo lo sciacallaggio intellettuale il suo mestiere, non avrei da discutere, anzi. Lo considererei un processo che tende all’evoluzione della società, nonostante la malafede del proprio divulgatore (che, se non esisteva 10 anni fa, certamente esiste oggi). Quello su cui mi trovo meno d’accordo è l’alimentazione dell’insoddisfazione a prescindere, anche quando si rischierebbe seriamente di trovarsi un paese migliore, il barattare ad ogni costo lo sviluppo sociale con la pubblicità.
Considerato
tutto, Il Sig. Grillo rappresenta la parte peggiore del nostro Paese
(fingendo di essere il rappresentante di quella “migliore”, peraltro).
Che i “grillini” seguano il proprio leader in maniera dogmatica,
religiosa e perciò non vogliano ammettere ciò che è palese, non cambia
la situazione. Siamo di fronte ad un imprenditore che sdegna chi si
arricchisce, ad un demagogo che accusa di demagogia chiunque lavori in
politica – dimostrandosi, peraltro, qualunquista. E, soprattutto, ad un
un un politico che non vuole essere ufficialmente tale per paura di
essere tacciabile di tutto ciò per cui egli taccia i politici. Non è
nulla di nuovo, anzi. Ricorda molto i terroristi che combattono senza
una divisa, evitando di essere riconosciuti come militari, ma non per
questo essendo meno soldati di coloro che appartengono agli eserciti
regolari.
Fonte: Il cacciatore di draghi