maggio 11, 2011

Cari grillini (o pentastellini),
vorrei condividere alcune osservazioni e alcune domande a commento di questo video:
[Visto che i candidati M5S sarebbero solo degli inesperti dotati però di grande attitudine alla comunicazione nonchè di "faccia pulita" (vale a dire unicamente dei portavoce) saremmo proprio curiosi di sapere chi sono mai questi esperti che suggeriscono le risposte ai candidati e ai rappresentanti del M5S (a quanto pare quando non ci sono i suggeritori i candidati e gli eletti M5S fanno davvero delle magre figure, vedi il Putti di Genova, qui e qui, o il Pizzarotti di Parma, capace solo di fare battute, d'intimidire, mostrare sorrisetti strafottenti e rinviare le risposte di cui comunque non si riterrà personalmente responsabile perchè "si decide insieme". Vedi qui.)
Ci piacerebbe anche sapere i criteri di scelta di questi esperti: che possano essere uomini della Casaleggio Associati o provenienti dalle grandi aziende clienti della Casaleggio Associati? O ancora uomini legati ai tanti contatti che Enrico Sassoon vanta grazie alle sue attività di marketing?
(Per i candidati M5S varrebbe a dire diventare unicamente dei portavoce degli interessi di profitto legati alla Casaleggio Associati e dei grandi poteri economici loro clienti.
Qualcosa di diverso da quello che sono i politici adesso nella stragrande maggioranza dei casi (cioè facciata di chi muove davvero le fila da dietro le quinte)? NO)
Da notare anche la finezza di specificare il perchè bisogna evitare il confronto e il contraddittorio con gli altri politici: i dibattiti si evitano perchè non ci si confronta con chi ritieni stupido altrimenti anche tu fai la figura dello stupido.
Bè cosa ne penserebbero i grillini se i politici tutti o la gente comune verso di loro iniziassero a usare lo stesso metodo?
Non sarà che forse è proprio per questo che la maggior parte dei politici li ha sempre snobbati e non sarà forse proprio per questo che fino ad ora la maggior parte degli Italiani non li ha votati?
Meditate grillini, meditate.]
1) la coscienza morale è soft o hard? Il senso di legalità, l’idea che
ricoprire una carica pubblica si accompagni a dei doveri, a delle
responsabilità, è soft o hard? Quando il dilemma non è pratico (cosa
fare in merito a questa cosa, questa situazione, questa persona), ma
morale (che valore ha questa cosa, questa situazione, questa persona), o
quando bisogna ragionare, pensare, riflettere sulle conseguenze delle
nostre azioni al di là dell’atto di scegliere, servono skills soft o hard? Fàmo che servono so and so skills? Se il messaggio che si diffonde è “per fare politica, basta avere una connessione internet e chiedere a chi ne sa più di noi”,
non si sta per caso chiedendo a chi legittimamente e lodevolmente vuole
fare politica in modo attivo di essere un burattino, e di essere un
burattino tanto più bravo quanto più capace di fare ciò che viene
suggerito? Perché uno potrebbe ricevere, durante la riunione di
consiglio comunale, un cattivo suggerimento, ma se non ha competenze in
materia non può verificare, ragionare sui pareri che riceve, e allora
che facciamo? Se fidàmo perché tanto in rete sono tutte brave persone,
mentre i cattivi non usano il pc? Nel dubbio basta dimostrare
(sfoggiare) di saperne più dei presenti, avere ragione per mancanza di
argomenti altrui? Qual è il punto, che per amministrare non serve essere
competenti, basta avere a che fare con “colleghi” (la casta…
buuu, abbasso, vaffanculo) più ignoranti? Ma così non esiste una
realtà, un mondo oggettivo con cui fare i conti, un mondo fatto di
complessità, di problemi, di possibilità che vanno indagate. Così esiste
la semplificazione permanente in assenza di verità: se ho ragione
allora quel che dico è vero, e se ho una connessione internet e un
portatile riesco a decidere che cosa sia vero e che cosa sia falso. Il
punto è la velocità nell’ovviare alla propria ignoranza, e la lentezza
degli altri nell’ovviare alla propria: non è mai la ricerca del vero. A
me pare “1984 –wireless edition”.
2) Ad un grillino (o pentastellino), paradossalmente, serve una classe
politica vecchia, ignorante e incompetente che non sappia usare
internet. Se in consiglio comunale ci fossero dei giovani con competenze
specifiche, in grado di usare la rete, i candidati “ideali” grillini
farebbero la figura dello studente che a scuola non ha studiato e
s’ingegna per farsi passare le risposte dai compagni in prima fila.
Cioè, io a scuola, che non studiavo mai chimica, non ero somaro, ero un
precursore! (“L’ignoranza è forza”). Come era un precursore
Gianni Boncompagni quando dava suggerimenti via auricolare ad Ambra
Angiolini, ai tempi di “Non è la Rai”. Ambra Angiolini è il prototipo di Mattia Calise?
E io mi dovrei sentire rappresentato, dovrei dormire tranquillo
nell’aver eletto una persona esercitando un mio diritto, quando questa
persona è un Giovanni che si fa passare le risposte? Ma Giovanni, quando
va dal dentista, sceglie uno bravo, o uno che si fa dire via Skype
come trapanare e otturare? Giovanni, se per disgrazia un suo parente
deve essere operato, vuole un chirurgo serio, competente e preparato,
oppure uno che opera in video chat? E se deve prendere un aereo, vuole
che il pilota sappia il fatto proprio, o pensa che sarebbe fantastico se
fosse il resto dell’equipaggio a dirgli cosa fare? “Alza la seconda levetta in alto”, “Ok”, “No! Non quella!”.
3) Com’è che ognuno vale uno, però se sei candidato con un altro partito
vali zero, e non mi devo confrontare con te? Su che principio? Perché
non conviene al candidato a 5 stelle? Oh, vi do un suggerimento, una micro-hard skills:
non conviene a nessun candidato confrontarsi! Non conviene perché
quello che normalmente dice senza contraddittorio (su internet, nei
comizi, per esempio) può essere smentito con dati, può essere smontato
dialetticamente. Può succedere che qualcuno, argomentando, discutendo,
riflettendo, faccia cadere le argomentazioni fallaci come castelli di
carte al primo soffio di vento; può essere, come si dice in gergo,
beccato in castagna. Il confronto tra candidati, infatti, serve
(servirebbe) ai cittadini, agli elettori.
4) Io capisco che la geografia e l’urbanistica
siano hard skills, però dire che Bologna “come dimensione, come realtà,
come complessità” è simile a Milano mi pare, per usare una soft
skills, una minchiata. Non so, magari sbaglio, e allora
meglio controllare su internet come un Giovanni qualunque. Guardando
sul sito dei comuni di Milano e Bologna, noto che sono un po’ difficili
da consultare (usare internet è una hard skills, d’altronde), e allora
cerco dei dati più soft, andando su wikipedia:
Come dimensioni Milano ha 1.321.113 abitanti.
Bologna ne ha 381.860.
Facendo dei calcoli (hard skill) usando la calcolatrice (soft skill),
viene fuori che Milano ha circa 4 volte gli abitanti di Bologna. Per
dire, io sull’autobus sto seduto su un posto da uno di solito, non è
che, “come dimensione, come realtà, come complessità” il mio sedile sia
uguale a uno da quattro, e allora sul sedile che occupo ci possono stare
altri tre passeggeri.
Ma poi, per capire… L’equivalente milanese della Torre degli Asinelli quale sarebbe? Il Pirellone?
Ma poi: se sono simili, un Giovanni di Bologna è in grado, appena arrivato a Milano,
di orientarsi subito e perfettamente? Sa quali i sono i problemi, le
risorse della città? Sa, per esempio, se di notte conviene andare in una
certa zona, oppure lì è meglio stare alla larga perché c’è un tasso di
criminalità elevato?
A me pare che di simile, tra le due città, ci sia solo questo: se per amministrarla devi farti guidare via internet, essere eletto in una piuttosto che in un’altra non fa differenza. Ma, come detto, questo significa decidere a priori che la realtà, il mondo, ciò che è oggettivo, la verità (ossia “Milano non è simile a Bologna ma neanche per il ciufolo”) non ha importanza, si può fare finta che non esista, almeno finché non ci sarà il sito www.verita.it da consultare.
Ecco, caro tizio del video, Caro Giovanni, Caro Giuseppe detto Beppe,
cari Grillini tutti, vorrei essere chiaro. Non facciò parte di nessuna
casta (buuu, abbasso, vaffanculo), non mi interessa la visibilità (non
ci pago le bollette). Non sono filosofo, ché richiede troppe hard
skills, né mi faccio le pippe mentali, che pure non sporcano e sono
dunque ecosostenibili.
Il punto è che io, di voi, ho proprio una paura fottuta.
Fonte: Matteo Platone