Sui circa 600mila contatti del comico sul
social network, il 54% sarebbero Bot, ovvero account automatizzati. Lo
sostiene la ricerca condotta da Marco Camisani Calzolari, docente allo
Iulm e fondatore della Digital Evaluation, società che si occupa di
misurare il valore dei social media per aziende e personaggi famosi

MILANO - Su Twitter Beppe Grillo può
contare sul supporto di quasi 622mila follower, ma poco meno della metà
sono persone reali. È questa la conclusione di uno studio, pubblicato
dall'Ansa, condotto dal professore dello Iulm e imprenditore Marco
Camisani Calzolari, fondatore di una società specializzata nella
misurazione del reale valore dei social media per aziende e personaggi
famosi, la Digital Evaluations. Uno smacco per il leader del MoVimento 5
stelle, cresciuto proprio grazie all'appoggio della Rete.
I dati fanno parte di una ricerca più ampia, di prossima pubblicazione, sugli utenti Twitter di partiti e leader politici italiani. Ben il 54,5% dei follower del comico approdato alla politica sarebbero infatti dei Bot, vale a dire degli account automatizzati, dietro ai quali non si muove una persona reale. E l'11,6% potrebbe esserlo. Quelli veri sarebbero solo 164.751, il 27,4% del totale. Il restante 6,3%, invece, sono account protetti, dei quali non si può cioè indagare.
I dati fanno parte di una ricerca più ampia, di prossima pubblicazione, sugli utenti Twitter di partiti e leader politici italiani. Ben il 54,5% dei follower del comico approdato alla politica sarebbero infatti dei Bot, vale a dire degli account automatizzati, dietro ai quali non si muove una persona reale. E l'11,6% potrebbe esserlo. Quelli veri sarebbero solo 164.751, il 27,4% del totale. Il restante 6,3%, invece, sono account protetti, dei quali non si può cioè indagare.
[...]
(19 luglio 2012)
Fonte: La repubblica
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Quando i follower somigliano a dei robot
I dubbi delle aziende che investono su Twitter
Alcune società hanno fino al 45% di fan che non si comportano come esseri pensanti. "Sono inutili" spiega Marco Camisani Calzolari, autore della ricerca. Al primo posto in Italia c'è Treccani e tra le multinazionali spiccano nomi come Ikea e Vodafone
di GIULIANO BALESTRERI

MILANO - Definirli falsi è impossibile, ma
di certo sono inutili. Almeno per le aziende che disperatamente cercano
follower come l'acqua nel deserto. E in alcuni casi arrivano fino al 45%
degli utenti, "ma si tratta di una stima prudente" racconta Marco
Camisani Calzolari, professore di Comunicazione aziendale allo Iulm, e
autore dello studio sul comportamento degli utenti sui social network.
Una ricerca dalla quale emergono dati interessanti: fino al 45% dei follower si comporta come un robot. Almeno nella ricerca di Camisani Calzolari: "Non possiamo essere certi che siano finti utenti, ma ne hanno le caratteristiche". Per esempio non hanno foto, non hanno nome, non hanno amici, non hanno mai scritto un post. Tradotto: fanno numero, ma sono inutili. In Italia la maglia rosa di questa speciale categoria spetta a Treccani con il 44,7% di "Bot", seguita da Librimondadori (42,8%) e Coinstore (42,6%). Ma il fenomeno non colpisce solo l'Italia. A livello globale il numero uno è DellOutlet (45,99%) seguito da WholeFoods (44,33%) e JetBlue (36,64%). Mentre tra le multinazionali attive nel nostro Paese vince Ikea (45,92%) seguita da Vodafone (38,77%) e 3Italia (35,8%).
La classifica italiana. 1
"A questi però - continua Camisani Calzolari - si devono aggiungere i protetti e gli incerti. Non a caso molto spesso gli utenti definiti umani sono sotto al 50%. Questo perché ci sono profili che non si possono seguire e altri che restano nel dubbio".
Il problema però dipende dal "mercato nero" della comunicazione online dove con pochi dollari si possono acquistare anche 50mila fan: "Molte delle aziende prese in considerazione - continua il professore - hanno delegato a terzi le attività di pubbliche relazioni sui social network. In alcuni casi i responsabili delle web agency o dei centri media hanno scelto scorciatoie per dimostrare alle aziende, a loro insaputa, che le attività hanno avuto successo portando tanti nuovi utenti. Io sono convinto che tutto si svolga all'insaputa dei manager, ma certo riapre il dibattito sul valore economico dei sottoscrittore".
E così dopo il flop della quotazione di Facebook 2 che in meno di un mese ha bruciato il 30% del proprio valore viene nuovamente ridimensionato il valore dei social network anche in considerazione delle ultime ricerche secondo le quali l'80% degli utenti non segue i consigli commerciali delle aziende: "In questo momento - prosegue Camisani Calzolari - c'è una sopravvalutazione del digitale. Ci si muove con logiche che fanno male al mercato. La corsa ai follower costa poco, ma è dannosa. Bisogna tornare alle origini. Costruendo delle piattaforte di proprietà delle aziende che permettano la condivisione e che usino i social network come cassa di risonanza. Oggi l'85% delle aziende non ha questa funzione".
Una ricerca dalla quale emergono dati interessanti: fino al 45% dei follower si comporta come un robot. Almeno nella ricerca di Camisani Calzolari: "Non possiamo essere certi che siano finti utenti, ma ne hanno le caratteristiche". Per esempio non hanno foto, non hanno nome, non hanno amici, non hanno mai scritto un post. Tradotto: fanno numero, ma sono inutili. In Italia la maglia rosa di questa speciale categoria spetta a Treccani con il 44,7% di "Bot", seguita da Librimondadori (42,8%) e Coinstore (42,6%). Ma il fenomeno non colpisce solo l'Italia. A livello globale il numero uno è DellOutlet (45,99%) seguito da WholeFoods (44,33%) e JetBlue (36,64%). Mentre tra le multinazionali attive nel nostro Paese vince Ikea (45,92%) seguita da Vodafone (38,77%) e 3Italia (35,8%).
La classifica italiana. 1
"A questi però - continua Camisani Calzolari - si devono aggiungere i protetti e gli incerti. Non a caso molto spesso gli utenti definiti umani sono sotto al 50%. Questo perché ci sono profili che non si possono seguire e altri che restano nel dubbio".
Il problema però dipende dal "mercato nero" della comunicazione online dove con pochi dollari si possono acquistare anche 50mila fan: "Molte delle aziende prese in considerazione - continua il professore - hanno delegato a terzi le attività di pubbliche relazioni sui social network. In alcuni casi i responsabili delle web agency o dei centri media hanno scelto scorciatoie per dimostrare alle aziende, a loro insaputa, che le attività hanno avuto successo portando tanti nuovi utenti. Io sono convinto che tutto si svolga all'insaputa dei manager, ma certo riapre il dibattito sul valore economico dei sottoscrittore".
E così dopo il flop della quotazione di Facebook 2 che in meno di un mese ha bruciato il 30% del proprio valore viene nuovamente ridimensionato il valore dei social network anche in considerazione delle ultime ricerche secondo le quali l'80% degli utenti non segue i consigli commerciali delle aziende: "In questo momento - prosegue Camisani Calzolari - c'è una sopravvalutazione del digitale. Ci si muove con logiche che fanno male al mercato. La corsa ai follower costa poco, ma è dannosa. Bisogna tornare alle origini. Costruendo delle piattaforte di proprietà delle aziende che permettano la condivisione e che usino i social network come cassa di risonanza. Oggi l'85% delle aziende non ha questa funzione".
(08 giugno 2012)
Fonte: La repubblica
Tra i commenti:
La scoperta dell'acqua calda. La stessa cosa l'aveva già detta un quindicenne inglese (molto ascoltato dalle aziende) 5 anni fa.uno dei primi segnali dell'inevitabile declino dell'eccitazione intorno alle social networks. A mio avviso a breve subiranno un pesante ridimensionamento, andando ad allungare la lista delle cose che sono magari utili magari piacevoli ma che sono ben lungi dall'avere quella carica rivoluzionaria che una spece di isteria collettiva attribuisce sempre all' "Ultimo arrivato". -
Che fosse necessaria niente meno che una ricerca per capire che una parta consistente di followers sono comprati mi stupisce, perché è evidente dopo un rapido sguardo. Spero che lo studio abbia evidenziato cose più interessanti, non riportate nell'articolo. Non condivido, peraltro, l'opinione di Camisani Calzolari secondo la quale il digitale sarebbe sopravvalutato. Il digitale non è nient'altro che un mezzo. Se usato bene, può dare ottimi risultati. Il problema vero sono le metriche, e nel digitale, come nell'off-line, quantità non significa qualità, e nemmeno efficacia della comunicazione. Su Twitter quello che conta non è il numero di followers, ma le interazioni, quelle vere, tra esseri umani. finché non si uscirà dalla 'logica dell salumiere', le campagne di comunicazione sul digitale non potranno che dare scarsi risultati.
Sai che novità, già 10 anni fà impervano le "click farm", di solito società con base in Paesi poco sviluppati ma con forte alfebatizzazione informatica come India Pakistan, dove centinaia di addetti passavano ore a cliccare su banner e link indicati loro dai capi-area. Le "click farm" vendevano e vendono i loro servizi a Web agency o ADV agencies che intendono gonfiare i risultati delle campagne online vendute ai propri clienti. Che si aggiungessero anche i "social bots" mi pare non nuovo e prevedibile, visto che il loro sviluppo ed utilizzo primo risale già ai tempi del lancio di MSN (1996). Saluti.
"In alcuni casi i responsabili delle web agency o dei centri media hanno scelto scorciatoie per dimostrare alle aziende, a loro insaputa, che le attività hanno avuto successo portando tanti nuovi utenti." Questione vecchia ormai. C'è tutta una serie di falsi professionisti del web che operano in questo modo e non solo con i social, ma per tanti altri aspetti, che peggiorano le vita anche a chi invece da certi trucchetti si tiene alla larga.
Che mondo vuoto, si vende e si compra aria fritta
I social network oltre che una pura moda del momento (controlleremo come stanno fra 10 anni) sono una distorsione dell'uso di Internet. Internet e' comunicazione aperta tra utenti "pari ta di loro", ma "aperta", non dentro "giardinichiusi e recintati" come Facebook dove per entrare devi regalare i tuoi dati personali a chi poi li rivende facendoci profitto. E le aziende che credono che bisogna usare i social netowrk lo fanno solo per moda... che usino internet per "comunicare" e "dare servizi" ai loro clienti... e lo facciano SENZA usare i social netowrk. Ogni volte che vedo un'azienda, anche grande, fare attivita' che prevedono per la partecipazione l'uso di un social network, scrivo al loro servizio relazioni con la clientela che "1) non hanno capito nulla di Internet", "2) mi stanno discrimimando perche io non ho alcuna intenzione di usare i solcial network per comunicare con chissachi". :-) Mah... passeranno. Ve le ricordate le "isole private delle aziende" su Second Life ....
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Twitter, Grillo e i "falsi follower"
Quanto contano i numeri sulla Rete?
Il fondatore di M5S risponde al ricercatore Camisani
Calzolari che ha pubblicato il suo studio sui "fan robot": "E'
consulente di Berlusconi". Lui smentisce e spiega i criteri dello
studio: "Individuati account che hanno comportamenti non umani". Ma è
davvero così importante "quantificare" i rapporti in Rete?
di RAFFAELLA MENICHINI
Una truppa di (forse) "falsi" follower su Twitter
contestati al "guru della Rete" Beppe Grillo da una ricerca firmata da
colui - parole di Grillo - "'che ha realizzato il network ufficiale dei
sostenitori di Berlusconi". Nel mezzo, un campo aperto di
interpretazioni sul valore numerico dei "fan" e dei "follower" in
politica, dove le teorie del marketing aziendale si mescolano con la
comunicazione politica e l'efficacia della presenza e dell'interazione
in Rete. Con queste premesse sul web è finita a duello tra Beppe Grillo e
Marco Camisani Calzolari, docente di comunicazione aziendale e
linguaggi digitali allo Iulm di Milano ed estensore di una ricerca 1(prima
puntata su Grillo, ma sono in arrivo focus anche su altri politici) in
cui si sostiene che oltre la metà dei circa 600mila profili Twitter che
seguono il fondatore del Movimento 5 Stelle sono in realtà dei "BOT" -
dei profili automatici non riconducibili a persone umane. Una forma di
"spam" in realtà molto comune in Rete e ormai abbastanza studiata, che
riguarda tutti (lo sa chiunque abbia un profilo Twitter), e
probabilmente si moltiplica in modo esponenziale su profili di grande
richiamo come può essere quello di Grillo, senza che lo stesso ne sia a
conoscenza. O che avviene in modo sistematico, con acquisizioni
"pilotate" - e pagate - di pacchetti di falsi utenti.
Grillo non ci sta, sul suo blog parla di "valutazioni false" e contrattacca sul piano personale, attribuendo alla ricerca un intento politico mirato: Camisani Calzolari, dice Grillo, "ha realizzato il network ufficiale dei sostenitori di Berlusconi, www.forzasilvio.it, per il quale è anche consulente per attività di comunicazione digitale", e per dimostrare la "vicinanza" dello studioso con Berlusconi, pubblica sul blog una sua foto insieme al Cavaliere, davanti a un computer.
[Nota di ControGrillo: Il solo fatto di rispondere con un attacco personale denota la malafede di Grillo oltre che la sua incapacità di dimostrare con i fatti che tutti i suoi followers siano persone reali.
L'evidente incapacità di rispondere sul metodo in maniera pacata e tranquilla dimostra che Camisani Calzolari ha toccato un tasto dolente per Grillo e la Casaleggio Associati]
Camisani Calzolari respinge le accuse al mittente: "Io non ho creato forzasilvio. it e non sono consulente delle attività digitali, né del Pdl né di Berlusconi. Una delle mie tre aziende è in Italia e si chiama Speakage, produce solo software web e mobile, non si occupa di contenuti né di strategie. Naturalmente sono stato contento di acquisire un cliente grande come il Pdl, ma la mia attività di ricerca non c'entra nulla. Anche Ikea è tra i miei clienti, ma questo non ci ha impedito di pubblicare una ricerca da cui emergeva che è tra le aziende che ha il più alto numero di Bot 2". Quanto alla foto, "Ebbene sì, esiste una foto con Berlusconi quando mostravo al cliente il funzionamento della piattaforma che gli avrei venduto. Forzare il collegamento con Berlusconi è poco onesto da parte di chi lo fa. Da tutta questa polemica mi risulta che nessuno si sia preso la briga di smentire che ci siano possibili BOT. Sarebbe più corretto entrare nel merito del metodo della ricerca invece di sollevare inutili sospetti".
Eppure anche il metodo della ricerca ha sollevato perplessità. Il problema, notano alcuni esperti come l'epistemologo Paolo Bottazzini su L'Inkiesta 3, è che lo studio non segue criteri strettamente scientifici per decifrare la presenza dei Bot nella lista dei follower di Grillo: "Non indica nessun dato, né prelevato dagli Analytics di Twitter né fornito da una ricognizione fondata su interviste, per motivare la scelta. Twitter vanta oltre 500 milioni di utenti registrati, ma meno di 200 milioni sono 'utenti attivi' - cioè corrispondono al tipo di parametri indicati nella ricerca."
"Questo sistema non 'individua i Bot' ma account che hanno comportamenti da Bot - ribatte Camisani Calzolari - L'algoritmo è stato progettato da me e prende in considerazione numerosi parametri relativi al comportamento degli utenti, che possono essere ricavati interrogando i server di Twitter. All'interno del documento il procedimento è stato descritto in ogni sua fase. In sostanza, vengono pesati alcuni parametri attraverso l'assegnazione di punteggi 'comportamento umano' o 'comportamento BOT'. La somma dei diversi punti permette di inserire un utente in una categoria piuttosto che nell'altra. Il metodo scientifico richiede una verifica che in questo caso consisterebbe nel contattare i singoli utenti per verificarne fisicamente lo 'stato'. Essendo ciò impossibile, ho scelto la strada di un'analisi basata su dati certi, quelli prelevati da Twitter, che aggregati attraverso un algoritmo complesso, ma ben descritto nello studio, danno i risultati pubblicati".
Il sistema usato, spiega la ricerca 4, si basa su un algoritmo studiato per assegnare "punti" ai profili sulla base di alcuni criteri: ad esempio, la presenza di una foto nel profilo, l'accesso da diverse piattaforme, l'utilizzo di software come foursquare, la presenza di hashtag, link, punteggiatura, foto nei tweet, il fatto di essere ritweettati e di creare conversazioni. Nel caso di Grillo, un "BOT" addestrato a trovare i suoi simili su un campione random di 20mila followers (escludendo il 6,3 di account protetti) avrebbe rilevato un 54% di "presunti" altri "non umani". Conclusione: 327.373 follower di Grillo sarebbero profili falsi. Una "deduzione" per estensione da un campione random - per quanto numericamente più alto di un campione statistico normale, spiega il ricercatore - che però non convince molti analisti. Già i fornitori dell'algoritmo usato, come rileva l'agenzia di comunicazione Hagam 5, spiegano in questo post 6 i criteri della rilevazione ma raccomandano: "Non pensiamo che il sistema utilizzato riconosca infallibilmente i Bot e gli Umani – questo compito spetta ad una analisi fatta da analisti (umani) – ma è sicuramente in grado di riconoscere comportamenti “standard per un utente di Twitter attivo” e comportamenti “da strano o inattivo utente di Twitter”. L'analisi "umana", però, in questo caso sembra assente e - come rileva Fabio Chiusi 7- "come è possibile pensare che, se non ci riesce un essere umano, un algoritmo sia in grado di distinguere un Bot da un utente in carne e ossa?". Quanto alla volontarietà del profilo "gonfiato", nel caso di Grillo, nota l'esperto di marketing e comunicazione Pierluca Santoro, la curva dei followers degli ultimi mesi dell'account 8 non indica nessun picco tale da far "sospettare" campagne acquisti di finti followers. Anche se, spiega Camisani Calzolari, "chi fa attività di quel tipo - ovvero comprare pacchetti di follower - lo fa in modo costante nel tempo e non in un giorno solo, ma poche decine o centinaia alla volta e poi li fa crescere proporzionalmente".
Grillo non ci sta, sul suo blog parla di "valutazioni false" e contrattacca sul piano personale, attribuendo alla ricerca un intento politico mirato: Camisani Calzolari, dice Grillo, "ha realizzato il network ufficiale dei sostenitori di Berlusconi, www.forzasilvio.it, per il quale è anche consulente per attività di comunicazione digitale", e per dimostrare la "vicinanza" dello studioso con Berlusconi, pubblica sul blog una sua foto insieme al Cavaliere, davanti a un computer.
[Nota di ControGrillo: Il solo fatto di rispondere con un attacco personale denota la malafede di Grillo oltre che la sua incapacità di dimostrare con i fatti che tutti i suoi followers siano persone reali.
L'evidente incapacità di rispondere sul metodo in maniera pacata e tranquilla dimostra che Camisani Calzolari ha toccato un tasto dolente per Grillo e la Casaleggio Associati]
Camisani Calzolari respinge le accuse al mittente: "Io non ho creato forzasilvio. it e non sono consulente delle attività digitali, né del Pdl né di Berlusconi. Una delle mie tre aziende è in Italia e si chiama Speakage, produce solo software web e mobile, non si occupa di contenuti né di strategie. Naturalmente sono stato contento di acquisire un cliente grande come il Pdl, ma la mia attività di ricerca non c'entra nulla. Anche Ikea è tra i miei clienti, ma questo non ci ha impedito di pubblicare una ricerca da cui emergeva che è tra le aziende che ha il più alto numero di Bot 2". Quanto alla foto, "Ebbene sì, esiste una foto con Berlusconi quando mostravo al cliente il funzionamento della piattaforma che gli avrei venduto. Forzare il collegamento con Berlusconi è poco onesto da parte di chi lo fa. Da tutta questa polemica mi risulta che nessuno si sia preso la briga di smentire che ci siano possibili BOT. Sarebbe più corretto entrare nel merito del metodo della ricerca invece di sollevare inutili sospetti".
Eppure anche il metodo della ricerca ha sollevato perplessità. Il problema, notano alcuni esperti come l'epistemologo Paolo Bottazzini su L'Inkiesta 3, è che lo studio non segue criteri strettamente scientifici per decifrare la presenza dei Bot nella lista dei follower di Grillo: "Non indica nessun dato, né prelevato dagli Analytics di Twitter né fornito da una ricognizione fondata su interviste, per motivare la scelta. Twitter vanta oltre 500 milioni di utenti registrati, ma meno di 200 milioni sono 'utenti attivi' - cioè corrispondono al tipo di parametri indicati nella ricerca."
"Questo sistema non 'individua i Bot' ma account che hanno comportamenti da Bot - ribatte Camisani Calzolari - L'algoritmo è stato progettato da me e prende in considerazione numerosi parametri relativi al comportamento degli utenti, che possono essere ricavati interrogando i server di Twitter. All'interno del documento il procedimento è stato descritto in ogni sua fase. In sostanza, vengono pesati alcuni parametri attraverso l'assegnazione di punteggi 'comportamento umano' o 'comportamento BOT'. La somma dei diversi punti permette di inserire un utente in una categoria piuttosto che nell'altra. Il metodo scientifico richiede una verifica che in questo caso consisterebbe nel contattare i singoli utenti per verificarne fisicamente lo 'stato'. Essendo ciò impossibile, ho scelto la strada di un'analisi basata su dati certi, quelli prelevati da Twitter, che aggregati attraverso un algoritmo complesso, ma ben descritto nello studio, danno i risultati pubblicati".
Il sistema usato, spiega la ricerca 4, si basa su un algoritmo studiato per assegnare "punti" ai profili sulla base di alcuni criteri: ad esempio, la presenza di una foto nel profilo, l'accesso da diverse piattaforme, l'utilizzo di software come foursquare, la presenza di hashtag, link, punteggiatura, foto nei tweet, il fatto di essere ritweettati e di creare conversazioni. Nel caso di Grillo, un "BOT" addestrato a trovare i suoi simili su un campione random di 20mila followers (escludendo il 6,3 di account protetti) avrebbe rilevato un 54% di "presunti" altri "non umani". Conclusione: 327.373 follower di Grillo sarebbero profili falsi. Una "deduzione" per estensione da un campione random - per quanto numericamente più alto di un campione statistico normale, spiega il ricercatore - che però non convince molti analisti. Già i fornitori dell'algoritmo usato, come rileva l'agenzia di comunicazione Hagam 5, spiegano in questo post 6 i criteri della rilevazione ma raccomandano: "Non pensiamo che il sistema utilizzato riconosca infallibilmente i Bot e gli Umani – questo compito spetta ad una analisi fatta da analisti (umani) – ma è sicuramente in grado di riconoscere comportamenti “standard per un utente di Twitter attivo” e comportamenti “da strano o inattivo utente di Twitter”. L'analisi "umana", però, in questo caso sembra assente e - come rileva Fabio Chiusi 7- "come è possibile pensare che, se non ci riesce un essere umano, un algoritmo sia in grado di distinguere un Bot da un utente in carne e ossa?". Quanto alla volontarietà del profilo "gonfiato", nel caso di Grillo, nota l'esperto di marketing e comunicazione Pierluca Santoro, la curva dei followers degli ultimi mesi dell'account 8 non indica nessun picco tale da far "sospettare" campagne acquisti di finti followers. Anche se, spiega Camisani Calzolari, "chi fa attività di quel tipo - ovvero comprare pacchetti di follower - lo fa in modo costante nel tempo e non in un giorno solo, ma poche decine o centinaia alla volta e poi li fa crescere proporzionalmente".
[Bisognerebbe però far notare che questo servizio di monitoraggio non dispone di informazioni precedenti al maggio 2012 in quanto prima non esisteva, ci sono cioè solo i dati riguardanti le ultime 1179 iscrizioni a Beppe Grillo su Twitter.
Un pò poco rispetto al totale di 622mila follower per poter dimostrare che dietro tutte le iscrizioni ci siano persone umane]
Ma forse il problema non è tanto in numeri, pacchetti, BOT, ma nella confusione di piani tra i criteri di marketing "quantitativo" (che non valgono neanche più per le aziende per quanto riguarda la presenza sui social network) e quelli di valutazione della qualità della presenza online dei politici, e non solo loro. Camisani Calzolari sostiene che la sua ricerca è mirata proprio a "smascherare questa bolla": "Il numero di follower (o fan) non è assolutamente rappresentativo della popolarità di nessuno: ho già dimostrato che è possibile comprare migliaia di utenti con pochi dollari. Credo sia il tempo di ripensare alle strategie digitali, dando più valore al "peso" degli utenti e non al loro mero numero. Facebook e Twitter non aiutano di certo, perché per natura umana tendono a essere misurati attraverso il numero di utenti presenti". E se Grillo è stato portato in avanscoperta come "test case", per "tutti i politici che contano" è in arrivo un'analisi analoga, sia su Twitter che su Facebook (dove però verranno analizzati non la qualità degli account ma l'attività reale dei singoli utenti). Il ricercatore fa una previsione: "Il 2013 vedrà un grande ritorno ai siti personali e al rapporto diretto non intermediato dai social network di terzi". Oppure, senza rinunciare alla grande platea dei "social", basterebbe utilizzarli per fare comunicazione politica ricordando che la reputazione in Rete non si costruisce - o si distrugge - con i numeri, ma con la qualità delle relazioni e delle interazioni. E in questo i politici italiani - compreso Grillo - sembrano avere ancora molta strada da fare. (20 luglio 2012)
Ma forse il problema non è tanto in numeri, pacchetti, BOT, ma nella confusione di piani tra i criteri di marketing "quantitativo" (che non valgono neanche più per le aziende per quanto riguarda la presenza sui social network) e quelli di valutazione della qualità della presenza online dei politici, e non solo loro. Camisani Calzolari sostiene che la sua ricerca è mirata proprio a "smascherare questa bolla": "Il numero di follower (o fan) non è assolutamente rappresentativo della popolarità di nessuno: ho già dimostrato che è possibile comprare migliaia di utenti con pochi dollari. Credo sia il tempo di ripensare alle strategie digitali, dando più valore al "peso" degli utenti e non al loro mero numero. Facebook e Twitter non aiutano di certo, perché per natura umana tendono a essere misurati attraverso il numero di utenti presenti". E se Grillo è stato portato in avanscoperta come "test case", per "tutti i politici che contano" è in arrivo un'analisi analoga, sia su Twitter che su Facebook (dove però verranno analizzati non la qualità degli account ma l'attività reale dei singoli utenti). Il ricercatore fa una previsione: "Il 2013 vedrà un grande ritorno ai siti personali e al rapporto diretto non intermediato dai social network di terzi". Oppure, senza rinunciare alla grande platea dei "social", basterebbe utilizzarli per fare comunicazione politica ricordando che la reputazione in Rete non si costruisce - o si distrugge - con i numeri, ma con la qualità delle relazioni e delle interazioni. E in questo i politici italiani - compreso Grillo - sembrano avere ancora molta strada da fare. (20 luglio 2012)
Fonte: La repubblica
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I follower di Grillo sono falsi? Non è vero, ecco perché
Paolo BottazziniSecondo una ricerca di Marco Camisani Calzolari, docente allo Iulm, oltre il 50% dei follower di Beppe Grillo su Twitter è falsa. Lo scorso 8 giugno, Calzolari aveva già divulgato un’analisi simile relativa alle aziende, ma il criterio che usa è alquanto discutibile sul piano scientifico. Il problema infatti, scrive l’epistemologo Paolo Bottazzini, è proprio utilizzare un metodo coerente per individuare un follower falso, esattamente quello che la ricerca di Calzolari non fa.
[...]
Il bot, o robot, è un dispositivo automatico che viene associato
ad un profilo Twitter e che simula il comportamento di un utente umano,
con lo scopo di eseguire scraping dei contenuti (il prelievo e la
copiatura dei dati degli altri utenti) e l’invio massivo di
comunicazioni pubblicitarie.
Il 29 marzo scorso Incapsula ha diffuso uno studio in
cui mostra che il 51% del traffico web non è generato dalla navigazione
di esseri umani, ma dall’attività di bot che eseguono i compiti più
vari, dall’obiettivo onesto di indicizzare le pagine (nel 20% dei casi),
all’esecuzione di hacking, di scraping, di spamming nei commenti, e di
spionaggio (nel restante 31%). I risultati dell’indagine sono ottenuti
tramite una metodologia di rilevamento a campione: sono stati esaminati i
dati di accesso di mille siti clienti della società, che vantano una
media tra 50 e 100mila visitatori unici al mese. Naturalmente è
possibile discutere se questo panel abbia le carte in regola per essere
una rappresentazione statisticamente rilevante di tutto quello che
succede su una Rete che include oltre 640 milioni di siti.
L’8 giugno scorso ha riscosso una certa risonanza mediatica la ricerca di Camisani Calzolari sui finti follower dei brand che hanno aperto un profilo su Twitter: Corriere e Repubblica
hanno dato evidenza ai risultati della sua indagine. Secondo il
professore dello IULM esistono marchi – italiani e internazionali – che
hanno composto la loro corte di follower con iniezioni di bot fino al
45% del totale.
Il fatto che esistano falsi profili di follower, e
che siano pure tanti, è un fatto ben noto a tutti coloro che lavorano
nel meraviglioso mondo del digitale: basta cercare su Google «acquistare
follower» per farsene un’idea. La questione che suscita perplessità
nell’operazione di Camisani Calzolari è la pretesa di etichettarla come
ricerca scientifica. Nella descrizione della metodologia di indagine
(che si può leggere al quinto e al sesto foglio di questo paper)
il professore spiega che per dare la caccia ai bot è stato usato un
bot, al quale sono state consegnate delle istruzioni per distinguere tra
i suoi pari e gli utenti umani.
Tra le caratteristiche del comportamento umano
appaiono l’inserimento di un’immagine nel profilo, di un indirizzo
fisico, di una biografia, l’aver scritto più di 50 post, avere almeno 30
follower, usare la punteggiatura e gli hashtag. Quando non si
presentano caratteristiche come queste, il bot sospetta di essere in
presenza di un collega. Va da sé che il problema risiede proprio nella
formulazione dei parametri, visto che Camisani Calzolari non indica
nessun dato, né prelevato dagli Analytics di Twitter né fornito da una
ricognizione fondata su interviste, per motivare la scelta. Twitter
vanta oltre 500 milioni di utenti registrati, ma meno di 200 milioni
sono «utenti attivi» - cioè corrispondono al tipo di parametri indicati
nella ricerca.
[...]
Tra i commenti:
Inviato da aldofontana il 19 luglio 2012 - 23:32
Tra le caratteristiche del comportamento umano appaiono
l’inserimento di un’immagine nel profilo, di un indirizzo fisico, di una
biografia, l’aver scritto più di 50 post, avere almeno 30 follower,
usare la punteggiatura e gli hashtag. Quando non si presentano
caratteristiche come queste, il bot sospetta di essere in presenza di un
collega.
...mi sembra che come inizio di scrematura tra bot ed humans possa andare bene...
Inviato da erik il 20 luglio 2012 - 01:34
Grillo sta usando questo articolo per dire che i suoi followers
non sono falsi e non per contestare il metodo utilizzato per
conteggiarli. E' da lui prendere un'informazione e rigirarla a suo
favore e i suoi leccapiedi gli crederanno anche questa volta.