Pubblicato il luglio 14, 2012
da cubicamente
Dieci giorni fa circa ricevetti da Vittorio Ballestrazzi, ex
grillino defenestrato per il caso delle doparie dei 5 Stelle delle
Regionali 2010 (quelle che portarono Defranceschi in Consiglio
Regionale), un link ad una pagina web di un giornale modenese. Lui, il
Ballestrazzi riottoso, quello polemico, quello da allontanare, aveva
ceduto il proprio scranno nel consiglio comunale di Modena alla prima
dei non eletti, Sandra Poppi, che fu vittima dell’ostracismo dei 5
Stelle (non vorrei ripetermi, ne ho parlato in abbondanza, potete
riferirvi al caso Poppi vs. Defranceschi cliccando qui -
si tratta in fondo del peccato originale dei 5 Stelle ed ha molto a che
fare con la mancanza di una struttura e di regole certe nella
deliberazione democratica interna).
Sandra è una ex Verde, terribile colpa nel mondo dei 5 Stelle. Poco
importa se Sandra sia una donna impegnata per i diritti della
cittadinanza. Nel mondo dei 5 Stelle non conta chi sei ma solo se sei
fedele alla linea. Tutte le divisioni, tutte le fratture che si sono
innescate finora, si sono originate da piccole diatribe locali a loro
volta dovute alla mancanza di regole e di struttura. Ci pensa il vertice
a prendere la parte e a dettare la scomunica. Generalmente si muovono
dopo relazione da parte di qualcuno nel Movimento. E’ come se ci fosse
una rete nella rete: ci sono i semplici iscritti, quelli che corrono
alle elezioni, i leader locali ma soprattutto i verificatori, gente che
relaziona, prepara dossier per il vertice, mantiene sotto controllo il
Movimento e ne previene la “deriva autonomista”. Tutto ciò è normale. Se
il Movimento 5 Stelle fosse organizzato con una struttura, ci sarebbero
dei segretari generali e locali che assolverebbero alla funzione del
controllo in maniera evidente, dichiarata; in mancanza della struttura –
volutamente non costruita – il vertice ha bisogno di delatori, servi,
sguatteri, personale tenuto alla catena della fedeltà al capo
carismatico per assolvere alla bruta manovalanza del dossieraggio. Poi
arriva la sentenza di ostracismo, che come nell’antica democratica
Atene, è scritta dal medesimo (anonimo) pugno: “P.S. Sandra Poppi non ha titolo a rappresentare il MoVimento 5 Stelle nè all’uso del logo ed è diffidata dal farlo” (Blog Beppe Grillo).
Capita poi di trovare, questa volta in home page,
nella rubrica “Il Commento”, un esempio classico di come il pregiudizio
sia lasciato crescere in misura abnorme solo e soltanto al fine di
suscitare l’indignazione contro lo status quo dell’amministrazione
regionale dell’Emilia-Romagna. E’ l’altro elemento che caratterizza il 5
Stelle: continuare a catalizzare l’attenzione dei lettori del blog
suscitando sentimenti quali ira e indignazione. Capita in tutti i movimenti/partiti populisti.
Fanno appello ai sentimenti e non alla razionalità. E prima o poi se la
prendono con i Rom, “un popolo che non si è mai voluto integrare”. Il
diverso è sempre impiegato come canale di sfogo della rabbia sociale.
Quando qualche mese fa una quindicenne di Torino inscenò una finta
violenza sessuale per nascondere il fatto di aver mentito ai propri
genitori, indicò i colpevoli in un paio di giovani rom del vicino campo
nomadi. Immediatamente scattò una assurda rappresaglia squadrista da
parte di un gruppo di tifosi ultras, e il ghetto torinese dei Rom fu
dato alle fiamme. Nella fattispecie, i selezionatori di commenti per il
blog di Grillo devono far intendere ai lettori che l’amministrazione
regionale ha dirottato “un milione e novanta mila euro per migliorare le
condizioni dei campi nomadi” anziché destinarli ai terremotati.
Naturalmente ciò non è vero e non è nemmeno pienamente affermato
dall’autore del commento, ma è solo suggerito dall’accostamento fra il
caso della elargizione e l’immagine di una casa crollata a causa del
terremoto.
Usare queste tecniche comunicative – che non hanno nulla a che fare
con il web, né tantomeno con la e-democracy – è in aperto contrasto con
chi nel movimento invece pensa e opera con la propria testa. La critica
verso la spesa di un milione di euro da parte della Regione
Emilia-Romagna non è certamente condivisa da parte di tutti i militanti
del movimento. Nemmeno è stata discussa una linea politica che includa
nel programma a 5 Stelle l’intenzione di eliminare qualsiasi politica
sociale di integrazione e solidarietà. Non serve. C’è qualcuno che
stabilisce di volta in volta l’ordine del giorno dell’agenda del
movimento. Oggi serve demonizzare le politiche sociali, domani sarà la
volta dei figli di immigrati nelle scuole. Prendete un qualsivoglia
luogo comune che abbia a che fare con i “diversi”, potrebbe diventare la
sesta stella.
Fonte: Yes political