martedì 3 luglio 2012

Grillo-Pizzarotti come Boncompagni e Ambra: ma guai a togliersi le cuffie

BOLOGNA - Siamo arrivati al dunque. Peraltro assai in fretta.

Il carattere autoritario della gestione di Beppe Grillo è esploso a pochi giorni della presa di Stalingrado. Il sindaco di Parma è stato sepolto da insulti dei fedelissimi del Fuhrer che gli hanno ricordato di essere solo un passante eletto e non parte di un gruppo dirigente che dovrà amministrare una città. Cosa è successo?

Premessa. La città di Parma, con il voto (meccanismo democratico che Grillo non contesta, anzi, sceglie come modalità per sovvertire lo Stato dei morti viventi) ha posto nelle mani di Pizzarotti aspettative e attese. A lui è stato chiesto di amministrare, lui quindi deve dar sostanza a quanto promesso. Le idee, solo dopo essersi incarnate in decisioni, diventeranno azione politica. Prima di quel momento restano chiacchiere o (come dice Grillo degli altri partiti) inganni elettorali. 

 Deve essere quindi Pizzarotti (che insieme a Grillo ha parlato di quello che vorrebbe fare a Parma e più che altro di metodo, sui contenuti s'è sentito pochino), l'interprete della volontà dei cittadini. E', tra l'altro, quanto implicitamente accettato da tutti coloro che hanno partecipato (votando direttamente o aderendo dall'esterno, come ha fatto Grillo) alle elezioni amministrative. Gli Staff di partito, le segreterie, i poteri occulti devono restare fuori dalle decisioni della cosa pubblica. 

Questo è stato tra l'altro proprio il messaggio forte sul quale il M5s ha vinto: i cittadini, attraverso i propri rappresentanti (e non altri) decidano per il bene (locale) comune.
 
E così Pizzarotti sta facendo quello che pensava fosse naturale: scegliere alcuni collaboratori in autonomia (sui quali metterci la faccia), immaginare una fase politica di costruzione della propria amministrazione. Ma, sorpresa, sorpresa, cosa è invece accaduto? Grillo glielo impedisce. Perchè alcune delle nomine fatte da Pizzarotti non sono di gradimento di Grillo e del suo staff (accade la stessa cosa nei partiti quando vengono scelte persone ad amministrare enti o aziende di stato o settori della pubblcia amministrazione che non piacciono a questa o a quella corrente). Il politico-comico e la sua ciurma, quindi, richiamano il sindaco all'ordine con severe bastonature mediatiche.
 
Bel paradosso. Il movimento anti-partito produce un sindaco anti-partito, ma quando il movimento diventa gestione (di un Comune, di una politica, di quadri dirigenti) subentra il terzo livello (oltre ai cittadini e ai rappresentanti eletti in trasparenza). Il terzo livello grillino è l'organizzazione super segreta, inaccessibile e inarrivabile e che non si sottopone a nessun test democratico, la Casaleggio associati di Beppe Grillo, che ha le redini di controllo giuridico-finanziarie sul movimento (un po' come fanno le nostre banche quando sequestrano la democrazia) e che dice cosa si deve fare.
 
Morale: il meccanismo dal basso funziona finchè si fanno le cose che vuole fare il vertice.
Ma, curiosamente, dai grillini-guardiani, il fatto di affidarsi allo staff di mentori che circonda Grillo non è considerato la replica di un modello gerarchico partitico. Cos'è allora? E' in realtà il nocciolo del binomio populismo-autoritarismo che ricalca quegli schemi che nel secolo scorso hanno portato dei movimenti eterogenei e compositi (sui quali bisogna sempre studiare e dare valutazioni il più possibile scientifiche) a coagularsi nei fascismi europei.
 
La contraddizione dell'agire politico di Grillo è venuta alla luce appena conquistato il primo piccolissimo snodo di potere. Di fronte al controllo di un meccanismo di governo chi lo conquista deve in qualche modo sdoppiarsi. Da una parte c'è la struttura che crea consensi e produce proposte politiche (e che deve mantenersi indipendente per vincolare tutti gli eletti al mandato e al programma proposto durante le elezioni), dall'altra parte ci deve essere chi amministra e concretizza gli slogan, le parole d'ordine, i progetti e le idee.

Questa dicotomia sempre presente in ogni organizzazione che mira alla trasformazione dell'esistente, si dice democratica se prevede sistemi di controllo dal basso e la creazione (e quindi l'autonomia) di una classe dirigente.

Invece nel movimento di Beppe Grillo c'è un controllo ossessivo di ogni istanza e ogni inziativa (nomine, iniziative politiche, etc.) affidata al gruppo di potere che attornia il comico e che con lui agisce in sodalizio affaristico (sono proprietari di tutto: marchio del movimento, sito, rendite e profitti dei prodotti multimediali, etc.). La capacità di creare classe dirigente è quiindi ad appannaggo solo di una cerchia eletta. Evidentemente del percorso democratico che loro stessi evocano a parole non si fidano nei fatti, altrimenti lascerebbero tutto in mano agli uomini che lavorano sui territori.
 
Quella del rapporto "Casaleggio associati-m5s-amministratori eletti dalle liste 5 stelle" è una concezione politica vicina alla Repubblica platonica. Nella visione proposta dal pensatore ateniese, però, i filosofi-re o gli aristoi, potevano creare nuovi quadri politici che dovevano essere forgiati perpetuando l'immortalità dell'educazione che si volgeva al Bene, unica ispirazione valoriale che, secondo tradizione, si riempiva poi di contenuti. Insomma Platone sarebbe pure potuto morire, ma funzionando l'impianto pedagogico, la continuità e la fedeltà ai principi sarebbe stata garantita. Essendo Platone un filosofo ancora condizionato dall'intellettualismo etico di Socrate riteneva che un inconfutabile argomento e una sua adeguata comprensione fra gli "ottimati" fosse una garanzia del perpetuarsi di certe idee, anche in sua assenza. Ecco quindi il motivo per il quale l'esercizio di una corretta arte pedagogica fosse centrale nel meccanismo di trasmissione dei valori del movimento "politico" platonico e perchè ci fosse tanta attenzione verso questa disciplina. Ed ecco perchè alla luce del riconoscimento della bontà delle proprie tesi e della bontà del metodo per trasmetterle, Platone immaginava che i saggi (e non lui solo), potessero creare altri saggi.
 
Invece nella Repubblica della Casaleggio associati la chanche di creare nuovi dirigenti (o di perpetuare in autonomia i valori professati a suon di insulti nelle affollate piazze) viene negata ai vari governanti-guerrieri come Pizzarotti (ripeto vessato e insultato dai soliti commenti opportunamente apparsi sul blog di Grillo).

Pizzarotti non può scegliere una classe dirigente, non ha autonomia, deve riferirsi sempre al Fuhrer e ai gerarchi del Fuhrer che dicono: quello sì, quello no. Tavolazzi, diventato nemico dei grillini no, quell'altro, invece sì. Va a questo punto ricordato che la rottura con Vendola, (governatore della Puglia sponsorizzato inizialmente proprio dal neo nato M5s) si consumò sullo stesso inciampo. Su una banalissima e partiticissima nomina. Grillo propose a Vendola un manager e studioso internazionale per la politica dell'acqua, la vicenda non andò secondo quanto immaginato da Grillo, e da allora il comico è diventato un nemico giurato del leader di Sel.
 
Insomma la cosiddetta democrazia dal basso che tanto ha fatto palpitare i cuori di una certa sinistra libertaria (e della destra liberale orfana di leader), nel caso dei grillini, si è fermata sulla soglia del vaffanculo. Quando infatti dalle invettive nei comizi (o dai monologhi senza contraddittorio, vedi Santoro ai tempi di AnnoZero, ora il giornalista è un pentito del Grillo-pensiero) si deve decidere cosa fare e con chi, la gioiosa macchina grillina si blocca. Gli avversari continuano a essere delle salme, la stampa e la tivvù restano in mano ai morti, chiunque non la pensi come i profeti del M5s è un diavolo da sconfiggere. Persino chi, all'interno del movimento, non segue le scelte di Grillo e della Casaleggio associati diventa un nemico.
 
E' uno scenario apocalittico in cui tutti devono mostrare devozione al Maestro; questi indica gli avversari da colpire o da assoldare, in una perenne disfida cosmica che, però (è il non-detto), deve rimanere tale tra le costellazioni e non si deve mai incarnare, perchè altrimenti i valori della lotta titanica evaporeranno al contatto del concreto. Purtroppo è solo un'Apocalisse da varietà.

Più che la metafora di un uragano salvifico mi viene in mente il duo Boncompagni-Ambra Angolini. Pizzarotti ha le cuffie e Grillo dice cosa fare. E quando Pizzarotti si sfila le cuffie arrivano insulti e richiami. E così Pizzarotti torna più o meno a scodinzolare. 

 Gli altri saranno pure morti e questi qui saranno vivi, ma hanno tutti il guinzaglio: pochi lo impugnano dalla cima in molti lo infilano dalla parte del collare.

E alla fine del varietà indovinate chi è che si diverte e applaude? Gli uomini, i giornali, i deputati e i faccendieri di Testa d'asfalto. Grillo ha corso tanto e profetizzato assai, ma è tornato al modello originario. Populismo autoritario senza il burlesque. Poco grave. All'assenza di burlesque si può sempre rimediare.

Thursday 24 may 2012

Fonte: WWW.BRUNOBARTOLOZZI.IT