martedì 3 luglio 2012

Tacere, obbedire e combattere: il decalogo del grillismo

La fobia del comico-leader è perdere la guida del Movimento ad opera degli "opportunisti dell'ultima ora"


A Parma, il Movimento 5 Stelle ha iniziato la battaglia per la sua credibilità e per la vera ascesa. Lo sa Grillo e lo sanno i membri del movimento. Non si può sbagliare o si torna indietro. La pressione ora è altissima e continuerà costante nei prossimi mesi. Era prevedibile. Il successo ha comportato anche le sublimi perfidie dell’informazione, roba che può far male quando si arriva sul palco che conta da perfetti sconosciuti.

E’ la stampa, bellezza. E infatti, in due settimane sono scoppiate proprio a Parma le prime vere tensioni nel Movimento. Prima il presunto smarcamento del neo Sindaco Pizzarotti da Grillo e poi il più recente “affaire Tavolazzi”, il primo caso di epurazione decisa da un comico per insubordinazione. Due episodi che avrebbero preoccupato non poco i “vertici” del Movimento. Preoccupa il gioco facile dei media, quello della contrapposizione tra il leader carismatico che può e deve stupire per avere i riflettori su di sé e i neo amministratori, vincolati invece dalle responsabilità del nuovo dovere pubblico. Troppo facile soppesare col metro dei consumati politici le dichiarazioni genuine di gente che il giorno prima faceva il bancario. Ovvio che così nascono i problemi.

 Il diktat di Grillo-Casaleggio. Ecco perché adesso, il Movimento 5 Stelle, di fronte alla campagna elettorale per le politiche, starebbe studiando una nuova strategia per cercare di correre ai ripari in corsa, col rischio però di virare verso un’esasperazione involutiva che sa tanto di setta. In principio fu il veto di Grillo ad andare nei salotti tv, per evitare di dare “il sangue ai pescecani”, ma adesso non basterebbe più nemmeno questo. Fonti interne al Movimento raccontano che, dopo l’esperienza di Parma, starebbe per arrivare una nuova stretta nei regolamenti interni, con l’obiettivo di affrontare -da qui in avanti- l’assalto al cielo della politica nazionale senza prestare il fianco ai media. Si parla di una sorta di “decalogo” che regolerebbe modi e tempi di interazione con i media, in maniera certosina ma anche costrittiva. Cosa è opportuno dire o non dire, quando, come e a chi. Strategia di marketing o breviario dell’ortodossia grillina, non è dato saperlo, ma è certo che sul tema della libertà all’interno del Movimento si gioca la partita del futuro di questo singolare esperimento politico. Le poche informazioni che filtrano, raccontano di due vere e proprie correnti che si starebbero scontrando, una prima che pratica un’osservanza pedissequa ai dettami del verbo Grillo-Casaleggio, e una seconda che vorrebbe libertà totale di autonomia espressiva.

Ortodossia grillina. Le stesse fonti rivelano che il problema nascerebbe dall’ultima vera paura di Grillo, quella di perdere il timone del movimento ad opera “degli opportunisti”. Si racconta che in questa fase stia diventando quasi una fobia per Grillo e in realtà non solo per lui, visto che si incomincerebbe a parlare addirittura di “grillismo della prima ora”. Il successo del movimento e le previsioni di entrata in Parlamento, starebbero infatti ingrossando in modo sospetto le fila dei militanti, con persone che non cercherebbe altro in realtà che sistemare se stessi, snaturando dunque le basi del progetto. E Grillo starebbe reagendo “nell’unico modo che conosce” facendo chiudere “sempre più a riccio il Movimento”, col rischio di mortificare la libertà espressiva e decisionale dei singoli.

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Fonte: Il Retroscena