Grillo vuole candidati ventenni. E la generazione
di mezzo se la prende in saccoccia per la seconda volta: prima con i
gerontocrati, adesso col nuovo che avanza. Non conteranno mai nulla.
Ho letto con interesse la bella intervista odierna di Travaglio a Beppe Grillo.
Cosa mi è piaciuto? Casaleggio che fa l'orto, con la moglie che non
vuole andare a stare in campagna: come lo capisco! Tutto il resto, bene o
male, lo sapevo già. (foto:infophoto)
Cosa non mi è piaciuto? Una questione che serpeggia nel Movimento e che trovo decisamente poco democratica: il limite di età per le candidature. Stavolta Grillo se ne esce addirittura così: "Ma per le politiche vorrei scendere ancora: l'ideale è sotto i 30 anni."
Ora: siamo tutti stufi dei vecchi ottantenni appiccicati allo
scranno, che nominano altri amici loro novantenni, e che governano con
criteri che neanche nell'ottocento. Ma qui stiamo pensando di cancellare un'intera generazione: quella dei 40/50enni. Una generazione, qualora non si fosse capito, che se lo è preso in quel posto finora perché "troppo giovane" per il cronicario della politica, e che improvvisamente diventa "troppo vecchia" per il nuovo che avanza.
Milioni di cittadini che non hanno contato una mazza finora, e ai quali si promette di continuare a non contare una mazza. E non siamo in pochi: è tutta la generazione del baby boom e oltre che viene tagliata fuori dalla cosa pubblica per la seconda volta.
Non voglio discutere sulle competenze e la bravura dei giovani,
so perfettamente che le capacità non dipendono solo dall'esperienza e
che un trentenne in gamba può tranquillamente avere in mano l'intero
Paese. Non ho alcun pregiudizio. Ma non vedo perché, viceversa, io
debba continuare ad essere vittima di pregiudizi. Esiste, ad esempio, un Ministero delle Pari Opportunità: si è mai occupato, tale Ministero, delle pesantissime discriminazioni che subiscono i lavoratori e i disoccupati dopo i 40 anni? Di aziende che ti dicono in faccia (a 40 anni, ripeto) "non ti assumo per la tua età"? Se dichiarassero di non assumere per sesso, razza o religione
scoppierebbe un cancan; ma la discriminazione per età non fa né caldo
né freddo a nessuno. A 40 anni c'è chi è libero di chiuderti le porte
in base alla data di nascita, e ciò non è considerato un pregiudizio di
tipo razzista.
Grillo dice che sopra i 30 anni "la gente ha già il Dna corrotto dall'organizzazione-partito".
Ah si? Ma cosa crede, Grillo, che chi ha più di 30 anni ha passato gli
ultimi dieci o venti a brigare coi partiti? Siamo milioni di persone,
caro Beppe, e negli ultimi vent'anni siamo stati occupati a mettere su
una vita decente, a imparare tante cose, e spesso e volentieri a combatterli, i partiti. Ora cosa siamo, ormai contaminati e da tenere alla larga a causa dell'età?
Davvero, non capisco come si possa pensare di creare un Movimento di cittadini e portarlo al governo tagliando fuori dalla politica attiva la metà della popolazione,
in base a una disciminazione personale totalmente arbitraria non
diversa dal sesso o dalla razza. Potremmo stabilire che le donne sono
state "contaminate dal bungabunga", o che i professori universitari
sono tutti contaminati da Monti, tagliamo fuori anche loro. La fantasia
al potere.
Ho simpatia per Grllo e per il Movimento 5 Stelle, con cui ho collaborato alcuni anni fa (l'intervista a Lester Brown, ad esempio, durante un incontro dei Grilli Romani tra cui ho molti amici). Ma avere simpatia non significa non fare la guardia e tacere quel che non mi piace. E certe derive discriminatorie
non possono essere taciute: tagliar fuori i cittadini in base a
criteri arbitrari per me si configura come un bel "cominciamo male".
Fonte: Crisis Blogosfere