Il suo personaggio preferito è Gengis Khan. Ama i gatti. È proprietario di un bosco. È l’ispirato consulente che dal 2009 è l’ombra del comico-politico. Meglio, il suo Richelieu.
di Giacomo Amadori
Il blog di Beppe Grillo con i suoi commenti e
approfondimenti giornalieri è considerato uno dei siti internet più
influenti del pianeta. Dietro, però, non c’è solo la testa riccioluta e
geniale del comico genovese, ma un’altra chioma altrettanto brizzolata e
arruffata. È quella del suo superconsulente, considerato
l’eminenza grigia del grillismo. Un Richelieu in giacca e cravatta che
dal 2004 indirizza Grillo nella sua seconda vita di guru ambientalista e
digitale, di profeta della democrazia diretta internettiana. Per molti è
lui l’ideologo del Movimento 5 stelle nato nel 2009. Il suo nome è Gianroberto Casaleggio.
Classe
1954, milanese, di lui si sa poco e il suo staff sembra voler
alimentare l’alone di mistero: «Non dà interviste né informazioni sulla
sua vita privata». Il portavoce dice solo che legge libri di storia, che
il suo personaggio preferito è Gengis Khan, che ama i gatti e che è
proprietario di un bosco vicino a casa, che cura nei finesettimana. Su
internet viene anche definito discepolo del filosofo e mistico armeno Georges Ivanovic Gurdjieff, ma dall’entourage scelgono un «no comment».
Altro
non è dato sapere. L’unica concessione per i giornalisti è un piccolo
cadeau natalizio: un video di Grillo o un calendarietto prodotto dalla
ditta. Insomma, l’ufficio a pochi metri dal Teatro alla Scala della
Casaleggio associati è un bunker senza spifferi. O quasi. In verità due
ex collaboratori, Piero Ricca e Daniele Martinelli, dopo avere interrotto la collaborazione con il blog hanno raccontato che i contenuti d’interviste e video venivano discussi direttamente con Casaleggio e non con Grillo. Insomma, il potente sito avrebbe un solo pilota alla cloche.
L’uomo,
occhialini da professore e parlata simile a quella di Giulio Tremonti,
predilige rimanere sullo sfondo: lo si può incrociare solo alle
sporadiche convention dei grillini, organizzate direttamente da lui.
Negli anni questa immagine sfocata lo ha reso sospetto e indigesto a
molti militanti a cinque stelle, che lo criticano online reputandolo in
realtà un cerbero della democrazia della rete.
E anche se
Casaleggio liquida questi giudizi con un «ho altro a cui pensare», il
malumore è divenuto pubblico lo scorso marzo, quando Grillo ha
pubblicato sul suo blog, in forma anonima, la discussione (privata) su
una chat di Facebook di 11 consiglieri eletti nel M5s. Un dibattito
quasi iconoclasta: «Mi convinco sempre più che la volontà di Casaleggio e
Grillo sia sempre più rivolta all’implosione del Movimento» scriveva
uno. «Temo sia una volontà di portare avanti “un esperimento”, solo che
noi siamo le cavie ». Un altro accusava il guru di «avere grattato la
pancia alle frange più m… di questo Paese». Un terzo ne invocava il
licenziamento: «È ora di chiedere la testa editoriale di Casaleggio».
«Leggerli
mi ha fatto cadere le palle» ha chiosato il comico, dopo averli messi
alla gogna. Una delle partecipanti alla chat, la bolognese Federica Salsi,
si è ribellata ed è uscita allo scoperto: «Uno di noi ha divulgato una
conversazione privata e l’ha data in mano a Casaleggio, consapevole
dell’uso che ne avrebbe fatto. Sono molto amareggiata». Questo è il
clima.
Negli stessi giorni è stata bocciata sul blog un’assemblea autoconvocata dai
militanti di Rimini, vogliosi di conquistare la democrazia diretta
promessa nel «non statuto» del Movimento, visto che oggi il dibattito
interno passa attraverso il portale web gestito dalla Casaleggio. «Dove
non c’è una vera produzione di decisioni condivise» protesta con Panorama Valentino Tavolazzi, ingegnere ferrarese, pioniere del grillismo. Per queste sue idee eretiche il 5 marzo è stato espulso.
Con un post di Grillo che si concludeva così: «Per me da oggi è fuori
dal M5s». «Per lui, appunto» prova a sdrammatizzare Tavolazzi. Infatti
l’ingegnere si è impegnato a sostenere i candidati grillini di Parma e
Comacchio. Quindi confessa di non aver mai smesso di sentirsi al
telefono con il comico: «Anche la sera prima della fatwa ho parlato con
lui e m’aveva assicurato che non avrebbe pubblicato alcun post contro di
me. Le cose sono andate diversamente. Forse quelle parole erano firmate
da Grillo ma scritte da altri». Un’ipotesi non dimostrabile.
Chi
digita il nome di Casaleggio sui motori di ricerca internettiani trova
solo i suoi interventi sul futuro della rete e qualche intervista sul
tema a siti specializzati e giornalisti esperti di tecnologia. Insieme
con Grillo ha firmato solo un libro, dal titolo ansiogeno: Siamo in guerra. Ufficialmente la principale missione aziendale resta «aiutare le imprese a migliorare la presenza on line». A metà maggio Davide Casaleggio,
figlio trentacinquenne di Gianroberto, ha inviato ai giornali questa
email: «Penso che possa interessarvi la ricerca e-commerce in Italia che
abbiamo pubblicato». Del resto, l’analisi del commercio digitale è
un’altra delle specialità della ditta, persino più della politica, visto
che gli affari sono da sempre il pallino di Gianroberto. Nella sua
carriera, dopo il diploma da perito informatico e qualche esame in
fisica, ha fatto parte del consiglio d’amministrazione di 11 società,
dalla Olivetti alla Lottomatica.
Dove ci sono informatica e
affari, lì c’è Casaleggio. Il quale è riuscito a trasformare la
popolarità del sito di Grillo in altro. «Chi spera di trovare un blog in
realtà entra in uno splendido negozio con un sistema di vendita che
funziona benissimo» dice Edoardo Fleischner, docente di nuovi media e società alla Statale di Milano e coautore del saggio Chi ha paura di Beppe Grillo?
Un
fiuto per il business che Casaleggio ha affinato nella sua precedente
vita di manager e imprenditore, un passato che qualche grillino mal
digerisce. Negli anni 90 ha lavorato all’Olivetti di Roberto Colaninno,
per poi diventare amministratore delegato della Webegg (società con 600
dipendenti), joint-venture tra Olivetti e Telecom che si occupava di
consulenza strategica per internet. Nel 2004 si è messo in proprio con
un gruppo di soci. Tutta gente che si muove bene nel mondo degli affari e
della finanza, come Enrico Sassoon, ex direttore del settimanale confindustriale Mondo economico e oggi alla guida della prestigiosa Harvard business review.
In 8 anni la Casaleggio associati ne ha fatta di strada. Nel 2007 ha chiuso il bilancio con un fatturato di 2,4 milioni e un utile di 668 mila euro. Nel
2008 l’attivo è salito a 807 mila, per flettere nel 2009 e nel 2010
(rispettivamente a 584 mila e 447 mila). Il calo coincide con la nascita
del Movimento 5 stelle: l’impresa evidentemente lo assorbe molto.
Però l’ideologo del superamento dei partiti sino al 2010 ha gestito pure il sito di Antonio Di Pietro e, secondo il Fatto quotidiano, in passato ha avuto simpatie leghiste.
Che affiorano in certe prese di posizione del suo blog: «La
cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne
dispongono, è senza senso. O meglio, un senso lo ha. Distrarre gli
italiani dai problemi reali per trasformarli in tifosi».
Ma dove
vuole arrivare Casaleggio?A chi gli ha chiesto se il Movimento punti al
governo del Paese ha risposto: «Non faccio previsioni». Purtroppo l’ha
detto senza ridere.
Fonte: Panorama