giovedì 5 luglio 2012

BARNARD su TRAVAGLIO

Presentazione

(Prima di leggere i documenti di Barnard e Travaglio qui sotto, cosiderate le righe che seguono, grazie)

Parole di Travaglio del 05-07-06 a Faenza - possiedo la registrazione audio
"In televisone e' vietato tutto cio' che e' libero, indipendente e autonomo, Perche?
Perche' non si sa mai cosa puo' dire uno libero, che non risponde, non si sa mai cosa potrebbe fare, non si sa mai cosa potrebbe raccontare, non si sa mai cosa potrebbe andare a scavare un giornalista, un attore, un intellettuale che non sia asservito.
Se uno e' asservito e' controllabile, si conoscono le dimensioni del suo guinzaglio, e si sa anche chi lo tiene in mano il guinzaglio.
Chi non ha il guinzaglio in televisione in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell'altro un suo guinzaglio ce l'ha.
Si tratta a volte di scoprirlo, per quelli piu' furbi, che lo nascondono meglio, per altri si tratta di capire quanto e' lungo, ma non c'e' dubbio che chiunque lavori in televisione nei posti chiave, che si occupano di informazione, di attualita', o che si occupano di
settori limitrofi, il guinzaglio c'e' e lo tiene in mano qualcuno.
Poi ci puo' essere qualcuno che ha il guinzaglio e pure e' bravo, non e' mica escluso, e' difficile, ma non e' escluso; la regola e' comunque che ciascuno deve essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibile , ciascuno deve avere qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e delle proprie gambe li dentro non ci si entra."

Se uno fa affermazioni del genere, come può poi rifiutarsi di rispondermi? E di rispondersi? E di rispondere all’evidenza? Leggete qui sotto. P.B.


BARNARD E TRAVAGLIO (preso a simbolo per significati ben più ampi) 

Il mio rapporto col collega Marco Travaglio inizia quando gli spedii il mio libro “Perché ci Odiano” (Rizzoli BUR 2006) sul grande terrorismo di USA, GB, Israele e Russia. Lo feci perché eravamo autori nella stessa collana, la Futuro Passato della BUR, e convinto di fargli cosa gradita, visto che il mio libro era soggetto a una censura feroce da parte di tutti i media. A pensarci oggi mi vien da ridere: Marco è un appassionato pro-sionista, un fan di Israele che non pedona gli arabi, e chi ha letto il mio libro sta ridendo con me. Seguì poi un secondo contatto con lui, che trovate qui sotto, uno scambio di mail molto sanguigno da entrambe le parti, ma che finì con l’ira di Travaglio al punto da sbattere il sottoscritto nella sua cartella spam.

In ogni caso, a parte gli screzi personali, il mio vero scontro con Marco Travaglio rientra nella mia critica all’ipocrisia, all’inutilità e alla dannosità dei ‘nuovi paladini’ dell’antisistema italiano.

Ho divulgato due pezzi su Travaglio: la prima fu una ‘lettera aperta’ a lui diretta, sul pericolo della fama, cioè dello Stardom, dell’essere osannato come Guru, Vate. Era una riflessione, assolutamente essenziale, sui meccanismi con i quali il Sistema perfidamente ingloba i personaggi dell’Antisistema (lui e altri) attraverso l’uso del subdolo strumento della fama mediatica, che li risucchia nel circo dei VIP e nei suoi meccanismi travianti, annullandoli di fatto. Avvisavo Marco, lo invitavo a riflettere, e con lui i suoi compagni di Stardom.
Il secondo pezzo è la mia replica a come Marco Travaglio (non) mi rispose. Non è un gioco di parole, leggete, perché i temi in gioco sono ahimè cruciali per tutti noi.

-Scambio mail con Travaglio
-Lettera Aperta
-Lettera Aperta 2

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Scambio mail con Travaglio

Nota bene. In calce la spiegazione del perché ho reso pubbliche queste mail private. P.B.
Barnard, 12 Dec 2006, verso sera:

Qualche giorno fa a Parma, durante una serata sul mio libro, una signora nel pubblico mi ha chiesto cosa pensassi della sopravvivenza di Report in RAI negli anni del Berlusca. Me lo chiedono da anni, me lo chiedevano sempre quando stavo a Report. Le ho risposto "Lo chieda a Travaglio, ne sa più di me" e le ho dato la tua mail.
 La tizia mi ha girato oggi la tua risposta, e cioè che la Gaba è lì per puri meriti professionali perché ogni tanto qualcuno ci scappa.

 Sai cosa mi è venuto in mente? Il famoso "ritrovamento" dei documenti di Mohammed Atta fra le rovine delle Torri Gemelle. Stessa plausibilità. Se è plausibile che Report stia 4 anni in prima serata lungo tutto l'olocausto berluscon/gasparriano, allora è anche plausibile che i documenti di Atta siano sopravvissuti appena bruciacchiati all'olocausto che ha disintegrato tonnellate di acciaio a NY.
 Sai meglio di me che non sempre si hanno le prove dei fatti che osserviamo, ma per fortuna esiste l'intelligenza. Nel caso della Gaba è meglio un No Comment, se no uno che ha scritto quello che hai scritto tu sul vampirismo televisivo ci perde la faccia. I vampiri non si distraggono per 4 anni sulla prima serata, non si fanno sfuggire le Gabanelli e le sue inchieste dai buchi del mantello.

 Un'ultima cosa. In "Inciucio" tu scrivi: "Report... già nel mirino delle polemiche e delle denunce per le puntate sul terrorismo filo USA in Sud America...". Quali denunce e polemiche? Quell'inchiesta come sai è mia e ti assicuro che passò nel silenzio più blindato, non si mosse una foglia. Chi ti ha informato su questo punto? Grazie,

 Paolo Barnard
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Travaglio 12 Dec 2006, dopo pochi minuti:
mah, francamente non capisco queste domande. le polemiche erano su tutti i giornali.
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Barnard:
Convenient…
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Travaglio:
vabbè, chiudiamola qui, perchè la conversazione si fa kafkiana
mt
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Barnard:

Non c'è nulla di kafkiano, tu non rispondi, tu come tutti, per supponenza, disonestà intellettuale, ma soprattutto maleducazione.
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Travaglio:
bene, sta a vedere che il maleducato sono io. continui a insinuare cose strane sulla gabanelli senza venire al punto, oppure pretendi che io mi schieri contro una collega brava e coiraggiosa per misteriosi motivi. non mi piace questo tuo modo di fare e ti prego, d'ora in poi, di lasciarmi in pace. ho di meglio da fare.
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Barnard:

Ho scritto, in semplice italiano, che sulla 'libertà' di Report, su cui tu ti spendi pubblicamente, sarebbe prudente un no comment, e ho motivato la cosa con la semplice logica del tuo stesso lavoro. Non ho fatto alcuna insinuazione, né pretendo da te schieramenti, ho solo avanzato una logica speculativa, su cui avrei voluto discutere con te alla pari. Ho usato parole cortesi cui tu hai risposto con monosillabi maleducati e sarcastici nella scarsissima attenzione che dedichi a un collega che ti pone una questione. Sei troppo famoso e già si sente. Diventate così tutti. Spiace a questo punto offrirti un paragone, ma Noam Chomsky o John Pilger, al cui confronto io e te siamo intellettuali di cartapesta, rispondono da anni a ogni mia questione con cortesia a considerazione, anche quando siamo in grave disaccordo. Ti lascio in pace star.

Barnard
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Travaglio:

la star, caro il mio bel cafone, non c'entra nulla. rispondo sempre a tutte le mail. ma mi stufo di rispondere a chi vuole sentirsi rispondere quel che vuole lui. IO LA GABANELLI LA STIMO COME GIORNALISTA LIBERA E CAPACE: CHIARO? PUNTO E BASTA. passo e chiudo.
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Barnard:

E' una piccolezza, ma la tua abilità nel sovvertire il vero, nel mutare la vittima in carnefice, è pari, qualitativamente e non quantitativamente, a quella di tutti gli orridi personaggi che trafiggi nei tuoi libri. Sei fatto così, così sono stati tutti i grandi censori.
Infine: comprendo perché hai così accuratamente evitato di rispondere alla mia mail sulla feroce censura di chi espone i crimini di Israele. Anche in quel caso la vittima è dipinta come il carnefice, roba che fa per te evidentemente.
Un abbraccio, e senza ironia.

B
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Travaglio:
ecco, dimenticavo di dirtelo: io sono anche appassionatamente filoisraeliano. ora vorrei lavorare in pace
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Barnard:

Sei filoisraeliano. Era sarcasmo o per davvero? B.
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Travaglio:
lo sono per davvero. da sempre. e ne sono fiero.
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Barnard:
Marco, ridiamoci su. Io che ti scrivo e che ti mando il mio libro perché è censuratissimo. Tu che tutto gentile mi dici "prego, fai pure, grazie!". Poi mi immagino la tua faccia quando lo hai ricevuto...

Che divertente sta roba. In ogni caso se sei filoisraeliano o sei ignorante di storia mediorientale o sei emotivamente ricattato oppure sei un uomo senza pietà. Notte,

B.
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Travaglio:
io sono filoisraeliano per convinzione, perchè adoro israele e gli ebrei, perchè ci sono stato e ho visto di che cosa sono capaci gli arabi, perchè conosco la storia, perchè ho imparato la pietà studiando i campi di concentramento, perchè rifuggo dai ricatti emotivi e amo le democrazie per quanto imperfette ma sempre migliori delle tirannie corrotte arabo-musulmane. ma sono curioso di sentire tutte le campane e dunque leggo anche chi non la pensa come me. non vedo che ci sia di strano.
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Barnard:

No Marco, la tua pietà imparata studiando i campi di concentramento è cartavelina. Chi veramente conosce la pietà per un martirio, non la nega di fronte all'altro martirio.

Tu non sai nulla di Palestina e non hai visto nulla laggiù. Appari, e probabilmente sei, un cronista ben tenuto che non sa quello che dice. Sei troppo giovane, troppo famoso e troppo incosciente per poterti permettere di calpestare l'orrore patito da chi non ha mai conosciuto neppure un quarto d'ora della tua pasciuta vita. Siete tutti così, tu, Lerner, Teodori, Mieli, quelli che pontificano sulla barbarie dei negri mentre finiscono il carpaccetto all'aceto balsamico a Milano. Il mio libro ha una dedica a quelli come te. Te la riproduco qui sotto, ne hai bisogno.

"...  e in quanto a voi, sentite bene quel ch'io vi prometto. Verrà un giorno..."
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Travaglio:
Bene, signor Sotuttoio, adesso la mia pazienza ha un limite e non intendo farmi insultare oltre. ti sarei grato se la smettessi di importunarmi. in ogni caso, non risponderò più.
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Barnard:

Quelli della Pietas selettiva, dalla Moratti a te.. passando per tutti quei personaggi che, se mai messi in discussione 5 secondi, reagiscono come te: "lei mi insulta!", da Dell'Utri a Cuffaro. Sei bravo a sputtanarli nei tuoi libri, li conosci bene, perché tu sei loro e loro sono te, arroganti, mistificatori di dialoghi, sovvertitori di ruoli, sprezzanti e ciechi di successo. "Verrà un giorno" Marco... e capirai cos'è la pietas senza condizioni. Arriva per tutti.
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Travaglio:
si, verrà un giorno in cui ti vergognerai di questi insulti. nell'attesa, ti comunico che sei entrato ufficialmente nella mia posta indesiderata. bye bye

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Perché le ho pubblicate.

La mia corrispondenza via mail con Marco Travaglio, pubblicata su questo sito, è stata ripresa da diversi blog e assai criticata, ma ha anche suscitato reazioni di sconcerto da parte di molti fans del noto cronista di giudiziaria.

Ho pubblicato quelle mail per motivi di interesse pubblico. Essi sono: Travaglio è stato eletto da masse di italiani al ruolo di Vate salvatore della patria e detentore della verità mediatica. A lui tantissimi si affidano in buona fede. Io espongo un lato oscuro di Travaglio come paradigma generale: infatti, se uno di questi nuovi 'paladini' si rivela pesantemente ipocrita, reticente, omertoso in alcuni episodi di pubblico interesse, come possiamo fidarci? Come possiamo cioè essere certi che non lo sarà ancora in altre istanze? 

Ecco perché io avviso le persone che è sempre sbagliato e pericoloso aderire acritici e adoranti a chiunque, per quanto 'eroico paladino' egli/ella appaia. A questo serve la pubblicazione di quelle mail, e di altri miei lavori. In particolare la corrispondenza in oggetto dimostra che quell'uomo è un arrogante che non tollera l'essere messo in discussione in modo duro, cosa che invece si riserva di fare con tutti gli altri; che si rifiuta di rispondere ad una imbarazzantissima evidenza (caso Gabanelli in prima serata 5 anni con Berlusconi), un fatto centrale che contraddice in pieno ciò su cui lui stesso ha edificato il suo teorema del 'regime' tv, e dunque tanta della sua fama (e cosa ci fa lui oggi in prima serata in quel 'regime'?); che per evitare tale risposta si trincera dietro il paravento del 'lei mi insulta', esattamente come fanno gli orribili personaggi che lui stesso critica; che, nella discussione su Israele, dimostra una pietas selettiva, cioè una agghiacciante mancanza di compassione per il 50% di una tragedia e una incondizionata compassione per l'altro 50%; che nella difesa acritica della Gabanelli anche nella sua scandalosa implicazione in 'Censura Legale' (si veda in questo sito) egli abdica disastrosamente a qualsiasi principio etico, a quegli stessi principi che però lui pretende ferocemente da altri. 

Ora, un uomo così può essere il depositario della fiducia incondizionata di masse di italiani in totale buona fede? E allora, non è forse più saggio che, come sostengo da anni, questi 'personaggi' ipertrofici vengano ridimensionati a ruolo di semplici fonti di possibili verità, e che sia invece la persona e porsi al centro della propria verità? Ecco a cosa servono quelle mail.

E non vedo affatto come applicabile qui il criterio di 'era corrispondenza privata, che non si deve divulgare'. Primo, per i motivi di pubblica utilità di cui sopra, secondo perché di nuovo un personaggio pubblico deve essere sempre sottoposto al più rigoroso dei vagli, e infatti Travaglio e soci lo fanno spietatamente con tutti gli oggetti delle loro critiche.

Quello che faccio con i miei pezzi, è di dire sempre una cosa: se prima noi (attivisti, giornalisti 'contro', giovani antagonisti, intellettuali, contestatori, altermondialisti, studenti) non ci guardiamo dentro e se non accettiamo di vedere quanto in realtà replichiamo i difetti e le ipocrisie del Sistema, se non facciamo il durissimo lavoro di pretendere da noi stessi prima di tutto l'adesione all'etica senza eccezioni, noi tutti saremo fallimentari, e facilmente manipolabili dal Sistema. Cioè: se i Travaglio e le Gabanelli, se gli studenti, se i pacifisti, se noi tutti non ci ripuliamo delle repliche del Sistema che abitano in noi, mai potremo essere utili a questa disperata Italia, mai cambieremo la nostra Storia. Mai saremo 'eroici paladini' di qualsivoglia giustizia.

Barnard

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Lettera Aperta

Caro Travaglio, io ho le prove che tu non sei libero. Non mi dilungo, te le espongo in breve e ti assicuro che non sto parlando del fatto che, ad esempio, tu ti rifiuti di parlare di temi come il Signoraggio bancario, [posizione di Barnard poi corretta ne Il più grande crimine] nonostante esso sia una piaga aberrante artificiosamente inflitta alla vita di ogni singolo italiano, che ne paga un prezzo altissimo.

No, Marco, parlo di altro. Tu non sei libero perché tu oggi sei una Star; perché sei in prima serata TV ogni settimana e proprio nel luogo dove secondo te …chi non ha il guinzaglio in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell’altro un suo guinzaglio ce l’ha”; perché sei lì anche tu, col trucco di scena, con i riflettori sparati su di te, col megaschermo dietro le spalle che amplifica il tuo verbo; perché giri l’Italia fra il tripudio dei fans club, che ti adorano; perché sei un’Icona. Tutto questo è Potere, è meravigliosamente forte, è oppio. Una volta assaporato, non se ne può più fare a meno. 

E allora Marco, quando dovesse capitarti di scorgere qualcosa che non va, e  proprio nelle strutture che ti garantiscono quel Potere, quell’inebriante vivere, quel tuo oppio, e intendo una stortura, magari proprio del marcio, un’omertà, o la negazione di un qualsiasi principio morale o di un diritto, tu che faresti Marco? Lo denunceresti? Spareresti cioè un siluro alla base stessa delle fonti della tua inebriante fama? Li manderesti a gambe all’aria assieme a gran parte del tuo status di celebrity? Cioè svergogneresti e denunceresti chi ti trasmette e il loro megaschermo? Chi ti pubblica ogni parola senza fiatare? Chi ti amplifica nelle piazze dei centomila? Chi ti fornisce il tuo oppio? Oppure chiuderesti un occhio? E magari anche tutti e due? Perché lo sai bene come reagirebbero alla tua denuncia: sarebbe rancore, veleno, isolamento per te, cellulari che non ti rispondono più, inviti che non ti arrivano più, amici che, ops, non ci sono più, il tuo volto che scompare dagli schermi e dalla memoria.

Te lo dico io, caro Marco: tu li chiuderai gli occhi. E sai perché? Perché una volta assaporata la fama, lo stradom, e cioè il Potere, non se ne può più fare a meno. Dall’oppio non ci si stacca, dal Potere neppure. Tu non torni Guarino, Staiano, Ferrieri, e cioè uno per cui la TV è un oggetto del salotto, spenta più spesso che no, e non un palcoscenico fondamentale. Tu non torni uno da serate con 23 spettatori a chiacchierare pacatamente di un libro da 2000 copie se va bene, forse due autografi alla coppia di pensionati all’uscita. Tu non potresti più oggi vederti oscurato a 360 gradi e sepolto nella dimenticanza del grande pubblico. Non ce la faresti. E allora ti chiuderai gli occhi all’occorrenza, eccome che li chiuderai, e non sei più libero.

Io non so se ti è già capitato di abdicare così alla tua libertà e alla missione di libero informatore; forse sì, forse non ancora. Ma ti porto un esempio dove questo è già accaduto, accaduto a una persona a te vicina, che tu stimi, a un’altra ‘paladina’ della libera informazione a mezzo stardom: Milena Gabanelli. Come te lanciata da quell’emittente pubblica dove, secondo le tue stesse parole, “ci può essere qualcuno che ha il guinzaglio ed è pure bravo, è difficile, ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibile, ciascuno deve avere qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e delle proprie gambe lì dentro non ci si entra”. Come te adorata, presente sulle riviste patinate, premi a profusione, fama, tanta… oppio

Ebbene quando nel 2004 Milena Gabanelli si trovò a dover scegliere fra l’adesione al principio sacro della difesa della libertà di informazione, con i rischi tremendi che essa comportava per la sua fulgida carriera, o la difesa di quest’ultima, ella chiuse entrambi gli occhi, senza esitazione, né rimorso, né patema alcuno. E gettò alle ortiche la sua missione di ‘paladina’ del coraggio televisivo, per assecondare proprio le fonti del suo Potere, della sua celebrità, del suo oppio. In collusione con l’editore RAI, partecipò a uno dei peggori casi di Censura Legale che si ricordi, e ancora oggi vi partecipa, ovvero un colpo al cuore della libertà d’informazione in questo Paese. Proprio lei.

Concludo Marco. Con dei nomi e tre domande.

Ivan Illich, Noam Chomsky, Howard Zinn, John Pilger, Rachel Corrie… Giovanni Ruggeri, Giorgio Ambrosoli, Corrado Staiano, Ilaria Alpi, Peppino Impastato… Li hai mai visti in prima serata RAI, CBS o FOX, ogni giovedì, tutto l’anno, primo piano, trucco di scena, megaschermo alle spalle? 

Sono mai sopravvissuti per 20 anni in RAI, CBS o FOX, scalando i gradini della carriera per poi posizionarsi in prima serata sei mesi all’anno, pubblicità e inserzionisti al seguito, editoriali su riviste di prestigio?

Hanno mai tuonato dalle piazze di Roma, New York o Los Angeles, al culmine di tourné teatrali con biglietti prezzati alla Rolling Stones, e fulmineamente impacchettate in Dvd, libri, compilations, pronta vendita su carta di credito?

Sono mai stati tutto questo, Ivan Illich, Noam Chomsky, Howard Zinn, John Pilger, Rachel Corrie, Giovanni Ruggeri, Giorgio Ambrosoli, Corrado Staiano, Ilaria Alpi, Peppino Impastato?

No.

Il coraggio di chi è veramente libero porta altrove, lo si trova altrove, mai lì dove sei tu. Pensaci Marco.

Cordialmente,

Paolo Barnard

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Lettera Aperta 2

Come talvolta accade nella vita, la verità si offre da sé. Mi è arrivata la più cristallina conferma che quanto vado dicendo di certi nuovi ‘paladini’ di questa povera Italia è vero. Essi necessitano adulazione, ma una volta sottoposti a critica reagiscono esattamente come i personaggi del Sistema-Potere, quelli cioè che proprio loro così alacremente contestano.

Marco Travaglio non mi ha ovviamente risposto, ma ha replicato a un cittadino che gli chiedeva del caso Censura Legale e di cosa pensasse della mia ‘Lettera aperta’ a lui destinata. Ora leggete:
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From: "piero deola" piero.deola@****
To: "travaglio" marco.travaglio@****
Cc :
Date : Wed, 30 Apr 2008 10:23:20 +0200
Subject : Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo Barnard

Caro Travaglio
La leggo e la seguo in tutti i modi possibili per la chiarezza di esposizione e per la mancanza di peli sulla lingua. Ricevo però da Barnard l'allegata (Lettera aperta, nda) e sarei anch'io felice se assieme
allo staff di "Anno Zero", avesse il coraggio, fin quì negato, di trattare la questione Gabanelli/Barnard. Ho piu' volte scritto alla redazione della trasmissione senza avere riscontro (siamo in un regime democratico o piu' o meno tutti hanno imparato dal Caimano?). Non mi deluda e dipani questa intricata matassa che doverosamente gli uomini liberi e giusti, come io La intendo, dovrebbero sentire il dovere forte di fare. Con stima Le invio i piu' cordiali saluti.
Piero Deola
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To: "piero.deola" <piero.deola@****
Sent: Thursday, May 01, 2008 2:18 PM
Subject: Re:Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo Barnard

SONO TUTTE BALLE.
SALVE
MT
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From : "piero deola" piero.deola@****
To: marco.travaglio@****
Cc :
Date : Thu, 1 May 2008 15:24:50 +0200
Subject : Re: Re:Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo Barnard

Grazie per il riscontro ma non per la frettolosa risposta. In certi casi anche la forma richiede di essere onorata e la sostanza giustificata. Cordialmente Piero Deola
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From: <marco.travaglio@****
To: "piero.deola" <piero.deola@****
Sent: Thursday, May 01, 2008 3:31 PM
Subject: Re: Re:Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo Barnard

è che non ho tempo da perdere dietro ai delirii di uno squinternato che mi diffama su internet senza avermi mai visto nè coniosciuto con processi alle intenzioni.  ciao m,t
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Fin qui le parole di Travaglio. Così rispondo:

“Sono tutte balle”. Ho fornito le prove nero su bianco in atti giudiziari pubblici della collusione di Milena Gabanelli con la RAI in Censura Legale. Inoltre io e il gruppo di cittadini censurati da Report e da Beppe Grillo abbiamo fornito le prove nero su bianco di quella censura. A montagne. Abbiamo lanciato un allarme perché quei fatti, incontestabili, colpiscono al cuore la libera informazione italiana, e proprio per mano di coloro che si autoproclamano i suoi ultimi bastioni. Ho scritto che “il giorno in cui dovessimo scoprire che ‘Il nemico marcia alla nostra testa’, quello sarebbe il giorno più tragico per le speranze della società civile italiana”.

Marco Travaglio, attento esaminatore di documenti, non ha letto nulla e non si è documentato su nulla in questo caso, e spara sentenze esattamente come faceva Berlusconi quando gli contestavano i suoi misfatti prove alla mano: “Tutte balle”. Questa è ignoranza e tracotanza, Travaglio come Berlusconi, come Ferrara o Feltri. Vedete quanto poco ci vuole a replicare il Sistema?

“I delirii di uno squinternato”. Sono giornalista da quando Travaglio era al liceo. Ho co-fondato Report e ho lavorato in RAI per 14 anni partendo da Samarcanda, poi Report per arrivare a RAI Educational; sono scrittore e saggista pubblicato da alcune delle maggiori testate italiane; sono ideatore e membro di una Consulta presso il Ministero della Salute.
Giovanni Minoli ha detto pubblicamente di me: “Su un giornale e anche su un blog, leggevo di una polemica di un socio fondatore di Report, Paolo Barnard, che è stato sicuramente uno che a Report ha dato tantissimo, che ha fatto la maggior parte delle inchieste di grande successo dei primi anni di Report e anche successivamente. E lui era severo, severo con Milena . Però mi colpiva che un uomo etico come Barnard, una persona che dedica molto del suo tempo, della sua vita, ad assistere i malati terminali, quindi un uomo e una persona che ha un impegno sociale e civile di primissimo ordine, chiedeva conto a Milena del perché è stato abbandonato”.
L’ex magistrato di Mani Pulite Gherardo Colombo mi ha definito per iscritto “una persona molto stimata nella società civile”.
Giuliano Amato mi ha telefonato per commentare così il mio ‘Per un Mondo Migliore’: “Lei ha finalmente detto ciò che lo fa accadere (il cambiamento, nda). L’ho citata e la citerò”.
Alex Zanotelli ha scritto di me “Ho sempre ammirato il lavoro giornalistico di Paolo Barnard. Penso che le sue puntate su Report siano le più belle del giornalismo italiano”.
Ma soprattutto migliaia di cittadini mi hanno scritto per esprimermi la loro gratitudine e il loro apprezzamento.

Io ho posto a Marco Travaglio una questione che va al cuore dell’etica del nostro mestiere: il rapporto fra fama/potere e libertà di espressione. Lui non mi risponde e mi insulta volgarmente per interposta persona con, di nuovo, una tracotanza impressionante. L’impasto di ignoranza del tema trattato e di arroganza volgare sono in Marco Travaglio, qui, la replica esatta di come hanno sempre reagito i peggiori personaggi del Sistema Potere a chi li criticava o a chi ne esponeva le ipocrisie.

“I processi alle intenzioni”. Sabina Guzzanti ha replicato così alla lettura della mia Lettera aperta a Marco Travaglio: “Tu dici che Marco starà in tv 20 anni? Che si corromperà? Può darsi, ma è un pò prematuro darlo per certo non ti pare? Tua Sabina”.
Le ho risposto: “Marco si è già corrotto. Come fa a stare nel salotto di uno che ha fatto scempio del mandato elettorale di tanti italiani per scendere da Strasburgo (dove ha soggiornato a spese dei cittadini) a riprendersi il suo ‘giocattolo’ preferito? Cos’è un mandato elettorale? Un parcheggio temporaneo? Una cura ricostituente? E costui, cioè Santoro, oggi sta in TV a bacchettare il malcostume della politica (sic). Può Marco dire quanto sopra in faccia a Santoro in diretta ad Anno Zero? Eppure è un fatto, conclamato. Può? Lo ha fatto?
Può Travaglio dire che la sua casa editrice Chiarelettere è diventata il fans club di un magistrato e della magistratura con  tanto di striscione e motto sul sito (caso unico in occidente), facendo così a pezzi il più sacro dei principi dei checks and balances nel giornalismo? Può? Lo ha fatto?”.

E aggiungo qui: può Travaglio spiegarci cosa ci sta facendo in prima serata TV dopo aver perentoriamente dichiarato nel 2006 quanto segue:
In televisione è vietato tutto ciò che è libero, indipendente e autonomo. Perché? Perché non si sa mai cosa può dire uno libero, che non risponde, non si sa mai cosa potrebbe fare, non si sa mai cosa potrebbe raccontare... Se uno è asservito è controllabile, si conoscono le dimensioni del suo guinzaglio, e si sa anche chi lo tiene in mano il guinzaglio. Chi non ha il guinzaglio in televisione in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o nell’altro un suo guinzaglio ce l’ha.
Si tratta a volte di scoprirlo, per quelli più furbi, che lo nascondono meglio, per altri si tratta di capire quanto è lungo, ma non c’è dubbio che chiunque lavori in televisione nei posti chiave, che si occupano di informazione, di attualità, o che si occupano disettori limitrofi, il guinzaglio c’è e lo tiene in mano qualcuno. Poi ci può essere qualcuno che ha il guinzaglio e pure è bravo (sic, nda), non è mica escluso, è difficile, ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibile , ciascuno deve avere qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e delle proprie gambe lì dentro non ci si entra”?

Quanto sopra, dovrebbe in un pubblico sano destare una profondissima preoccupazione e molte domande.

Nel mio Considerazioni sul V-day (http://www.disinformazione.it/lettera_paolo_barnard.htm) e nelle mie interviste su Arcoiris TV ho lanciato appelli alla società civile organizzata, cioè all’ultimo residuo di speranza dell’Italia di emergere dal buio. Potete leggerli e ascoltarli, ma ripeto qui alcuni punti fondamentali.

Primo. Non esistono spiriti liberi nel circo delle Star e della fama. La fama dà potere e, una volta acquisito, il suo mantenimento diviene prioritario rispetto alla libertà d’espressione (come dimostrato sopra). Inoltre il potere e la fama inducono spesso a comportamenti meschini. Nell’estate del 2006, per fare un esempio, Beppe Grillo negava al cineamatore Pietro Campoli il permesso di diffondere su Arcoiris Tv le immagini del suo intervento alla marcia di Quarrata “perché non ricordo ciò che ho detto e non posso più sostenere le cause che mi arrivano” (sic). Grillo denuncia un reddito di 4,2 milioni di euro all’anno. Arcoiris vive di contributi volontari.

Secondo. Il lavoro di Travaglio e soci nella ‘Industria della Denuncia e della Indignazione’ che hanno fondato è inutile. Inutile perché 16 anni dopo Mani Pulite, e dopo 16 anni di denunce e di indignazione sfornati a ritmo ossessivo, con decine di libri fotocopia, l’Italia è messa peggio di prima. E sapete chi lo ha scritto questo? Marco Travaglio nel suo libro ‘Mani Sporche’. E qui sta l’ironia: Travaglio ha scritto di suo pugno che quello che fa non serve a un accidenti. Ma non se nè accorto. L’‘Industria della Denuncia e della Indignazione’ ha fallito interamente i suoi scopi, e naturalmente i suoi ‘industriali’ sono ben lontanti da qualsiasi autocritica su questa evidenza. E ben lontani dal pensare di fare altro.

Terzo, lavoro di Travaglio e soci è anche dannoso. Dannoso perché i Travaglio, Grillo, Stella e co., con gli attacchi ossessivi alla Casta, stanno fornendo agli italiani un alibi colossale per fuggire dall’unica verità che sarebbe utile all’Italia: e cioè che la Casta siamo noi, tutti noi, noi mafiosi, parrocchiali, omertosi, e ladri di 270 miliardi di euro di sola IVA, confronto ai quali il mantenimento della Casta politica, la mafiosità di un pugno di amministratori, l’omertà dei furbetti italici sono ben poca cosa. Va riportato il cittadino al centro, al centro delle sue responsabilità per il Paese che ogni giorno crea con le sue azioni, e gli va detto che Berlusconi, Mangano, Consorte, Pio Pompa, Bossi e gli altri sono solo la proiezione sul muro della sua ombra. Null’altro.

Ma dannoso soprattutto perché questi nuovi Personaggi/eroi della nuova Italia hanno finito per replicare lo Star system del sistema commercial-mediatico. Sono oggi vere celebrità. Ponendosi come tali, inevitabilmente trasmettono alle persone la sensazione di sapere sempre più di loro, di contare più, di avere più carisma, più coraggio, più visibilità. E più sapere, capacità, importanza, carisma, coraggio e visibilità le persone gli attribuiscono, meno ne attribuiscono a se stessi. Il paragone inevitabile fra la (generalmente fragile) autostima della gente comune e l’immagine di ‘grandezza’ dei Personaggi, fra il limitato potere della gente e quello invece di chi è famoso, è ciò che finisce per annullare tantissimi. E infatti in assenza dei Personaggi, la maggioranza dei loro seguaci non osa più esporsi, anzi, scompare. Ecco perché le migliaia che si riversano nelle piazze ogni anno sembrano regolarmente sparire nel nulla all’indomani.

I Travaglio, Grillo e soci dovrebbero rimpicciolisi, sgonfiare la loro ipertrofica presenza e aiutare invece i cittadini a ingrandirsi, a divenire infatti i Personaggi di se stessi, i Travaglio-Grillo-Ciotti-Zanotelli ecc. di se stessi, a ‘scrivere’ cioè il ‘libro’ della propria denuncia dei fatti, a fare loro personale Tg, a credere solo nella propria verità, senza mai, mai e mai aderire acriticamente alla verità di alcuno, chiunque esso/a sia, qualunque sia la sua fama, provenienza, carisma o potere. Insomma, a scintillare non dovrebero essere i Grillo e i Travaglio, ma ogni singola persona comune, per sé, in sé. 

Solo il percorso sopraccitato avrebbe garantito la nascita di un insieme di cittadini capaci di agire sempre, indipendentemente da qualsiasi cosa, capaci di combattere anche da soli, anche in assenza dei trascinatori, per sé e con sé, dunque potenti, affidabili e durevoli, protagonisti. Questo avrebbe fatto tremare i palazzi, questo li avrebbe spazzati via, questo e solo questo avrebbe cambiato la nostra Italia.

Sono queste le riflessioni che da due anni pongo a Marco Travaglio e ai suoi colleghi ‘paladini’. Le risposte non sono mai venute. Da loro ho unicamente censure, insulti, disprezzo.

Ma il punto è ben altro. Il punto siete voi che leggete. Le domande che non vi fate. L’affettività del tutto irrazionale con cui difendete questo triste stato di cose e i suoi ‘eroi’. Dopotutto le evidenze di quanto poco distanti siano alcuni di questi ‘paladini’ dai modi del Sistema-Potere che vorrebbero abbattere sono davanti ai vostri occhi. Perché non fate qualcosa per voi stessi? Perché non aprite gli occhi e non vi mettete voi sui palchi da centomila, dietro ai tavoli coi microfoni, al centro del mondo delle idee per cambiare?

Paolo Barnard