(Prima di leggere i documenti di Barnard e Travaglio qui sotto, cosiderate le righe che seguono, grazie)
Parole di Travaglio del 05-07-06 a
Faenza - possiedo la registrazione audio
"In televisone e' vietato
tutto cio' che e' libero, indipendente e autonomo, Perche?
Perche' non si sa mai cosa puo'
dire uno libero, che non risponde, non si sa mai cosa potrebbe fare, non si sa
mai cosa potrebbe raccontare, non si sa mai cosa potrebbe andare a scavare un
giornalista, un attore, un intellettuale che non sia asservito.
Se uno e' asservito e'
controllabile, si conoscono le dimensioni del suo guinzaglio, e si sa anche chi
lo tiene in mano il guinzaglio.
Chi non ha il guinzaglio in
televisione in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o
nell'altro un suo guinzaglio ce l'ha.
Si tratta a volte di scoprirlo,
per quelli piu' furbi, che lo nascondono meglio, per altri si tratta di capire
quanto e' lungo, ma non c'e' dubbio che chiunque lavori in televisione nei
posti chiave, che si occupano di informazione, di attualita', o che si occupano
di
settori limitrofi, il guinzaglio
c'e' e lo tiene in mano qualcuno.
Poi ci puo' essere qualcuno che ha
il guinzaglio e pure e' bravo, non e' mica escluso, e' difficile, ma non e'
escluso; la regola e' comunque che ciascuno deve essere controllabile e
ciascuno deve essere prevedibile , ciascuno deve avere qualcuno che garantisce
per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e delle proprie gambe li
dentro non ci si entra."
Se uno fa affermazioni del genere, come può poi
rifiutarsi di rispondermi? E di rispondersi? E di rispondere
all’evidenza? Leggete qui sotto. P.B.
BARNARD E TRAVAGLIO (preso a simbolo per significati ben più ampi)
Il mio rapporto col collega Marco Travaglio inizia quando gli spedii il mio libro “Perché ci Odiano” (Rizzoli BUR 2006) sul grande terrorismo di USA, GB, Israele e Russia. Lo feci perché eravamo autori nella stessa collana, la Futuro Passato
della BUR, e convinto di fargli cosa gradita, visto che il mio libro
era soggetto a una censura feroce da parte di tutti i media. A pensarci
oggi mi vien da ridere: Marco è un appassionato pro-sionista, un fan di
Israele che non pedona gli arabi, e chi ha letto il mio libro sta
ridendo con me. Seguì poi un secondo contatto con lui, che trovate qui
sotto, uno scambio di mail molto sanguigno da entrambe le parti, ma che
finì con l’ira di Travaglio al punto da sbattere il sottoscritto nella
sua cartella spam.
In ogni caso, a parte gli screzi personali, il mio vero scontro con Marco Travaglio rientra nella mia critica all’ipocrisia, all’inutilità e alla dannosità dei ‘nuovi paladini’ dell’antisistema italiano.
Ho divulgato due pezzi su Travaglio: la prima fu una ‘lettera aperta’ a lui diretta, sul pericolo della fama, cioè dello Stardom, dell’essere osannato come Guru, Vate. Era una riflessione, assolutamente essenziale, sui meccanismi con i quali il Sistema perfidamente ingloba i personaggi dell’Antisistema (lui e altri) attraverso l’uso del subdolo strumento della fama mediatica, che li risucchia nel circo dei VIP e nei suoi meccanismi travianti, annullandoli di fatto. Avvisavo Marco, lo invitavo a riflettere, e con lui i suoi compagni di Stardom.
Il secondo pezzo è la mia replica a come Marco Travaglio (non) mi rispose. Non è un gioco di parole, leggete, perché i temi in gioco sono ahimè cruciali per tutti noi.
-Lettera Aperta
-Lettera Aperta 2
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Scambio mail con Travaglio
Nota bene. In calce la spiegazione del perché ho reso pubbliche queste mail private. P.B.
Barnard, 12 Dec 2006, verso sera:
Qualche giorno fa a Parma, durante una serata sul mio libro, una signora nel pubblico mi ha chiesto cosa pensassi della sopravvivenza di Report in RAI negli anni del Berlusca. Me lo chiedono da anni, me lo chiedevano sempre quando stavo a Report. Le ho risposto "Lo chieda a Travaglio, ne sa più di me" e le ho dato la tua mail.
La tizia mi ha girato oggi la tua risposta, e cioè che la Gaba è lì per puri meriti professionali perché ogni tanto qualcuno ci scappa.
Sai cosa mi è venuto in mente? Il famoso "ritrovamento" dei documenti di Mohammed Atta fra le rovine delle Torri Gemelle. Stessa plausibilità. Se è plausibile che Report stia 4 anni in prima serata lungo tutto l'olocausto berluscon/gasparriano, allora è anche plausibile che i documenti di Atta siano sopravvissuti appena bruciacchiati all'olocausto che ha disintegrato tonnellate di acciaio a NY.
Sai meglio di me che non sempre si hanno le prove dei fatti che osserviamo, ma per fortuna esiste l'intelligenza. Nel caso della Gaba è meglio un No Comment, se no uno che ha scritto quello che hai scritto tu sul vampirismo televisivo ci perde la faccia. I vampiri non si distraggono per 4 anni sulla prima serata, non si fanno sfuggire le Gabanelli e le sue inchieste dai buchi del mantello.
Un'ultima cosa. In "Inciucio" tu scrivi: "Report... già nel mirino delle polemiche e delle denunce per le puntate sul terrorismo filo USA in Sud America...". Quali denunce e polemiche? Quell'inchiesta come sai è mia e ti assicuro che passò nel silenzio più blindato, non si mosse una foglia. Chi ti ha informato su questo punto? Grazie,
Paolo Barnard
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Travaglio 12 Dec 2006, dopo pochi minuti:
mah, francamente non capisco queste domande. le polemiche erano su
tutti i giornali.
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Barnard:
Convenient…
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Travaglio:
Travaglio:
vabbè,
chiudiamola qui, perchè la conversazione si fa kafkiana
mt
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Barnard:
mt
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Barnard:
Non c'è nulla di kafkiano, tu non rispondi, tu come tutti, per supponenza, disonestà intellettuale, ma soprattutto maleducazione.
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Travaglio:
bene, sta
a vedere che il maleducato sono io. continui a insinuare cose strane sulla gabanelli
senza venire al punto, oppure pretendi che io mi schieri contro una collega
brava e coiraggiosa per misteriosi motivi. non mi piace questo tuo modo di
fare e ti prego, d'ora in poi, di lasciarmi in pace. ho di meglio da fare.
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Barnard:
_________________________________
Barnard:
Ho scritto, in semplice italiano, che sulla 'libertà' di Report, su cui tu ti spendi pubblicamente, sarebbe prudente un no comment, e ho motivato la cosa con la semplice logica del tuo stesso lavoro. Non ho fatto alcuna insinuazione, né pretendo da te schieramenti, ho solo avanzato una logica speculativa, su cui avrei voluto discutere con te alla pari. Ho usato parole cortesi cui tu hai risposto con monosillabi maleducati e sarcastici nella scarsissima attenzione che dedichi a un collega che ti pone una questione. Sei troppo famoso e già si sente. Diventate così tutti. Spiace a questo punto offrirti un paragone, ma Noam Chomsky o John Pilger, al cui confronto io e te siamo intellettuali di cartapesta, rispondono da anni a ogni mia questione con cortesia a considerazione, anche quando siamo in grave disaccordo. Ti lascio in pace star.
Barnard
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Travaglio:
la star, caro il mio bel cafone, non c'entra nulla. rispondo sempre a tutte le mail. ma mi stufo di rispondere a chi vuole sentirsi rispondere quel che vuole lui. IO LA GABANELLI LA STIMO COME GIORNALISTA LIBERA E CAPACE: CHIARO? PUNTO E BASTA. passo e chiudo.
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Barnard:
E' una piccolezza, ma la tua abilità nel sovvertire il vero, nel mutare la vittima in carnefice, è pari, qualitativamente e non quantitativamente, a quella di tutti gli orridi personaggi che trafiggi nei tuoi libri. Sei fatto così, così sono stati tutti i grandi censori.
Infine: comprendo perché hai così accuratamente evitato di rispondere alla mia mail sulla feroce censura di chi espone i crimini di Israele. Anche in quel caso la vittima è dipinta come il carnefice, roba che fa per te evidentemente.
Un abbraccio, e senza ironia.
B
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Travaglio:
ecco,
dimenticavo di dirtelo: io sono anche appassionatamente filoisraeliano. ora
vorrei lavorare in pace
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Barnard:
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Barnard:
Sei filoisraeliano. Era sarcasmo o per davvero? B.
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Travaglio:
lo sono
per davvero. da sempre. e ne sono fiero.
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Barnard:
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Barnard:
Marco,
ridiamoci su. Io che ti scrivo e che ti mando il mio libro perché è
censuratissimo. Tu che tutto gentile mi dici "prego, fai pure,
grazie!". Poi mi immagino la tua faccia quando lo hai ricevuto...
Che divertente sta roba. In ogni caso se sei filoisraeliano o sei ignorante di storia mediorientale o sei emotivamente ricattato oppure sei un uomo senza pietà. Notte,
B.
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Travaglio:
Che divertente sta roba. In ogni caso se sei filoisraeliano o sei ignorante di storia mediorientale o sei emotivamente ricattato oppure sei un uomo senza pietà. Notte,
B.
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Travaglio:
io sono
filoisraeliano per convinzione, perchè adoro israele e gli ebrei, perchè ci
sono stato e ho visto di che cosa sono capaci gli arabi, perchè conosco la
storia, perchè ho imparato la pietà studiando i campi di concentramento, perchè
rifuggo dai ricatti emotivi e amo le democrazie per quanto imperfette ma sempre
migliori delle tirannie corrotte arabo-musulmane. ma sono curioso di sentire
tutte le campane e dunque leggo anche chi non la pensa come me. non vedo che ci
sia di strano.
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Barnard:
No Marco, la tua pietà imparata studiando i campi di concentramento è cartavelina. Chi veramente conosce la pietà per un martirio, non la nega di fronte all'altro martirio.
Tu non sai nulla di Palestina e non hai visto nulla laggiù. Appari, e probabilmente sei, un cronista ben tenuto che non sa quello che dice. Sei troppo giovane, troppo famoso e troppo incosciente per poterti permettere di calpestare l'orrore patito da chi non ha mai conosciuto neppure un quarto d'ora della tua pasciuta vita. Siete tutti così, tu, Lerner, Teodori, Mieli, quelli che pontificano sulla barbarie dei negri mentre finiscono il carpaccetto all'aceto balsamico a Milano. Il mio libro ha una dedica a quelli come te. Te la riproduco qui sotto, ne hai bisogno.
"... e in quanto a voi, sentite bene quel ch'io vi prometto. Verrà un giorno..."
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Travaglio:
Bene,
signor Sotuttoio, adesso la mia pazienza ha un limite e non intendo farmi
insultare oltre. ti sarei grato se la smettessi di importunarmi. in ogni caso,
non risponderò più.
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Barnard:
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Barnard:
Quelli della Pietas selettiva, dalla Moratti a te.. passando per tutti quei personaggi che, se mai messi in discussione 5 secondi, reagiscono come te: "lei mi insulta!", da Dell'Utri a Cuffaro. Sei bravo a sputtanarli nei tuoi libri, li conosci bene, perché tu sei loro e loro sono te, arroganti, mistificatori di dialoghi, sovvertitori di ruoli, sprezzanti e ciechi di successo. "Verrà un giorno" Marco... e capirai cos'è la pietas senza condizioni. Arriva per tutti.
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Travaglio:
si, verrà
un giorno in cui ti vergognerai di questi insulti. nell'attesa, ti comunico che
sei entrato ufficialmente nella mia posta indesiderata. bye bye
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La mia corrispondenza via mail con Marco Travaglio,
pubblicata su questo sito, è stata ripresa da diversi blog e assai
criticata, ma ha anche suscitato reazioni di sconcerto da parte di molti
fans del noto cronista di giudiziaria.
Ho pubblicato quelle mail per motivi di interesse
pubblico. Essi sono: Travaglio è stato eletto da masse di italiani al
ruolo di Vate salvatore della patria e detentore della verità mediatica.
A lui tantissimi si affidano in buona fede. Io espongo un lato oscuro
di Travaglio come paradigma generale: infatti, se uno di questi nuovi
'paladini' si rivela pesantemente ipocrita, reticente, omertoso in
alcuni episodi di pubblico interesse, come possiamo fidarci? Come
possiamo cioè essere certi che non lo sarà ancora in altre istanze?
Ecco
perché io avviso le persone che è sempre sbagliato e pericoloso aderire
acritici e adoranti a chiunque, per quanto 'eroico paladino' egli/ella
appaia. A questo serve la pubblicazione di quelle mail, e di altri miei
lavori. In particolare la corrispondenza in oggetto dimostra che
quell'uomo è un arrogante che non tollera l'essere messo in discussione
in modo duro, cosa che invece si riserva di fare con tutti gli altri;
che si rifiuta di rispondere ad una imbarazzantissima evidenza (caso
Gabanelli in prima serata 5 anni con Berlusconi), un fatto centrale che
contraddice in pieno ciò su cui lui stesso ha edificato il suo teorema
del 'regime' tv, e dunque tanta della sua fama (e cosa ci fa lui oggi in
prima serata in quel 'regime'?); che per evitare tale risposta si
trincera dietro il paravento del 'lei mi insulta', esattamente come
fanno gli orribili personaggi che lui stesso critica; che, nella
discussione su Israele, dimostra una pietas selettiva, cioè una
agghiacciante mancanza di compassione per il 50% di una tragedia e una
incondizionata compassione per l'altro 50%; che nella difesa acritica
della Gabanelli anche nella sua scandalosa implicazione in 'Censura
Legale' (si veda in questo sito) egli abdica disastrosamente a qualsiasi
principio etico, a quegli stessi principi che però lui pretende
ferocemente da altri.
Ora, un uomo così può essere il depositario della
fiducia incondizionata di masse di italiani in totale buona fede? E
allora, non è forse più saggio che, come sostengo da anni, questi
'personaggi' ipertrofici vengano ridimensionati a ruolo di semplici
fonti di possibili verità, e che sia invece la persona e porsi al centro
della propria verità? Ecco a cosa servono quelle mail.
E non vedo affatto come applicabile qui il criterio
di 'era corrispondenza privata, che non si deve divulgare'. Primo, per i
motivi di pubblica utilità di cui sopra, secondo perché di nuovo un
personaggio pubblico deve essere sempre sottoposto al più rigoroso dei
vagli, e infatti Travaglio e soci lo fanno spietatamente con tutti gli
oggetti delle loro critiche.
Quello che faccio con i miei pezzi, è di dire sempre
una cosa: se prima noi (attivisti, giornalisti 'contro', giovani
antagonisti, intellettuali, contestatori, altermondialisti, studenti)
non ci guardiamo dentro e se non accettiamo di vedere quanto in realtà
replichiamo i difetti e le ipocrisie del Sistema, se non facciamo il
durissimo lavoro di pretendere da noi stessi prima di tutto l'adesione
all'etica senza eccezioni, noi tutti saremo fallimentari, e facilmente
manipolabili dal Sistema. Cioè: se i Travaglio e le Gabanelli, se gli
studenti, se i pacifisti, se noi tutti non ci ripuliamo delle repliche
del Sistema che abitano in noi, mai potremo essere utili a questa
disperata Italia, mai cambieremo la nostra Storia. Mai saremo 'eroici
paladini' di qualsivoglia giustizia.
Barnard
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Lettera Aperta
Caro Travaglio, io ho le prove
che tu non sei libero. Non mi dilungo, te le espongo in breve e ti assicuro che
non sto parlando del fatto che, ad esempio, tu ti rifiuti di parlare di temi
come il Signoraggio bancario, [posizione di Barnard poi corretta ne Il più grande crimine] nonostante esso sia una piaga aberrante
artificiosamente inflitta alla vita di ogni singolo italiano, che ne paga un
prezzo altissimo.
No, Marco, parlo di altro. Tu non
sei libero perché tu oggi sei una Star; perché sei in prima serata TV ogni
settimana e proprio nel luogo dove secondo te “…chi
non ha il guinzaglio in questo momento non lavora e chi ci lavora in un modo o
nell’altro un suo guinzaglio ce l’ha”;
perché sei lì anche tu, col trucco di scena, con i riflettori sparati su
di te, col megaschermo dietro le spalle che amplifica il tuo verbo; perché giri
l’Italia fra il tripudio dei fans club, che ti adorano; perché sei un’Icona.
Tutto questo è Potere, è meravigliosamente forte, è oppio. Una volta
assaporato, non se ne può più fare a meno.
E allora Marco, quando dovesse
capitarti di scorgere qualcosa che non va, e proprio nelle strutture che ti
garantiscono quel Potere, quell’inebriante vivere, quel tuo oppio, e
intendo una stortura, magari proprio del marcio, un’omertà, o la negazione di
un qualsiasi principio morale o di un diritto, tu che faresti Marco? Lo
denunceresti? Spareresti cioè un siluro alla base stessa delle fonti della tua
inebriante fama? Li manderesti a gambe all’aria assieme a gran parte del tuo
status di celebrity? Cioè svergogneresti e denunceresti chi ti trasmette
e il loro megaschermo? Chi ti pubblica ogni parola senza fiatare? Chi ti
amplifica nelle piazze dei centomila? Chi ti fornisce il tuo oppio?
Oppure chiuderesti un occhio? E magari anche tutti e due? Perché lo sai bene
come reagirebbero alla tua denuncia: sarebbe rancore, veleno, isolamento per
te, cellulari che non ti rispondono più, inviti che non ti arrivano più, amici
che, ops, non ci sono più, il tuo volto che scompare dagli schermi e dalla
memoria.
Te lo dico io, caro Marco: tu li
chiuderai gli occhi. E sai perché? Perché una volta assaporata la fama, lo stradom,
e cioè il Potere, non se ne può più fare a meno. Dall’oppio non ci si
stacca, dal Potere neppure. Tu non torni Guarino, Staiano, Ferrieri, e cioè uno
per cui la TV è un oggetto del salotto, spenta più spesso che no, e non un
palcoscenico fondamentale. Tu non torni uno da serate con 23 spettatori a
chiacchierare pacatamente di un libro da 2000 copie se va bene, forse due
autografi alla coppia di pensionati all’uscita. Tu non potresti più oggi vederti
oscurato a 360 gradi e sepolto nella dimenticanza del grande pubblico. Non ce
la faresti. E allora ti chiuderai gli occhi all’occorrenza, eccome che li
chiuderai, e non sei più libero.
Io non so se ti è già capitato di
abdicare così alla tua libertà e alla missione di libero informatore; forse sì,
forse non ancora. Ma ti porto un esempio dove questo è già accaduto, accaduto a
una persona a te vicina, che tu stimi, a un’altra ‘paladina’ della libera
informazione a mezzo stardom: Milena Gabanelli. Come te lanciata da
quell’emittente pubblica dove, secondo le tue stesse parole, “ci può essere qualcuno che ha il guinzaglio ed è pure
bravo, è difficile, ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve
essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibile, ciascuno deve avere
qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e
delle proprie gambe lì dentro non ci si entra”. Come te adorata, presente sulle riviste patinate, premi a profusione,
fama, tanta… oppio.
Ebbene quando nel 2004 Milena Gabanelli si trovò a
dover scegliere fra l’adesione al principio sacro della difesa della libertà di
informazione, con i rischi tremendi che essa comportava per la sua fulgida
carriera, o la difesa di quest’ultima, ella chiuse entrambi gli occhi, senza
esitazione, né rimorso, né patema alcuno. E gettò alle ortiche la sua missione
di ‘paladina’ del coraggio televisivo, per assecondare proprio le fonti del suo
Potere, della sua celebrità, del suo oppio. In collusione con l’editore
RAI, partecipò a uno dei peggori casi di Censura Legale che si ricordi, e
ancora oggi vi partecipa, ovvero un colpo al cuore della libertà d’informazione
in questo Paese. Proprio lei.
Concludo
Marco. Con dei nomi e tre domande.
Ivan Illich, Noam Chomsky, Howard
Zinn, John Pilger, Rachel Corrie… Giovanni Ruggeri, Giorgio Ambrosoli, Corrado
Staiano, Ilaria Alpi, Peppino Impastato… Li hai mai visti in prima serata RAI,
CBS o FOX, ogni giovedì, tutto l’anno, primo piano, trucco di scena,
megaschermo alle spalle?
Sono mai sopravvissuti per 20
anni in RAI, CBS o FOX, scalando i gradini della carriera per poi posizionarsi
in prima serata sei mesi all’anno, pubblicità e inserzionisti al seguito,
editoriali su riviste di prestigio?
Hanno mai tuonato dalle piazze di
Roma, New York o Los Angeles, al culmine di tourné teatrali con biglietti
prezzati alla Rolling Stones, e fulmineamente impacchettate in Dvd, libri,
compilations, pronta vendita su carta di credito?
Sono mai stati tutto questo, Ivan
Illich, Noam Chomsky, Howard Zinn, John Pilger, Rachel Corrie, Giovanni
Ruggeri, Giorgio Ambrosoli, Corrado Staiano, Ilaria Alpi, Peppino Impastato?
No.
Il coraggio di chi è veramente
libero porta altrove, lo si trova altrove, mai lì dove sei tu. Pensaci Marco.
Cordialmente,
Paolo Barnard
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Lettera Aperta 2
Come talvolta accade nella vita, la verità si offre da sé.
Mi è arrivata la più cristallina conferma che quanto vado dicendo di certi
nuovi ‘paladini’ di questa povera Italia è vero. Essi necessitano adulazione,
ma una volta sottoposti a critica reagiscono esattamente come i personaggi del
Sistema-Potere, quelli cioè che proprio loro così alacremente contestano.
Marco Travaglio non mi ha ovviamente risposto, ma ha
replicato a un cittadino che gli chiedeva del caso Censura Legale e di cosa
pensasse della mia ‘Lettera aperta’ a lui destinata. Ora leggete:
_________
From: "piero deola" piero.deola@****
To: "travaglio" marco.travaglio@****
Cc :
Date : Wed, 30 Apr 2008 10:23:20 +0200
Subject : Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo Barnard
Caro Travaglio
La leggo e la seguo in tutti i modi possibili per la
chiarezza di esposizione e per la mancanza di peli sulla lingua. Ricevo però da
Barnard l'allegata (Lettera aperta, nda) e sarei anch'io felice se assieme
allo staff di "Anno Zero", avesse il coraggio, fin
quì negato, di trattare la questione Gabanelli/Barnard. Ho piu' volte scritto
alla redazione della trasmissione senza avere riscontro (siamo in un regime
democratico o piu' o meno tutti hanno imparato dal Caimano?). Non mi deluda e
dipani questa intricata matassa che doverosamente gli uomini liberi e giusti,
come io La intendo, dovrebbero sentire il dovere forte di fare. Con stima Le
invio i piu' cordiali saluti.
Piero Deola
__________
To: "piero.deola" <piero.deola@****
Sent: Thursday, May 01, 2008 2:18 PM
Subject: Re:Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo
Barnard
SONO TUTTE BALLE.
SALVE
MT
__________
From : "piero deola" piero.deola@****
To: marco.travaglio@****
Cc :
Date : Thu, 1 May 2008 15:24:50 +0200
Subject : Re: Re:Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo
Barnard
Grazie per il riscontro ma non per la frettolosa risposta.
In certi casi anche la forma richiede di essere onorata e la sostanza
giustificata. Cordialmente Piero Deola
___________
From: <marco.travaglio@****
To: "piero.deola" <piero.deola@****
Sent: Thursday, May 01, 2008 3:31 PM
Subject: Re: Re:Lettera aperta a Marco Travaglio. Di Paolo
Barnard
è che non ho tempo da perdere dietro ai delirii di uno
squinternato che mi diffama su internet senza avermi mai visto nè coniosciuto
con processi alle intenzioni. ciao m,t
_________
Fin qui le parole di Travaglio. Così rispondo:
“Sono tutte balle”. Ho fornito le prove nero su bianco in
atti giudiziari pubblici della collusione di Milena Gabanelli con la RAI in
Censura Legale. Inoltre io e il gruppo di cittadini censurati da Report e da
Beppe Grillo abbiamo fornito le prove nero su bianco di quella censura. A
montagne. Abbiamo lanciato un allarme perché quei fatti, incontestabili,
colpiscono al cuore la libera informazione italiana, e proprio per mano di
coloro che si autoproclamano i suoi ultimi bastioni. Ho scritto che “il giorno
in cui dovessimo scoprire che ‘Il nemico marcia alla nostra testa’, quello
sarebbe il giorno più tragico per le speranze della società civile italiana”.
Marco Travaglio, attento esaminatore di documenti, non ha
letto nulla e non si è documentato su nulla in questo caso, e spara sentenze
esattamente come faceva Berlusconi quando gli contestavano i suoi misfatti
prove alla mano: “Tutte balle”. Questa è ignoranza e tracotanza, Travaglio come
Berlusconi, come Ferrara o Feltri. Vedete quanto poco ci vuole a replicare il
Sistema?
“I delirii di uno squinternato”. Sono giornalista da quando
Travaglio era al liceo. Ho co-fondato Report e ho lavorato in RAI per 14 anni
partendo da Samarcanda, poi Report per arrivare a RAI Educational; sono
scrittore e saggista pubblicato da alcune delle maggiori testate italiane; sono
ideatore e membro di una Consulta presso il Ministero della Salute.
Giovanni Minoli ha detto pubblicamente di me: “Su un giornale e anche su un blog, leggevo di una polemica
di un socio fondatore di Report, Paolo Barnard, che è stato sicuramente uno che
a Report ha dato tantissimo, che ha fatto la maggior parte delle inchieste di
grande successo dei primi anni di Report e anche successivamente. E lui era
severo, severo con Milena . Però mi colpiva che un uomo etico come Barnard, una
persona che dedica molto del suo tempo, della sua vita, ad assistere i malati
terminali, quindi un uomo e una persona che ha un impegno sociale e civile di
primissimo ordine, chiedeva conto a Milena del perché è stato abbandonato”.
L’ex magistrato di Mani Pulite
Gherardo Colombo mi ha definito per iscritto “una persona molto stimata nella
società civile”.
Giuliano Amato mi ha telefonato
per commentare così il mio ‘Per un Mondo Migliore’: “Lei ha finalmente detto
ciò che lo fa accadere (il cambiamento, nda). L’ho citata e la citerò”.
Alex Zanotelli ha scritto di me
“Ho sempre ammirato il lavoro giornalistico di Paolo Barnard. Penso che le sue
puntate su Report siano le più belle del giornalismo italiano”.
Ma soprattutto migliaia di
cittadini mi hanno scritto per esprimermi la loro gratitudine e il loro
apprezzamento.
Io ho posto a Marco Travaglio una
questione che va al cuore dell’etica del nostro mestiere: il rapporto fra
fama/potere e libertà di espressione. Lui non mi risponde e mi insulta
volgarmente per interposta persona con, di nuovo, una tracotanza
impressionante. L’impasto di ignoranza del tema trattato e di arroganza volgare
sono in Marco Travaglio, qui, la replica esatta di come hanno sempre reagito i
peggiori personaggi del Sistema Potere a chi li criticava o a chi ne esponeva
le ipocrisie.
“I processi alle intenzioni”. Sabina
Guzzanti ha replicato così alla lettura della mia Lettera aperta a Marco
Travaglio: “Tu dici che Marco starà in tv 20 anni? Che si corromperà? Può
darsi, ma è un pò prematuro darlo per certo non ti pare? Tua Sabina”.
Le ho risposto: “Marco si è già corrotto. Come fa a stare
nel salotto di uno che ha fatto scempio del mandato elettorale di tanti
italiani per scendere da Strasburgo (dove ha soggiornato a spese dei cittadini)
a riprendersi il suo ‘giocattolo’ preferito? Cos’è un mandato elettorale? Un
parcheggio temporaneo? Una cura ricostituente? E costui, cioè Santoro, oggi sta
in TV a bacchettare il malcostume della politica (sic). Può Marco dire quanto
sopra in faccia a Santoro in diretta ad Anno Zero? Eppure è un fatto,
conclamato. Può? Lo ha fatto?
Può Travaglio dire che la sua casa editrice Chiarelettere è
diventata il fans club di un magistrato e della magistratura con tanto di
striscione e motto sul sito (caso unico in occidente), facendo così a pezzi il
più sacro dei principi dei checks and balances nel giornalismo? Può? Lo ha
fatto?”.
E aggiungo qui: può Travaglio spiegarci cosa ci sta facendo
in prima serata TV dopo aver perentoriamente dichiarato nel 2006 quanto segue:
“In televisione è vietato tutto
ciò che è libero, indipendente e autonomo. Perché? Perché non si sa mai cosa
può dire uno libero, che non risponde, non si sa mai cosa potrebbe fare, non si
sa mai cosa potrebbe raccontare... Se uno è asservito è controllabile, si
conoscono le dimensioni del suo guinzaglio, e si sa anche chi lo tiene in mano
il guinzaglio. Chi non ha il guinzaglio in televisione in questo momento non
lavora e chi ci lavora in un modo o nell’altro un suo guinzaglio ce l’ha.
Si tratta a volte di scoprirlo,
per quelli più furbi, che lo nascondono meglio, per altri si tratta di capire
quanto è lungo, ma non c’è dubbio che chiunque lavori in televisione nei posti
chiave, che si occupano di informazione, di attualità, o che si occupano
disettori limitrofi, il guinzaglio c’è e lo tiene in mano qualcuno. Poi ci può
essere qualcuno che ha il guinzaglio e pure è bravo (sic, nda), non è mica
escluso, è difficile, ma non è escluso; la regola è comunque che ciascuno deve
essere controllabile e ciascuno deve essere prevedibile , ciascuno deve avere
qualcuno che garantisce per lui altrimenti sulla base delle proprie forze e
delle proprie gambe lì dentro non ci si entra”?
Quanto sopra, dovrebbe in un
pubblico sano destare una profondissima preoccupazione e molte domande.
Nel mio Considerazioni sul V-day (http://www.disinformazione.it/lettera_paolo_barnard.htm)
e nelle mie interviste su Arcoiris TV ho lanciato appelli alla società civile
organizzata, cioè all’ultimo residuo di speranza dell’Italia di emergere dal
buio. Potete leggerli e ascoltarli, ma ripeto qui alcuni punti fondamentali.
Primo. Non esistono spiriti liberi nel circo delle Star e
della fama. La fama dà potere e, una volta acquisito, il suo mantenimento
diviene prioritario rispetto alla libertà d’espressione (come dimostrato
sopra). Inoltre il potere e la fama inducono spesso a comportamenti meschini.
Nell’estate del 2006, per fare un esempio, Beppe Grillo negava al cineamatore
Pietro Campoli il permesso di diffondere su Arcoiris Tv le immagini del suo
intervento alla marcia di Quarrata “perché non ricordo ciò che ho detto e non
posso più sostenere le cause che mi arrivano” (sic). Grillo denuncia un reddito
di 4,2 milioni di euro all’anno. Arcoiris vive di contributi volontari.
Secondo. Il lavoro di Travaglio e
soci nella ‘Industria della Denuncia e della Indignazione’ che hanno fondato è
inutile. Inutile perché 16 anni dopo Mani Pulite, e dopo 16 anni di denunce e
di indignazione sfornati a ritmo ossessivo, con decine di libri fotocopia,
l’Italia è messa peggio di prima. E sapete chi lo ha scritto questo? Marco
Travaglio nel suo libro ‘Mani Sporche’. E qui sta l’ironia: Travaglio ha
scritto di suo pugno che quello che fa non serve a un accidenti. Ma non se nè
accorto. L’‘Industria della Denuncia e della Indignazione’ ha fallito
interamente i suoi scopi, e naturalmente i suoi ‘industriali’ sono ben lontanti
da qualsiasi autocritica su questa evidenza. E ben lontani dal pensare di fare
altro.
Terzo, lavoro di Travaglio e soci
è anche dannoso. Dannoso perché i Travaglio, Grillo, Stella e co., con gli
attacchi ossessivi alla Casta, stanno fornendo agli italiani un alibi colossale
per fuggire dall’unica verità che sarebbe utile all’Italia: e cioè che la Casta
siamo noi, tutti noi, noi mafiosi, parrocchiali, omertosi, e ladri di 270
miliardi di euro di sola IVA, confronto ai quali il mantenimento della Casta
politica, la mafiosità di un pugno di amministratori, l’omertà dei furbetti
italici sono ben poca cosa. Va riportato il cittadino al centro, al centro
delle sue responsabilità per il Paese che ogni giorno crea con le sue azioni, e
gli va detto che Berlusconi, Mangano, Consorte, Pio Pompa, Bossi e gli altri
sono solo la proiezione sul muro della sua ombra. Null’altro.
Ma dannoso soprattutto perché questi
nuovi Personaggi/eroi della nuova Italia hanno finito per replicare lo Star
system del sistema commercial-mediatico. Sono oggi vere celebrità. Ponendosi
come tali, inevitabilmente trasmettono alle persone la sensazione di sapere
sempre più di loro, di contare più, di avere più carisma, più coraggio, più
visibilità. E più sapere, capacità, importanza, carisma, coraggio e visibilità
le persone gli attribuiscono, meno ne attribuiscono a se stessi. Il paragone
inevitabile fra la (generalmente fragile) autostima della gente comune e
l’immagine di ‘grandezza’ dei Personaggi, fra il limitato potere della gente e
quello invece di chi è famoso, è ciò che finisce per annullare tantissimi. E
infatti in assenza dei Personaggi, la maggioranza dei loro seguaci non osa più
esporsi, anzi, scompare. Ecco perché le migliaia che si riversano nelle piazze
ogni anno sembrano regolarmente sparire nel nulla all’indomani.
I Travaglio, Grillo e soci dovrebbero rimpicciolisi,
sgonfiare la loro ipertrofica presenza e aiutare invece i cittadini a
ingrandirsi, a divenire infatti i Personaggi di se stessi, i
Travaglio-Grillo-Ciotti-Zanotelli ecc. di se stessi, a ‘scrivere’ cioè il
‘libro’ della propria denuncia dei fatti, a fare loro personale Tg, a credere
solo nella propria verità, senza mai, mai e mai aderire acriticamente alla
verità di alcuno, chiunque esso/a sia, qualunque sia la sua fama, provenienza,
carisma o potere. Insomma, a scintillare non dovrebero essere i Grillo e i
Travaglio, ma ogni singola persona comune, per sé, in sé.
Solo il percorso sopraccitato avrebbe garantito la nascita
di un insieme di cittadini capaci di agire sempre, indipendentemente da
qualsiasi cosa, capaci di
combattere anche da soli, anche in assenza dei trascinatori, per sé e
con sé, dunque potenti, affidabili e durevoli, protagonisti. Questo avrebbe
fatto tremare i palazzi, questo li avrebbe spazzati via, questo e solo questo
avrebbe cambiato la nostra Italia.
Sono queste le riflessioni che da due anni pongo a Marco
Travaglio e ai suoi colleghi ‘paladini’. Le risposte non sono mai venute. Da
loro ho unicamente censure, insulti, disprezzo.
Ma il punto è ben altro. Il punto siete voi che leggete. Le
domande che non vi fate. L’affettività del tutto irrazionale con cui difendete
questo triste stato di cose e i suoi ‘eroi’. Dopotutto le evidenze di quanto
poco distanti siano alcuni di questi ‘paladini’ dai modi del Sistema-Potere che
vorrebbero abbattere sono davanti ai vostri occhi. Perché non fate qualcosa per
voi stessi? Perché non aprite gli occhi e non vi mettete voi sui palchi da
centomila, dietro ai tavoli coi microfoni, al centro del mondo delle idee per
cambiare?
Paolo Barnard
Fonte: Paolo Barnard