lunedì 2 luglio 2012

Dopo l’Uomo Qualunque, Beppe Grillo: l’irresistibile successo del qualunquista



Per il suo spettacolo, ha venduto settantamila biglietti in sei giorni solo a Roma. Il suo blog è uno dei più visitati al mondo; il libro un best seller. Beppe Grillo, bravo! direbbero i francesi.

Espulso dalla televisione di Stato per la sua battuta sui socialisti, Grillo è riuscito a costruire una fortuna sbeffeggiando i politici e chiunque sia al potere. Vedi la sua battaglia sui “pregiudicatiparlamentari”, ripresa anche dalla stampa americana.

Per Grillo chi ha subito una condanna non dovrebbe essere eletto in Parlamento. Il suo elenco dei deputati pregiudicati è stato cliccato da centinaia di migliaia di internauti. Sì, ma come la mettiamo con la presunzione di innocenza, che impone di attendere il passaggio in giudicato della sentenza?

Grillo non si esprime sul conflitto di valori del nostro sistema, sposa la prospettiva più facile. E così ottiene l’applauso e l’adorazione del pubblico che si riconosce nel novello Savonarola, pronto però a cambiare idea e a invocare la presunzione di innocenza quando ad essere toccato dal sistema è un amico, un parente o il proprio partito.

Analogo discorso per l’attacco ai consiglieri di amministrazione delle società quotate in borza, “luogo malsano” nel quale tutti sono impegnati in un’ “orgia”. Giù applausi; sarà la freudiana invidia del pene? Perchè un manager non dovrebbe stare in più consigli di amministrazione? Anche Beppe Grillo ha il dono della ubiquità: ha un blog, scrive libri, fa un tour per l’Italia. Prima di lanciare l’ennesima campagna demagogica, avrebbe dovuto valutare pagliuzze e travi proprie e altrui.

Insomma, a TEMIS piace la straordinaria verve comica di Grillo; stima la capacità del professionista di sfuggire all’obblio cui lo aveva condannato la censura della Rai; ma detesta e contesta il qualunquismo che avvelena i suoi discorsi.

Lo detesta perchè dà voce all’italiano che contesta il sistema sino a quando non riesce ad entrarvi, sempre pronto a criminalizzare la classe dirigente, ma a chiederne i favori.

Lo detesta perchè, come Sordi, non riesce più a distinguersi dal ruolo e legittima quella differenza tra politica e società civile che vuole che tutti i delinquenti siano nella prima, quasi che la seconda non sia quella da cui provengono e che elegge i politici stessi.

Lunedì, 2 Aprile 2007

Fonte: Temis