lunedì 2 luglio 2012

Cinque stelle uncinate: fenomenologia di Beppe Grillo

BOLOGNA - Nell'azione dei padroni del movimento di Beppe Grillo, la Casaleggio Associati e il comico genovese in persona, sempre più spesso vengono riconosciute condotte autoritarie e un'aura politica e culturale che si rifà ai totalitarismi del secolo scorso, in particolare al movimento fascista e nazista. Una tesi che ai più potrebbe apparire sorprendente, ma che, valutata a fondo, appare fondata.
 
Beppe Severgnini traccia un fil rouge tra Mussolini, Berlusconi, Bossi e Grillo. Oliviero Toscani, usato come clava anti-sistema, proprio da un'area che fa riferimento a Grillo, è tranchant: Sembra Goebbels. Poi serafico aggiunge: "Nella volgarità di Grillo non c'è nulla di nuovo, nemmeno nelle sue performances, sono le stesse di Bossi, quelle esibizioni con il dito medio alzato". Insomma da Terzo Reich, come ripete testualmente il grande fotografo: "Abbiamo avuto il Duce nero, poi quello rosa, Berlusconi, ora questi qui".

All'inizio della grande era berlusconiana lessi un testo che mi colpì molto: "Come si diventa nazisti" dello storico tedesco William Sheridan Allen. Venne pubblicato nel 1968 e poi di nuovo nel 1994 con prefazione di Luciano Gallino (Einaudi). E' la storia di un piccolo paese che l'autore chiama Thalburg, ed è in realtà Nordheim (nell'Hannover), dalla fine degli anni venti all'inizio degli anni trenta. E' la storia di un posto normale, simile a certi paesotti italiani del Nord, dove coesiste una tradizione democratica e una bella etica del lavoro, una condizione sociale non conflittuale, una forte presenza artigiana e di piccola imprenditoria, insieme a funzionari statali (ferrovie); dove c'è un partito dominante, almeno dal punto di vista culturale, la Spd, i socialdemocratici tedeschi.
 
La crisi economica, le durissime tasse per ripianare i debiti di guerra (un po' come i nostri debiti voluti da chi in Italia ha gestito la guerra del consenso basata su elargizioni, incapacità, prebende e malcostume etc.), un certo spirito intollerante debitamente alimentato e un ancestrale bisogno del nuovo, producono un effetto straordinario, tanto a Thalburg quanto in Germania: l'affermazione del Nsdap (il partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi). 


Nel 1928 a Thalburg-Nordheim la Spd è oltre il 40% dei voti e i nazisti sono una sparuta minoranza. In due anni i nazisti crescono di 14 volte, l'Spd non crolla ma perde una fetta importante del suo elettorato e soprattutto smarrisce la capacità di organizzare un progetto politico di risposta alla crisi e di conseguenza non riesce più a fissare sia le alleanze sociali che quelle politiche con gli altri partiti. 

La borghesia locale, i lavoratori, gli strati emarginati e quelli imprenditoriali sono attratti dalle velleità anti-sistema dell'oratoria nazista (anche il marxista Ernst Bloch aveva convenuto sull'immediatezze delle parole d'ordine hitleriane contro la macchinosità delle analisi spartachiste, ce l'aveva con i comunisti di allora). 

La furia retorica nazista mette tutti sullo stesso piano, aumenta il volume e la violenza degli attacchi, dosando una lucida blandizie verso alcune fasce strategiche di elettori (ricordate la furia di Grillo contro i blitz anti-evasioni e l'affermazione che la mafia colpisce meno gravemente che lo Stato con le tasse?). 

I nemici di quel partito socialista - ma nazionale - (che abilità presentarsi con un linguaggio e titoli da sinistra, basti pensare all'evocazione di Stalingrado da parte di Grillo per Parma...) divennero quasi subito le organizzazioni tradizionali dei lavoratori, in affanno, in difficoltà. Allora il pericolo era quello della vittoria dei rossi, dei comunisti, della Spd (ma che coincidenze...).
 
Il linguaggio fu (ed è) quello dell'anti-politica, così efficacemente compresa da tutti, così semplice da snocciolare, con tanti esempi di facile comprensione. In assenza degli emigrati gli obiettivi di allora erano gli interessi non tedeschi e le politiche non tedesche (che poi fa lo stesso, adattando la materia al caso italiano), l'Europa che schiaccia la Germania sconfitta dalla guerra (come noi schiacciati da chi vuole attraverso l'euro imporre i diktat di una troika finanziaria).
 
Si fece così lentamente strada l'idea di una politica sangue e suolo, guarda caso sintetizzata in motti simili a quelli che si sono ascoltati qui ("padroni in casa nostra" o alle intimazioni di Grillo che accusa la sinistra di porre nell'agenda politica il falso problema della cittadinanza agli immigrati), molto in voga in questi anni. 

E quindi la scelta: l'uomo che dovrà scardinare il sistema non dovrà provenire dalla pletora di partiti incapaci, dovrà essere tedesco (non vi dice niente che per aderire al movimento cinque stelle bisogna essere cittadini italiani, come da non-Statuto grillesco, "articolo 5 - adesione al movimento").
 
Mentre le strutture di vertice del movimento nazista entravano subito in risonanza con le oligarchie economiche che contavano, nelle piazze grondanti rabbia si blaterava di rivoluzione sociale, attraverso un nuovo modo di fare che avrebbe spazzato tutto via. Tra i vertici del partito nazista (che sapeva benissimo quello che stava facendo) e la base si scavò subito un invisibile ma significativo solco.

Da una parte l'organizzazione che produce retorica, dall'altro i vertici che la sanno lunga e che sono intoccabili. Apparentemente tutto coeso.
 
Vengono in mente le accuse di lobbismo su tante amicizie pelose che sono piovute sulla Casaleggio associati, il braccio proprietario del movimento cinque stelle, che hanno prodotto un'immaginifica lettera di spiegazioni pubblicata sul Corsera da parte di Guru Casaleggio persona. Ma se i rapporti tra la Jp Morgan di Rockefeller e la Casaleggio (sia pure mediati dalla potentissima Enamics) sono questioni che riguardano le strategie di business della casa editrice, le cose cambiano se emerge la natura proprietaria del movimento sancita esplicitamente dal regolamento, il famoso "Non Statuto", che guarda caso, proprio GianRoberto Casaleggio (c'è sempre un Gian nei potentati che contano) ha ammesso di aver scritto di persona. 

Nel Non-Statuto a cinque stelle non è prevista la possibilità di eleggere un leader diverso da chi ha la proprietà del marchio: ("ARTICOLO 3 – Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso"). 

Non solo, Beppe Grillo dispone della sede e del "Centro" strategico del partito. ("Art 1 La  “Sede” del “MoVimento 5 Stelle” coincide con l’indirizzo web www.beppegrillo.it. I contatti con il MoVimento sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica all’indirizzo MoVimento5stelle@beppegrillo.it.", quindi se gli vai bene può risponderti, se non non conti nulla o gli rompi le scatole non ti fuma).
 
Insomma c'è una struttura per raccogliere il consenso in basso, mentre tutto è scrupolosamente asservito a direttive verticistiche, proprio come i progenitori tedeschi.  

Domanda: una eventuale relazione con la famiglia Krupp e altri potentati del genere, potrebbero essere sventati ora dai militanti a cinque stelle se Beppe Grillo e GianRoberto Casaleggio decidessero alleanze "riparatorie" o, chiamiamole così, "stravaganti"? 

Il core business della Casaleggio (Beppe Grillo è di fatto poco più di un testimonial) dopo il proficuo esercizio con Second Life, è quello della razionalizzazione dei meccanismi di controllo che la rete offre.  

Ma già un brillante studioso olandese di Internet, Gert Lovink aveva ammonito nel suo splendido Zero Comments (2008, Bruno Mondadori) dei pericoli dell'universo 2.0: l'insidia alla libertà d'espressione (oggi siamo tutti autori, anzi ci sono più autori che lettori) è costituita proprio dalle piattaforme proprietarie che si sono affermate con questa tecnologia e che metteranno ordine e bavaglio ad una dimensione (internet) fondata all'inizio proprio sul non-controllo e sulla de-razionalizzazione.
 
E così siamo arrivati all'ideologia della Casaleggio associati e di Belle Grillo che trasuda misticismo scientista. 

L'ideale di razionalizzazione del mondo, attraverso una politica implementata nella società come se fosse un gioco virtuale, è stata sperimentata inizialmente fuori dal concreto, in lunghi anni di gestazione. Poi è stata vestita di carne e ossa, attraverso una miriade di pedine a cinque stelle: questo progetto, nella sua ispirazione, è antico quanto la volontà di dominio dell'uomo sugli uomini. 

Horkheimer e Adorno nella Dialettica dell'Illuminismo tracciarono un significativo legame tra le ideologie razionalizzatrici del Settecento e l'approdo totalitarista dei fascismi del secolo scorso. Qui siamo alla replica prima virtuale e poi concreta di un modello che si è conformato a tecniche collaudate di cyber-consenso. Più che prometeismo, (Prometeo simbolo scelto da Casaleggio per molte delle sue iconografie) qui siamo al faustismo: non c'è un eroe-mito che libera l'umanità dal dio ingiusto, ma è proprio il Casaleggio-Doctor Faustus che vuole essere Dio. E' Casaleggio, in versione divina, che vuole misurarsi nel gioco Storia e Natura, dove, appunto, lui è Dio e il suo dominio è la Terra. 

La terra va riorganizzata socialmente ecologicamente in un nuovo ordine di cui è lui stesso orologiaio (a piccoli passi, comincerà dall'Italia). E se pensate ad una esagerazione andate a leggere alcune delle sue citazioni dal tono oracolare e millenaristico, in cui si anticipa con categorie più proprie dei video-giochi fantasy che della storia, della sociologia o della filosofia, una guerra tra il regno della Libertà (l'occidente che darà accesso alla rete) e l'impero del male (erede del vecchio blocco sovietico) con Iran, Cina e Russia, che invece bloccherà ogni nodo, ogni server, ogni dorsale informatica. 

Cosa accadrà, quindi, dei problemi comunque posti da una società alla quale, in un certo modo Grillo e il suo (suo perchè è proprio suo, di sua proprietà) movimento danno delle risposte? Come in Europa all'inizio del secolo scorso la questione non ammette infingimenti. Anzi è una tematica densa di significati che si potrebbe dire non aver trovato ancora nè soluzione, nè aver perso forza demolitrice. 

La Tecnica minaccia l'uomo, l'organizzazione del capitale, attraverso la tecnologia, produce asservimento e svuota ognuno di noi del proprio Progetto. Oggi bisogna lottare contro la Bce, il Fondo monetario internazionale, le superaziende dagli interessi invisibili, le multinazionali impersonali, il capitale senza volto, le superpolizie, i supereserciti, le supermafie, le imposizioni oltre ogni rappresentanza e rappresentatività, le troike economiche.  

Questo implica che l'analisi che compiamo comporti una conseguente prassi finalizzata al cambiamento radicale, chiamiamola pure con il suo nome, una rivoluzione che sovverta questo modo di intendere la vita e la società. 

In alternativa possiamo solo ritagliarci un vissuto ai margini della Tecnica che ha razionalizzato sfruttamento, profitto e dominio. In questa alternativa (che stiamo perseguendo in Italia e in Occidente) la politica diventa non trasformazione e progetto,     ma un tentativo ragionieristico di ordinare quel poco che non è stato inserito nel meccanismo di razionalizzazione dello sfruttamento. 

In questo contesto nasce il bisogno di ribellione che viene soddisfatto dalle simbologie di Grillo. E così torniamo alla Tecnica, un mito che da oltre un secolo (da Husserl in poi) viene indicato come destino dell'Occidente, ma che offusca il plenum dell'uomo inteso come essenza, libertà e progetto. 

La Tecnica per Grillo ha un nome: è la politica dei partiti che rappresentano il dominio attraverso una modalità vecchia e che lui vuole sostituire con una modalità nuova, una nuova tecnica: il dominio della rete, la razionalizzazione attraverso la messa in comune di ogni risorsa (anche se poi ci dovranno essere quelli che per il bene dell'umanità saranno i guardiani di questo net-dominio e lui, ovviamente, pensa di essere tra questi). 

Per me, invece, la Tecnica contro la quale i pensatori esistenzialisti, fenomenologici e storicisti si sono confrontati oggi si è trasformata nell'apparato tecnologico, burocratico e ideologico che sostiene lo sfruttamento planetario da parte del capitale nella deriva finanziaria e impersonale.  

La conseguenza dell'azione di Grillo è la svalutazione di quella politica che lui riduce a macchietta. La politica che diventa burocrazia, sede di compromesso e corruttela, la politica vecchia. E la forma vecchia della politica per lui sono i partiti. Per questo ha sferrato l'attacco alla forma-partito, proponendo una struttura liquida, capace solo di creare consenso. 

Dietro questa operazione c'è il passaggio dall'impolitica - cioè dalla politica partecipata, ma con la garanzia storica dei partiti, e quindi lenta e ferragginosa - alla impolitica rappresentata da uno solo che decide (nel caso del M5s da Grillo e dalla Casaleggio associati). 

Il gruppo di potere che è dietro il M5s sono pochi "ottimati" che, senza confrontarsi con una legge morale (Platone), hanno già deciso tutto e lasciano ai militanti a cinque stelle l'illusione sulla discussione riguardo bagattelle locali e marginali (salvo intervenire quando qualcuno ha strane alzate d'ingegno).  

E' una modalità che abbiamo già visto e che però, per essere efficace, ha bisogno di esprimersi in un clima da comitato di salute pubblica. Grillo per dar conto in modo micidiale delle sue simbologie ha bisogno di una lotta totale, uno stato d'emergenza permanente. Così i militanti chiudono un occhio sulle derive anti-democratiche, così l'efficacia della sua retorica anti-sistema resta inalterata e si perpetua.
 
Dove troviamo una cosa del genere? La dice Cacciari guarda caso quando parla del filosofo della politica filo-nazista Carl Schmitt: "La politica diventa autentica solo perché in ogni momento vive nello stato d'eccezione" e il "Siamo in guerra" di Beppe Grillo è proprio questo. E così il comico genovese può sostenere che la sua impolitica diventa la vera politica. Ma, come sottolinea Cacciari, questo modo di vedere l'impegno di un cittadino nella lotta per la gestione della cosa pubblica è tipico delle adesioni ai totalitarismi. E si manifesta, per esempio anche nel plauso al nazismo di un pensatore geniale come Heidegger: "La deriva del nazionalsocialismo di Heidegger, come ha visto lucidamente Hannah Arendt, inizia con il suo discorso sulla totale svalutazione della politica".  

Quello che ha fatto inizialmente Grillo. La politica è il mondo della chiacchiera e del vecchio, questo era il pensiero di Heidegger che così abbracciò Hitler. Grillo, invece, aspetta ancora qualche filosofo per nobilitare il suo movimento. Ma forse non deve nemmeno preoccuparsi. Gliene costruirà qualcuno, con tanto di ontologie, Gian Roberto Casaleggio. Ovviamente virtuale. 

Friday 22 june 2012

Fonte: WWW.BRUNOBARTOLOZZI.IT