lunedì 2 luglio 2012

Nazisti e sciacalli a cinque stelle

Giovanni Favia, leader emiliano del movimento cinque stelle di Beppe Grillo, è stato ripreso mentre, a sua volta riprendeva le crudissime scene del suicidio di Maurizio Cevenini, leader del Pd bolognese, dal palazzo della Regione. 

Maurizio Cevenini ha deciso di togliersi la vita nella tarda sera di martedì 8 maggio gettandosi dal suo ufficio. Il corpo è stato ritrovato solamente mercoledì mattina, con gli effetti di un volo di sette piani. Dagli uffici dei vari consiglieri regionali, fra cui quello di Giovanni Favia, si può osservare il punto in cui Cevenini si è schiantato ed è morto. Giovanni Favia è stato "beccato" mentre, armato di telecamera, inquadrava dall'alto, dove nessun giornalista e fotografo avrebbe potuto, nè avrebbe osato andare, il punto dell'impatto e ciò che intorno rimaneva del corpo di Cevenini, mentre, in basso, la polizia scientifica concludeva i rilevamenti. Si è giustificato così: "Deformazione professionale, sapete io facevo il video-maker".
 
La nausea e il disgusto sono le prime reazioni. Ma facendo sbollire la rabbia si deve cominciare a ragionare. Partendo da una affermazione di Grillo, resa proprio contemporaneamente alla bravata del suo adepto. Il guru ha sentenziato: "Senza di me ci sarebbe il nazismo". Ma in cosa potrebbe incarnarsi - mi sforzo di ipotizzare - il nazismo del terzo millennio

Il nazismo è l'espressione politica di una cultura o di una visione del mondo secondo la quale da una parte esiste la ragione dei puri e dall'altra ciò che per questa concezione è rifiuto, Abfall

La lotta non ammette prigionieri. Il puro spazzerà via il debole e l'impuro; e così la società, finalmente mondata, potrà assurgere al suo esito definitivo. Al debole, all'impuro, non è concessa chanche di redenzione, non avrà forse nemmeno l'opportunità di scegliersi la fine. E tutto è catalogato secondo questa sfida apocalittica. 

Se il debole è una persona che non ha i requisiti di purezza sarà un Untermensch (sotto uomo); semmai producesse arte sarà Entartete Kunst (arte degenerata). Nel 1937 ne fecero addirittura una mostra per indicare, semmai fossero sorti dubbi o sbandamenti estetici, a cosa si faceva riferimento.

Provo ora a immaginare la trasfigurazione della cultura che ha formato il nazismo, il fascismo, i violenti populismi. E provo a immaginare che caratteristiche dovrebbe avere un movimento che incarni oggi quelle caratteristiche. Dovrebbe innanzitutto usare un linguaggio violento, dove uccidere, scomparire, annullare, cancellare, annichilire, spazzare via, siano i verbi che si riferiscono ai propri avversari. E questi avversari devono essere individuabili subito, attraverso caricature che ne propongano la maschera e non il volto. Tutti questi nemici devono essere accumunati da un destino, quello di rappresentare il lezzo, il marciume, quel rifiuto che rende tutto indistinto. A loro la scelta: abbandonare e annichilirsi o venire travolti.  


Perciò chi fa politica secondo l'aura che ha creato certi populismi, fascismi e nazismi deve proporre oppositori tutti uguali che differiscano fra loro per dettagli inessenziali che, semmai, ne accentuino il carattere ridicolo e repellente. E così non ci sono avversari, ma solo nemici.  

E non c'è un nemico migliore e uno peggiore: tutti sono uguali, tanto che non vale la pena dialogare con uno di loro su un argomento, con un altro di un altro, differenziando e sostanzializzando un rapporto che, nella società, è, al contrario, ben articolato. 

Il mondo della stirpe dei puri è diviso in due, separato da un sol colpo di spada: immondizia da una parte, brillare di stelle dall'altra. Impossibile in questo cascame vedere l'uomo, il volto, l'anima, la debolezza, la genialità, la timidezza, il coraggio, l'esitazione: sono tutti uguali i nemici, questi escrementi (il termine merda nelle sue apprezzabili sfumature è un elemento di tenace continuità tra il vecchio e il nuovo nazismo) sono concime funzionale al sistema. Ma la logica li destina ad un solo esito: essere spazzati via dalla stirpe dei puri. 

C'è poi un altra parola, nella storia dello scorso secolo, che è stata contagiata da questo manicheismo messianico. Un lessico che si ritrova in certi dottrine di tipo positivistico-marxiste che hanno dato luogo ad autoritarismi stalinisti. E' un termine che, ad esempio, Grillo formalmente usa poco, ma di cui sono imbevute le sue analisi. Il termine è "Oggettivamente". Per certi stalinismi i nemici vengono individuati "oggettivamente" dalle determinazioni della storia. E quindi si procede alla loro eliminazione. 

E così oggi: il sistema dei partiti rende ciascuno dei protagonisti della vita politica un morto vivente,"oggettivamente". uno zombie, una salma, Cioè ciascun nemico può anche avere nel suo intimo convinzioni originali o animare battaglie nobili, può condurre forme di resistenza individuali, può avere una sua ricchezza, una soggettività creatrice, ma tutto questo al dispensatore di oggettività non importa. Tutti gli avversari sono macinati in un processo di accorpamento che ne fa smarrire l'identità, la personalità, la differenza. Insomma ciascuna soggettività scioglie la propria identità nel manicheismo che contrappone i portatori di luce e la stirpe degli eroi alle salme e agli zombies, in una indistinta oggettività

E dove si trova un abuso dell'avverbio oggettivamente, oltre che in certi linguaggi stalinisti, anche se in modo più raffinato e quasi con venature pedagogiche? Nel linguaggio delle Brigate Rosse: padri di famiglia, operai, aguzzini di stato, professori miti e baroni, giornalisti spie e servi, cronisti dall'indipendenza cristallina, facevano tutti parte "oggettivamente" della schiera dei nemici di classe ai quali destinare una pallottola. Non c'era differenza, nessuna possibilità di mediazione. O di qua o di là. Rispetto zero per le debolezze o per i bisogni che non provengano dalla schiera degli eletti. 

E così per Grillo la questione degli immigrati è noiosa. A noi interessa far fuori la politica - sostiene - interessa uccidere i partiti, solo così risolveremo i nostri problemi. E non ci vengano a parlare di dare la cittadinanza a ragazzini nati in Italia che con il paese d'origine dei genitori non hanno più in comune nemmeno la lingua: questo è un falso bisogno. Anzi un trucco, un complotto per sviare il popolo dal vero obiettivo: la catarsi, che si realizzerà attraverso la soppressione politica dell'avversario. E come si permettono - incalza il profeta - i nostri nemici di mettere in mezzo gli immigrati? Per farsi salvare il culo da questi ascari che con le loro insulse tematiche sviino dalla lotta vera. Piccoloborghesi!! Urlerebbero gli stalinisti d'un tempo che indicavano nei deviazionismi quelle scelte politiche che accoglievano, come si direbbe oggi, altre sensibilità. 

L'altro aspetto di continuità tra vecchi e nuovi populismi violenti - oltre l' annichilire i bisogni di altre espressioni sociali che intralciano, come l'immigrato che non conta, non è dei nostri e ci fa perdere tempo - è quello del complotto. I grandi poteri tramano: tutto quello che vediamo è una forma di dominio che è stata concepita per tarpare le ali alla stirpe dei puri. 

Si è passati così dai complotti pluto-massonico-giudaici dei fascismi e dei nazismi, ai complotti dei giornalisti (servi per definizione), dei mezzi d'informazione (tutti uniti nel deformare la realtà a vantaggio del potere costituito, anche qui nessuna differenza) e dei partiti (piccoli, grandi, partecipati, padronali, di massa, d'elite, è lo stesso) o delle istituzioni che sono sempre marce, a prescindere dalle norme che le hanno edificate e dagli uomini che le compongono. 

E così si racconta in diretta, spacciandola per vera-unica democrazia, quello che si scorge nel palazzo infetto, grazie alla abilità di inserire nelle istituzioni degenerate dei manipoli di puri. E allora streaming delle inutili assemblee politiche regionali, provinciali, comunali, dei detestabili rendiconti in commissione. E tutto quello che lì accade è uguale, è percepito (e raccontato) alla stessa maniera. Non c'è luce in questo Ade tenebroso, tutto va vomitato dalla bocca e consegnato nella sua maleodorante aggregazione al ludibrio del popolo che giudicherà (il popolo beninteso è formato dalla stirpe dei puri eroi o dagli illuminati che rinfrangono la luce dei puri, delle stelle). 

E tutto fluisce senza pietà, senza umanità senza differenze. Questi angeli sterminatori (e con loro gli apostoli della narrazione delle malefatte della casta, come gli ormai noti giornalisti filo-grillini del grande gruppo editoriale) descrivono uomini e fatti identici: tutti rubano, tutti se ne approfittano, tutti dominano attraverso un potere e una funzione che è usata impropriamente, tutto sempre uguale, tutto sempre prevedibile. Ogni storia ha un inizio, una fine, maschere uguali, ma dai nomi differenti.   

E così nella narrazione cibernetica realtà e racconto si mescolano e perdono l'una sostanza e l'altro valore simbolico. Il regno del male da combattere (con tutti coloro che vi partecipano) viene raccontato con foto, immagini, registrazioni audio, incessantemente. E così le salme, gli zombies, i nemici entrano in questo condotto di scarico dove l'antidoto al male che essi rappresentano è il flusso stesso in cui sono evacuati e cioè il modo di raccontare. 

Essi ad un certo punto emergono insieme al modo in cui sono raccontati, sospinti verso i collettori che mescolano i fatti e gli individui con la loro gelatinosa rappresentazione fornita dalla grande capacità della stirpe dei puri che prima di tutto deve essere stirpe di affabulatori e narratori. Alla fine, però, non si sa più quale sia la realtà e quale sia la narrazione, dove c'è accadimento e dove rappresentazione, quali sono i dati e quale è l'orazione, in che punto le notizie sono mescolate alle iperboli. 

Perciò tutto e tutti vanno filmati, ripresi e al tempo offesi in ogni aspetto. Anche se ridotti all'impronta sull'asfalto di un corpo martoriato dopo un volo di sette piani, anche se sono stati miti e attenti padri di famiglia anche se, nel gettarsi nel vuoto, al culmine di una devastazione interiore, si sono tolti gli occhiali per restare "nascosti" nel volo verso il buio.
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PS Aggiungo: Favia ha dichiarato di non aver filmato il corpo di Cevenini che era già stato portato via. Una precisazione del tutto irrilevante sia in ordine all'analisi svolta (modalità politiche per riferirsi agli avversari e lo sviluppo della propria azione) che rispetto alla puntualità della lettera del testo dove non si è mai parlato di un corpo filmato, visto che il gesto di riprendere la scena è stato violento e esecrabile, a prescindere da quello che veniva documentato. 
In questo contesto il nazista e lo sciacallo a cinque stelle rappresenta chi incarna lo spirito che ha creato i presupposti del movimento hitleriano; i suoi valori di base, le modalità culturali che lo hanno generato (e hanno generato anche dell'altro) si coniugano con uno sciacallismo doc. Dove il doc è rappresentato dalle canoniche stelle: quattro o cinque, appunto.
 
PPS Favia ha ammesso l'errore, frutto di un istinto documentaristico, ma attacca tutti quelli che lo hanno criticato dando loro degli sciacalli e dice che non perdonerà nessuno. Sostiene che in queste ore ha sofferto molto e si spende in elogi e lodi sperticate per Maurizio Cevenini. Bisogna capirlo, è un uomo andato in confusione. 
Speriamo che la prossima volta prima di compulsare indifferentemente una seduta di un consiglio regionale o un suicidio, abbia il discernimento di distinguere. 
Anche se l'attacco e l'annuncio di non voler perdonare i critici dimostra che tanto lontano non è poi andato neanche questa volta dal suo modo abituale di intendere la politica, il contraddittorio e gli avversari.  
La forza della rete, stavolta, lo ha costretto a queste contorsioni. Spero sia una lezione che non dimenticherà. Se continua a fare così significa che non si arrende, chissà se gli conviene. 

Friday 11 may 2012

Fonte: WWW.BRUNOBARTOLOZZI.IT