
Ne sono profondamente convinto.
Nella pagina Facebook “Partigiani del Terzo Millennio” ho trovato l’articolo che segue e che spiega in modo quasi totale il mio pensiero. Lo fa una persona che è stata all’interno dei grillini e per questo sicuramente più preparata di me.
Lascio quindi alle sue parole.
Luca Gariboldi
Alle scorse elezioni comunali di Bologna e alle regionali ho votato
il Movimento 5 Stelle. Leggo i post di Grillo da anni, e ho visto nel
Movimento una “speranza” per il nostro Paese. La scorsa primavera ho
deciso di partecipare attivamente alle riunioni dello stesso. Avevo
ovviamente letto il programma nazionale e ne condividevo i contenuti.
Sono insegnante e mi interessano molto quelli inerenti alla scuola. Ci
lavoro da quasi 30 anni e la demolizione della scuola pubblica portata
avanti dalla Gelmini, la circolare Limina in Emilia Romagna che invitava
i dirigenti scolastici ad assumere provvedimenti disciplinari nei
confronti degli insegnanti che avessero preso posizioni pubbliche
critiche nei confronti della Riforma, la situazione sempre più
drammatica del nostro Paese con la crisi economica affrontata con i
tagli allo Stato sociale, hanno suscitato in me la necessità di assumere
un impegno civile diretto.
Entrata nel Movimento ho organizzato il gruppo scuola, ho partecipato
alle manifestazioni di protesta contro la riforma, convinta che il
Movimento ne condividesse i contenuti. Come gruppo scuola, del quale ero
la coordinatrice, abbiamo presentato un documento nel quale è stata
analizzata l’attuale situazione della scuola pubblica e si chiedeva al
Movimento di assumere una posizione chiara rispetto alla politica
scolastica del Governo. Pochi e chiari principi: difesa della Scuola
pubblica e conseguente NO alla riforma, laicità dello Stato e
conseguente richiesta di abolire i finanziamenti alla scuola privata.
Abbiamo chiesto al Movimento di approvarlo. Non è stato possibile. La
risposta del Movimento è stata l’ostracismo. Di scuola non se ne parla
o, se si è costretti a farlo, comunque non si assume una posizione,
perchè all’interno del Movimento le posizioni sono diverse,
inconciliabili e, per non allontanare nessuno, meglio far “finta di
niente”, meglio discutere di cose più semplici. Il Movimento nei fatti
non assume alcuna posizione sulla riforma della scuola, come non ne
assume su moltissimi argomenti che riguardano il “sociale” e le
politiche economiche di chi ci governa.
Poco per volta mi sono resa conto che il Movimento non è ciò che
viene descritto da Beppe Grillo: il programma nazionale e lo stesso nome
di Beppe servono solo come “specchietto per le allodole”, per attirare i
voti di chi non ne può più dell’attuale classe politica, dei suoi
privilegi e della sua incapacità di dare risposte credibili ai problemi
del Paese. Il Movimento è eterogeneo, composto da persone che cavalcano
la tigre della protesta e che affrontano solo argomenti “facili” sui
quali convergere. Quando si parla di piste ciclabili, o di spazi verdi
nella città, o di diminuzione dei costi della politica, di raccolta
differenziata, di nucleare …. è facile trovare una convergenza di idee e
di proposte. Diverso invece è assumere posizioni politiche rispetto
alla riforma Gelmini, al finanziamento alla scuola privata, alla laicità
dello Stato, ai diritti delle coppie di fatto, alla legge 194
sull’aborto, al problema ormai drammatico della casa, del precariato,
all’accordo di Pomigliano, che non è un fatto isolato nel Paese, ma
rappresenta il tentativo di togliere sempre più tutele ai lavoratori in
tutto il Paese. Su queste e altre problematiche il Movimento non è in
grado di prendere una posizione, perché al suo interno ci sono persone
con idee spesso contrapposte: vi sono conservatori e “orfani della
sinistra”, laici e cattolici integralisti, uniti nella “protesta”, nei
facili luoghi comuni, ma incapaci di avere un progetto realistico e
coerente di più ampio respiro. Uno dei loro motti preferiti è che non
sono un partito, non sono una casta. A mio modo di vedere sono molto
peggio: “uno vale uno” è in realtà solo uno slogan. Nelle assemblee si
decidono solo alcuni aspetti, per lo più organizzativi, per il resto c’è
un’oligarchia che decide per tutti: sono gli eletti e i loro stretti
collaboratori. In questi mesi trascorsi nel gruppo l’assemblea non ha
deciso nulla di rilevante dal punto di vista politico. Sono gli eletti
Favia e De Franceschi che assumono in totale autonomia qualsiasi
decisione politica a nome del Movimento. Quando ho chiesto di discutere
in assemblea di alcune problematiche, come il finanziamento dato alla
fine di luglio dalla Commissaria Cancellieri alle scuole private a
Bologna, l’adesione alla manifestazione in difesa della scuola pubblica
indetta a Reggio Emilia il nove ottobre scorso, la discussione
sull’eventuale nomina alla presidenza della Commissione Pari Opportunità
in Regione di Silvia Noè, l’accordo di Pomigliano e la necessità di
assumere una posizione politica in difesa dei lavoratori, non ho mai
ricevuto risposta. Formalmente non rispondono, lasciano decadere, non ne
parlano, così possono fingere di essere tutti d’accordo, così possono
coesistere nel movimento posizioni spesso contrapposte, intanto gli
“eletti” decidono per tutti, perché loro sono i “portavoce” del
Movimento. Bell’esempio di democrazia! Ieri sera l’ultima “farsa”: i
Consiglieri Regionali in assemblea pubblica hanno presentato un bilancio
politico ed economico dei primi sei mesi in Regione, hanno “rimesso il
proprio mandato nelle mani dei cittadini”, quindi c’è stata una
votazione al fine di confermare o meno la “fiducia” a Favia e a De
Franceschi. Nessuna possibilità di porre domande ai Consiglieri, di
discutere veramente su ciò che è stato o non è stato fatto. Una
votazione plebiscitaria, ad alzata di mano, nella peggiore tradizione
dei peggiori partiti. Uno “spot di propaganda”, non uno strumento di
democrazia, una “trasparenza” di facciata. Un’autoesaltazione del
proprio operato e una continua denigrazione di ciò che fanno “tutti gli
altri”, questo è stato, in una povertà di contenuti e progetti reali
davvero impressionante. Stupefacente scoprire, tra l’altro, che il
denaro proveniente dagli stipendi regionali dei Consiglieri (
l’Assemblea ha deciso per loro un compenso di 2500 euro mensili ) non
viene gestito dal Movimento stesso, ma dai Consiglieri che trattengono
l’importo dovuto nei loro conti correnti personali! E questo sarebbe un
approccio nuovo alla politica?
Per non parlare della chiusura totale che mostrano rispetto a tutte
le altre realtà culturali presenti a Bologna. Nessun confronto e nessuna
alleanza, questo a prescindere da possibili convergenze, perché solo
loro sono portatori della “verità” grillina. Intanto, per le prossime
comunali questo Movimento così aperto alla società civile, così diverso
dagli altri partiti avrà un candidato sindaco alle prossime
amministrative autocandidatosi e scelto da chi? Dagli elettori che lo
indicano in base ad un programma? No, scelto nel chiuso dell’assemblea
degli attivi, e solo da chi risulta essere attivo alla data del 30
settembre 2010, scelto quindi da poche persone nella peggior tradizione
dei partiti. Criticano i partiti, non accorgendosi però di essere ancor
peggio degli stessi, perché non vi è alcuna reale democrazia
all’interno. E chi “osa” far presente certe incoerenze viene visto
immediatamente come un “nemico”, qualcuno da isolare. E così vanno
avanti senza prendere mai alcuna posizione chiara, convinti come sono
che tanto saranno premiati elettoralmente in ogni caso: gli elettori
voteranno sulla base di quello che dice a livello nazionale Grillo, il
voto di protesta continuerà ad esserci e solo questo conta. Lo stesso
atteggiamento in fondo che ha la Lega: parlare facile, per slogan
comprensibili ed efficaci,nient’altro. Far credere che vi sia un
programma nazionale condiviso, far credere che il movimento rappresenti
una novità, una possibilità di riscatto del Paese,parlare alla “pancia”
delle persone, glissare su tematiche qualificanti perché una posizione
chiara allontanerebbe qualcuno: l’importante è prendere voti da tutti,
da destra e da sinistra perché loro sono “sopra” volano “alti”. Parole
prive di un reale significato, solo vuoti slogan di propaganda: come la
Lega appunto.
Povertà culturale, intellettuale, politica. Inaccettabile quando da
movimento di protesta si decide di entrare nelle Istituzioni, si decide
di proporsi come forza che deve amministrare le città, le regioni e
forse domani il Paese. Per farlo bisogna avere delle idee, occorre avere
il coraggio di assumere posizioni politiche, di fare scelte chiare,
condivise non solo dagli “eletti” ma dal Movimento intero e soprattutto
uscire dalla facile ottica della protesta e degli slogan ad effetto,
occorre occuparsi dei problemi reali dei cittadini e prendere posizioni
chiare esponendo le proprie idee e cercando di aumentare il consenso per
questo più’ che per le invettive contro gli altri.
Per questi motivi lascio il Movimento, per la mancanza totale di
democrazia all’interno, per la povertà di contenuti. Lascio il Movimento
perché non voglio rendermi complice dell’inganno che stanno perpetuando
verso gli elettori : a parole sostengono il programma nazionale di
Grillo, nei fatti approfittano del suo carisma per ottenere facili voti
di protesta ed iniziare la propria personale “scalata” alle Istituzioni.
Non ci sto. I partiti non mi piacciono, ma il Movimento non è ciò che
appare: non c’è democrazia all’interno, non ci sono idee che non siano
quelle “facili” e scontate che la stragrande maggioranza delle persone
può condividere, non c’è un progetto serio di società, solo slogan.
Un Movimento a parole di tutti, nei fatti solo di pochi.
Monica Fontanelli
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Fonte: Siate Maggioranza
Commento da Anticasta:
Sono sempre di più le esperienze di questo tipo, sono sempre di più le
persone che aprono gli occhi. Il movimento 5 stelle non parla di scuola,
non parla di immigrazione, non parla di diritti dei lavoratori, non
parla di sovranità monetaria, non partecipa alle elezioni delle
province, dove si decide su argomenti importanti come la gestione dei
rifiuti tanto cara, a parole, al movimento, come se lo scopo fosse
quello di incanalare la protesta entro binari precisi che non nuociano
veramente alle caste.
Tanti slogan, tanti proclami per l'acqua pubblica
ad esempio ma sono stati i comitati per l'acqua e non il movimento 5
stelle ad organizzare e portare avanti la campagna referendaria per
l'acqua pubblica. Con il movimento 5 stelle la protesta si fa più
pacata, la rabbia viene contenuta, ci si sfoga urlando a Woodstock
(Cesena), si discute ore e ore sui forum ma si discute e basta e ci si
sente attivi con qualche clic. Chi dissente spesso viene considerato un
infiltrato dei partiti o un malato mentale e trattato come tale (roba da
denuncia), le decisioni che contano sono prese da pochi e dulcis in
fundo, non si muove foglia che
Casaleggio non voglia.