MATTEO PUCCIARELLI – Contro le prediche: quelle di Grillo, e quelle di Napolitano

Ieri Napolitano, in occasione del 25 aprile, ha lanciato il suo
“monito” (con viva e vibrante soddisfazione?, chi lo sa) senza fare nomi
e cognomi, come al solito. Ma l’hanno capito anche i muri che stava
catechizzando Beppe Grillo. Il problema è che così è troppo facile.
Prendersela con i Cinque Stelle sa di tiro al piccione. È meno facile – e
difatti non succede mai – fare qualcosa contro chi davvero detiene il
potere in questo Paese.
Non si ricorda, in questi anni al Colle, un attacco simile di
Napolitano verso chi si è preso gioco dei cittadini e delle Istituzioni:
comprando voti e deputati, votando panzane che ci hanno reso ridicoli
agli occhi del mondo («Ruby nipote di Mubarak» è stato l’apice), con
un ex presidente del Consiglio e l’attuale presidente del Senato
sospettati di contiguità con la mafia, il tutto immerso in un conflitto
di interessi talmente palese da diventare qualcosa di normale. Né si
ricorda che questo governo non è stato eletto dalla gente; né che questi
parlamentari non si trovano lì grazie a una preferenza accordata
dai cittadini; né si alza la voce quando il voto vero e
popolare (referendum) viene palesemente raggirato dopo poche settimane.
Tra tutte le ingiustizie, gli allarmi sociali, il deficit democratico
e l’impotenza della politica fatta dal basso, schiacciata dalle regole
del mondo economico e finanziario, Beppe Grillo è l’ultimo dei problemi.
E soprattutto, Grillo si nutre di questo corto circuito. Ne è l’effetto
e non la causa.
Lo si può dire? Che tra il governo dei tecnocrati e il populismo a
buon mercato esiste un’altra via. Magari è stretta, magari è
accidentata, magari è poco pubblicizzata, ma c’è. Vive nelle piazze
libere e spontanee come quella di ieri, nei cortei dell’Anpi e in quelli
che verranno di Fiom e Cgil. Vive nel proprio piccolo e grande impegno
personale, poco importa se in una sezione polverosa o nel proprio luogo
di lavoro o in un’aula universitaria o nella propria stanza. «Veniamo da
lontano, andiamo lontano», diceva la canzone. Dipende da noi.
Matteo Pucciarelli
(26 aprile 2012)
Fonte: Micromega