Scritto da Emilio
Fabio Torsello il 22 dicembre 2011

C’era
un tempo in cui Beppe Grillo gridava: “io voglio essere intercettato!“. La privacy,
smerciata dai sostenitori delle leggi contro le intercettazioni per
convincere i cittadini dell’utilità di una legge contro gli ascolti,
secondo il comico genovese era fumo negli occhi: se uno non ha qualcosa
da nascondere, non deve temere le intercettazioni.
Ma se a indagare è il Fisco,
chiamato a scovare gli evasori, per Beppe Grillo la musica
cambia. E questa volta per il comico genovese la privacy conta
eccome. Se si legge il testo comparso due giorni fa sul blog di Grillo
sostituendo l’argomento delle intercettazioni ai controlli del fisco, il
doppio binario è lampante:
[...] Le informazioni che ci riguardano saranno contenute in un milione di miliardi di byte di memoria. Duemila server che gestiscono 22.000 dati ogni secondo. Grazie a questa potenza di fuoco ogni singola transazione dei nostri conti verrà esaminata. Ogni versamento, ogni bonifico dovrà avere il suo perché, le sue motivazioni. Questo sarà possibile dal primo gennaio 2012, quando tutti i conti correnti saranno a disposizione del Fisco anche senza accertamenti in corso. E’ un passo avanti verso la Repubblica Italiana dei Soviet. I Grandi Evasori non transano sul conto corrente, i Grandi Corruttori non fanno bonifici. Chi ha usufruito dello Scudo Fiscale non ha dato disposizioni alla banca per un versamento di 100 milioni di euro sull’estero. Chi si vuole controllare? Il panettiere, il pensionato, l’artigiano, il piccolo imprenditore prossimo suicida perché lo Stato non gli paga le fatture? E quanto ci costa Serpico? In un Paese dove la banda larga è una misura dei pantaloni? Le transazioni sul nostro conto corrente fotografano la nostra vita: pagamenti per la scuola, per le vacanze, un prestito a un amico, la tessera annuale dei mezzi pubblici, il ristorante sotto casa. Noi e il nostro conto corrente siamo la stessa cosa. Il sapere che la mia identità, di contribuente onesto, è a disposizione di decine o centinaia di persone non mi sta bene. E’ violazione della privacy. Chi mi assicura che i miei dati personali non saranno violati? Il rapporto non è più tra me e la mia banca, ma tra me e il Fisco. Si dovrà rendere conto a un funzionario di un bonifico di 1200 euro al proprio zio? Stiamo scivolando lentamente verso il controllo totale della vita dei cittadini. Il motivo addotto è che stiamo per fallire, che dobbiamo salvare l’Italia. [...]
Di errori madornali
il comico genovese ne infila diversi in poche righe.
1
– Grillo scrive:
“Ogni bonifico dovrà avere il suo perché, le sue motivazioni”.
Ecco: se non il cittadino onesto non ha qualcosa da nascondere, per
quale motivo dovrebbe temere questa misura? E la privacy non c’entra. Si
tratta di una norma che semplicemente amplia quanto già accade nei
confronti di Enti e Aziende.
2
– Grillo scrive: I
Grandi Evasori non transano sul conto corrente, i Grandi Corruttori non
fanno bonifici. Sul concetto di “Grande evasore” il
comico genovese gioca in modo molto fine (e lo si vedrà più avanti). Qui
basti dire che non per forza devono essere considerati “corruttori” o
nababbi da Paradisi Fiscali i commercianti o i liberi professionisti che
non rilasciano scontrino o ricevuta e per il fisco vivono sotto la
soglia di povertà, così come il carrozziere, il medico che fa due prezzi
(con o senza iva). A tutti questi – caro Grillo – le tasse le pagano i
dipendenti e quel ceto medio che da anni sostiene questo Paese con i
suoi sforzi e i suoi risparmi (sempre più esigui).
3
- Grillo scrive: Chi
si vuole controllare? Il panettiere, il pensionato, l’artigiano, il
piccolo imprenditore? Vedi sopra.
4
- Grillo scrive: Le transazioni sul nostro conto corrente fotografano la
nostra vita [...] Noi e il nostro conto corrente siamo la stessa cosa.
Il sapere che la mia identità, di contribuente onesto, è a disposizione
di decine o centinaia di persone non mi sta bene. E’ violazione della
privacy. A questo punto Beppe Brillo
dovrebbe fare un po’ di chiarezza con i suoi lettori. Le
intercettazioni – in modo forse ancor più pervasivo di un controllo
fiscale – trasmettono le abitudini e le opinioni di una
persona, descrivono le relazioni, gli accenti e le interazioni più
intime di ciascuno. In tutti questi casi, a detta di Grillo la privacy
poteva essere violata. Nel caso del fisco, invece, guai a chi mette il
naso nei conti correnti. Due pesi e due misure.
Grillo ha poi dimenticato un altro
dato che dà la tara dell’evasione nel nostro Paese: nel 2010 in
Italia sono state vendute 620 Ferrari (il 10 per cento della quota
mondiale), 151 Lamborghini, 180 mila fra Mercedes, Bmw e Audi. E
sono solo 76 mila gli italiani (lo 0,18 per cento dei
41 milioni e 66.588 contribuenti di quella stagione) che hanno
dichiarato al Fisco più di 200 mila euro lordi. Questo
significa che solo il 37 per cento di chi ha comprato una macchina di
questa categoria se lo sarebbe potuto permettere senza dover accendere
finanziamenti o mutui. Tutti “grandi evasori” che nascondono i soldi
all’estero? O piuttosto persone che non dichiarano al fisco quanto
guadagnano? E non parlo delle 620 Ferrari né delle 151 Lamborghini ma
delle 180mila fra Mercedes, Bmw e Audi.
E sul blog i primi commenti critici
non mancano: “Beppe Amatissimo – scrive Leo – lo riconosco: riguardo ai
redditi, sei certamente 2 milioni (di euro) più volte sensibile di me.
Quando si parlava di intercettazioni urlavi: intercettatemi! Quando si
parla di soldi, lo urlo io: controllatemi pure!”
E, infine, la domanda che scardina
tutto il ragionamento messo su da Beppe Grillo: chi sono – per
il comico genovese – i “grandi evasori”? Per il fisco esiste
un’unica differenza: chi paga le tasse e chi le evade. E i primi –
proprio come per le intercettazioni – non avranno di ché preoccuparsi.
Questione di coerenza non di privacy.
Fonte: Diritto di critica
30/10/2007,
20:58:51 -
Che lo facessero società come la Parmalat sotto il profilo fiscale o
altri sotto l'aspetto ambientale, per Beppe Grillo il condono è sempre
stato un vero tabù. Per il Beppe Grillo comico e tribuno di piazza,
naturalmente. Non per i Grillo imprenditore e immobiliarista. Perché in
quel caso passava in secondo piano l'opinione dei suoi blogger o qualche
testo di piazza pronunciato con parole troppo avventate. E Giuseppe
Grillo detto Beppe insieme al fratello Andrea quel condono, anzi
l'articolo 9 della legge sul condono fiscale di Silvio Berlusconi e
Giulio Tremonti, proprio la norma sul condono tombale, l'hanno
utilizzata con grande sapienza. Non una, ma due volte, perché mentre in
parlamento impazzavano le polemiche sulla riapertura dei termini per
prorogare a tutto il 2002 la grazia fiscale già concessa per il periodo
1997-2001, i Grillo risfruttavano la possibilità. Come? Nei bilanci 2002
e 2003 della propria immobiliare, la Gestimar srl con sede a Genova e
casette in giro per l'Italia. Così scrive Andrea Grillo nel bilancio
2002, mettendo avanti le mani anche per conto del fratello Beppe (che ha
il 99 per cento delle azioni): «In considerazione della possibilità
concessa dalla legge finanziaria 2003 di definire la propria posizione
fiscale con riferimento ai periodi di imposta dal 1997 al 2001, fermo
restando il convincimento circa la correttezza e la liceità dell'operato
sinora eseguito, si è rietnuto opportuno di avvalersi della fattispecie
definitoria di cui all'articolo 9 della predetta legge (condono
Tombale)». Piccola decisione un po' nascosta in bilancio e fra mille
scuse e inutili professioni di correttezza (applicare il vituperato
condono fiscale berlusconiano non era infatti obbligatorio), di cui non
si trova più traccia nel bilancio 2004 della Gestimar, che alla fine
paga anche un sacco di tasse, più del 60 per cento sul piccolo utile
realizzato. In questo caso ben diversamente dalle holding di Adriano
Celentano e di Roberto Benigni, come raccontato in questi giorni da Il
Tempo. Ma era stato proprio Beppe Grillo, non Celentano o Benigni a
tuonare contro i condoni nel giugno 2004, in una vibrante lettera
rivolta al direttore del quotidiano La Repubblica. Rivolto ai deputati
della Casa delle Libertà, aveva sostenuto: «Mettiamo, per ipotesi, che
costoro non abbiano mai rubato, evaso le tasse, corrotto un finanziere o
un giudice, maneggiato fondi neri, società offshore, P2, tangenti e
condoni...» . Già, i condoni come quello che il Grillo imprenditore
aveva appena utilizzato... Per altro in buonissima compagnia. Perché
altri indignati tuonanti come lui, dalla società editrice dell'Unità, al
Caf del Lazio controllato dalla Cgil, fino a quasi tutte le società per
azioni controllate dai democratici di sinistra, quel condono tombale
l'avevano usato a man bassa e perfino per cifre ben più significative.
Sarà piccolo, ma è il conflitto di interesse di tutti gli indignati
speciali del centrosinistra italiano... La Gestimar dei fratelli Grillo è
una società immobiliare con una decina di proprietà sparse fra Liguria e
Sardegna. Il portafoglio al costo storico immobilizzato sfiora il
milioncino di euro, ma il valore di mercato è probabilmente molto
superiore. In bilancio figurano tre unità immobiliari a Marineledda,
Golfo degli Aranci, e una casa a Porto Cervo. Due immobili commerciali
ad uso ufficio sono controllati a Casella e a Genova Nervi, mentre altre
proprietà ad uso civile e commerciale sono solo citate in un elenco
indistinto. L'attività della società e i suoi stessi bilanci sono resi
possibili da un finanziamento infruttifero da parte del socio Giuseppe
Grillo, per un ammontare di 461 milioni di euro, riportato nello stato
patrimoniale della società come debito.
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Beppe Grillo imprenditore berlusconiano
di FOSCA BINCHER SUL suo blog e qua e là in più di uno spettacolo girovagante per le piazze di Italia e perfino oltre confine, è stato un cavallo di battaglia.
Fonte: Il Tempo
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Grillo, il «grande moralista» sedotto dal condono tombale
Per due anni il comico avrebbe utilizzato per la sua società la sanatoria varata dal governo, dopo averla condannata
di Vincenzo Pricolo - 18 novembre 2005
da Milano
Il quotidiano romano Il Tempo retrocede Beppe Grillo da comico no global a imprenditore, per di più berlusconiano, e il diretto interessato evita di entrare nel merito e incassa. Ma a modo suo. «Non rispondo ai travestiti - dice ridacchiando al telefono - lo scriva, lo scriva pure».
Il quotidiano romano Il Tempo retrocede Beppe Grillo da comico no global a imprenditore, per di più berlusconiano, e il diretto interessato evita di entrare nel merito e incassa. Ma a modo suo. «Non rispondo ai travestiti - dice ridacchiando al telefono - lo scriva, lo scriva pure».
Ecco le accuse. Secondo il giornale diretto da Franco Bechis lo showman genovese, attraverso la società che gestisce insieme con il fratello Andrea ma della quale possiede il 99 per cento delle quote, si sarebbe avvalso per ben due volte del cosiddetto condono tombale varato dal governo. In un articolo firmato da Fosca Bincher (pseudonimo dello stesso Bechis) Il Tempo rivela che la Gestimar srl, l'immobiliare della famiglia Grillo proprietaria di una decina di immobili in Liguria e in Sardegna (tre unità a Golfo Aranci, una casa a Porto Cervo e altri immobili civili e commerciali), si è avvalsa del condono tombale, per gli esercizi degli anni 2002 e 2003.
Del bilancio 2002 è citato anche il passaggio che riporta il ricorso alla sanatoria fiscale. «In considerazione della possibilità concessa dalla Legge finanziaria 2003 di definire la propria posizione fiscale con riferimento ai periodi di imposta dal 1997 al 2001 - scrive Il Tempo citando il documento della Gestimar -, fermo restando il convincimento circa la correttezza e la liceità dell'operato sinora seguito, si è ritenuto opportuno di avvalersi della fattispecie definitoria di cui all'articolo 9 della predetta legge».
Il quotidiano romano riconosce che, a differenza delle holding di altri vip dello spettacolo, l'immobiliare di Grillo paga tasse nella misura del 60 per cento degli utili. Ma ricorda anche che nel giugno del 2004 il comico genovese scrisse a Repubblica una lettera nella quale accusava i parlamentari del centrodestra di avere approvato misure a suo avviso, diciamo, molto discutibili. «Mettiamo per ipotesi - scriveva Grillo - che costoro non abbiano mai rubato, evaso le tasse, corrotto un finanziere o un giudice, maneggiato fondi neri, società offshore, P2, tangenti e condoni...». Insomma, secondo Il Tempo Grillo predica bene ma razzola male. È un comico famoso per i suoi attacchi contro i monopoli economici e i «poteri forti» che da un lato colpisce con i suoi strali moralistici chi adotta i condoni e dall'altro si avvale delle sanatorie.
Ed ecco come risponde l'attore genovese interpellato al telefono. «Ah, è del Giornale... Ma voi siete un'associazione a delinquere...».
Perch´? «Io non parlo col Giornale».
E il motivo? «Avete adottato - riferendosi alla sua intervista pubblicata dal nostro quotidiano il 3 novembre scorso che dava ampio risalto a un suo inaspettato peana alla censura - una linea che non condivido». Non si voleva, però, un discorso sui massimi sistemi, ma solo chiedere se intendeva replicare all'articolo che lo riguarda pubblicato ieri dal Tempo.
«Non rispondo ai travestiti». Ma io non sono un travestito. «Intendevo - risponde sogghignando il comico - l'autore dell'articolo pubblicato dal Tempo. Se e quando quei travestiti si decideranno a firmare con i loro nomi valuterò se replicare. Intanto ai travestiti non rispondo, lo scriva pure».
Prima dei saluti di rito, l'ultima domanda: che cosa dice dell'articolo? La risposta sarcastica è degna del miglior Grillo. «Perfetto, articolo perfetto, eh, eh. A parte che scrivono 461 milioni di euro invece che 461mila euro...».
Fonte: Il Giornale