lunedì 25 giugno 2012

“Il Fatto non è il giornale di Beppe Grillo”

[“Il Fatto non è il giornale di Beppe Grillo”. 
Ah, se ce lo dicono il Fatto Quotidiano e Travaglio con le loro ineccepibili argomentazioni possiamo certamente stare tranquilli e credere loro sulla parola...  

Ma visto che parliamo di un quotidiano che non riceve fondi pubblici non sarebbe più corretto prima di tutto chiederci chi paga il Fatto Quotidiano? 
Si certo, gli abbonati, ma anche qualche -perchè no?- generoso donatore privato, con cui poi si spiegherebbe una ben ricambiata generosità.  O anche qualche azionista, con il suo personale disegno politico e i suoi personali fini.

Ma allargando un pò il quadro, immaginate un'Italia in cui venisse eliminato totalmente il finanziamento pubblico ai partiti. Il finanziamento pubblico verrebbe certamente sostituito dal finanziamento privato in larga scala. E chi andrebbe a finanziare i partiti? Chi avrebbe maggior peso nel suo finanziamento al suo partito prediletto che protegge i suoi interessi
Indubbiamente chi ha una grande disponibilità di grandi capitali. 

E voi davvero pensate che queste persone vogliano fare gli interessi della maggioranza degli italiani? Che i loro interessi corrispondano ai vostri? 
Inutile dire che i partiti scomodi per questi grandi finanziatori finiranno per sparire, prima dai media, e poi dai parlamenti (grazie a sbarramento e maggioritario).  

Viva la democrazia alla Grillo!]

16/06/2012 - Cinzia Monteverdi a colloquio con il Corriere


"Il Fatto non è il 
giornale di Beppe Grillo"
Il Corriere della Sera intervista Cinzia Monteverdi, amministratore delegato del Fatto, che spiega la sua posizione in merito alle critiche ricevute per le due paginate di intervista che il quotidiano di Travaglio e Padellaro ha fatto a Beppe Grillo:

Lei dice: non siamo l’organo di Grillo. Ma due pagine di intervista su «Il Fatto».
«Primo: se Mario Monti o Silvio Berlusconi ci concedessero un’intervista, metteremmo a disposizione lo stesso spazio. Secondo. Non siamo noi ad essere l’organo di Grillo, ripeto, ma sono molti grillini che ci scelgono e ci comprano
perché non abbiamo finanziamenti pubblici e siamo fuori dalla solita, tradizionale politica ».
[In pratica ci sta dicendo che grazie a una intervista-lecchinata a Grillo si aumentano le vendite poichè «Non siamo noi ad essere l’organo di Grillo, ripeto, ma sono molti i grillini che ci scelgono e ci comprano »]
Allora sarà Marco Travaglio a subire il fascino di Grillo…
«Travaglio non subisce il fascino di nessuno se non del suo archivio e dei fatti che racconta. È colpito dal fenomeno di un movimento autonomo che sta crescendo a vista d’occhio. Non da Grillo in sé».
In quell’intervista mancherebbero domande vere e incalzanti…
«Penso che le domande incalzanti vadano dirette in primo luogo a chi ha gestito e gestisce ancora il potere. Grillo è un fenomeno da analizzare. Verrà il tempo dei quesiti perfidi, se e quando saranno al potere». Le bruciamolto la scissione provocata da Luca Telese? «Quale scissione? È solo un giornalista, molto bravo, che se n’è andato. E mi dispiace che abbia abbandonato Il Fatto lasciando una scia di veleno. Non credo si costruisca così la strada di un possibile successo».
Luca Telese vi accusava da tempo, appunto, di filo-grillismo…
«Sul nostro giornale appaiono, e continueranno ad apparire, anche opinioni molto diverse tra loro. Ancora una volta: non siamo l’organo di nessuno. Nemmeno di Grillo!».
Sempre Telese accusa: a dettare la linea politica in realtà non è più il direttore, Antonio Padellaro, ma Travaglio.
«Altra cosa falsa. Padellaro dirige il giornale con grande equilibrio e sa gestire la particolare natura de Il Fatto. È lui il direttore, sue ovviamente le scelte finali».
Fonte: Giornalettismo

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Marco Travaglio risponde sulle non-domande a Beppe Grillo

17/06/2012 - Quando la polemica a mezzo stampa sembra una matrioska


Marco Travaglio risponde 
sulle non-domande a Beppe Grillo
di
 
Ora tocca a Marco Travaglio. Dopo aver intervistato, con un privilegio lasciato a pochi in Italia, Beppe Grillo, ed essersi preso le critiche da tantissimi sulla linea delle domande, non esattamente barricadera, ora il vicedirettore del Fatto replica nell’editoriale domenicale alle accuse. Praticamente, una matrioska:
Da quando abbiamo pubblicato un lungo colloquio con Grillo, riceviamo lezioni di giornalismo dai migliori servi del regime, tutta gente che non ha mai fatto una domanda in vita sua o, se gliene scappava una, correva a chiedere il permesso a Berlusconi o a Bisignani. Alcuni ci spiegano che le domande erano sbagliate, senza peraltro suggerirci quelle giuste; altri addirittura confondono l’intervista a Grillo con l’iscrizione del Fatto al movimento 5 Stelle. Come dire che, se un giornale intervista B. (non vediamo l’ora di farlo), diventa l’house organ di B.
L’argomento di Travaglio è che Grillo non è stato coinvolto in scandali o vicende tangentizie o mafiose, e quindi non c’è nulla da fare per le domande “cattive”. Poi passa all’attacco:
Il bello è che la grande e la piccola stampa che dà lezioni a noi si segnala in questi giorni per l’olimpica distrazione su una notiziola da niente: le telefonate di Mancino, appena interrogato a Palermo sulla trattativa Stato-mafia, al consigliere giuridico di Napolitano e il prodigarsi del consigliere e di Napolitano presso il Pg della Cassazione per soddisfare le lagnanze di Mancino, subito dopo indagato per falsa testimonianza. La notizia l’han data due giorni fa Repubblica e il Corriere (entrambi a pagina 22: dev’e s s e re quella riservata agli scandali di Stato).
Infine, si parla dell’intervista invece rilasciata dal consigliere Loris D’Ambrosio sulla trattativa Stato-mafia:
Poi arrivano quei rompiscatole del Fatto , D’Ambrosio risponde e ieri il Quirinale, il Colle è costretto a sputare il rospo: Napolitano trasmise le lagnanze di Mancino, ex ministro, ex onorevole, ex presidente del Senato, ex vicepresidente del Csm, da due anni privato cittadino, al Pg della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare contro i magistrati, per raccomandare – senz’aver ne alcun titolo, né Napolitano, né il Pg – un fantomatico “c o o rd i n a m e n t o ” fra le indagini di Palermo sulla trattativa e quelle di Caltanissetta su via D’Amelio (fatti diversi, su cui nessuna delle due procure ha mai sollevato conflitti di competenza). Dunque d’ora in poi ogni privato cittadino interrogato in procura che voglia lamentarsi del suo pm potrà comporre l’apposito numero verde del servizio “Sos Colle”, una sorta di ufficio reclami per sedicenti vittime della giustizia. Gli risponderà il consigliere D’Ambrosio in persona, che investirà del caso il Presidente, che attiverà ipso facto il Pg della Cassazione perché metta in riga il pm incriminato. Pare che potranno chiamare anche i giornalisti che danno lezioni al Fatto , sempreché sappiano cos’è una domanda.
Fonte: Giornalettismo