13 giugno 2012
Nato come fenomeno politico grazie alla Rete (almeno così dice),
Beppe Grillo oggi nella Rete ha il suo più grande avversario. Proprio
oggi che i risultati delle elezioni amministrative lo hanno premiato e i
sondaggi lo posizionano come secondo partito se si votasse nelle
prossime settimane, il feticcio di Internet rischia di smontargli la sua
creatura, il Movimento 5 Stelle.
Ha lavorato per anni il leader di M5S, con pazienza e determinazione,
utilizzando la rete per avvicinare il disagio diffuso, e non solo fra i
giovani, verso la politica tradizionale ormai implosa dopo un ventennio
di berlusconismo diretto e indiretto. Avvicinare e poi incamerare in
strutture apparentemente aperte ma invece fortemente identitarie, chiuse
e controllate dal “centro”. Non da lui, o solo da lui.
Il controllo è esercitato dal suo editore e socio fondatore (per sua stessa ammissione) dell’M5S, Gianroberto
Casaleggio, che del controllo attraverso gli strumenti informatici e la
comunicazione in rete ne ha fatto professione con la sua Casaleggio associati,
azienda specializzata in marketing virale, e-commerce e sistemi
aziendali intranet e che da anni pubblicizza senza nessun pudore
tecniche di controllo e di condizionamento dei flussi di consenso e di
dissenso attraverso la rete. Per avere un’idea del curriculum di
Casaleggio e dei suoi soci e delle tecniche da loro utilizzate e dei
rapporti aziendali e con determinati salotti non certo marginali
italiani e internazionali, basti leggere l’ampia inchiesta che pubblicai su Micromega nel luglio 2010.
La loro tecnica di marketing politico, sconosciuta allo
scenario politico italiano fino ad oggi, ha ottenuto un risultato in
breve tempo di proporzioni inaspettate. Anche perché totalmente
incontrastata e ampiamente sottovalutata. Rifiuto del dialogo, del
riconoscimento dell’avversario, demonizzazione dello stesso attraverso
una campagna virale di informazione tutta diretta all’interno della
cerchia di attivisti. Unico terreno di comunicazione (non di scontro) la
rete. Sulla rete e solo sulla rete c’è la verità, questo il loro
messaggio. E chi fa la verità sulla rete attraverso l’indicizzazione e
il posizionamento dei contenuti? Google e gli altri motori di ricerca. E
quindi un meticoloso e massivo lavoro di Seo, la moltiplicazione dei
contenuti su ogni tipo di sito, blog etc etc, in maniera da tenere basse
le altre notizie e tenere fra le prime venti le versioni del
“movimento”.
Il caso della presunta soluzione islandese alla crisi ne è un
formidabile esempio. Leggo in un articolo pubblicato da Agoravox.it :
Dire che “Gli islandesi… evitarono di svendere il loro paese e di metterlo sotto tutela del Fmi“, oltre ad essere ridicolo è platealmente falso, com’è falso scrivere che “Venne allora indetto un referendum che bloccò la nazionalizzazione (delle banche)”, visto che le banche islandesi sono state nazionalizzate senza colpo ferire e che il referendum aveva come oggetto solo il rimborso del debito estero cumulato da Icesave. Eppure si si mettono le parole “islanda+debito+FMI” su un motore di ricerca escono migliaia di voci in italiano che riportano questa bufalaccia, che da noi è particolarmente diffusa, mentre con ”iceland+debt+IMF” escono articoli e studi aderenti alla realtà, che è quella per la quale proprio il prestito del Fondo Monetario Internazionale è stato uno dei pilastri dell’azione islandese in risposta al fallimento delle proprie banche.
Provare per credere. E’ esattamente come riportato nel brano qui
sopra.

In questa epoca dove attivismo e militanza sono diventati residuali,
un gruppo così monolitico e strutturato e con una tale forza d’urto
nella comunicazione in rete (e infatti qui finora si è giocata tutta la
propaganda di M5S) e nella manipolazione dei flussi delle notizie ha
gioco facile. E assorbe e attira il disagio diffuso verso il sistema
politico e l’astensionismo. Ma la rete stessa ha i suoi anticorpi per
svelare le manipolazioni. Un po’ lenti, finora, vista l’abituale e
cronica pigrizia italiana, ma che da qualche settimana si sono accesi
con il moltiplicarsi di domande (puntualmente senza risposta), commenti,
notizie varie e rivelazioni su Grillo, Casaleggio e i criteri di
selezione di liste e candidati e portavoce locali di M5S. Comincia
quindi a fluire, in particolare dai social network, una versione molto
diversa della creatura di Grillo & co.
E la reazione è stata scomposta e probabilmente controproducente per
M5S. Ovvero la tempesta di insulti, tentativi ossessivi di cambiare
discorso, spostare l’attenzione, fino a sfociare a deliri veri e propri,
negazioni, balle, fino ad arrivare a tentativi di intimidazioni,
calunnie e neanche troppo velate minacce. Centinaia, migliaia, decine di
migliaia di commenti (prodotti fra l’altro quasi sempre dagli stessi
soggetti spesso con identità multiple) che hanno inondato le pagine di
chi ha fatto qualche domanda, abbia espresso dubbi, abbia descritto i
rapporti Grillo/Casaleggio/M5S, etc.
Personalmente l’insulto più delicato che mi è stato rivolto è stato
quello di essere uno “sciacallo”, l’insinuazione meno calunniosa quella
di essere a libro paga del PD e il meglio è stato dato augurandomi una
morte fra le peggiori sofferenze.
Il tentativo era quello di “sputtanare” gli interlocutori, i
giornalisti, i blogger e chiunque esprimesse dissenso e dubbi. Una
tattica antica, negli Usa in particolare, affinata da alcuni
multinazionali dell’energia qualche anno fa per azzittire alcuni
scienziati che parlavano di cambiamenti climatici. Essendo qui in Italia
agli albori dell’uso della rete il tentativo è stato più goffo e
controproducente. Controproducente perché si è schiantato nella libertà
della rete, nella libera circolazione delle informazioni, nei rapporti
liberi fra persone nelle reti sociali.
E Casaleggio & co se ne devono essere resi conto in fretta. E
sono andati in affanno. Anche se l’offensiva dei presunti elettori
qualunque (con 10 account a testa minimo) rimane invariata, la macchina
della propaganda politica grillina si è rivolta a sistemi più
tradizionale. I giornali. Anzi, un giornale. Il Fatto. E anche questo inzerbinarsi davanti a Grillo di Travaglio&co
sta rivelandosi, ancora più velocemente, controproducente. E’ stata
talmente sfacciata la partigianeria del quotidiano diretto da Padellaro
(?) da essere segnata all’indice dalla comunità della rete in pochi
giorni. E certo l’uscita dal giornale di Telese e la reazione stizzita e
scomposta de il Fatto hanno fatto il resto.
Ecco. La tanta osannata rete diventa il principale ostacolo per
Grillo e i suoi soci esperti di comunicazione virale. La rete non
perdona. Soprattutto chi cerca di controllarla.
p.s. (una cosa poi ho imparato in queste settimane di pazziamento.
Gli ex grillini non stanno messi meglio per quanto riguarda
l’ossessività autoreferenziale. Si sono fatti danni enormi in questi
anni di manipolazione. Enormi)
Fonte: Orsatti Pietro