...Orlando Portento, però, a quei
tempi era il vero boss di piazza Martinez e Giuse Grillo - non ancora
Beppe - viveva alla sua ombra. Adesso che i due si odiano - Portento lo
chiama "l'oracolo di Sant'Ilario" oppure il "vate" (quando non il
"water")...
Tutto incominciò con una testata al Peppermint, per questioni
di donne. Giuse - perché allora, coda degli Anni 60, Beppe si
chiamava ancora Giuse - era alto, massiccio, con la battuta sempre
pronta: uno che piaceva. Nella discoteca prese a ronzare attorno ad una
mora da urlo, che però era la donna del Luciano. Lo sapevano tutti, che
Luciano entrava e usciva da Marassi. "Un giovane poco raccomandabile",
si diceva allora. Giuse non lo conosceva e si prese una testata nei
denti, da svenire. Infatti svenne e lo portarono al San Martino - sarà
per risparmiare, ma a Genova tutto (carceri, ospedale) è chiamato con il
nome del quartiere - e gli riattaccarono i due incisivi. Dritti: perché
il maggior difetto di Giuse erano proprio i denti. Quel giorno
morì Giuse (con i denti storti) e nacque Beppe (con i denti dritti).
Giuseppe Grillo, al bar Cucciolo di piazza Martinez, nel popolare quartiere di San Fruttuoso, era per tutti il Giuse. Veramente, a 12 anni, quando lo portarono a fare un provino per una squadra di seconda categoria che aveva sulla maglia la scritta "Shell", lo chiamavano il Porcellino: per via del peso, anche se aveva un tocco di palla interessante. Lo scartarono, ma presero invece Orlando Portento: per un decennio abbondante, suo mentore.
Uomo dalle mille vite,
Portento: due settimane fa, era uno dei tredici candidati
sindaco di Genova (è arrivato quart'ultimo, con uno 0,5 per
cento dei voti)[...]Giuseppe Grillo, al bar Cucciolo di piazza Martinez, nel popolare quartiere di San Fruttuoso, era per tutti il Giuse. Veramente, a 12 anni, quando lo portarono a fare un provino per una squadra di seconda categoria che aveva sulla maglia la scritta "Shell", lo chiamavano il Porcellino: per via del peso, anche se aveva un tocco di palla interessante. Lo scartarono, ma presero invece Orlando Portento: per un decennio abbondante, suo mentore.
Attorno al Cucciolo di piazza Martinez, in quell'inizio degli Anni 60, ci girano in tanti: Roby Carletta e Orlando Portento da grandi faranno i cabarettisti, Donato Bilancia il serial killer (ma allora non doveva ancora far paura se, come soprannome, gli misero quello di belinetta) [...]
Bilancia, della famiglia Grillo, era anche vicino di ballatoio, in via Filippo Casoni 5. "Uno che insultava quelli che incontrava al tavolo da gioco in modo quasi religioso, come una litania" ricorda Grasso, che poi accompagnerà Grillo nei primi anni di militanza cabarettistica.
Quando Beppe era ancora Giuse,
invece, aveva problemi seri con la scuola. Dopo le stentate
medie, lo iscrivono al Vivaldi, istituto privato per ragionieri,
frequentato solo da rampolli di famiglie benestanti: la retta mensile è
alquanto tosta. Il ragazzo passa più tempo al bar che sui libri,
ma ottiene il diploma e si iscrive a Economia e Commercio. Il papà
Enrico è il proprietario di una fabbrica di fiamme ossidriche, la
Cannelli Grillo: Beppe prova a lavorarci qualche mese, ma il diploma di
ragioneria non basta per far proprio il mestiere e il fratello maggiore
Andreino - che poi diventerà amministratore dei beni dell'attore -
consiglia alla famiglia di lasciar perdere (...quando si dice la meritocrazia...
NdR)
Intanto Grillo ha cominciato a fare le serate: al Mix in Glass di piazza Leopardi - cuore della Genova bene - e poi all'Instabile di via Trebisonda, alla Foce, creato da un gallerista, Pierluigi De Lucchi. "Lo vidi lì, la prima volta, e gli chiesi se avrebbe fatto qualche spettacolo per noi del Partito Liberale" rievoca l'avvocato Gustavo Gamalero. "Gli davo 15 mila lire a serata, mi aveva giurato che in famiglia qualcuno votava Malagodi, ma francamente non era molto schierato. Però faceva ridere".
Diversa la versione del mentore Portento: "Era frivolo,
cinico, gli interessavano solo i soldi. Non ha mai capito un tubo di
politica, recitava per chi pagava". Episodio confermato - e
finito su tutti i libri che parlano di Grillo - il 27 dicembre 1977:
l'Instabile è pieno di gente trepidante, ma l'attore telefona che ha mal
di pancia. De Lucchi, incavolatissimo, rimborsa fino all'ultimo
biglietto salvo scoprire, il giorno dopo, che Grillo aveva recitato
tutta la sera al P4 di Avegno, nell'entroterra: pagavano di più.
Del resto, a confermare una tirchieria leggendaria,
c'era quella tuta che si metteva tutti i giorni (il periodo è il
Sessantotto): rigorosamente senza tasche. Nemmeno per le sigarette (le
poche che comprava erano HB, pacchetto da dieci), che "scroccava a tutta
piazza Martinez".
ArpagoneEra stata polemica furibonda anche anni prima quando, l'8 dicembre 1981, Grillo finì, alla guida del suo Chevrolet, in un ruscelletto ghiacciato, al Bec Rouge, sulle Alpi francesi: lui e il suo manager, Alberto Mambretti, riuscirono a buttarsi dalla vettura mentre, raccontano le cronache, "i coniugi Renzo e Rosanna Giberti e il loro figlio, Francesco, otto anni, finirono nell'abisso". Lui fu condannato a 1 anno e 3 mesi, con la condizionale, pena confermata in Cassazione, l'8 aprile 1988. Con un particolare: a difenderlo fu l'onorevole Alfredo Biondi (Pli), che venne poi inserito da Grillo nella lista dei deputati non più eleggibili, perché "macchiatisi di reati gravissimi". "Strano" commenterà Biondi, "il mio reato era un errore nella dichiarazione dei redditi, subito depenalizzato. Al contrario, la condanna di Beppe, per le tre vittime, è definitiva". Per le regole di Grillo, Biondi potrebbe andare in Parlamento, Grillo no. Ma tutto questo, Giuse, quello con gli incisivi storti, non poteva saperlo.
(di Raffaele Niri - Venerdì di Repubblica)
"...il ne vous dira jamais je
vous donne le bonjour, mais je vous prête le bonjour ..."
(da "L'Avaro" di Molière)