[Nota di ControGrillo: A parte il giudizio che si vuole dare delle opinioni di Grillo sul Medio Oriente, crediamo che non si sia abbastanza posto l'accento su alcuni passaggi, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con Casaleggio associati.
Non solo Grillo ammette: da sette anni il suo blog è opera del fidato Gianroberto Casaleggio, «io parlo, lui scrive», cioè chi scrive sul blog è Casaleggio, mentre Grillo si occupa di spettacoli, interviste e dichiarazioni pubbliche; ma sembra anche ignorare come nella visione della Casaleggio Associati (qui) l'Iran (insieme a Russia e Cina) sia un paese nemico e un'ostacolo verso la tanta decantata Net-Democracy alla Casaleggio, che distruggerà partiti e ideologie e con essi la Democrazia eliminando il voto e le elezioni.
Sembra evidente che questa intervista non è stata effettuata con la consulenza della Casaleggio Associati. ]
25/06/2012 - Un'intervista al quotidiano Yedioth Ahronot mostra il comico genovese tanto assertivo quanto spericolato nel tranciare giudizi su questioni che non conosce. E sulle quali fa figure barbine
Grillo, poche idee, ma come al solito confuse
Pubblicato il 25 giugno 2012

“Grillo è un buon attore che sa
che cosa vuole il suo pubblico. Ma non sa dire che cosa vuole“. Al
giornalista isrealiano è bastata un chiacchierata per scoprire il bluff.
Lui non è il leader del movimento che ha
creato, lui c’entra poco, anzi, a dirla tutta neppure lui capisce del
tutto il movimento che ha creato, ma intanto tira avanti e naviga a
vista, al comando di una nave che non conosce e che non sa neppure in
che direzione stia andando. Quello che poi colpisce nell’intervista è la
faciloneria con la quale Grillo pontifica di politica estera, mettendo
in mostra limiti evidenti, subito colti dall’intervistatore.
Grillo ha un approccio al mondo tutto suo e al
giornalista che gli chiede dell’Iran ha offerto risposte davvero
imbarazzanti, come quella sulla pena di morte.
L’Iran di Ahmadinejad? «Un giorno ho
visto impiccare una persona, su una piazza di Isfahan. Ero lì. Mi son
chiesto: cos’è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro
hanno la pena di morte: hanno messo uno a dieta, prima d’ucciderlo,
perché la testa non si staccasse. E allora: che cos’è più barbaro?.
Una risposta agghiacciante, perché la questione
non è ovviamente nella gara a chi sia più o meno barbaro, ma semmai nel
rispetto dei diritti umani e il fatto che negli Stati Uniti li
rispettino poco o che anche Israele ricorra agli ancora più barbari
“omicidi mirati”, non dovrebbe spostare di una virgola la condanna a un
regime che usa la pena capitale praticando pubbliche esecuzioni che
riportano al medioevo.
Non va meglio con il resto:
E i diritti delle donne? «Mia moglie è
iraniana. Ho scoperto che la donna, in Iran, è al centro della
famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo». Nemmeno
un po’ preoccupato da quel regime? «Quelli che scappano, sono
oppositori. Ma chi è rimasto non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo
noi all’estero. L’economia lì va bene, le persone lavorano. È come il
Sudamerica: prima si stava molto peggio. Ho un cugino che costruisce
autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati».
Anche qui il fatto che in Iran la donna sia “al
centro della famiglia” e che le donne persiane siano molto più
emancipate e meno represse di molte donne che vivono in altri paesi
musulmani, nulla toglie a una realtà che è fatta di un’evidente
discriminazione ai danni delle donne. Ancora più preoccupante è come
s’esprime sulla situazione economica e sulla repressione del regime in
particolare, che dalla lettura di Grillo sembra far bene e raccogliere
le critiche solo di alcuni disfattisti che sono scappati all’estero.
Scappati senza motivo, sembra, tanto che in Iran non c’è crisi
economica, anzi “l’economia va bene” e sulla repressione non
spende una parola.
Le fonti e i dati sui quali si basa Grillo per
affermazioni tanto stentoree? Suo cugino. Davvero, Grillo dice che in
Iran va bene perché glielo ha detto suo cugino. Altra fonte
d’informazione di Grillo sull’Iran è il suocero iraniano, saranno questi
i famosi “esperti” sui quali il M5S fonda le sue analisi? C’è da
sperare di no, anche perché difficilmente le sue parentele potranno
coprire il globo, ma intanto in Israele se la ridono e l’intervistatore
non manca di perfidia aggiungendo: “Se un giorno Grillo farà parte
del governo italiano il suocero avrà un ruolo fondamentale nella
politica estera“, che in realtà non sono parole di Grillo, o almeno
non sono riportate tra i virgolettati.
Ma in Israele faranno sicuramente più rumore le
parole di Grillo sulla lobby ebraica “che controlla il sapere”:
«Tutto quel che in Europa sappiamo su
Israele e Palestina, è filtrato da un’agenzia internazionale che si
chiama Memri. E dietro Memri c’è un ex agente del Mossad. Ho le prove:
Ken Livingstone, l’ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con
traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata, completamente
diversa».
Che MEMRI sia uno strumento della propoaganda
israeliana non ci piove, ma che in Europa e in Occidente non arrivino
notizie di quel che succede in medioriente perché tutto arriva filtrato
dal MEMRI è una sciocchezza colossale, una balla che, se Grillo perdesse
qualche tempo ad istruirsi prima di bersi qualsiasi baggianata, avrebbe
potuto evitare con facilità. Il problema dell’informazione sul
medioriente non è MEMRI, ma semmai un sistema d’alleanze che ci lega ad
Israele in maniera tale che ben pochi tra politici e giornalisti hanno
voglia di criticarla e di discutere la montagna di notizie che comunque
arrivano in Europa e in Occidente a prescindere da quello che combina
MEMRI, che per conto suo in realtà non è che una briciola dell’apparato
che Israele schiera sul fronte della guerra delle parole che prende il
nome di Hasbara.
Grillo che denuncia la lobby ebraica si dimostra poi subito succube di quella cattolica, alla faccia della sua pretesa di essere impegnato in «una rivoluzione culturale, non politica». Rispondendo al giornalista che gli chiede se è favorevole ai matrimoni gay con un pavido: “forse“.
“Io parlo e lui scrive“, dice poi del
suo rapporto con Gianroberto Casaleggio, ma a questo punto sarebbe
carino sapere a chi è affidato il compito di pensare e di prendere
posizione, perché Grillo ammette di non essere in grado di vestire i
panni del leader politico (“non ne ho la statura “) eppure
agisce e si comporta come tale, declamando parole d’ordine, promuovendo o
cacciando gli attivisti del M5S a suo piacimento. Una strategia, quella
del comico, che più che essere improntata all’umiltà pare funzionale ad
evadere qualsiasi responsabilità personale. Il non-statuto dellla sua
non-associazione in fondo è solo un illusionismo utile ad evitare un
vero statuto e la costituzione di una vera associazione, che
limiterebbero il potere di Grillo e lo costringerebbero a confrontarsi
con gli altri associati, un confronto di cui evidentemente preferisce
fare a meno, gestendo il movimento grazie a una ristretta cerchia di
familiari e collaboratori.
In realtà Grillo non è il portatore di una
rivoluzione culturale e lo confessa implicitamente rifiutando di
prendere posizione su temi come i diritti umani e quelli delle
minoranze. Si tratta di espedienti utili non solo a evitare disagi alla
torma di suoi fan che ce l’ha con gli zingari e con gli immigrati
(l’adesione al movimento è riservata ai cittadini italiani, roba che
nemmeno la Lega Nord), ma soprattutto a scaricare verso il basso le sue
responsabilità di duce e unica autorità del M5S. Grillo detta la linea,
sceglie i modi della comunicazioone del movimento, ne scrive le regole,
ne è giudice e sbirro e anche il portinaio che decide chi può condidarsi
e chi no, ma quando il giornalista gli chiede ragione delle sue
non-risposte (diversamente da Travaglio) si nasconde dietro frasi quali:
“Non ho gli elementi per decidere. È
la gente che deve pronunciarsi, coi referendum sulla rete“.
Il gioco è abbastanza scoperto e squallido,
Grillo parla spesso per sentito dire, lancia il sasso e poi nasconde la
mano, proprio come Berlusconi. Decide tutto e poi dice che non decide
niente, ordina e poi dice di sottomettersi alla volontà della mitica
“gente”, che però sul suo blindatissimo blog (sede deputata dal
non-statuto ad essere l’unica fonte di verità e l’unico logo di
dibattito per il Movimento) non ha alcun diritto di tribuna, visto che
sul blog scrive solo Casaleggio e quelli ai quali Casaleggio permette di
farlo. I referendum in rete non li ha visti nessuno e nemmeno la famosa
piattaforma che doveva permettere agli aderenti al movimento di votare
sulle questioni e realizzare la mitica “democrazia diretta”. Favole.
Si conferma insomma un Beppe Grillo che non ha
idea di quel che dice, ma che lo dice lo stesso. Un Grillo cosciente di
essere già oltre i limiti delle sue possibilità e che per questo si
blinda dietro non-statuti, non-associazioni e non-idee, ma che non
rinuncia a dirsi alfiere di una rivoluzione culturale che non c’è, a
meno di non voler scambiare per rivoluzione culturale questa maniera
approssimativa e populista di lanciare non-idee a un mitico “popolo
della rete” che secondo Grillo dovrebbe essere il padrone del movimento e
che invece è relegato, esattamente come fu per i fan di Berlusconi, ad
accontentarsi di quello che passa sul blog applaudendo a comando e
celebrando un nuovo unanimismo di facciata, mantenuto grazie alle
espulsioni di critici e dissidenti e di chiunque appaia contrastare il
volere del padrone del movimento, pure lui difeso da una Hasbara
ringhiante che nulla ha da invidiare per grossolanità e prepotenza a
quella israeliana.
Fonte: Mazzetta
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Beppe Grillo diventa un caso in Israele
25/06/2012 - Parole di fuoco a un quotidiano israeliano. Con tante critiche alla "lobby ebraica"

L’intervista che Beppe Grillo ha rilasciato al più diffuso
quotidiano israeliano, Yedioth Ahronot, sta scatenando un caso in
Israele. Il pezzo, intitolato “Non è divertente”, riporta le parole del
comico a proposito del Mossad e sul fatto che in Europa “le informazioni
sul Medio Oriente sono filtrate dal Memri, guidato da un ex agente
segreto”. Grillo ricorda anche che la moglie è iraniana:
LEGGI ANCHE: Marco
Travaglio e l’amicizia con Grillo
«Se un giorno Grillo farà parte del governo italiano— scrive il corrispondenteMenachem Gantz—, il suocero avrà un ruolo fondamentale nella politica estera». Il giornalista è severo col comico: «È confuso, prigioniero di pregiudizi: le sue idee su Israele si possono capire dai suoi show e dal suo blog». Il riferimento è ad alcuni post, dove gli israeliani sono qua e là paragonati ad Attila («dopo di noi non cresceranno più palestinesi ») o a una «dittatura militare» pronta a scatenare una terza guerra mondiale, mentre più teneri sembrano altri giudizi: «L’Islam non è una religione fondamentalista. E qualunque Stato, quando gli ammazzano gli scienziati nucleari o lo attaccano coi virus informatici, si sente sotto attacco».
Grillo rivela d’essere stato invitato dall’ambasciatore americano a
Roma, nel 2008. Dice che Israele è dietro molte decisioni Usa:
Che «noi italiani siamo sotto occupazione dell’America, colpevole di parte della crisi economica europea ». Che in ogni caso «parlare d’Israele è un tabù, come parlare dell’euro: appena lo tocchi, subito ti dicono che sei antisionista e razzista». Il panorama dalla casa ligure è fantastico, nota il giornalista, e la lunga chiacchierata lascia spazio ad altri temi. Grillo spiega d’aver avviato «una rivoluzione culturale, non politica»; che da sette anni il suo blog è opera del fidato Gianroberto Casaleggio, «io parlo, lui scrive»; dà una mezza risposta sui matrimoni gay (favorevole? «Forse »); compara il M5S a Occupy Wall Street, ai Pirati tedeschi e agli Indignados spagnoli, «anche se noi non ci siamo scontrati con la polizia»; prima dribbla la domanda sull’uscita dall’euro («studieremo l’argomento»), poi confida di sentirsi europeo, ma «come gli inglesi, senza stare per forza nella moneta unica»; attacca Monti, «sta facendo il lavoro sporco, ma sulla casa e con la riforma del lavoro sta colpendo duro»; promette che non farà mai il premier o il segretario politico, «non ne ho la statura ».
Ma è la parte su Israele e Iran che colpisce di più:
Nemmeno un po’ preoccupato da quel regime? «Quelli che scappano, sono oppositori. Ma chi è rimasto non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all’estero. L’economia lì va bene, le persone lavorano. È come il Sudamerica: prima si stava molto peggio. Ho un cugino che costruisce autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati». Ma Ahmadinejad vuole cancellare Israele dalle mappe… «Cambierà idea. Non penso lo voglia davvero: lo dice e basta. Del resto, anche quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero iraniano m’ha spiegato che le traduzioni non erano esatte…».
Perché, nessun dubbio, c’è una lobby ebraica che controlla il sapere:
«Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina, è filtrato da un’agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c’è un ex agente del Mossad. Ho le prove: Ken Livingstone, l’ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata, completamente diversa»
Fonte: Giornalettismo