Scritto mercoledì, 9 gennaio, 2008 alle 14:12

Una storia un po’ lunga, ma se avete voglia di leggerla fino in fondo
vi dirà parecchio su Beppe Grillo.
Il giorno 2 gennaio, come molti, ho letto e visto in Internet il “discorso di Capodanno”
di Grillo. Nel quale, come si ricorderà, è stato lanciato il V-day
contro i giornali per il 25 aprile prossimo venturo.
Tra le altre cose, nel suo discorso Grillo prevedeva con certezza che
tutti media “mainstream” avrebbero volutamente ignorato il suo V-day
sui giornali, visto che la cosa riguardava direttamente gli interessi
delle testate e dei loro proprietari.
Il fenomeno Grillo mi interessa, da tempo vado scrivendo diverse cose
sulle storture del sistema editoriale in Italia (a partire dall’Ordine e
dalla legge sulle provvidenze) e credo anche che i giornali debbano
interessarsi delle fasce della società che Grillo più o meno
rappresenta.
Quindi il giorno stesso telefono a Grillo sul suo cellulare per
proporgli un’intervista sul tema del V-day contro la stampa, la “vera
casta” come dice lui.
Grillo mi risponde quasi subito, con gentilezza, ma nicchia un po’
sull’intervista: «Io sono un monologhista», mi dice testualmente.
«Invece dell’intervista le scrivo un pezzo io e voi lo pubblicate su
L’espresso».
Io gli rispondo che un pezzo no, non ci interessa, che per quelli c’è
già il suo seguitissimo blog e noi invece vorremmo un confronto, anche
aspro magari, sul tema che ha lanciato, il V-Day contro i giornali.
Gli prometto che però, ovviamente, tutte le sue risposte saranno
riportate senza variazioni e senza alcuna censura, che ha la più
assoluta libertà di dire quello che gli pare, che sono dispostissimo a
mandargli i suoi virgolettati per approvazione a intervista scritta.
«Mah», dice lui, «non so, io non do il mio meglio in queste cose».
Insisto, gli faccio presente che un confronto civile è il modo
migliore per far crescere e circolare le idee, gli propongo di andarlo a
trovare dove si trova e alla fine sembro parzialmente convincerlo:
«D’accordo, facciamolo», dice, «ma non di persona. Mi mandi le sue
domande via mail e io le rispondo subito dopo le feste».
Il giorno dopo mi metto al mio pc e una dopo l’altra snocciolo le
domande.
Gli chiedo ad esempio se non ritiene che i giornali e la Rete possano
convivere, visto che la tivù non ha ucciso la radio.
Se non crede che grazie alla loro buona salute economica molti
giornali possano fare anche ottime inchieste, e gliene elenco alcune di
questo e di altri giornali. Gli faccio l’esempio di Mastella, su cui
diversi giornali hanno fatto inchieste ampiamente riprese dallo stesso
Grillo nel suo blog.
Gli chiedo dunque se non pensa che sia sbagliato mettere sullo stesso
piano i quotidiani di partito inesistenti che prendono soldi
direttamente dallo Stato e i giornali veri – magari perfino utili al
dibattito sociale e al controllo sulla politica – che hanno solo
detrazioni postali e contributi per la carta.
Gli chiedo se è consapevole che con l’abolizione totale e indistinta
delle provvidenze probabilmente morirebbero voci come il Manifesto o
come l’Internazionale, su cui lui stesso scrive una pagina ogni
settimana, e gli chiedo se questo secondo lui sarebbe un passo in avanti
per la nostra società.
Gli chiedo perché nel discorso di Capodanno ha esaltato come “ultimi
giornalisti liberi” Biagi e Montanelli contrapponendoli a tutti gli
altri, visto che anche Biagi e Montanelli scrivevano sui grandi giornali
secondo lui servi e di “casta”.
Gli chiedo se in questo suo condannare senza eccezioni i giornali e i
giornalisti ce n’è qualcuno che salverebbe, che secondo lui non fa
parte della casta.
Gli chiedo se considera parte della casta anche quelle migliaia di
giornalisti sottopagati e precari che ormai lavorano in gran parte delle
redazioni.
Gli chiedo come può dire che tutti i giornalisti sono casta, visto
che la grandissima parte di loro ha come unico privilegio il biglietto
gratis ai musei, e per il resto si paga come tutti gli altri comuni
mortali la casa, il cinema, il treno, l’autobus, il biglietto allo
stadio e così via.
Già che ci sono, gli chiedo perché non risponde mai agli altri blog,
visto che predica i blog come mezzo di comunicazione dell’avvenire.
Gli mando il tutto con una bella mail.
Passa la Befana, passano altri due giorni ma da Grillo nessuna
risposta.
Gli mando un sms per ricordargli il nostro accordo, lui non risponde.
Gli mando un’altra mail copiaincollando la precedente, nel caso la
prima si fosse persa.
Niente.
Questa mattina, 9 gennaio, gli telefono:
«Pronto buongiorno sono Gilioli de L’espresso, la disturbo?»
«Certo, lei mi disturba sempre».
«Mi dispiace. Volevo sapere se ha visto le domande che le ho mandato…».
«Certo che le ho viste e non intendo minimamente risponderle».
«Come mai?»
«Perchè sono domande offensive e indegne».
«Mi scusi, ma non mi pare, sono solo domande. Servono a un confronto. Se
lei mi dà le sue risposte per iscritto, io le trascrivo tali quali, le
dò la mia parola».
«No, non se ne parla neanche, lei non ha capito niente. Buongiorno».
«Buongiorno».
Da questa ridicola esperienza, deduco due o tre cose di cui credo di
avere ormai la certezza.
Primo: Grillo ha una paura fottuta del confronto. Sa che il suo
linguaggio apocalittico e assertivo non ha niente a che vedere con lo
scambio di idee e con il dibattere. E’ chiuso nel suo monologhismo. Sa
di non avere argomentazioni razionali forti per difendere le sue
affermazioni a tutto tondo, sa che il confronto lo obbligherebbe a
qualche sfumatura e sa che probabilmente le sfumature lo
annienterebbero, visto che il suo successo è figlio della sua
assertività.
Secondo: Grillo ha una strategia di comunicazione basata sul
vittimismo da censura. Io gli avevo promesso tre o quattro pagine di
intervista su “L’espresso”, lui ha preferito non apparire per poter dire
che la grande stampa lo ignora e lo censura. Bene, visto che da qui al
25 aprile andrà strillando al mondo che i giornali non parlano del suo
V-Day perché ne hanno paura, si sappia che questo giornale voleva
concedergli ampio spazio ma che lui lo avrebbe accettato solo per
monologare, per ospitare la sua invettiva, e non per un’intervista.
Nemmeno il più tracotante politico della Casta, a fronte di una
richiesta di intervista, risponde “O scrivo io da solo e senza domande o
niente”.
Terzo: Grillo con ogni probabilità usa così tanto Internet – e
detesta così tanto i giornali – proprio perché il blog gli consente
questo non-confrontarsi, questo non-dibattere. Perfino Berlusconi – dopo
i primi tempi in cui mandava le videocassette registrate ad Arcore – ha
imparato a rispondere alle domande dei giornalisti. Grillo no. Grillo
si trincera dietro Internet per non ricevere domande, per non
confrontarsi. Per esaltare, come direbbe lui, le sue caratteristiche di
“monologhista”.
Attenzione, ragazzi, perché se questo è il futuro della politica in
Rete fa veramente schifo.
Ps. Il direttore di Internazionale mi corregge precisando che il
suo giornale non prende provvigioni. Chiedo scusa per l’inesattezza.
PPs. Nell’impossibilità di rispondere a tutti su questo blog,
prego chi volesse esporre argomentazioni o chiedere chiarimenti di
contattarmi alla solita mail, a.gilioli at espressoedit.it.
Vale anche per gli insulti. Grazie!
Fonte: Piovono Rane
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giovedì 10 gennaio 2008
Monologhista un caz

Come sono andate le cose ce lo racconta Alessandro Gilioli, nel suo blog (Piovono rane).
Che Beppe Grillo fosse un po’ “alieno” alla democrazia, personalmente da quando “ha scavalcato lo steccato ed è diventato un predicatore” come dice Paolo Rossi, ho avuto pochi dubbi.
Il rifiuto a rispondere a delle semplici domande poste da un giornalista è un’ulteriore conferma che il Guru predicatore non accetta la prima regola fondamentale: “l'informazione libera e democratica si basa sul confronto delle idee”. D’altronde lo afferma lui stesso: «Io sono un monologhista»
Ben consapevole che se accetta la regola prima, cioè i contraddittori il suo “carisma” si sgonfierebbe come una bolla di sapone. Chi vi ricorda?
Quello che colpisce, anche se non è una novità, è la reazione dei tanti “Grillini” che così si può sintetizzare:La moltitudine dei cittadini beoti ha bisogno del nostro Santone per svegliarsi, per prendere coscienza e vedere la luce, Il Capo ha sempre ragione. Se fa delle mastodontiche canocchie, ho dice delle inconfessabili porcate, non conta. Contano i “contenuti” dicono, anche se rimangono invisibili nella enorme “cloaca massima” generata. Come vedete siamo più setta… che cittadini….
Ma sul fenomeno Grillo emergono alcuni buchi neri che, per chi ne a voglia, credo sia interessante visionare. Buchi neri che fanno fatica ad emergere anche nel Web.
Comunque ve li segnalo:
Nel suo Blog Stefano Epifani fa una affermazione che condivido:
“se i blog sono conversazioni, quello di Beppe Grillo non è un blog. Grillo non conversa con nessuno, salvo che con sè stesso. Dice di far battaglie per gli invisibili, ma si guarda bene dal regalare visibilità. Quello di Beppe Grillo più che un blog è un buco nero, che attira link da tutti ma dal quale non esce nulla.”
Poi Beppe Grillo è libero o controllato? Interessante inchiesta di Marcello Pamio su www.disinformazione.it. Ma soprattutto non perdetevi questo video Prometeus - La Rivoluzione dei media della Casaleggio Associati , da notare che termina con una immagine massonica: il triangolo con l’occhio dentro, fiammeggiante! Sono proprio quelli che gestiscono di fatto il blog e, dietro le quinte, il nuovo corso di Beppe Grillo.
Infine ancora più interessante Dossier BEPPE GRILLO: la manipolazione della mente su New Italy Net. Leggete attentamente la storia dei guardiani!“Questi "ADEPTI-GUARDIANI", presenti tutti i giorni nel BLOG di BEPPE GRILLO a ogni ora del dì e della notte e probabilmente pagati per agire in questo modo, fingono di essere disinteressati alla discussione oggetto del post, limitandosi nella maggior parte dei casi a leggere i commenti degli utenti o a firmare i propri utilizzando vari nomi o soprannomi, con il preciso intento di incanalare la discussione e il flusso dei commenti secondo i canoni voluti dal DOMINUS per il perseguimento unanime e conformista del PENSIERO UNICO, quello del GURU e dei suoi ADEPTI.” dal dossier
Penso che questi interessanti contributi, per chi vuol ragionare un po’, meglio ci facciano capire non solo il fenomeno Grillo, ma quello che succede attorno ad uno dei temi più controversi e decisivi dell’informazione e quando si discute sul ruolo della Rete nello sviluppo delle nostre democrazie. GPS
Fonte: Il Senio mormora
Credo che questa vicenda non sia di una gravità inautida come dipinta da molti malsopportanti Beppe Grillo: anche coloro a cui ho sentito dire “nulla di nuovo” lo facevano col tono del peggior insulto. È una cosa che non mi stupirebbe sentir raccontare a proposito di molte persone che per altri versi stimo, ma d’altra parte è una cosa sicuramente esecrabile; ne rimarrei deluso.
E qui è il punto – secondo me l’utilità di questo episodio sta nel fornire un argomento inoppugnabile per distinguere fra i sostenitori di Grillo in buona, e in mala fede: coloro che sono persuasi dalle idee del comico e dalle sue istanze politiche, i quali diranno «che peccato, stavolta si è malcomportato, mi ha deluso», e coloro che invece si schierano pregiudizialmente dalla sua parte (ed è questa l’impressione più inquietante che mi ha sempre suscitato il fenomeno), che diranno che… le domande erano indegne.
Io non credo che le domande di Gilioli fossero fuori posto, anzi, mi sembravano utili e pertinenti, ma la cosa è irrilevante: mi sono domandato se ci siano domande che mi offenderebbero a tal punto da farmi rifiutare il benché minimo confronto, e no, non ce ne sono. Se mi assicurano di pubblicare integralmente i miei virgolettati, posso rispondere anche a una domanda sui miei legami con la mafia. Anzi, voglio.
Grillo si è comportato in una brutta maniera, e ha fatto ciò per cui lui si dimostrerebbe torvamente scandalizzato, e per cui chi – come il sottoscritto – non condivide né i toni né gli argomenti, direbbe «io non mi comporterei così» (o meglio, voglio sperare che non farei così).
Certo, ogni cosa ha le sue attenuanti e ognuno è naturalmente attaccato alla propria idea; io, per gioco, mi son dato una regola di condotta: qualunque idea che io propugno deve avere un fatto, un episodio, uno scenario che – se realizzato – mi faccia cambiare idea, qualcosa che in definitiva mi renda inevitabile proferire un «beh, però…».
E allora ho pensato che se c’è qualcuno che manchi ancora di un bepperò sul personaggio – anche stentato, anche parziale, anche lontano da coloro con cui si è sostenuta l’idea contraria – ecco, questo è il caso.
Fonte: Distanti saluti
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Bepperò…
11 January 2008, 1:01Credo che questa vicenda non sia di una gravità inautida come dipinta da molti malsopportanti Beppe Grillo: anche coloro a cui ho sentito dire “nulla di nuovo” lo facevano col tono del peggior insulto. È una cosa che non mi stupirebbe sentir raccontare a proposito di molte persone che per altri versi stimo, ma d’altra parte è una cosa sicuramente esecrabile; ne rimarrei deluso.
E qui è il punto – secondo me l’utilità di questo episodio sta nel fornire un argomento inoppugnabile per distinguere fra i sostenitori di Grillo in buona, e in mala fede: coloro che sono persuasi dalle idee del comico e dalle sue istanze politiche, i quali diranno «che peccato, stavolta si è malcomportato, mi ha deluso», e coloro che invece si schierano pregiudizialmente dalla sua parte (ed è questa l’impressione più inquietante che mi ha sempre suscitato il fenomeno), che diranno che… le domande erano indegne.
Io non credo che le domande di Gilioli fossero fuori posto, anzi, mi sembravano utili e pertinenti, ma la cosa è irrilevante: mi sono domandato se ci siano domande che mi offenderebbero a tal punto da farmi rifiutare il benché minimo confronto, e no, non ce ne sono. Se mi assicurano di pubblicare integralmente i miei virgolettati, posso rispondere anche a una domanda sui miei legami con la mafia. Anzi, voglio.
Grillo si è comportato in una brutta maniera, e ha fatto ciò per cui lui si dimostrerebbe torvamente scandalizzato, e per cui chi – come il sottoscritto – non condivide né i toni né gli argomenti, direbbe «io non mi comporterei così» (o meglio, voglio sperare che non farei così).
Certo, ogni cosa ha le sue attenuanti e ognuno è naturalmente attaccato alla propria idea; io, per gioco, mi son dato una regola di condotta: qualunque idea che io propugno deve avere un fatto, un episodio, uno scenario che – se realizzato – mi faccia cambiare idea, qualcosa che in definitiva mi renda inevitabile proferire un «beh, però…».
E allora ho pensato che se c’è qualcuno che manchi ancora di un bepperò sul personaggio – anche stentato, anche parziale, anche lontano da coloro con cui si è sostenuta l’idea contraria – ecco, questo è il caso.
Fonte: Distanti saluti