lunedì 25 giugno 2012

Beppe Grillo, due o tre cose che so di lui.

Settembre 27th, 2007

Adesso che si è un po’ diradato il polverone intorno al V-Day, tentiamo un paio di riflessioni intorno a questo fenomeno.
Il successo di Beppe Grillo non sembrerebbe né improvvisato, né così casuale o spontaneo come l’agiografia dei suoi fan vorrebbe farci credere.
Certamente la vena tribunizia di Beppe Grillo ha origini lontane, è la stessa che ha portato il nostro alla sua famosa interdizione dalle televisioni nazionali per i suoi attacchi a Craxi ed ai socialisti nel 1986.
Da allora, attraverso varie vicissitudini, abbiamo assistito ad un crescendo fino al momento in cui, nel 2005, il nostro inaugura il suo famoso blog, determinando un salto di qualità, guadagnandosi la menzione sul Times come uno degli “eroi europei” dell’anno.
In questo modo pare che Beppe Grillo sia arrivato a coronare un lungo percorso che dalla satira sociale lo ha portato alla protesta sociale e poi politica, perché questo è soprattutto la sua cosiddetta, a sproposito, antipolitica.

Questo blog di Grillo, in realtà, non è un progetto così peregrino come vorrebbe sembrare.
Se guardiamo i credits del sito infatti vediamo che dietro l’operazione c’è la consulenza dello studio Casaleggio Associati (come per il sito di Antonio Di Pietro).
Di cosa si occupa Casaleggio Associati? Di tecnologia e comunicazione ovviamente, ma soprattutto di strategie di comunicazione finalizzate ad utilizzare la tecnologia per influenzare l’opinione pubblica o i mercati.
Lo studio sembra ispirarsi alla filosofia di società, tipicamente americane ma non solo,  specializzate nelle tecniche del cosiddetto perception management, ovvero le eterogenee strategie di comunicazione a 360° utilizzate per modificare la percezione che i consumatori o l’opinione pubblica abbiano di fatti, personaggi, prodotti e via discorrendo.

Negli USA questo tipo di società, come The Bivings Group, sono molto potenti e fortemente supportate dall’establishment politico e dalle multinazionali, condizionando pesantemente la vita publica; per esempio, il motto di una di queste, il Rendon Group, è “L’informazione è una componente del potere”.
Per inciso, il Rendon Group è quello che nel 1990 organizzò la falsa testimonianza di una quindicenne kuwaitina di nome Nayirah che descrisse una scena orripilante accaduta nell’ospedale di Kuwait City, dove soldati iracheni avrebbero barbaramente e sadicamente distrutto le incubatrici con i neonati; questa bufala poi scoperta ed ammessa (la ragazza era una componente della famiglia reale del Kuwait, addestrata alla bisogna dalla stessa Randon), condizionò pesantemente il sì dei senatori alla prima guerra del Golfo.
I fake persuader d’altronde sono utilizzati nelle grandi operazioni internazionali di deception, ma anche nelle piccole operazioni casalinghe su forum in rete organizzate da gruppi di amici o, come si scoprì in tempi recenti, per condizionare il rating dei prodotti su Amazon.
Tra le più diffuse tecniche di comunicazione utilizzate è, per esempio, il cosiddetto viral marketing (oppure il guerrilla marketing), che consiste più o meno nel creare messaggi dotati di una virulenta carica persuasiva tale da contagiare le persone che vi siano esposte.
Non stiamo a dilungarci oltre, in ogni caso si vede bene che il successo dell’operazione di Beppe Grillo probabilmente non risulta così ingenua né spontanea.

Un’altra riflessione che mi viene da fare a proposito della vena tribunizia di Beppe Grillo, riguarda una sua esperienza che risale al 1985.
In quell’anno il nostro recitò nel film di Dino Risi “Scemo di guerra”, pellicola peraltro di poco successo, praticamente un flop.
In quell’occasione però Beppe conobbe il comico francese Coluche, che forse qualcuno ricorderà.
Era in quegli anni costui stato celebre in Francia per il suo atteggiamento irriverente verso la politica, nei suoi spettacoli e pro­grammi televisivi e radiofonici non risparmiava battute feroci contro il governo (epoca Giscard d’Estaing), usando le millenarie armi della provocazione, dello sberleffo, della volgarità popolaresca; nel solco di un certo poujadismo, arrivò nel 1980 ad annunciare la propria candidatura alla presi­denza della Repubblica, con uno slogan che suonava più o meno come: «Andiamogli insieme in culo con Coluche».
Intorno al comico si formarono comitati di supporto in tutta la Francia, raccogliendo anche le simpatie di eminenti intellettuali come Pierre Bordieu.
Coluche fu fatto bersaglio di reazioni anche molto violente e persino di minacce di morte; Mitterand seppe poi attirare la protesta popolare nella sua sfera, con un progetto di grande sinistra francese.
Coluche, caduto in uno stato di malessere depressivo, abbandonò la sua carriera politica, fondando e dedicandosi piuttosto ad un’organizzazione benefica a tutt’oggi operante; il comico sarebbe poi perito in un incidente motociclistico nel 1986.
Non nascondo che è grande la tentazione di pensare che la frequestazione di Coluche abbia in qualche modo influenzato Beppe Grillo; naturalmente dai tempi di Coluche c’è si è visto altro, tra cui Michael Moore.

Tutto ciò per dire che i fenomeni come quelli di Beppe Grillo hanno sempre radici lontane e si rifanno a modelli ricorrenti nella storia, spesso utilizzando sapientemente tecnologie raffinate, che non si possono liquidare come semplice populismo.
Per tranquillizzare i politici, comunque, parrebbe che Beppe Grillo non potrà tuttavia darsi alla politica rispettando i suoi stessi precetti; non è infatti certamente un personaggio incensurato, tra l’altro avendo ricevuto una condanna per omicidio plurimo colposo nel 1988.

Niente di nuovo sotto il sole?
Beh, qualcosa di nuovo si può sempre trovare e, comunque, se questi fenomeni continuano a ricorrere ed attecchire, significa anche che si continua ad averne bisogno.
Parafrasando una nota frase: beata la società che non ha bisogno dei Beppe Grillo!
Non la nostra, certamente.
Benvenuto quindi anche Beppe.

Fonte:  D e m o c r a z i a 3.0 (estinto)