Accattatevillo
Certo che erano bei tempi. Erano bei tempi
quelli in cui Beppe Grillo era solo un comico e recitava il ruolo di
alfiere della informazione “contro”. Contro i politici
arraffoni, i banchieri e gli imprenditori maneggioni, contro i corrotti e
i corruttori. Allora Giuseppe Piero Grillo in arte Beppe poteva
cannoneggiare su tutto e tutti, compreso quell’autentico flagello
chiamato “pubblicità”.
Poi il tempo è passato, e le cose, un po’, son
cambiate.
Sì, perché - fino a poco tempo fa - il comico
genovese ce l’aveva a morte con spot e affini. Tanto per dire:
ancora nel 2007, ripreso dalle telecamere di Arcoiris tivù (qui il
link), spiegava che “i pubblicitari creano l’infelicità. Perché la
pubblicità si basa sull’infelicità”. E sul suo blog, un anno prima - per la precisione in un post datato 2006 - ci era
andato giù ancora più duro. Spiegando che gli spot avevano “ucciso
l’informazione”. Proponendo che “la libertà di comprare un bene senza la
pubblicità dentro” dovesse essere sancita dalla Costituzione. E
invitando tutti i suoi lettori a cercare, così Grillo scriveva
testualmente, “luoghi, prodotti, informazioni depubblicizzati”.
Luoghi, prodotti e informazioni
depubblicizzati. Già. Ma con l’eccezione - evidentemente - di
qualche blog. In particolare del suo.
Da ieri, digitando
l’indirizzo del blog del comico genovese, infatti, la prima cosa che
appare non è il faccione di Grillo o una qualche invettiva contro il Pdl
o il Pd, che tanto sono uguali ed è tutto un magna magna. No.
La prima cosa che appare è il classico riquadro dei “Google ads”,
che altro non sono che spot pubblicitari. Spot pubblicitari raccolti da
Google e che appunto portano quattrini a chiunque li ospiti sul suo
sito.
Oggi - a rotazione - è la volta del videogame
“Supremacy 1914″ e degli spazzolini “Oral B”. In effetti: la pubblicità
sarà una cosa sporca, ma l’alito deve restare pulito. E ricordarlo non
fa mai male.
Finita qui? Manco per niente. Perché
sul blog di Grillo, non possono mancare gli spot per i prodotti
editoriali di Grillo. Ultimamente tocca a il libro “Alta voracità”,
scritto dal comico genovese in persona, il cui banner pubblicitario è
ben visibile sotto la testata; e, poi, al libro e al divuddì dell’ultimo
spettacolo sempre, s’intende, del Beppe nazionale. Di nuovo:
finita qui? Di nuovo: manco per niente. La
pubblicità-che-crea-l’infelicità ultimamente sul blog di Grillo, invero,
felicemente abbonda. Anche se un po’, come dire?, mascherata.
Ogni lunedì il blog del comico genovese ospita
l’intervista a un personaggio famoso. Questa, diciamo così, rubrica si
chiama “Passaparola”, e, per esempio, lunedì scorso l’intervistato di
turno era l’attore Ascanio Celestini. Dirà qualcuno di voi: embè? Eh,
embè - guardacaso - proprio alla fine dell’intervista c’era e c’è un
banner (qui il link al post). Titolo: lettura consigliata.
Succo: la pubblicità a “Incrocio di sguardi”, libro firmato da Alessio
Lega e, appunto, Ascanio Celestini. Cliccando sopra al banner, poi, si
arrivava e si arriva alla pagina web di Amazon che vende, sì, il libro.
Ma a 11 euro e 90 cents invece di 14. Come a dire: non proprio vera
informazione, ma almeno, un’occasione.
Solo un caso isolato? Neanche per idea. Il lunedì
precedente, sempre a Passaparola, era stato intervistato il giornalista
de “il Fatto”, Oliviero Beha. E guardacaso, in fondo al post (qui il link) c’era il solito banner. Che sempre
guardacaso pubblicizzava un libro di Beha, intitolato “Il culo e lo
stivale”. Ça va sans dire: cliccando anche su questo banner si finiva e
si finisce sul sito di Amazon.
Eccetera, eccetera. Chiunque legga questo post - se ha
tempo e voglia - può andare a spulciare l’archivio di Grillo e trovare
tanti altri bei Passaparola con tante altre belle pubblicità. A
proposito: in televisione, quando passano certe televendite, compare la
scritta “messaggio promozionale”. Non sarebbe il caso - per evitare
equivoci - di farlo anche qui?
Questo, s’intende, è solo un dubbio. Quel che è
certo, invece, è che il rapporto tra Amazon - azienda americana che
vende ciddì, divuddì e libri per corrispondenza - e il blog di Grillo
dura da tempo. Molto tempo. Per mesi, infatti, il sito del
comico genovese ha ospitato il banner che pubblicizzava un altro
prodotto della galassia Amazon: il lettore di e-book kindle.

Conclusione: è da un po’ - un bel po’ - che il blog
del fondatore del nuovo e nuovento MoVimento a 5 stelle si è aperto a
sponsor vari. Il che fa strano. Fa strano perché proprio Grillo
sosteneva - ad esempio nel filmato realizzato da Arcoiris tivù citato a
inizio post - che solo un media privo di pubblicità poteva fare
informazione davvero libera, criticando tutte le aziende che meritavano
di essere criticate. Diceva allora il comico genovese: solo “se una
televisione che non mi vende niente può consigliare cosa comperare, cosa
non comperare, cosa c’è dietro un prodotto…”. Tutto vero. Ma
evidentemente con unica eccezione: Grillo. Che, ne siamo sicuri, non
farà mai sconti a nessuno. Per gli sconti, del resto, c’è già Amazon.
Che su libri e non solo fa prezzi davvero imbattibili.
Del resto è anche vero che da un po’ che
Grillo più che all’informazione si dedica alla politica. Sempre
libera, s’intende, da ogni condizionamento. Epperò: non fa pure strano
un leader politico che tratta la sua platea di lettori e potenziali
elettori come un’audience? No, perché sul sito del comico più famoso
d’Italia c’è proprio un link chiamato “pubblicità” che si trova in fondo
in fondo alla home page e che non lascia spazio a dubbi. Google e Amazon
non saranno l’eccezione, ma la regola. Cliccandoci sopra, infatti, si
arriva ad una pagina che propone “template e formati personalizzati”; più “campagne
promozionali su diversi strumenti e sezioni: blog, La Rete del Grillo,
La settimana, Social Network (YouTube, Facebook, Twitter)”; più
“promozioni per diversi profili di utenti”; “report periodici su
campagne attive e risultati raggiunti”. Insomma: venghino signori e
signori, se volete anche voi il vostro bannerone, accattatevillo.
P.S. Noi, per la cronaca, di tutte queste cose
avevamo già parlato qui
e qui. Era il 2009. E più di un lettore aveva
sollevato dubbi: ma davvero, dicevano, Grillo, il fustigatore delle
multinazionali, ospiterà pubblicità sul suo blog? C’è voluto un po’ di
tempo. Ma la risposta è arrivata. Sotto forma di fatti.
Fonte: Bamboccioni alla riscossa
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Piccolo spazio pubblicità
Cerca di capire una cosa: se ho una televisione che non mi vende niente, posso consigliare cosa comperare, cosa non comperare, cosa c’è dietro un prodotto… posso dire cos’è un farmaco, (…) posso dire che 150mila ragazzi all’anno vengono intossicati dall’alcol, per quelle bibite lì che tengono il 5% di alcol e vengono pubblicizzate dalla Rai (…).
(Beppe Grillo; filmato tratto da
Arcoiristv; caricato su YouTube il 31 agosto 2007)
Ma stai scherzando? La pubblicità si deve togliere (dalle tivù?, NdA). E poi si fa una televisione totalmente di pubblicità, 24 ore di pubblicità. Ti abboni, ti metti in casa e ti massacri di pippe, con l’omino bianco! Vaffanculo, stronzo! La pubblicità si basa sul sogno, non sul vendere dei prodotti. Si basa sul creare delle esigenze che non ci sono, non sul vendere un prodotto. (…) Non vendono macchine, vendono mondi. Vendono un mondo che va da zero a cento,in cinque secondi; quando per andare da qui a Sesto San Giovanni, ci metti due giorni. Vaf-fan-cu-lo. Tu vedi una cosa e la compri, ma nel momento in cui l’hai comprata, è già vecchia! C’è l’edizione nuova! Sei sempre in ansia! E creano l’infelicità, perchè la pubblicità si basa sull’infelicità! Perchè una persona felice non compra un caz-zo!
(Beppe Grillo; filmato tratto da
Arcoiristv; caricato su YouTube il 31 agosto 2007)
Io non sono contro la pubblicità; io l’ho fatta la pubblicità (per gli yoghurt della Yomo, NdA). Ho capito cosa c’era dietro, e mi sono tolto. Io sono contro l’obbligatorietà della pubblicità. Obbligatorietà vuol dire che tu sei obbligato a comperarla. Vorresti prenderti il prodotto e basta, ma devi finanziare attraverso il prodotto una persona che non sai neanche chi è (i pubblicitari? I testimonial? O entrambi? Boh, NdA), per esempio un giocatore di calcio, un cantante o un attore televisivo. Siete d’accordo o non siete d’accordo?
(Beppe Grillo; filmato tratto da
Arcoiristv; caricato su YouTube il 31 agosto 2007)
Monday, November 16th, 2009
Fonte: Bamboccioni alla riscossa
------------------------------------------------------------------------------------- Il banner scomparso e l’oro dei militonti

Capita. Capita che lo staff che gestisce il
sito di Beppe Grillo - cioè i tipi della Casaleggio
associati, società specializzata in marketing on line e
consulenze sul web - abbia un’idea meravigliosa. Capita,
cioè, che quelli dello staff decidano di piazzare - in altro a destra,
proprio sull’home page di quello che a oggi è il primo blog italiano -
un bel “bannerone”
con una parola e un significato inequivocabile: advertising, ovvero
pubblicità. Cliccando sul bannerone - poi - capita pure
che si finisca su una pagina web con un’offerta
commerciale ad hoc. Il succo? Sior e siori venghino, che da
oggi c’è la possibilità di comprare spazi pubblicitari sul sito del
comico più famoso d’Italia e leader del movimento politico più nuovo e
nuovento che ci sia. Quello delle liste civiche a 5 stelle. Quello
che la democrazia la fa dal basso, anzichenò, mica come gli psiconani e
i Bersanator.
Capita che l’offerta sia chiara e cristallina: si
possono comprare banner nell’intestazione del blog;
occhielli nel magazine “La settimana” distribuito on line; banner
nella newsletter “La rete del Grillo”; e perfino sponsorizzare il
canale YouTube del comico genovese. E capita anche che
per rendere più intrigante il tutto per gli aspiranti inserzionisti, i
tipi dello staff del Beppe nazionale aggiungano pure qualche numero a
testimoniare l’oceanica popolarità del comico-politico-padrone di casa. Recita
la pagina intitolata “Beppe Grillo advertising”: il sito a settembre ha
fatto 5milioni e 941mila visite; gli iscritti alla
newsletter sono 499mila e 146; le copie del magazine on
line sono 100mila; e - udite udite - gli spettatori
del re della risata impegnata, su YouTube, sono stati, addirittura, più
di 54 milioni.
Un po’ po’ di audience, insomma. E una bella platea da
spremere per pubblicitari e sponsor vari. Una platea composta -
accidentalmente, ovvio - anche da militanti e militonti del movimento a
5 stelle. Sempre quelli che la democrazia dal basso, e abbasso lo
psiconano e dagli al Bersanetor.
E fin qui - si fa per dire - tutto bene. Ma poi capita che
qualche militante, militonto o semplice lettore si lamenti - a
colpi di commenti - sul blog del Beppe nazionale, chiedendo al lider
maximo di Genova di spiegare la nuova svolta pubblicitaria. E
capita pure che chi scrive - e probabilmente pure qualche altro blog -
faccia presente che c’è qualcosa che non va. Perchè sempre lui -
ovvero il comico-politico-padrone di casa del blog più visitato
d’Italia - fino a qualche tempo fa dipingeva la pubblicità come una
delle piaghe del mondo. Diceva
che i pubblicitari “creano l’infelicità, perchè la pubblicità
si basa sull’infelicità! Perchè una persona felice non compra un
caz-zo!”. E scriveva - sul suo blog - frasi definitive
come: “La pubblicità ha vinto e ha ucciso l’informazione“.
Oppure: “La libertà di comprare un bene senza la pubblicità
dentro dovrebbe però essere garantita dalla
Costituzione. Il cittadino dovrebbe avere la possibilità di
scelta. Se ci riflettete è una truffa. Se compro il
biglietto del cinema so che film vedrò, ma non quale e quanta
pubblicità. Pubblicità che non ho chiesto, non ho comprato, che non
voglio. E’ un incantesimo. Siamo noi che lo
permettiamo. Cerchiamo luoghi, prodotti, informazioni depubblicizzati”.
Già. Luoghi, prodotti e informazioni depubblicizzati. Ma senza
esagerare, diciamo. Senza contare anche i blog. Tipo il suo.
Dove - ora - la pubblicità, a quanto pare, è diventata buona e
benedetta.
E quindi? E quindi: capita che - adesso, stranamente - il
bannerone rosso - quello dell’advertising - non c’è più. Ma
capita anche che sempre sull’home page - in fondo in fondo a destra, scritto
piccolo piccolo - ci sia un “linkino” con la parolina magica
in italiano: pubblicità. E capita che
se ci clicchi sopra finisci sempre sulla pagina “Beppe Grillo
advertising”.
Peccato solo che spostare il link non serva a spostare il
problema di una certa, per così dire, incoerenza. E nemmeno a fugare
certi dubbi. Perchè fa strano un leader politico che considera
i suoi sostenitori e simpatizzanti come un’audience da vendere
al miglior offerente. E perchè, sapete com’era?, Pidielle e
Pidimenoelle saranno pure, come vuole il Grillo pensiero, solo
due comitati d’affari. Ma magari non sono gli unici. E
comunque, prima di farli gli affari, hanno avuto almeno il buon gusto di
farsi un mazzo tanto per conquistarsi una nutrita rappresentanza in
Parlamento. E di assumersi qualche responsabilità.
Cose che capitano, dicevamo. Ma avere dubbi così sul re della
democrazia dal basso, beh, è una cosa che non dovrebbe capitare.
This entry was posted on Wednesday, November 18th, 2009
Fonte: Bamboccioni alla riscossa