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APRILE 2010
Grillo scopre la politica: i “5 stelle” appoggiano il PdL.
Dalla rivoluzione alla poltrona: rissa fra grillini per un seggio.
Accomodatevi, prendete dei popcorn. Lo spettacolo è appena iniziato.
Dalla rivoluzione alla poltrona: rissa fra grillini per un seggio.
Accomodatevi, prendete dei popcorn. Lo spettacolo è appena iniziato.
scritto da: paolocoss
Fonte: Popolino
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10/04/2010
Grillo scopre la politica: i “5 stelle” appoggiano il PDL
Brutte notizie per Beppe Grillo che a meno di quindici
giorni dalle ultime elezioni regionali, dove si è registrato il debutto
del suo "Movimento 5 Stelle", si vede cadere fra le mani la brutta
storia del comune laziale di Grottaferrata, 20mila abitanti in
provincia di Roma, dove il suo non-partito si è trovato ad
appoggiare al ballottaggio, previsto per domenica e lunedì, il candidato
del Popolo delle Libertà Sergio Conti.
Al primo turno, contemporaneo alle elezioni regionali, lo schieramento di centrosinistra a sostegno di Gabriele Mori, Pd, Idv, FdS e una lista civica, aveva raccolto il 29,65%, contro 29,53% di PdL, Udc e liste civiche.
Al terzo posto Marco Bosso, sostenuto dal sindaco uscente e solo da tre liste civiche che hanno messo insieme il 27% dei voti.
Corsa solitaria, come sua consuetudine, per il Movimento 5 Stelle a sostegno di Carla Pisani.
Carla Pisani che, pochi giorni fa, ha deciso, in vista degli imminenti ballotaggi, di annunciare con un manifesto attacchinato per le vie della città che il M5S avrebbe appoggiato il pidiellino Sergio Conti perché, a differenza del suo avversario, "ha dimostrato rispetto per i voti ottenuti" dal movimento dei grillini.
Una scelta, però, che non è andata giù ai militanti del non partito che hanno rilasciato un'infuocata dichiarazione, per ricordare alla cittadinanza che "è che il manifesto allegato affisso a Grottaferrata sia un chiaro appoggio al candidato di centrodestra, che è totalmente opposto alla posizione di neutralità finora assunta dal Movimento a cinque stelle, di cui le liste civiche sono espressione".
Ma non è solo il Lazio a creare problemi al neonato M5S. In Emilia Romagna, infatti, grazie all'exploit del candidato grillino Giovanni Favia, il movimento ha eletto due consiglieri regionali, di cui il secondo, secondo la legge, avrebbe dovuto essere stato scelto da Favia stesso che, però, ha deciso di convocare una riunione di quaranta "delegati" che hanno votato per l'elezione di Andrea De Franceschi.
Al primo turno, contemporaneo alle elezioni regionali, lo schieramento di centrosinistra a sostegno di Gabriele Mori, Pd, Idv, FdS e una lista civica, aveva raccolto il 29,65%, contro 29,53% di PdL, Udc e liste civiche.
Al terzo posto Marco Bosso, sostenuto dal sindaco uscente e solo da tre liste civiche che hanno messo insieme il 27% dei voti.
Corsa solitaria, come sua consuetudine, per il Movimento 5 Stelle a sostegno di Carla Pisani.
Carla Pisani che, pochi giorni fa, ha deciso, in vista degli imminenti ballotaggi, di annunciare con un manifesto attacchinato per le vie della città che il M5S avrebbe appoggiato il pidiellino Sergio Conti perché, a differenza del suo avversario, "ha dimostrato rispetto per i voti ottenuti" dal movimento dei grillini.
Una scelta, però, che non è andata giù ai militanti del non partito che hanno rilasciato un'infuocata dichiarazione, per ricordare alla cittadinanza che "è che il manifesto allegato affisso a Grottaferrata sia un chiaro appoggio al candidato di centrodestra, che è totalmente opposto alla posizione di neutralità finora assunta dal Movimento a cinque stelle, di cui le liste civiche sono espressione".
Ma non è solo il Lazio a creare problemi al neonato M5S. In Emilia Romagna, infatti, grazie all'exploit del candidato grillino Giovanni Favia, il movimento ha eletto due consiglieri regionali, di cui il secondo, secondo la legge, avrebbe dovuto essere stato scelto da Favia stesso che, però, ha deciso di convocare una riunione di quaranta "delegati" che hanno votato per l'elezione di Andrea De Franceschi.
Peccato che il neoeletto consigliere avesse ottenuto meno preferenze dell'altra candidata in lista, Sandra Poppi, per la quale la fiducia degli elettori non basterà ad ottenere un posto in consiglio regionale.
"Ho scelto di condividere questa responsabilità con la base. - ha detto Favia - Se avessi scelto avrei fatto come tutti gli altri politici". Un pò una scoperta dell'acqua calda considerando che in tutti i partiti dove vige un sistema democratico non plebiscitario le decisioni da sempre sono prese attraverso assemblee e organi dirigenti eletti democraticamente.
"Per quanto riguarda le preferenze - ha poi cercato di giustificarsi il leader grillino - non è possibile compararle e farne un criterio assoluto perchè sono maturate in due collegi distinti, con un numero differente di candidati in gara e con una situazione ambientale molto diversa. Io a Bologna ad esempio ho calamitato tutte le preferenze di lista ed i candidati non hanno fatto campagna per se stessi ma tutti per il gruppo. Bellissimo no?! Abbiamo una certa etica. In altre province, legittimamente, hanno fatto un’altra scelta".
Chissà se, di fronte ad una situazione del genere concretizzatasi all'interno magari del PdL o del Pd, qualche grillino non avrebbe inveito contro le decisioni delle oligarchie che non tengono conto dei voti degli elettori, denunciando magari i giochi di poteri interni ai partiti stessi.
Fonte: NewNotizie
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Dalla rivoluzione alla poltrona: rissa fra grillini per un seggio
di Paola Setti - 12 aprile 2010, 08:00
Diceva Giovanni Giolitti che «il miglior sedativo per le smanie
rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale, che trasforma un
insorto in un burocrate». Ai ribelli di Beppe Grillo è bastato un seggio
in consiglio regionale. «Nel movimento a Cinque stelle, a differenza di
ciò che accade nei partiti, non vi è nessuna corsa alle poltrone» era
il biglietto da visita del candidato alla presidenza dell'Emilia Romagna
Giovanni Favia. E invece, potenza di quel 7 per cento che ha fruttato
due posti nell'assemblea regionale, è finita con la lista di Beppe
Grillo avvitata in un meccanismo di ferocia burocratica, e con i
grillini ad accusare: «Siamo come tutti gli altri partiti».
È
successo che Favia, candidato alla presidenza ma anche nei listini
provinciali di Bologna e Modena, sia stato eletto in entrambi i collegi,
nel primo con 9.300 preferenze e nel secondo con 2.500. Il che gli
imponeva di optare per uno dei due, liberando un posto a uno dei
candidati risultati primi fra i non eletti, Andrea De Franceschi a
Bologna oppure Sandra Poppi a Modena. Scelta non difficile, per uno che
alla vigilia del voto dichiarava fiero: «Rispetteremo l'indicazione
delle preferenze». Chiaro che avrebbe dovuto scegliere Bologna, e cioè
la provincia che con maggiore convinzione lo aveva sostenuto. Tanto più
che così avrebbe lasciato il seggio alla Poppi, che a Modena ha raccolto
717 voti, il doppio dei 376 di De Franceschi. Sarebbe stata la quadra
perfetta, e invece. Sul più bello, Favia non se l'è sentita. «Di
scegliere in modo unilaterale privatizzando la decisione» ha detto lui
con mano sul cuore. «Di far fuori il tuo braccio destro» ha ringhiato
una parte del movimento sul piede di guerra.
Come che sia, ecco la soluzione: il movimento ha indetto «elezioni secondarie», che in una nota ha definito «strategia innovativa, rivoluzionaria nell'ottica della trasparenza e della democrazia» e insomma roba da far impallidire le primarie del Pd, l'avanguardia della partecipazione. La decisione è stata affidata a 40 delegati, tutti candidati a consigliere regionale e perciò titolati a esprimersi «con voto libero, segreto e secondo coscienza» in quanto «grandi elettori» del movimento e quindi in ultima analisi «saggi».
Le previsioni in Rete non lasciavano spazio a dubbi: la Poppi è favorita, ovvio. Le aspettative erano altissime: «Se Sandra non andasse in Regione anche questo movimento sarebbe come tutti gli altri partiti, facciamo valere il voto dei cittadini» si leggeva sui blog. Macch´. All'assemblea in 31 hanno scritto il nome di De Franceschi. Immediata la rivolta sul web contro «la politica del già visto». Con i grillini a demolire lo slogan di Beppe, «ognuno vale uno»: «Si sono fatte le primarie dopo il voto, complimenti. Ognuno vale uno, ma decide sempre qualcuno, tutti gli altri son nessuno, sicuri che vogliamo cambiare in meglio la politica?». E contro l'orwelliano «qualcuno è più uguale degli altri», dalla fattoria a Cinque stelle è partito pure un accorato appello a Grillo, con Vittorio Ballestrazzi, ex Verde capogruppo nel Comune di Modena, a chiedergli di intervenire perch´ «qui è successo l'inimmaginabile e il movimento così muore prima di nascere».
Lui ancora non ha proferito Verbo, magari lo farà al ritorno dalle bianche sabbie di Malindi. Nell'attesa ci ha pensato Favia a rispondere: «Ballestrazzi può sempre tornarsene da dove è venuto, cioè un partito». Del resto, per dirla con Winston Churchill: «La democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno è malato».
Fonte: Il Giornale