lunedì 18 giugno 2012

Grillo, costola impazzita del santorismo

santorogrillo
 
25 maggio 2012
Eccola qui, puntuale come una pioggia di marzo, parte la faida del ricciolo bianco (ma che talvolta si tinge di biondo, quando il narcisismo prevale sulla serena consapevolezza degli anni che passano). Michele Santoro contro Beppe Grillo. I due patron dell’indignazione l’un contro l’altro armati. La fine di un sodalizio intellettuale, quello che ha ingrassato le tasche di entrambi a suon di proclami contro la casta e i politici e chiunque non fosse abbastanza puro per entrare nel Club degli indignati doc.


Eccoli qui, dunque, il guru del “Vaffa” contro “Michele vaffanbicchiere”, per citare il mitico j’accuse contro l’allora dg Rai Mauro Masi, l’uomo che per conto del Cav. cercava di boicottare dal settimo piano di viale Mazzini la truppa santoriana e i suoi record d’ascolti. Un vaffa tira l’altro, si potrebbe dire. Solo che ora i vaffa se li dicono tra loro, complice l’ultima tirata del comico genovese, quella contro i conduttori tv, “Servi”, “quasi morti”, “pappagalli dei partiti”. “Eh, no”, ha  sbottato Michele ieri sera su Servizio pubblico. “Caro Beppe, non siamo tutti uguali”. Mancava solo che Santoro citasse il mitico Rutelli-Guzzanti, da lui tanto amato: “Ah Beppe, t’abbiamo portato l’acqua con le orecchie, ricordati degli amiciiii!!”. E infatti,  a suo modo, l’ha fatto.

Stavolta Michele ha trovato uno più puro di lui, come Di Pietro con De Magistris, uno che si mette in cattedra e spara zero. “Tutti uguali, tutti servi”. Povero Michele. Solo che quando Beppe lo diceva degli altri,  di Bersani o di Vendola, paragonatio al peggior Berlusconi “quasi morti”, “rottami”, lui non si scomponeva per niente, in fondo era tutta acqua al mulino dell’audience. Stavolta, invece, il guru genovese l’ha fatta fuori dal vaso, e allora Michele ha alzato il ditino, ha fatto la faccia imbronciata (con quello sguardo che ha sempre dedicato ai “cattivi”), si è ricordato di Gian Roberto Casaleggio, il guru al quadrato che sta alla regia del blog di Grillo, si è fatto persino minaccioso, quasi pronto a rivelare qualche scomodo retroscena. “Caro Beppe, ti applaudono i giornali di Berlusconi e pure gli amici di Bisignani, c’è qualcosa che non va…”.Tanto appuntito da ricordare la mitica telefonata di Nicola Porro all’ex portavoce di Emma Marcegaglia: “Stiamo per mandare i seguci a Mantova…”.

C’è da giurarci, Michele lo farà.  Ha sicuramente pronto il “trattamento D’Addario” anche per Beppe e i suoi consulenti. Staremo a vedere, il divertimento è assicurato. E comunque, la faida tra i due indignados dal portafoglio gonfio ci racconta meglio di molte analisi politiche o studi sociologici lo tsunami delle amministrative sulla politica italiana. La vittima predestinata del berlusconismo ha cambiato carnefice. Prima c’era Silvio, che telefonava minaccioso al “Raggio Verde”: “Santoro, si contenga!!!”. Ora il Cav è veramente finito, se l’invettiva santoriana viene destinata a Beppe. E c’è persino la sottile minaccia, nel j’accuse 2.0 di Santoro: “Berlusconi non l’aveva capito cos’è questa trasmissione, e sappiamo tutti com’è finito…”.

Eppure si erano davvero tanto amati. Quanto piacevano a Michele quelle piazze urlanti di vaffa alla casta. Più degli indignados spagnoli, più dei metalmeccanici, più dei fermenti siciliani del primo Orlando contro la Dc di Palermo, quando Michele si faceva le ossa e diventava il tribuno della fine della Prima repubblica, mentre Beppe ancora si barcamenava tra i Pippobaudi.  C’era dentro, in quei vaffa partiti da Bologna (non a caso, una piazza assai contesa tra i due guru), tutta la summa di vent’anni di trasmissioni, di dirette vibranti, di smontaggi e rimontaggi degli interlocutori politici a seconda del bisogni del momento del “partito di Michele”.

“Non spero più”, ha concluso ieri sera l’amareggiatissimo Santoro. “E  pensare che mi avevi fatto sperare molto in un cambiamento, e che tutto era cominciato da qui…”. Qui, cioè gli studi di Michele. Dove il grillismo si è forgiato, è stato annaffiato e pettinato da Santoro e Travaglio.  Beppe, costola impazzita (e ingrata) del santorismo? Se lo dice Michele, c’è da credergli…