Pubblicato da Nino Caliendo
[Nota del blog: Interessante il curriculum dell'autore di questo articolo.
Nino Caliendo, all’anagrafe Gaetano, è nato a Napoli, è docente nella Formazione Professionale nei settori Marketing e Comunicazione e professionista della Pubblicità e del Web Marketing.
Tanto più importante quindi la sua opinione riguardo Beppe Grillo - e Casaleggio -, se si pensa al loro blog e alle loro tecniche di propaganda/web marketing.]
[Nota del blog: Interessante il curriculum dell'autore di questo articolo.
Nino Caliendo, all’anagrafe Gaetano, è nato a Napoli, è docente nella Formazione Professionale nei settori Marketing e Comunicazione e professionista della Pubblicità e del Web Marketing.
Tanto più importante quindi la sua opinione riguardo Beppe Grillo - e Casaleggio -, se si pensa al loro blog e alle loro tecniche di propaganda/web marketing.]
La cosa che mi sta
scandalizzando sempre di più è constatare che parte del Popolo italiano cade con
molta faciltà nei discorsi qualunquisti del furbetto di turno, affamato delle
ricchezze del potere.
Mussolini era un qualunquista,
un populista come tanti, che però seppe sfruttare la situazione italiana di
decadenza politica dell’epoca (in verità con più stile e più credibilità di come
oggi goffamente tenta di fare Grillo e, prima di lui, ha fatto Berlusconi), il
cui “la” fu dato dallo scandalo della Banca Romana.
Basta rivedere il film “La
marcia su Roma” di Dino Risi (1), protagonisti Vittorio Gassman e Ugo
Tognazzi, una brillante ed esilarante commedia all’italiana del 1962, ma
altamente significativa per capire la realtà del successo tra il basso popolino
che possono conquistare affermazioni di stampo populista, piuttosto che le sane
proposte di rinnovamento della seria politica sociale ed economica.
Un Ugo Tognazzi contadino, un
po’ di estrazione agricola marxista popolare, che porta sempre con sé un
volantino della propaganda fascista qualunquista, dove venivano garantite al
Popolo un sacco di cose, tra cui “la terra ai contadini”, che diventa
la fissa e l’utopia di Tognazzi.
E’ grave quello che sento dire
dalle persone (horresco udiens) che hanno intenzione di votare per
Grillo (ovviamente, per Grillo intendendo il Movimento 5 Stelle)
“perché non è un politico” (che poi non è vero, poiché chi s’interessa
di politica e fa affermazioni politiche è un politico, essendo la politica una
branca della filosofia).
In pratica, nell’immaginario
poco intellettuale popolare, si auspica assurdamente ad un Parlamento non
politico? E da dove verrebbe fuori poi la capacità di governare se manca la base
della cultura politica? E la capacità di confrontarsi con la diplomazia
internazionale? Come dire che per farmi curare vado da un non-medico, per
imparare mi servo di un non-docente, per riparare il rubinetto che perde chiamo
il farmacista perché voglio un non-idraulico.
Ecco, da questo nasce il
populismo qualunquista: dire alla gente quello che vorrebbe sentirsi dire,
manovrando i fondamenti dei contenuti di verità del contesto! I discorsi di
antipolitica di Grillo (che sfruttano la realtà delle ruberie dei politici
attuali), convincono le masse che la politica è solo ladrocinio e, quindi,
occorre eleggere non-politici, perché i politici sono ladri e delinquenti
(infatti, quelli di questo Parlamento lo sono molto più degli altri del
passato). Paradossalmente, la gente si convince che possa essere un buon governo
quello di gente qualunque eletta dal popolino (e non dal Popolo cerebralmente
normale).
Premesso che “politica” non
significa ladrocinio, ma capacità di governare la società (2), Grillo si
tradisce e si contraddice quando da antipolitico diventa
“politico” proponendo le liste del Movimento 5 Stelle nelle
elezioni.

Mi sembra di rivedere l’Ugo
Tognazzi de “La marcia su Roma” quando, parlando con qualcuno che,
lavorando completamente a nero, vuole sfruttare lo stato sociale senza pagare un
euro di tasse, si definisce sostenitore e prossino elettore grillino. In quel
momento, mi viene in mente un’affermazione di Grillo proprio sulle tasse, tipo
il contadino che diventa mussoliniano per via della ‘terra ai
contadini’: “Ci stanno suicidando. Siete sicuri che se pagassimo tutti
le tasse questo Paese sarebbe governato meglio? Ruberebbero il doppio” (3).
Ed ecco che l’evasore diventa grillino, si sente protetto: Grillo, con il suo
discorso di antipolitica qualunquista, giustifica il suo lavorare a nero, il suo
sfruttare gratis quel poco che rimane dello stato sociale che sopravvive grazie
alle tasse pagate dagli altri. Grillo non dice che bisogna tagliare le spese
enormi ed inutili dello Stato causate dalle kaste (politici, Vaticano, militari,
etc), che bisogna cacciare via dal Parlamento i rubacchioni e i delinquenti, no
non lo dice, non suggestionerebbe le masse e non operebbe quel lavaggio del
cervello che gli sta riuscendo tanto bene: perché è più eclatante giustificare
l’evasore, l’impatto è molto più positivo e di ritorno.
Ma all’evasore grillino non
piace questo ragionamento e continua ad affermare che Grillo è fuori dai giri di
potere. Grillo no, dice il lavoratore a nero che non paga una lira di tasse,
Grillo è un antipolitico (che, però, proponendosi alle elezioni, dimostra di
aspirare a diventare un politico)! Per far cosa? Forse quello che ha fatto la
Lega Nord, di cui molti concetti e affermazioni lui riprende, che poi è quello
che fanno tutti i partiti, di cui all’occasione, quando fanno cominciare a
sentire odore di ribellione (ma solo per ottenere di più, non per sopravvenuta
virtù popolare), si rendono pubblici i dossier che già esistono belli e pronti
nelle stanze blindate dei poteri forti, chiusi in sicure
“casseforti”?
Beppe Grillo è un fenomeno del
più abietto populismo destinato a masse che nuotano nell’ignoranza. E’ un nemico
del Popolo che alimenta regimi reazionari senza proporre alcuna concreta
prospettiva futura.

Solo in Italia, qualsiasi
imbecille (come già Mussolini e poi Berlusconi, Bossi e in ultimo Grillo) può
conquistarsi un consenso senza possedere la capacità di elaborare una
costruttiva visione d’insieme risolutiva delle reali problematiche.
Solo nell’Italia degli italioti,
si dà spazio ad individui squallidi che mettono continuamente in scena proteste
(ed in questo non solo Grillo), che non servono a niente e a nessuno se non ci
sono proposte alternative concrete, possibili e credibili.
Per capire un po’ meglio la
vuotezza di cervello di Beppe Grillo e dei suoi sostenitori ed elettori,
gustiamoci una panaramica delle sue cazzate populiste.
Cazzate razziste di estrazione
nazifascista per procurarsi le simpatie ed il sostegno dei leghisti, di Casa
Pound e di Ordine Nuovo: “La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i
genitori non ne dispongono, è senza senso” (4).
Sempre tra le sue cazzate
razziste, questa volta con riferimenti patriottici tanto per leccare il culo ai
movimenti nazifascisti: “Un Paese non può scaricare sui suoi cittadini i
problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania che arrivano in
Italia. Una volta i confini della Patria erano sacri”
(5).
Per non tralasciare, poi, le
sue dichiarazioni omofobe: “Quando Vendola va in Confindustria, la
Marcegaglia si alza e vorrebbe dargliela, ma lui niente, non la vuole” (6).
Oppure, sempre rivolto a Vendola: L’at salut, buson” (“Ti saluto,
frocio”, ndr).

E per chiudere in bellezza il
breve ricordo delle cazzate grillesche, non si può tralasciare l’appoggio dei
grillini (e di Grillo), durante le elezioni amministrative 2011, nei confronti
dell’Associazione neo-fascista di Casa Pound (7).
Il Movimento 5 Stelle
non è rivoluzionario, ma iper-populista ed ha pienamente ragione Eugenio
Scalfari che, già nel 2007, in tempi non ancora sospetti, con grande intuito
giornalistico, scrisse: ”Quando vedo prender corpo un Movimento del tipo del
‘grillismo’ mi viene la pelle d’oca. Ci vedo dietro l’ombra del ‘law &
order’ nei suoi aspetti più ripugnanti. Ci vedo dietro la dittatura”
(8).
Beppe Grillo è lo spettro del
nuovo fascismo, per Wu Ming 1 in un articolo per la “Nuova rivista letteraria”
(9). Non soltanto per lo spettacolare “Führerprinzip” (10),
rintracciato negli atteggiamenti dell’ex cabarettista che, tuttavia, da solo non
giustificherebbe l’uso dell’espressione “criptofascismo”. L’animo
fascistoide di Grillo è quello cifrato caratteristico dei movimenti di impronta
qualunquista, poujadista (11), destrorso/populista, etc. Tra i suoi simili si
può annoverare la Lega Nord.
Nino
Caliendo
NOTE
(2) La politica è l’Arte di
governare le società. Il termine, di derivazione greca (da polis,
città), si applica tanto all’attività di coloro che si trovano a governare
quanto al confronto ideale finalizzato all’accesso all’attività di governo o di
opposizione.
(3) Consulta anche: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2012/04/16/visualizza_new.html_185525291.html
(4) A seguito della proposta di
legge in proposito che si attirò le ire e l’opposizione da parte della Lega Nord
e di frange dell’estrema destra.
Consulta anche: http://www.repubblica.it/politica/2012/01/24/news/grillo_shock_sulla_cittadinanza_senza_senso_darla_ai_figli_di_stranieri-28693139/
(6) Frase pronunciata a Carrara
il 15 aprile 2012, dove parlò a sostegno del candidato a sindaco Matteo
Martinelli e dei candidati a consiglieri del Movimento 5 Stelle.
(7) Casa Pound è un
centro sociale di ispirazione fascista nato a Roma il 26 dicembre 2003 con
l’occupazione di uno stabile nel rione Esquilino. Per estensione, il termine
comprende l’intero movimento politico, inserito nel panorama dei gruppi e
movimenti dell’estrema destra italiana, che negli anni successivi si è diffuso
nella capitale e sul territorio nazionale con ulteriori occupazioni,
mobilitazioni e iniziative di vario genere. Nel giugno 2008, ha assunto la forma
associativa con il nome di Casa Pound Italia. (Da Wikipedia)
(8) Leggi l’articolo completo di
Eugenio Scalfari: http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/cronaca/grillo-v-day/invasione-grillo/invasione-grillo.html
(10) Il termine tedesco
Führerprinzip, traducibile in principio del capo o
principio di supremazia del capo, si riferisce ad un sistema gerarchico
di leader – simile al sistema militare – che abbiano un’assoluta responsabilità
nell’area di loro competenza e che debbano rispondere solo ad un’autorità
superiore pretendendo obbedienza assoluta dai loro inferiori. Al vertice della
gerarchia risiede il capo supremo che non deve rispondere delle sue azioni a
nessuno ed è somma autorità dello Stato.
Il Führerprinzip venne
utilizzato estensivamente nella società della Germania nazista e vide al vertice
della piramide di responsabilità Adolf Hitler. Tale princìpio vide
un’applicazione, seppur meno categorica, anche nell’Italia fascista di
Mussolini, nella Spagna nazionalista di Franco ed in altri regimi dittatoriali
del XX secolo. (Da Wikipedia)
(11) Termine derivante da Pierre
Poujade, uomo politico francese (Saint-Céré, Lot, 1920-La Bastide l’Eveque
2003). Commerciante, fu preso prigioniero durante la seconda guerra mondiale, ma
nel 1942 evase e si arruolò nell’aviazione gollista. Nel dopoguerra approfittò
del malumore, vivo soprattutto nei commercianti e negli artigiani contro la
pressione fiscale, per fondare (1954) l’UDCA (Unione di difesa dei commercianti
e degli artigiani) a capo della quale, agitando tesi qualunquistiche, ebbe un
notevole successo nelle elezioni del 1956, conquistando 52 seggi. I poujadisti
formarono allora il gruppo Union et Fraternité Française che però in breve si
disgregò. Dopo aver sostenuto il colonialismo francese e l’OAS (Organisation de
l’Armée Secrète), Poujade aderì al gollismo. (Da Wikipedia)
Fonte: El Niño