giovedì 14 giugno 2012

Le 11 non-domande di Travaglio a Grillo (e quelle che gli avrei fatto io)

[Nota: qualcuno accusa Travaglio di aver fatto un'intervista troppo accomodante verso Grillo. 
-E quale sarebbe la stranezza ?- mi domando. Casaleggio detiene una parte delle azioni del Fatto Quotidiano o no? 
Non ci si può mica dare la zappa sui piedi! Una buona intervista non mancherà di portare denaro e vantaggi a tutti e tre. (Che splendida banda!)]


13 giugno 2012





Nella lunga intervista sul Fatto Quotidiano di oggi, Marco Travaglio – da sempre attento a bacchettare le non-domande altrui – insieme a diverse domande vere pone a Beppe Grillo anche le seguenti non-domande:


1. Come te lo immagini, il prossimo Parlamento?
2. I partiti preparano le liste civiche-civetta per sfruttare l’onda
3. Il rischio è che fra qualche mese scavalchiate pure il Pd
4. Il premier può benissimo non essere un parlamentare
5. Vedi mai i dibattiti politici in tv?
6. Napolitano mai incontrato?
7. Non temi qualche polpetta avvelenata? Nei cambi di regime, chi rompe lo status quo rischia
8. I politici hanno cominciato a parlare bene di te
9. Berlusconi ti sta studiando
10. Quando ancora pensavi di costringerli ad autoriformarsi, alcuni politici li hai incontrati
11. Nessun politico ha mai pensato di avvicinarti, cooptarti o anche solo di contattarti?

Qualche domanda un po’ meno non-domanda che avrei posto a Grillo:

1. Come mai nel Non-Statuto del Movimento c’è scritto che si possono iscrivere solamente cittadini italiani, una limitazione che non hanno nemmeno Lega Nord e La Destra?
2. E’ vero che Pizzarotti ha telefonato a Casaleggio per chiedere approvazione per la nomina di Tavolazzi, come ha scoperto il Fatto Quotidiano?
3. Che cosa ci dice quella telefonata – mai smentita – del reale peso di Casaleggio nelle decisioni del Movimento?
4. Come mai parli di Internet come strumento di dialogo diretto con i cittadini, come rottura rispetto alla comunicazione unidirezionale della televisione, e non rispondi mai a nessuno, né su Twitter, né su Facebook, né sul blog?
5. Perché la tua propaganda online dovrebbe essere meno unidirezionale di quella che Berlusconi fece attraverso la televisione?
6. Tu vuoi abolire i partiti. Ma con cosa vorresti sostituirli? Davvero pensi basti riempire il Parlamento di liste civiche e «movimenti di gente perbene» (dai No Tav ai referendari) per governare il Paese?
7. Hai mai pensato che il tuo ideale di democrazia diretta attraverso la rete possa essere irrealistico, per non dire pericoloso? Come si prendono decisioni impopolari, nel futuro che immagini? E chi decide quali sono i principi non negoziabili?
8. Sapresti farmi un esempio di un Paese delle dimensioni dell’Italia governato dall’«iperdemocrazia», o «vera democrazia» di cui parli tu?
9. Se «ognuno vale uno», chi o cosa ti conferisce il diritto di revocare l’utilizzo del simbolo del M5S a chi non rispetti le regole del Non-Statuto, a loro volta indiscutibili pena allontanamento? E come si impedisce, anche solo dal punto di vista teorico, che tu possa gestire questo potere decisionale in modo ricattatorio?
10. Come ti è venuto in mente di dare un ‘Passaparola’ a uno come Willer Bordon?
11. Perché non hai detto una parola sulle esternazioni dell’attivista del M5S Francesco Perra contro i matrimoni gay? Se non le hai sentite, te le ricordo: «A quel punto potremo anche sposarci in tre o col proprio animale».

E sono solo le prime che mi vengono in mente. Più importante sapere se Grillo guarda Porta a Porta?

Fonte: Il nichilista

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“Marco Travaglio, lo zerbino di Grillo”

14/06/2012 - Filippo Facci su Libero di oggi si dedica all’intervista rilasciata ieri da Beppe Grillo al Fatto quotidiano nella persona del vicedirettore Marco Travaglio. Prendendosela con le domande non fatte: Detto questo è anche vero: l’in – tervista fa schifo, ma...

"Marco Travaglio, lo 
zerbino di Grillo"
Filippo Facci su Libero di oggi si dedica all’intervista rilasciata ieri da Beppe Grillo al Fatto quotidiano nella persona del vicedirettore Marco Travaglio. Prendendosela con le domande non fatte:
Detto questo è anche vero: l’intervista fa schifo, ma non è per le domande che ci sono, è per quelle che non ci sono: lo stile Rebibbia di Travaglio è partito per Hammamet. Travaglio ha fatto l’intervista nella villa di Grillo a Sant’Ilario: già che c’era poteva chiedergli della polemicuccia che a suo tempo lo associò ai dirimpettai Adriano e Ferruccio Sansa (rispettivamente ex sindaco di Genova e giornalista de Il Fatto) per via dello scavo di due piscine, e soprattutto del terrazzo di 100 metriquadricheGrillo fece interamente ricoprire. Poteva chiedergli della telenovela dei pannelli solari – pardon fotovoltaici – visto che l’ex amministratore dell’Enel, Chicco Testa, ha detto che «Grillo da solo consuma come un paesino» (20 kilowatt contro i 3 medi delle case italiane, cioè come 7 famiglie) ma che i pannelli al massimo producono 2 kilowatt, buoni per un frullatore. Poi Travaglio ha detto che c’era lì il fratello Andrea, detto Andreino perché è minore benché «pensionato »: poteva chiedergli qualcosa della Gestimar Immobiliare che rivendette a Beppe, così, per trasparenza. Non dico che doveva torchiare Grillo sulla Ferrari cabrio bianca, o su quella rossa, o sull’inquinantissimo Chevrolet Blazer rivestito in legno, o sulle barche, o sulla pubblicità della Yomo e altre sciocchezze pruriginose.
Poi Facci ritorna sulla storia della condanna per omicidio colposo ai danni del comico genovese:
Resta il fatto che Grillo, in inverno, si avventurò in una strada di montagna chiusa al traffico: e morirono in tre, compreso un bambino. Travaglio forse non ha trovato i verbali, ma noi sì. Interrogatorio in aula, anno 1984, domanda: «Quando si è accorto di essere finito su un lastrone di ghiaccio con la macchina?»; «Ho avuto la sensazione di esserci finito sopra prima ancora di vederlo»; «Allora non guardava la strada». In primo grado Grillo venne assolto con formula dubitativa (la vecchia insufficienza di prove, direbbe Travaglio) ma la Corte d’Appello di Torino, il 13 marzo 1985, lo condannò a un anno e 4 mesi col ritiro della patente: «Si può dire dimostrato, al di là di ogni possibile dubbio, che l’imputato risalendo la strada da valle, poteva percepire tempestivamente la presenza del manto di ghiaccio (…). L’esistenza del pericolo era evidente e percepibile da parecchi metri, almeno quattro o cinque, e così non è sostenibile che l’imputato non potesse evitare di finirci sopra», sicché l’imputato «disponeva di tutto lo spazio necessario per arrestarsi senza difficoltà» ma non lo fece, anzi decise «consapevolmente di affrontare il pericolo e di compiere il tentativo di superare il manto ghiacciato. Farlo con quel veicolo costituisce una macroscopica imprudenza che non costituisce oggetto di discussione». Tre morti e un ferito. Più lui. Non andrà meglio in Cassazione, l’8 aprile 1988: pena confermata nonostante gli sforzi dell’avvocato Alfredo Biondi, che poi Grillo avrebbe inserito nella lista dei parlamentari condannati e dunque da epurare: anche se il reato fiscale di Biondi, in realtà, è stato depenalizzato e sostituito da un’ammen – da, tanto che, diversamente dal reato di Grillo, non figura nemmeno nel casellario giudiziario.
E infine, la questione del cachet alla festa dell’Unità:
Però poteva chiedergli se sia vero – come confermato in parte dall’Unitàdel 21 settembre 2007 – che partecipò alla Festa dell’Unità di Dicomano per un cachet di 35 milioni; la sera dello spettacolo, però, poi diluviò e non venne quasi nessuno, sicché di milioni ne incassarono solo 15; i compagni di provincia cercarono di ricontrattare il compenso, ma niente da fare: neppureunalira di sconto. E siccome della segreteria comunista – tutta giovanile – l’unico che aveva una busta paga era tal Franco Innocenti, un 26enne, questi dovette stipulare un mutuo ventennale nonostante avesse la madre invalida al cento per cento. Ghiaccio passato, capito.
Fonte: Giornalettismo

Commento del Tafanus:

GRILLO_FUCECCHI_INT NUOVA ok
.
Lo "sdraiamento" dello "Strafatto Quotidiano" inizia già dalla scelta di non usare una foto istantanea, o magari di repertorio, o ancor meglio ritoccata da un provetto photoshoppista, ma una simpatica ed imbrogliona idealizzazione "a mano libera", che vorrebbe trasmettere l'idea di uno zio bonario e saggio, al quale consegneresti volentieri tutti i tuoi risparmi, senza ricevuta, affinché li amministri per te. Quando si dice la manipolazione dell'immagine (e la mancanza di dignità giornalistica).
 
Nel nostro perenne sforzo di usare foto vere e non idealizzazioni a patello, prima dell'inizio di questa "intervista" (chiamiamola così per comodità), metto di mio anche una foto alquanto più realistica (manca solo l'audio: il frinire a 90 decibel di un ex comico imbolsito)

Grillo-impazzito

Ora mi tocca diventare moderato, sennò questi partiti spariscono troppo rapidamente. Sono anni che dico che sono morti, ma insomma, fate con calma, non esagerate a prendermi alla lettera…”.
[...]

...ecco, questa roba riportata sopra Travaglio la chiama "intervista". In altri luoghi, si chiamerebbe "marchetta". Non una domanda scomoda. Non una domanda sul ridicolo programma, sui sette anni di evasione fiscale, sul triplice omicidio colposo, sugli accenti tonici a ruota libera... Non una domanda su come possa essere definita "un successone" l'elezione del sindaco di Sarego, di due comuni over 15.000, e di un capoluogo, coi voti di Berlusconi. "...a Sarego comincia la Terza Repubblica!..." E il mito del giornalismo deambulante su questa belinata non solo non fa una domanda, ma non scoppia neanche in una fragorosa risata...
In una scala da zero a dieci, che voto dareste a questo tipo di "giornalismo"? 

Tafanus