domenica 10 giugno 2012

Amministrative 2012: unico vero vincitore la “Lista che non c’è”

22 Mag 2012
Pubblicato da Nino Caliendo
 
Terminati i ballottaggi delle Elezioni Amministrative, il “solito” pollaio ha cominciato a proliferare delle “solite” galline scalpitanti e dei “soliti” galli sull’immondizia inneggianti la propria fittizia vittoria elettorale.
Oggi, ridicoli più che mai, travestiti sempre più da pagliacci della politica pagnottista, abbuffina, golpista, eversiva e affamatrice, mascherati con oratorie di falsi entusiasmi e di retorica populista, ci propinano la vecchia solita tiritera che il loro schieramento ne è uscito chiaramente vittorioso. Come al solito, tutti vogliono informare un Popolo stanco e disperato di aver vinto le elezioni.
Quello che mi fa più ridere (o forse pena) è Bersani che canta vittoria, non accorgendosi, lui e il suo partito, di aver ormai imboccato la strada del disastro politico, alla pari di Lega e Pdl.
Gli italiani hanno chiaramente deciso che la politica jurassica, lontana dai bisogni dell’elettorato, è defunta e non riceverà funerali di Stato, ma quelli del Popolo.
Nemmeno il famigerato populista e qualunquista Movimento 5 Stelle può permettersi di cantare vittoria: nessuno di loro ha sfondato come si aspettava, ma ha solo raccattato una piccolissima percentuale di voti persi da altri. Anche costoro sono rimasti delusi ed i loro chicchirichiiii osannanti se stessi sembrano più lagne melense di lavandaie di provincia piuttosto che argomenti di seria vittoria politica. Niente di nuovo sta venendo dal “nuovo”, nemmeno gli slogan fritti e rifritti di antica memoria mussoliniana.
Forse, i grillini, a parte qualche isola del Nord, per ragionare col “nuovo”, dovrebbero chiedersi perché il Sud se li è filati ben poco e perché a loro (al Nord) sono andati soprattutto alcuni degli scontati voti persi da Lega e Pdl, poiché quelli persi dal Pd in giro per l’Italia sono andati soprattutto a Sel e Idv.
Queste (ed è ora che qualcuno lo dica chiaramente e faccia un’analisi reale del risultato delle urne) sono state le Elezioni meno partecipate nella storia della Repubblica Italiana: mediamente, si è recato alle urne appena il 51,4% degli aventi diritto al voto. Il che significa che il Partito dell’Astensionismo, cioè la Lista che non c’è,  ha largamente vinto la tornata elettorale con una percentuale del 48,60%, quasi un 49%, quasi un fifti-fifti destinato a crescere nel tempo sempre di più.
La “Lista che non c’è”, in questi primi decenni del Terzo Millenio, è diventata il più grande Partito-non-Partito della Storia d’Italia (fatto salvo quello là del tragico ventennio).
Messi da parte i presuntuosi e convinti impuniti di chiare nullità politiche come Pd, PdL, Udc, Lega, etc, di cui ormai non vale nemmeno più la pena di parlare, che stanno investendo in loculi nel cimitero della Storia i soldi fottuti agli italiani con la truffa dei rimborsi elettorali, il messaggio lasciato nelle urne dagli italiani và profondamente analizzato, senza le truffe dei parolai di regime.
Qui, sono stati sconfitti tutti, se facciamo calcoli matematici sulla percentuale di elettorato che ha votato, siamo ai decimali. Nessuno ha vinto, tranne la “Lista che non c’è”, cioè l’Astensionismo.
La disaffezione al sistema dei poteri forti è fortemente viva e drammatica. La platea degli incerti e degli schifati è una massa enorme capace, se ben guidata, di rivoltare tutto il negativo costringendo gli schiavisti a nascondersi e modificare tutto nel positivo.
La vittoria di quelli che si cantano e vengono cantati come vincitori dai media di regime è soltanto un opugnabile velleitarismo retorico.
Il dato inconfutabile è che si è presentato alle urne appena il 50% degli aventi diritto al voto. Il che significa che l’altro 50% è schifato sia del vecchio che del presunto “nuovo”. Significa che quel 50% non vuole un semplice cambiamento di facce e di sigle che poi dovranno comunque adeguarsi ai poteri forti. Significa che il 50% del Popolo italiano vuole un cambiamento totale e immediato del sistema, a cominciare dallo stato sociale per finire ad una legge finalmente democratica per la regolamentazione del sistema elettorale. Significa che il Popolo italiano vuole riprendersi tutti i poteri di “sovrano” che oggi gli vengono con demagogia rinnegati. Significa che il Popolo sovrano rivuole la sua libertà e i suoi diritti.
In un contesto elettorale che è stato fortemente caratterizzato dai sensibili incrementi dell’astensione, può succedere che una coalizione superi quella opposta non per un reale incremento dei suffragi (quindi, non può cantar vittoria), ma per il semplice motivo che ha perso meno voti degli avversari: dicendo il contrario si mentirebbe visto che si tratterebbe di un successo illusorio nei confronti dell’elettorato, una sorta di vittoria di Pirro. Quindi, possiamo chiaramente affermare che chi ha vinto non rappresenta il Popolo italiano, in quanto non è stato eletto a seguito di un plebiscito, ma semplicemente da una percentuale di votanti contenuta in quella del 50% dell’elettorato attivo: ogni voto preso, per essere maccheronicamente papali papali, per calcoli statistici e logici vale la metà, per cui rappresenta solo una minoranza del Popolo.
Tutti hanno perso, ma solo la “Lista che non c’è” ha vinto alla grande, con un plebiscito di Popolo ed è l’unica “coalizione” che veramente rappresenta la voce del Popolo italiano. Una voce che non potrà più non essere ascoltata nell’immediato futuro.

Nino Caliendo

Fonte: El Niño