22 Mag 2012
Pubblicato da Nino Caliendo
Terminati i ballottaggi delle Elezioni
Amministrative, il “solito” pollaio ha cominciato a proliferare
delle “solite” galline scalpitanti e dei “soliti”
galli sull’immondizia inneggianti la propria fittizia vittoria
elettorale.
Oggi, ridicoli più che mai, travestiti
sempre più da pagliacci della politica pagnottista, abbuffina, golpista,
eversiva e affamatrice, mascherati con oratorie di falsi entusiasmi e
di retorica populista, ci propinano la vecchia solita tiritera che il
loro schieramento ne è uscito chiaramente vittorioso. Come al solito,
tutti vogliono informare un Popolo stanco e disperato di aver vinto le
elezioni.
Quello che mi fa più ridere (o forse pena) è
Bersani che canta vittoria, non accorgendosi, lui e il suo partito, di
aver ormai imboccato la strada del disastro politico, alla pari di Lega e
Pdl.
Gli italiani hanno chiaramente deciso che
la politica jurassica, lontana dai bisogni dell’elettorato, è defunta e
non riceverà funerali di Stato, ma quelli del Popolo.
Nemmeno il famigerato populista e
qualunquista Movimento 5 Stelle può permettersi di cantare vittoria:
nessuno di loro ha sfondato come si aspettava, ma ha solo raccattato una
piccolissima percentuale di voti persi da altri. Anche costoro sono
rimasti delusi ed i loro chicchirichiiii osannanti se stessi
sembrano più lagne melense di lavandaie di provincia piuttosto che
argomenti di seria vittoria politica. Niente di nuovo sta venendo dal
“nuovo”, nemmeno gli slogan fritti e rifritti di antica memoria
mussoliniana.
Forse, i grillini, a parte qualche isola
del Nord, per ragionare col “nuovo”, dovrebbero chiedersi perché il Sud
se li è filati ben poco e perché a loro (al Nord) sono andati
soprattutto alcuni degli scontati voti persi da Lega e Pdl, poiché
quelli persi dal Pd in giro per l’Italia sono andati soprattutto a Sel e
Idv.
Queste (ed è ora che qualcuno lo dica
chiaramente e faccia un’analisi reale del risultato delle urne) sono
state le Elezioni meno partecipate nella storia della Repubblica
Italiana: mediamente, si è recato alle urne appena il 51,4% degli aventi
diritto al voto. Il che significa che il Partito dell’Astensionismo,
cioè la “Lista che non c’è”, ha largamente vinto la tornata
elettorale con una percentuale del 48,60%, quasi un 49%, quasi un fifti-fifti
destinato a crescere nel tempo sempre di più.
La “Lista che non c’è”, in questi
primi decenni del Terzo Millenio, è diventata il più grande Partito-non-Partito
della Storia d’Italia (fatto salvo quello là del tragico ventennio).
Messi da parte i presuntuosi e convinti
impuniti di chiare nullità politiche come Pd, PdL, Udc, Lega, etc, di
cui ormai non vale nemmeno più la pena di parlare, che stanno investendo
in loculi nel cimitero della Storia i soldi fottuti agli italiani con
la truffa dei rimborsi elettorali, il messaggio lasciato nelle urne
dagli italiani và profondamente analizzato, senza le truffe dei parolai
di regime.
Qui, sono stati sconfitti tutti, se
facciamo calcoli matematici sulla percentuale di elettorato che ha
votato, siamo ai decimali. Nessuno ha vinto, tranne la “Lista che
non c’è”, cioè l’Astensionismo.
La disaffezione al sistema dei poteri forti
è fortemente viva e drammatica. La platea degli incerti e degli
schifati è una massa enorme capace, se ben guidata, di rivoltare tutto
il negativo costringendo gli schiavisti a nascondersi e modificare tutto
nel positivo.
La vittoria di quelli che si cantano e
vengono cantati come vincitori dai media di regime è soltanto un
opugnabile velleitarismo retorico.
Il dato inconfutabile è che si è presentato
alle urne appena il 50% degli aventi diritto al voto. Il che significa
che l’altro 50% è schifato sia del vecchio che del presunto “nuovo”.
Significa che quel 50% non vuole un semplice cambiamento di facce e di
sigle che poi dovranno comunque adeguarsi ai poteri forti. Significa che
il 50% del Popolo italiano vuole un cambiamento totale e immediato del
sistema, a cominciare dallo stato sociale per finire ad una legge
finalmente democratica per la regolamentazione del sistema elettorale.
Significa che il Popolo italiano vuole riprendersi tutti i poteri di
“sovrano” che oggi gli vengono con demagogia rinnegati. Significa che il
Popolo sovrano rivuole la sua libertà e i suoi diritti.
In un contesto elettorale che è stato
fortemente caratterizzato dai sensibili incrementi dell’astensione, può
succedere che una coalizione superi quella opposta non per un reale
incremento dei suffragi (quindi, non può cantar vittoria), ma per il
semplice motivo che ha perso meno voti degli avversari: dicendo il
contrario si mentirebbe visto che si tratterebbe di un successo
illusorio nei confronti dell’elettorato, una sorta di vittoria di Pirro.
Quindi, possiamo chiaramente affermare che chi ha vinto non rappresenta
il Popolo italiano, in quanto non è stato eletto a seguito di un
plebiscito, ma semplicemente da una percentuale di votanti contenuta in
quella del 50% dell’elettorato attivo: ogni voto preso, per essere
maccheronicamente papali papali, per calcoli statistici e logici vale la
metà, per cui rappresenta solo una minoranza del Popolo.
Tutti hanno perso, ma solo la “Lista
che non c’è” ha vinto alla grande, con un plebiscito di Popolo ed è
l’unica “coalizione” che veramente rappresenta la voce del Popolo
italiano. Una voce che non potrà più non essere ascoltata nell’immediato
futuro.
Nino Caliendo
Fonte: El Niño