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mercoledì 23 maggio 2012
La crisi dei partiti, del loro 
essere sistema esclusivo, articolatissimo di compromessi, clientelismi e 
corruttele infinite, è così evidente e conclamata che perfino i loro leader 
devono ammettere pubblicamente qualcosa. Hanno un bel dire nel sostenere che 
senza partiti non c’è politica, ma il punto è proprio questo: quale politica e 
per quali obiettivi possibili. È chiaro a tutti ormai che il re è nudo, che le 
decisioni sono prese altrove e i partiti, oltre a dividersi e scannarsi per il 
tradizionale bottino, sono chiamati ad operare come meri esecutori di ordini 
altrui.
È 
vero che alcuni governi nazionali hanno preso l’euro per un bancomat, ma non 
possiamo addossare loro colpe che non hanno. Il 4 ottobre scorso scrivevo che un 
sistema economico basato su una moneta unica dove i paesi più forti esportano 
merci e capitali e quelli più deboli importano merci e debito è destinato a 
vivere situazioni dove i governi non possono stampar moneta o svalutare e 
debbono seguire politiche restrittive imposte loro. Perciò è chiaro – aggiungevo 
– che la loro funzione è quella di essere dei quisling, esattori 
d’imposte e gestori dell’ordine pubblico. La loro responsabilità di 
collaborazionisti ricade quindi tutta nella modulazione delle 
“manovre”.
Oggi 
è ben chiaro che alla crisi finanziaria s’aggiunge quella produttiva, quindi una 
crisi di sistema che sta terremotando l’intera società occidentale. Il grande 
capitale e i suoi complici hanno deciso per un mercato mondiale nel quale alcuni 
paesi possono starci come vogliono e proprio grazie alle loro particolari 
condizioni, mentre gli altri sono costretti a seguire delle regole in un 
contesto ben diverso. Ormai è chiaro che il sistema occidentale non è più in 
grado di riprodurre la forza-lavoro secondo gli standard del “benessere” 
diffuso, che anzi la manodopera sia qualificata quanto generica eccede di gran 
lunga la richiesta a fronte di un debito pubblico insostenibile.
Le 
domande essenziali alle quali rispondere sono in definitiva poche: fino a quando 
reggerà il nostro sistema, cioè fino a quando i pochi che producono valore reale 
potranno mantenere i moltissimi che non lavorano e anche i molti impiegati in 
attività (senz’altro utilissime) che non producono ricchezza? Se si scappa da 
queste domande si fa solo filosofia.
I 
partiti non possono dare risposte efficaci a questa situazione, sia perché sono 
strutturalmente inadeguati e vincolati a determinati interessi, sia perché 
risposte sul piano riformistico non ne esistono.  Semplicemente. Allora le “forze furbe” 
tentano la carta della “piattaforma ambientalista 
e anticonsumista”, cavalcando Beppe Grillo e quelli disposti, se non a crederci, 
almeno a illudersi una volta di più.
Questi 
movimenti se si trovassero a governare si accorgerebbero della loro totale 
impotenza a fronteggiare problemi che hanno una scala quantomeno continentale e 
spesso mondiale. Certo, potrebbero razionalizzare la spesa pubblica, togliere 
risorse a progetti demenziali per destinarle a cose più importanti e utili, ma 
il fatto è che loro a governare effettivamente i flussi della spesa pubblica non 
ci arriveranno mai. 
Sono solo truppe di manovra, per fare ammuina, nient’altro.
Pubblicato da Olympe de Gouges 
Fonte: Diciotto Brumaio
Tra i commenti:
Fonte: Diciotto Brumaio
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Il movimento grillino ha come referente 
politico lo stesso della Lega, più o meno. Certo, ha un programma per lo più 
condivisibile, e non ha certo i toni xenofobi e scissionisti del Carroccio, ma 
il destinatario del messaggio è lo stesso. E' un movimento non antipolitico, ma 
postpolitico. E' oltre la dicotomia destra-sinistra perché è interclassista. E' 
un movimento che appoggia le lotte territoriali (NoTav), ma lo fa in un'ottica 
miope, non di classe, non di ampio respiro (anticapitalismo). Sostiene le lotte 
ma in maniera slegata, senza una visione d'insieme, senza una proposta politica 
di superamento delle cause intrinseche della Tav. E poi c'è una differenza 
abissale tra le proposte a livello comunale e quelle a livello nazionale. A 
livello comunale, visionato il programma, potrei anche votare per il M5S. Ma a 
livello nazionale, beh, le proposte ti fanno cadere i capelli, le braccia e 
tutto il resto.
