giovedì 14 giugno 2012

Beppe Grillo, sindaco ombra di Parma

Pubblicato il maggio 24, 2012 da

L’ombra. L’ombra del Comico oscura l’Uomo Qualsiasi, il Pizzarotti sindaco che nessuno ipotizzava potesse vincere il ballottaggio di domenica scorsa. Succede che il reietto Valentino Tavolazzi, il deus ex machina degli Scissionisti riminensi, colpevole del gran tradimento dei precetti del Non-Statuto (comandamento n. 1: non organizzare un bel niente, mentre lui si preoccupava di dare forma e operatività alla democrazia interna del M5S), radiato vita natural durante a mezzo blog dal movimento medesimo, si sia candidato a direttore generale del comune della città (lui smentisce, ma non è escluso che a volergli dare questo ruolo ci stia pensando lo stesso Pizzarotti). Qui sta il bello perché Tavolazzi possiede le competenze per ricoprire quel ruolo e la sua designazione potrebbe definirsi effettivamente “meritocratica”.

Invece. La nuova fatwa grillina è arrivata non appena nel Movimento sono cominciate a palesarsi alcune diatribe interne. Prime fra tutte le lunghe interminabili (e inutili) discussioni sui forum sulle dichiarazioni post voto del medesimo Pizzarotti – io ho vinto! No, replicano le truppe di digitatori di commenti: non tu, ma il Movimento. Allora Grillo ha pensato bene di mettere i puntini sulle i (di Pizzarotti) e ha intimato il no expedit alla candidatura del Tavolazzi.

“A Tavolazzi – scrive il blogger – è stato inibito l’uso congiunto del suo simbolo con quello del Movimento 5 Stelle qualche mese fa”. La sua nomina “è una scelta impossibile, incompatibile e ingestibile politicamente. Mi meraviglio che Tavolazzi si ripresenti ancora sulla scena per spaccare il Movimento 5 Stelle e che trovi pure il consenso di un consigliere dell’Emilia Romagna” (F. Mello, Il Fatto Quotidiano).

Inibito. Tavolazzi è inibito. E quel consigliere (regionale) dell’Emilia-Romagna chi sarebbe? Favia? De Franceschi? Perché Grillo non fa i nomi? Di cosa sarebbero colpevoli costoro? Di pensare con il proprio cervello? Ora che sono state trovate nuove e inedite teste pensanti per il mondo obsoleto della politica, che facciamo? Pretendiamo che essi non pensino. Certo, è il capo a pensare per loro. Loro sono uomini qualsiasi, perfettamente sostituibili l’un l’altro.


Grillo invita “chiunque fosse interessato alla posizione” ad inviare “il suo curriculum a questa mail”. Il link porta ad un form per a segnalazioni su BeppeGrillo.it. Vi sembra normale? Vi sarebbe sembrato normale se appena eletto Luigi De Magistris sindaco di Napoli, Antonio Di Pietro avesse chiesto a chi era interessato ad un assessorato nella giunta del capoluogo partenopeo, di mandare il suo curriculum alla sua mail personale? (F. Mello, cit.).

No, rispondo io. Se l’avesse fatto di Pietro, l’avremmo sommerso di improperi. Avremmo scritto interi papiri di commenti sull’anacronismo del partito personale. Basta leader, avremmo detto. E invece eccoci qui ad assistere impotenti – o quasi –alla distruzione dell’unica opportunità di non precipitare definitivamente nello schifo della politica corrotta e collusa. Ai confini del “tafazzismo”.

Come ho già più volte scritto, è ora che il M5S accantoni Grillo e applichi veramente l’unico precetto possibile del suo statuto non scritto: uno vale uno, ovvero nessuno è indispensabile e l’unico dogma che orienta l’azione politica del movimento è l’interesse generale. Stop. Non aggiungo altre parole.